QUELLA PASSIONE DI SILVIO PER LA SEVERINO (PROCESSI NEL CESSO!)

Francesco Bei per "la Repubblica"

Un nome entro sette giorni. Un candidato blindato, condiviso da Berlusconi, da individuare prima che si apra la seduta del parlamento in seduta comune. Pierluigi Bersani si è messo in testa di accelerare al massimo, per chiudere la partita del Quirinale prima che gli sfugga di mano.

Prima che un possibile accordo, faticosamente conquistato in questi giorni di consultazioni e incontri riservati, evapori nella palude del voto segreto, affossato dai tanti franchi tiratori interessati a creare difficoltà alla lunga marcia del segretario Pd.

Dunque al lavoro. I canali di comunicazioni con via dell'Umiltà sono apertissimi, Denis Verdini e Gianni Letta sono stati incaricati di tenere i contatti. L'obiettivo è arrivare all'elezione al primo scrutinio, il «metodo Ciampi» è quello richiamato in queste ore al Nazareno, quando i Ds suggerirono a Berlusconi il nome e il centrodestra accettò, mandando al Colle l'ex governatore della Banca d'Italia con 700 voti su 1000 grandi elettori. Oggi stesso Bersani dovrebbe avere un altro colloquio - questa volta soltanto telefonico - con il Cavaliere.

Mentre martedì i due si dovrebbero rivedere faccia a faccia. E stavolta, questo almeno è l'auspicio del leader del Pd, per mettere nero su bianco l'intesa. Nel frattempo il segretario del Pd proseguirà nei suoi incontri con la Lega e il Movimento 5 Stelle. Di fatto delle nuove consultazioni, che hanno anche lo scopo di trasformare la "rosa" per il Quirinale in una margherita da sfogliare, con i vari petali che cadono uno ad uno. Una strategia alla Agatha Christie, con dieci piccoli indiani che vengono fatti fuori via via.

Il primo petalo, Romano Prodi, sembra essere caduto proprio martedì, quando Bersani e Berlusconi hanno convenuto su un nome «condiviso» tra i due schieramenti. Quali altri nomi restano da sfogliare? Il più accreditato è quello di Giuliano Amato. Proprio l'ex premier socialista gode della stima dell'attuale capo dello Stato, che lo ritiene la persona con l'esperienza forse più adatta per traghettare l'Italia fuori dalla crisi.

Ma in queste ore sono due i pretendenti che rimbalzano sempre più forti da un partito all'altro: Pietro Grasso e Paola Severino. Il Guardasigilli è molto ben vista da Berlusconi, interessato soprattutto a mandare al Colle un capo dello Stato che non lo lasci da solo a fronteggiare i giudici. Non a caso, nell'incontro con Bersani al quinto piano di Montecitorio, il leader del Pdl ha chiesto soltanto una cosa: «Nel caso si facesse un governo insieme, a noi andrebbe bene che a via Arenula restasse Severino».
E se l'avvocato penalista per Berlusconi andrebbe bene come ministro della Giustizia, tanto meglio andrebbe come successore di Napolitano. Nella strategia di rallentamento tramite legittimi impedimenti dei suoi processi, per farli essiccare al sole delle prescrizioni, è fondamentale infatti che al Quirinale ci vada qualcuno che non faccia sponda con i pm.

E la Severino, visto il lavoro fatto sulla riforma del reato di concussione, molto apprezzato dagli avvocati del Cavaliere, darebbe sufficienti garanzie. Ignazio La Russa, scherzando in Transatlantico, lo spiega a bassa voce a un collega di Fdi: «Mi hanno raccontato che Berlusconi ha in mente una donna come capo dello Stato ». E l'altro: «Una donna? Chi?». La Russa: «Di nome fa Salva, di cognome Condotto...!». Risate generali.

L'altro candidato, l'attuale presidente del Senato, avrebbe invece il vantaggio ulteriore di liberare lo scranno di palazzo Madama per un esponente del Pdl. In ogni caso per Berlusconi al Quirinale ci deve andare «un politico », una personalità che abbia esperienza e non un outsider. Nel Pdl non convince ad esempio il nome di Giuseppe De Rita, presidente del Censis. Andrebbero invece bene al Cavaliere sia D'Alema che Violante, «ma Bersani - ne è convinto Berlusconi - non riuscirà a tenere unito tutto il Pd su quei due nomi».

Così, alla fine, se si arrivasse a uno stallo nelle trattative, a spuntarla potrebbe essere a sorpresa il personaggio che ha tessuto la tela delle consultazioni per quaranta giorni. Proprio lui, Pierluigi Bersani. Quella che sembrava all'inizio una boutade, nelle ultime 48 ore ha preso infatti quota sopra le altre. Una candidatura che è stata soppesata attentamente dal Pdl.

Con il segretario del Pd al Quirinale, a palazzo Chigi potrebbe andare un premier "di scopo", Pietro Grasso, un uomo che favorisca un accordo sulle riforme. A chiudere il cerchio uno dei "saggi", Gaetano Quagliariello, sarebbe eletto sulla poltrona più alta di palazzo Madama. Bersani al Colle renderebbe di colpo piatto il mare tempestoso del Pd, placando gli scontri interni. E lasciando un'autostrada a Matteo Renzi, a quel punto unico leader in campo per il centrosinistra.

 

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