RAME DELLE MIE BRAME - FO: “FRANCA ERA COSI’ BELLA CHE MI INTIMIDIVA, NON BASTEREBBERO TRE VITE PER RACCONTARE LA NOSTRA STORIA”…

Anna Bandettini per "la Repubblica"

Sono stati i quindici minuti più drammatici della sua vita. «Mi sono parsi un'eternità», racconta ora, composto, calmo ma col dolore negli occhi perduti, Dario Fo. «Ero sveglio da poco, stavo facendo colazione in cucina. Avevo lasciato Franca in camera da letto dove l'avevo aiutata ad alzarsi. Tra i suoi rimbrotti, peraltro, perché diceva sempre che sono distratto e imbranato.

Poi all'improvviso ho visto la nostra collaboratrice correre verso la stanza da letto. Sono corso anch'io, c'era Franca sul letto che respirava a fatica. Ho provato subito a darle il ritmo giusto del respiro, a respirare con lei.

Ma capivo che faceva sempre più fatica, i ragazzi sono corsi a chiamare il 118, io ho provato a farle la respirazione bocca a bocca. Non so per quanto sono andato avanti. Lei è morta tra le mie braccia. Sì, se n'è andata mentre io avevo il suo volto tra le mie mani».

Viene un brivido ad ascoltarlo. Dario Fo è seduto su una sedia nel salotto di casa a Milano, rassegnato nella memoria immobile di quegli atroci minuti. Il grande attore celebre e famoso, il Nobel, il combattente di tante battaglie civili ha perso la donna della sua vita.

Dopo sessant'anni di avventure, lavori, imprese, ricordi, si ritrova, marito devoto, accanto al figlio Jacopo, alla nipote Mattea, agli amici più vicini che gli tengono la mano, senza sapere cosa sarà la vita da oggi in avanti, senza capire bene come separarsi dalla sua vita di sempre: cioè Franca Rame che adesso è composta di là, nel loro letto, nell'altra stanza. Pacato e gentile, parla con tono fermo ma lo sguardo spaesato del dolore. «Ho provato a riposare ma non ci riesco», ripete agli amici preoccupati per lui.

Cerca di non mostrare i segni della perdita, e non si rassegna all'obbligo di dichiarazioni pubbliche che tutti gli chiedono. «Mi sentirei un mostro se ora, mi mettessi a raccontare qualche ricordo o aneddoto su Franca. E poi non saprei da che parte cominciare: insieme Franca e io abbiamo fatto cose che ci vorrebbero tre vite normalmente».

Come stava Franca in questo ultimo periodo? È vero che non stava bene?

«Ma no, non è vero che era malata. È vero che era caduta, si era fatta male ed era afflitta dai dolori alla schiena, ma ancora ieri sera abbiamo letto insieme il testo dello spettacolo sulla Callas che avremmo dovuto fare, prima io da solo con una sintesi all'Arena, poi insieme in un teatro. Anzi io sarei dovuto partire proprio stamane per Verona. Ma non so perché mi sentivo che mi spiaceva partire...».

Un presentimento.

«Sì un presentimento doloroso. Era già successo che lei non era stata bene e io non c'ero. Dovevo andare alle prove in Arena, ma mi spiaceva lasciarla sola. Forse perché durante la notte lei aveva tossito parecchio e io mi ero preoccupato. Se Franca si fosse sentita male solo venti minuti più tardi, forse io sarei già stato fuori casa. E non me lo sarei mai perdonato».

Cosa è stato secondo lei a far precipitare le cose?

«I medici dicono che è stato il cuore. Certo è che in questi ultimi mesi prendeva troppe medicine per alleviare i dolori alla schiena. E quelle devono averla molto debilitata. Ma al di là di certi momenti, era la Franca di sempre. Tanto che io pensavo davvero che avremmo ancora una volta potuto recitare insieme. Ora è come stare sotto una doccia gelata. Non sono nemmeno riuscito a piangere».

Che vuol dire?

«Non ho pianto. Ma è di famiglia. Sia da parte di madre che da parte di padre erano in tanti, sette da una parte e sette dall'altra, di morti ne abbiamo visti, ma mai nessuno ha versato lacrime. Anche quando morì mia mamma, soffrii, soffrii tantissimo, ma non piansi e la sera, ricordo, recitai a teatro. Ma ora, con Franca non ce la farei mai».

Di voi si ricordano gli spettacoli, le grandi imprese letterarie, teatrali e politiche, ma poco il vostro grande amore. È vero che fu Franca a, diciamo così, iniziare?

«Sì, io ero intimidito dalla sua bellezza e dunque casto. Allora un giorno lei mi prese dalle spalle, mi mise contro un muro e mi baciò. Lì iniziò tutto. Franca era una donna decisa, molto più spavalda e determinata di me su tante cose. Quando in Senato Sergio De Gregorio la salutò dopo aver tradito e essere passato al centrodestra, lei lo apostrofò con un "Buongiorno un c...". È un episodio che racconta nel suo libro Fuggita dal Senato ».

È il nuovo libro che Franca stava scrivendo?

«Sì un libro durissimo, contro le magagne del Senato, gli sprechi e l'impossibilità a cambiare qualcosa. Un libro che non piacerà a molti nostri politici. E per questo Franca ne andava fiera».

Oggi la camera ardente dalle 11 al Piccolo Teatro Grassi fino alle 9 di domani, quando il feretro sarà trasferito al Teatro Strehler per una commemorazione laica che inizierà alle 11. La salma sarà poi tumulata nel Famedio dove ci sono i "grandi milanesi".

 

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