OBTORTO COLLE - RE GIORGIO POTREBBE DARE LE DIMISSIONI ALLA FINE DEL SEMESTRE DI PRESIDENZA EUROPEA DELL’ITALIA - SALVO CHE LA SITUAZIONE PRECIPITI ALL’IMPROVVISO E RENZI DECIDA DI ANDARE A VOTARE A OTTOBRE - IN POLE BERSANI E VELTRONI

Claudio Cerasa per il Foglio

Sono voci che si rincorrono. Sussurri che si ripetono. Veline che si producono. Suggestioni che si manifestano e che si mescolano come in un gigantesco shaker con i nomi di Walter Veltroni, di Pier Luigi Bersani, di Piero Fassino, di Stefano Rodotà, di Matteo Renzi e naturalmente di Giorgio Napolitano. Il tema è sempre quello. E' un tema delicato, scivoloso, dove le polpette avvelenate sbucano fuori con la stessa velocità con cui nel Pd sbucano fuori sindaci che rinunciano alle candidature in Europa.

Ed è un tema con cui il presidente del Consiglio dovrà fare i conti nei prossimi mesi, se è vero quello che da qualche giorno raccontano alla Camera alcuni importanti esponenti del Pd di fronte ai colleghi parlamentari. L'ultimo in ordine di tempo è stato un ex segretario dem che tre giorni fa in Transatlantico si è avvicinato a due deputati del suo partito e gli ha raccontato quello che poco prima aveva ascoltato in presa diretta da un canale in contatto con il Quirinale. "Il presidente della Repubblica sta valutando se considerare concluso il suo mandato in concomitanza non con la fine del semestre europeo ma con l'approvazione al Senato della legge elettorale".

La voce gira. I sussurri si rincorrono. I vecchi amici del presidente dicono che i tempi non sono ancora maturi e che Re George vuole avere la certezza che oltre al treno della legge elettorale sia incardinato sul binario delle riforme anche il vagone delle riforme costituzionali.

Al Quirinale, come sempre, e giustamente, non confermano e neanche smentiscono, ma nel Pd, e più in generale nell'universo del centrosinistra, i movimenti sono partiti, la corsa è cominciata, i deputati fanno calcoli, i leader si muovono immaginando nuove alleanze, gli auto candidati cercano, per coccolare una speranza, un qualsiasi gesto di assenso di un qualsiasi componente del cerchio magico renziano, di uno qualsiasi tra Luca Lotti, Lorenzo Guerini e Graziano Delrio, e allora cominciano i ragionamenti. Romano Prodi?

No, questo Parlamento eleggerà un candidato espressione di una grande coalizione allargata e il successore di Giorgio Napolitano non potrà che essere non sgradito anche al Cavaliere. Giuliano Amato? No, Renzi ha un ottimo rapporto con l'ex presidente del Consiglio ma Amato, come D'Alema, rischierebbe di piacere più al centrodestra che al centrosinistra e la sua candidatura non esiste.

Pier Luigi Bersani? Sarebbe la candidatura perfetta, Bersani ci pensa, i suoi ci ragionano, Cuperlo ne parla apertamente ai colleghi in Parlamento, i bersaniani dicono che Pier Luigi sarebbe la persona giusta per conquistare voti anche tra i grillini ma i renziani dicono che Renzi sogna al Quirinale una persona con cui costruire una forte sintonia, una complicità, e da questo punto di vista Bersani non sarebbe la persona giusta.

Walter Veltroni? Di tutti i nomi presenti sulla rosa di Renzi è quello che tecnicamente avrebbe tutti i requisiti per essere il successore naturale - giovane, 58 anni, ex sindaco, come Renzi, consenso trasversale, ottimo rapporto con il Quirinale, buona sintonia con il premier - ma se il criterio con cui Renzi sceglierà l'erede di Napolitano dovesse essere il modello "sindaco d'Italia" i candidati che si andrebbero ad affiancare a Veltroni sarebbero molti e si trovano uno a Torino (Piero Fassino) e uno persino a Palazzo Chigi (Graziano Delrio). Calcoli, sentieri, percorsi, alleanze, ragionamenti.

Di sicuro non c'è nulla o quasi. Ma a Palazzo Chigi alcune certezze esistono sulla partita del dopo Napolitano. La prima è che sarà questo Parlamento a scegliere il successore di Re George - salvo che la situazione precipiti all'improvviso e Renzi decida di andare a votare a ottobre.

La seconda è che a Palazzo Chigi sono convinti che le inedite convergenze parallele sperimentate negli scorsi giorni attraverso l'appello promosso da Libertà e Giustizia contro la "svolta autoritaria" di Renzi siano un primo tentativo di costruire un'alleanza per il dopo Napolitano (l'appello è sottoscritto non solo da professoroni a Cinque stelle alla Stefano Rodotà e alla Gustavo Zagrebelsky ma anche da intellettuali alla Beppe Grillo e alla Gianroberto Casaleggio).

La terza è che anche sul Quirinale Renzi proverà a fare come le altre volte. Come sulla lista dei ministri. Come sulle candidature per le Europee. Come sulle candidature per le aziende pubbliche. Sparigliare. Trovare nuovi nomi. Tentare lo schema Raffaele Cantone. Ovvero far di tutto per avere un candidato che possa conquistare contemporaneamente Cinque stelle, Forza Italia e il Pd.

La quarta certezza è invece culturale. Renzi ne ha parlato con alcuni collaboratori e anche se negli ultimi mesi il presidente del Consiglio si è distinto per essere incline a cambiare rapidamente idea sulle proprie idee su questo punto la convinzione del premier sembra essere solida: al Quirinale, quando arriverà il momento, ci sarà un politico vero. Perché con la società civile al vertice delle istituzioni politiche abbiamo già dato. E il riferimento al presidente del Senato Pietro Grasso, ovviamente, non è del tutto casuale.

 

 

VELTRONI FRANCESCHINI E BERSANI BERSANI E VELTRONI Colaninno, Bersani e VeltroniRENZI E NAPOLITANO AL GIURAMENTO GIULIANO AMATO ROMANO PRODI FOTO LAPRESSE boschi-delriofassino dalema

Ultimi Dagoreport

francesco saverio garofani sergio mattarella giorgia meloni maurizio belpietro

DAGOREPORT - MA QUALE “COMPLOTTO DEL QUIRINALE CONTRO GIORGIA MELONI”! DIETRO ALLA DIFFUSIONE DELLE PAROLE DI FRANCESCO SAVERIO GAROFANI ALLA “VERITÀ” DI BELPIETRO C'E' UNA “GOLA PROFONDA” UN PO’ PASTICCIONA, CHE SI E' FATTA SGAMARE IN MEZZA GIORNATA - DAGOSPIA È IN GRADO DI AGGIUNGERE ALCUNI DETTAGLI SULLA CENA DI GIOVEDÌ 13 NOVEMBRE ALLA TERRAZZA BORROMINI. A TAVOLA C’ERANO SEDICI PERSONE: OLTRE ALL’ORGANIZZATORE, LUCA DI BARTOLOMEI E A FRANCESCO GAROFANI, C’ERANO MANAGER, CONSULENTI, UN AD DI UNA BANCA, DUE CRONISTI SPORTIVI E…UN GIORNALISTA CHE IN PASSATO HA LAVORATO IN UN QUOTIDIANO DI DESTRA, GIA' DIRETTO DA BELPIETRO. SARÀ UN CASO CHE LA MAIL A FIRMA “MARIO ROSSI”, DA CUI È NATO LO “SCANDALO”, SIA STATA INVIATA ANCHE AL MELONIANO "IL GIORNALE" (CHE PERO' L'HA IGNORATA)? - IL CONTESTO ERA CONVIVIALE, SI PARLAVA DI CALCIO E DEL PD, MA GAROFANI NON HA MAI PRONUNCIATO LA PAROLA “SCOSSONE”, CHE INFATTI NELLA MAIL ORIGINALE NON C’È - L’AUDIO? ANCHE SE CI FOSSE, BELPIETRO NON POTREBBE PUBBLICARLO PERCHÉ SAREBBE STATO CARPITO ILLEGALMENTE...

maurizio belpietro giorgia meloni la verita

DAGOREPORT - IL GIOCO DI PRESTIGIO DI MAURIZIO BELPIETRO: LO "SCOOP" SUL PRESUNTO “PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE LA MELONI” È BASATO SULLE PAROLE “PROVVIDENZIALE SCOSSONE”, CHE IL CONSIGLIERE DEL COLLE, FRANCESCO SAVERIO GAROFANI, AVREBBE PRONUNCIATO ALLA CENA DOPO L’EVENTO IN RICORDO DI AGOSTINO DI BARTOLOMEI. MA NELLA MAIL ANONIMA CHE SEGNALA LA VICENDA A "LA VERITA'" QUELLE DUE PAROLE NON SONO VIRGOLETTATE: SEMBRANO ESSERE UN RAGIONAMENTO DELL’AUTORE, IL MISTERIOSO "MARIO ROSSI" – “LINKIESTA”: “PER CAPIRE COSA PENSI MELONI BISOGNA LEGGERE ‘LA VERITÀ’, ESATTAMENTE COME PER CAPIRE COSA PENSI GIUSEPPE CONTE BISOGNA LEGGERE ‘IL FATTO’. QUANTI SI BEVONO OGGI LA FAVOLA DELLA SVOLTA ATLANTISTA ED EUROPEISTA DI MELONI, FAREBBERO BENE A LEGGERE ‘LA VERITÀ’, SMACCATAMENTE FILO-PUTINIANO, NO VAX E NO EURO. LA VERITÀ DEL GOVERNO MELONI STA LÌ”

tommaso cerno antonio giampaolo angelucci alessandro sallusti il giornale

FLASH! – COME PREVISTO, ANTONIO E GIAMPAOLO ANGELUCCI HANNO DECISO CHE, A PARTIRE DAL PRIMO DICEMBRE, AVVERRÀ IL CAMBIO DI DIREZIONE DE “IL GIORNALE” CON L’ARRIVO DI TOMMASO CERNO CHE, A SUA VOLTA, VERRÀ RIMPIAZZATO A “IL TEMPO” DA DANIELE CAPEZZONE – MALGRADO LA PROPOSTA DI ANDARE ALLA DIREZIONE EDITORIALE DE “IL GIORNALE”, AL POSTO DI VITTORIO FELTRI, CHE PASSEREBBE A QUELLA DI “LIBERO”, ALESSANDRO SALLUSTI NON L’HA PRESA BENE: IL BIOGRAFO DI GIORGIA MELONI LO CONSIDERA UNA DIMINUTIO PER IL SUO PRESTIGIO E MIREREBBE A DARE VITA A UN PROGETTO MEDIATICO CON NICOLA PORRO…

maurizio belpietro giorgia meloni francesco saverio garofani

A CIASCUNO LA SUA “VERITÀ” - L’ARTICOLO PUBBLICATO DAL QUOTIDIANO DI BELPIETRO SUL "PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE LA MELONI” È PRATICAMENTE IDENTICO ALLA MAIL RICEVUTA DA MOLTI ALTRI QUOTIDIANI, DA UN ANONIMO CHE SI FIRMAVA "MARIO ROSSI", CHE HANNO DECISO DI IGNORARE LA VICENDA PERCHÉ NON VERIFICABILE - PERCHE' BELPIETRO HA DECISO DI DARE SPAZIO E RISALTO A UNA STORIA COSI' AMBIGUA? HA IN MANO ANCHE UN AUDIO O CI SONO ALTRE RAGIONI? DI CERTO, L'EX ALLIEVO DI VITTORIO FELTRI È UN PO' IN DIFFICOLTÀ: LE COPIE VENDUTE DAL SUO GIORNALE CALANO E "LA VERITÀ" STA DIVENTANDO POST-VERITÀ, CON LO SPAZIO CONCESSO A COMPLOTTISTI, NO VAX E PUTINIANI - FORSE CREARE UN PO’ DI CACIARA CON IL GAROFANI-GATE SERVE A RIPORTARE IL QUOTIDIANO SOTTO I RIFLETTORI - DI SICURO HA FATTO UN FAVORE A GIORGIA MELONI. DEL RESTO, FU LEI NEL 2023 A OPPORSI ALLA VENDITA DEL GIORNALE AD ANGELUCCI, E A TROVARE IN FEDERICO VECCHIONI, AD DI "BONIFICHE FERRARESI" E CARO A LOLLOBRIGIDA, IL "SALVATORE" PRONTO A RILEVARE IL 25% DELLA SOCIETA' EDITRICE BY BELPIETRO - DA ALLORA FIOCCANO INSERZIONI DELLE PARTECIPATE E PEZZI PRO-GIORGIA...

matteo salvini giorgia meloni donald trump vladimir putin sergio mattarella

DAGOREPORT - COME MAI GLI ARTICOLI DELLA “VERITÀ” SUL “PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE LA MELONI” ARRIVANO IL GIORNO DOPO LA RIUNIONE DEL CONSIGLIO SUPREMO DI DIFESA, DI CUI GAROFANI È SEGRETARIO, IN CUI SI È RIBADITA LA LINEA DI “PIENO SOSTEGNO ITALIANO ALL’UCRAINA”? - LA LINEA PRO-KIEV DI GIORGIA MELONI SI E' AFFIEVOLITA DA TEMPO (HA MESSO IN “PAUSA” L'ADESIONE DELL'ITALIA AL PIANO PURL PER LE ARMI USA A KIEV) E SALVINI E' IL SOLITO "FIGLIO DI PUTIN" CHE SI OPPONE A OGNI SOSTEGNO A ZELENSKY - NON SOLO: MATTARELLA, ORMAI DA ANNI, INFIOCINA I SOVRANISMI DI MEZZO MONDO, HA PIU' VOLTE CRITICATO TRUMP, PUTIN, ORBAN, NETANYAHU E AFD (GUARDA CASO TUTTI AMICI DI MELONI E SALVINI) - SE L'AUDIO DI GAROFANI ESISTE, E CERTIFICA UN "COMPLOTTO" E NON UN SEMPLICE RAGIONAMENTO POLITICO, PERCHÉ BELPIETRO NON LO PUBBLICA? IL COLLOQUIO DELL'EX DEPUTATO DEL PD È STATO CARPITO AL RISTORANTE IN UNA "CHIACCHERATA TRA AMICI". SE ESISTE L'AUDIO, CHI LO HA REGISTRATO? UN AMICO? UN PRIVATO CITTADINO CHE HA RICONOSCIUTO GAROFANI, NONOSTANTE FOSSE UN VOLTO POCO NOTO? O IL CONSIGLIERE DI MATTARELLA ERA "ATTENZIONATO"? DA CHI?