RCS COME IL GOVERNO LETTA E LA MELANDRI: RINVIATO LO SCIOGLIMENTO DEL PATTO (HA DA PASSA’ ‘A NUTTATA)

RCS: A MARCHETTI MANDATO PER CONSULTARE SOCI FUORI PATTO
(ANSA) - Il patto di Rcs ha ''dato mandato a Piergaetano Marchetti per consultare i soci fuori dal patto''. Lo ha detto il presidente della Fiat, John Elkann. Fuori dal patto ci sono Diego Della Valle, Urbano Cairo e gli eredi Rotelli. ''Oggi - ha spiegato - c'è stata soprattutto una discussione per capire quello che era l'evoluzione del patto con anche una disponibilità a parlare come patto con tutti gli altri soci che fossero interessati ad avere un dialogo, che auspichiamo sia costruttivo''.

1. RCS: TERMINE DISDETTA PATTO PROROGATA AL 31 OTTOBRE
(ANSA) - Il patto di sindacato di Rcs ha convenuto di prorogare il termine per le disdetta all'accordo parasociale dal 14 settembre al 31 ottobre. Lo hanno detto Giovanni Bazoli e John Elkann lasciando la riunione appena terminata.

2. RCS: SEMESTRE IN ROSSO PER 125,5 MLN, RICAVI A 647,9 MLN
(ANSA) - Rcs ha registrato nel primo semestre un perdita netta di 125,4 milioni (contro un rosso di 427 milioni dello stesso periodo dell'anno scorso) e ricavi consolidati per 647,9 milioni (da 756,3 milioni). Lo si legge in una nota diffusa al termine del Cda che ha anche deciso ''di proseguire nelle trattative'' per la vendita dell'immobile di via San Marco.

La flessione dei ricavi consolidati, pari al 14,3%, è attribuibile al calo dei ricavi pubblicitari e dei ricavi diffusionali, influenzati in modo significativo dagli andamenti dei mercati di riferimento: i primi sono scesi del 21,5% a 251,3 milioni mentre i secondi si sono contratti del 10,7% a 330,4 milioni con un andamento negativo per la parte tradizionale e positivo per le edizioni digitali. I ricavi da attività digitali, nel complesso, sono cresciuti del 4,3% a 73,1 milioni (pari all'11,3% dei ricavi del gruppo contro al 9,3% dello stesso periodo 2012).

L'Ebitda pre oneri e proventi non ricorrenti è negativo per 28,6 milioni (era positivo per 12 milioni), mentre l'Ebitda dopo gli oneri non ricorrenti, legati alle azioni di efficientamento previste dal piano 2013-2015, è negativo per 104,9 milioni (era negativo per 28,9 milioni) Le azioni di efficienza e di contenimento dei costi al 30 giugno hanno intanto portato benefici per 35,7 milioni di cui 26,6 milioni nel solo secondo trimestre.

Sul fronte della vendita di attività non core, poi, sono stati sottoscritti gli atti di cessione dei Collezionabili e dei periodici Astra, Novella 200, Visto, Ok Salute e del sistema enigmistica mentre il closing della cessione della quota in Dada è prevista il 7 agosto. Il risultato operativo a fine giugno è negativo per 43,7 milioni (era negativo per 379,9 milioni nello stesso periodo 2012) mentre l'indebitamento finanziario netto è passato a 955,7 milioni a fine giugno (da 845,8 milioni del 31 dicembre).

Con l'aumento di capitale da 409,9 milioni concluso il 22 luglio e col finanziamento delle linee di debito a lungo termine per 600 milioni sono peraltro ''state superate le rilevanti incertezze'' ''che potevano far sorgere dubbi significativi sulla capacità del gruppo di continuare ad operare sulla base del presupposto della continuità aziendale''. Grazie alla ricapitalizzazione il patrimonio netto consolidato pro-forma è pari a 415,7 milioni e l'indebitamento netto pro forma si riduce a circa 560 milioni.

Dal trimestre in corso, segnala il comunicato di Rcs, la posizione finanziaria netta si presenterà ''in significativa contrazione'', grazie all'aumento e ai proventi delle cessioni. Pur nella difficoltà di fare stime, il gruppo del Corriere della Sera confermano per l'intero 2013 i target già comunicati: ricavi in calo del 10% circa e un risultato netto ''significativamente negativo''.


3. MANOVRE SUL PATTO DEL CORRIERE E DUBBI SULL'INVESTIMENTO RCS
Da "Il Foglio"

La contesa per il controllo del Corriere della Sera è durata due mesi, tra zuffe mediatiche e la battaglia per il controllo della società editrice. John Elkann, presidente di Fiat, in contrapposizione a Diego Della Valle, imprenditore del lusso, mediatore oscillante il banchiere di Intesa Sanpaolo, Giovanni Bazoli, ha ottenuto la maggioranza relativa. Ora deve dare al tutto una struttura di controllo.

Oggi si riunirà il patto di sindacato e il cda: i soci dovranno decidere, alla luce dell'aumento di capitale e della conseguente modifica dell'azionariato, se ci sarà e in che modo avverrà una riedizione del patto stesso, strumento concertativo finora usato per controllare, con relativamente pochi soldi di tanti soci, compagnie di grandi dimensioni come la Rizzoli Corriere della Sera (Rcs). Alla vigilia, pochi avevano le idee chiare, tant'è che si parla di una riunione interlocutoria.

Eppure, battaglie tra soci a parte, tutti gli azionisti, influenti o meno che siano, hanno lo stesso cruccio: ci si chiede se l'investimento nel Corriere sarà profittevole in un contesto di mercato (editoriale e pubblicitario) dove gli utili sono in calo e dove per giunta la concorrenza si aggrega spinta dall'urgenza di arginare la forza di Google nella pubblicità online; è stato questo il motore della recente maxi fusione tra i due colossi del marketing (ex concorrenti) come la francese Publicis e l'americana Omnicom annunciata lunedì.

Inoltre, è valso la pena combattere e dare risorse a una multinazionale dell'editoria, qual è Rcs, dalla quale non ci si attende una congrua soddisfazione economica nel medio periodo e per cui è invece già preventivata una ricapitalizzazione da 200 milioni entro il 2015? Si fanno queste domande commentatori, analisti e osservatori vicini a Rcs, colpiti dalla "parcellizzazione" odierna del Corriere a confronto con la volontà d'aggregazione emersa dell'alleanza tra Publicis e Omnicom, prodromo di altre fusioni nel settore (dice il Financial Times).

A fare i conti in tasca al Corriere, come ha fatto il Giornale, si capisce che dell'aumento di capitale da 410 milioni ne resteranno in cassa solo 245. Perché 150 milioni torneranno alle banche, azioniste e creditrici, come Intesa Sanpaolo, o solo creditrici come Unicredit. Certo, arriveranno i denari della vendita del portale web Dada e dell'immobile di via San Marco (adiacente a quello storico di Via Solferino), ma saranno risorse poi assorbite dai costi di gestione. Ed ecco che il saldo è di 245 milioni. Su questi si dovrà giocare il piano di rilancio dell'amministratore delegato, Pietro Scott Jovane, che punta a investire 118 milioni nell'editoria digitale.

La pubblicità è attesa in calo. Le uscite dei dipendenti e dei giornalisti al Corriere e alla Gazzetta dello Sport sono state approvate dall'azienda - tra le critiche del comitato di redazione - e si attende l'ok alla cassa integrazione (la prima volta nella storia) da parte del ministero del Lavoro. I soci storici come Benetton, Merloni, Rotelli, hanno speso molto per restare nel Corriere senza guadagnarci. E adesso che non hanno aderito alla ricapitalizzazione, si sono diluiti.

Ad avere il controllo del "parcellizzato" Corriere adesso c'è la Fiat con il 20 per cento delle quote. Elkann vorrebbe un patto in grado di aggregare il 41 per cento dell'azionariato (il precedente "occupava" il 60 per cento). Non si conoscono le intenzioni del nuovo socio Urbano Cairo, il capo di Cairo Communication - già editore di periodici, fondatore di una concessionaria di pubblicità e proprietario della terza rete nazionale per ascolti, La7 - che ora possiede il 2,8 per cento di Rcs.

Della Valle, al netto delle promesse, è salito poco e detiene l'8,8 per cento, ma dei patti è sempre stato arcicritico. Il secondo azionista, Mediobanca, forte del 15,5 per cento delle quote, nicchia: ha già preventivato l'uscita dai patti di sindacato di cui finora ha fatto parte. Anche Unipol ne uscirà, come ha annunciato ieri l'ad Carlo Cimbri. E' dunque difficile capire quali alleanze si realizzeranno: a chi si avvicinerà Della Valle oppure se Cairo si farà inglobare in quello che qualcuno chiama il "pattino di Rcs".

Della Valle potrà farsi forte della liquidità ottenuta dalla vendita della sua quota nei grandi magazzini Saks (326 milioni di dollari) alla canadese Hudson Bay: la userà per aggredire il flottante Rcs (poco inferiore al 20 per cento), per attutire le perdite dell'avventura ferroviaria di Italo (un debito da 745 milioni) o per tutelare il business della moda di Tod's che gli analisti di Ubs prevedono sarà meno proficuo che in passato?

 

PIERGAETANO MARCHETTI PAOLO MIELI FERUCCIO DE BORTOLI DELLA VALLE ELKANN JOHN ELKANN ANDREA CECCHERINI PIETRO SCOTT JOVANE A BAGNAIA Ferruccio De Bortoli Angelo ProvasoliCARLO CIMBRIALBERTO NAGEL

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