ELETTIVITÀ O ELEZIONI? - L’8 SETTEMBRE TORNA IN AULA LA RIFORMA DEL SENATO, E LA MINORANZA PD VUOLE FAR ANDARE A SBATTERE RENZI PER SALVARE L’ELETTIVITÀ DEI SENATORI. SU QUESTA PARTITA SI GIOCA L’IPOTESI DEL VOTO IN PRIMAVERA - STEFANO MOLLA VENDOLA

 

1. SEL: STEFANO, TROPPO DISAGIO, PRONTO A LASCIARE VENDOLA

DARIO STEFANODARIO STEFANO

 (ANSA) - "La mia casa è il centrosinistra ma ho timore che il partito non creda più nel progetto di coalizione, se pensa ad esempio di andare da sola un po' ovunque alle amministrative prossime e di guardare, sempre per stare ad un esempio, a De Magistris come frontiera su cui misurare l'alternativa. Sono a disagio". A dirlo è il senatore Sel Dario Stefano, presidente della giunta delle autorizzazioni al Senato, che in un'intervista a Repubblica non esclude di lasciare Vendola: "la discussione non è chiusa, ma dal partito" "non sento la voglia di puntare a far rivivere la coalizione di centrosinistra. Renzi sta diventando un alibi per uno schema in cui la sinistra va per conto suo a prescindere".

 

Stefano sottolinea come anche altri senatori vendoliani siano a disagio: "diversi colleghi condividono la mia posizione". "E penso che anche i sindaci di Cagliari e Genova, potrebbero condividere questa mia politica". La scommessa della nuova sinistra con Fassina, Civati, magari Landini? "Credo - dice il senatore - che per noi sia un errore chiudere con la pagina del centrosinistra". "Non voglio rinunciare all'idea che un centrosinistra doc possa tornare a governare il paese. Perché diversamente disperdiamo una capacità di prospettiva. Una sinistra con Fassina, Civati, detta così, è un'operazione di ceto politico, non certo un progetto di popolo".

civati, fassina e d attorrecivati, fassina e d attorre

 

 

2. PD ALLA RESA DEI CONTI RENZI:I NUMERI LI AVRÒ NON SERVE QUOTA 161 DA SEL IN ARRIVO RINFORZI

Francesco Bei per ‘’la Repubblica’’

 

L’8 settembre, il giorno in cui si riunirà la commissione Affari costituzionali del Senato, sarà ricordato per un nuovo armistizio dopo quello di Cassibile? Al momento non sembrerebbe, visto il clima tra minoranza Pd e renziani. La riforma del Senato, attacca il renziano Andrea Marcucci, «è un obiettivo storico del centrosinistra, azzerarla ad un passo dell’approvazione sarebbe un capolavoro da Tafazzi». Vannino Chiti, uno dei capi del dissenso interno a palazzo Madama, parla del Pd come di «un modello decisionale autoritario, fatto di cieca obbedienza ai capi» a paragone del quale sarebbe da «rimpiangere il centralismo democratico » del vecchio Pci.

 

Renzi senatoRenzi senato

Poi, contro Graziano Delrio, che alla festa dell’Unità aveva agitato lo spettro della crisi di governo, Chiti risponde a muso duro: «Nessun ricatto ci farà cambiare le convinzioni sulle riforme costituzionali ». Il tema più divisivo è quello dell’elezione o meno dei futuri senatori. La chiave di volta del progetto del governo è un Senato a costo zero, formato da consiglieri regionali e sindaci stipendiati dai propri enti. Un modello che la minoranza Pd rifiuta, forte dei suoi 25 dissidenti.

 

GRAZIANO DELRIOGRAZIANO DELRIO

Al momento dunque non sembrano esserci spazi di mediazione ed effettivamente, ascoltando a taccuini chiusi i protagonisti, nessun tentativo di accordo è in corso. Una telefonata intercorsa ieri tra il capogruppo Pd Zanda e il leghista Calderoli ha certificato lo stato dell’arte dei rapporti, vicini allo zero. E Renzi cosa pensa di fare? Se lo chiedono tutti, ma al momento la parola d’ordine del premier è sempre la stessa: «Andiamo avanti con chi ci sta, la riforma sul quel punto non cambia. E i numeri arriveranno».

 

Luigi Zanda Luigi Zanda

Una dichiarazione che potrebbe nascondere un artificio retorico in vista della trattativa oppure davvero la tentazione di procedere sfidando la sorte e fidando sul pallottoliere aggiornato da Luca Lotti per tutta l’estate. Il fatto è che il capo del governo può contare su una soglia più bassa di voti della fatidica (e per ora irragiungibile) quota 161, non trattandosi della terza lettura.

 

Basterebbero alcune assenze e qualche voto raggranellato qua e là per far passare in aula la riforma. Ed è proprio questa, al momento, la strategia perseguita. Contando anche su qualche rinforzo che potrebbe arrivare dal gruppo Sel, dove è già in uscita (vedi l’intervista qui sotto), Dario Stefano. La stessa minoranza Pd è consapevole che la sua forza potrebbe assottigliarsi, specie se il governo continuerà a legare la riforma costituzionale al proseguimento della legislatura.

 

Ma, è questa la novità, dal gruppo dei bersaniani iniziano ad arrivare primi segnali distensivi. «Gli elementi condivisi - osserva ad esempio Miguel Gotor - sono molti di più di quelli divisivi. E visto che l’articolo 2, quello sull’elettività dei senatori, andrà comunque votato in aula, non conviene trovare un accordo politico dentro il Pd per emendarlo?». La risposta ufficiale di Renzi finora è stata negativa. Eppure potrebbe trattarsi di una mossa tattica, del resto il personaggio è capace di scarti repentini.

 

ROBERTO CALDEROLI jpegROBERTO CALDEROLI jpeg

Proprio Delrio, che alla Festa dell’Unità si era incaricato di svolgere il ruolo del poliziotto cattivo, ieri confidava: «Quello che per noi è inaccettabile è finire sotto tutela, ma non è che ci faccia piacere la crisi di governo. Io sono convinto che alla fine la ragionevolezza di tutti prevarrà, perché c’è una sproporzione evidente tra il merito delle questioni e le conseguenze che potrebbero derivarne ». Ovvero una crisi di governo al buio, in un momento in cui l’Italia è impegnata in una difficile trattativa per strappare a Bruxelles un po’ di flessibilità in vista della legge di Stabilità.

 

calderoli con il serpente calderoli con il serpente

E se si dovesse andare a elezioni anticipate si interromperebbe il cammino di tutte le riforme, con un danno d’immagine evidente anche per Renzi. Per questo, prima dell’8 settembre si tratterà e ancora si tratterà prima dell’arrivo della riforma in aula, a costo di slittare a fine settembre- primi di ottobre. Nemmeno la questione dell’emendabilità dell’articolo 2 è infatti ancora risolta. La patata bollente è nelle mani del presidente Grasso, che tuttavia appare ancora incerto sul da farsi.

 

Le voci di palazzo Madama dicono che la tentazione sia quella di rimettere la questione alla giunta del regolamento. Ma il Pd è pronto a opporsi. La ragione è semplice. In quella giunta, tolto il presidente Grasso (che non vota) su 13 componenti 7 sono dell’opposizione.

Miguel Gotor Miguel Gotor

 

E chiaramente si unirebbero per sancire la riapertura dell’articolo 2, il vaso di Pandora dell’elettività del Senato. Per Renzi se si torna a un Senato elettivo, giocoforza si dovrebbe tornare a un Senato che vota la fiducia. Stravolgendo completamente il modello. «E invece no - obietta Gotor - perché anche in Spagna la Camera alta è elettiva ma non vota la fiducia. Renzi deve decidere se impuntarsi o meno». Per l’armistizio c’è ancora tempo.

Ultimi Dagoreport

ravello greta garbo humphrey bogart truman capote

DAGOREPORT: RAVELLO NIGHTS! LE TROMBATE ETERO DI GRETA GARBO, LE VANCANZE LESBO DI VIRGINIA WOOLF, RICHARD WAGNER CHE S'INVENTA IL “PARSIFAL'', D.H. LAWRENCE CHE BUTTA GIU’ L'INCANDESCENTE “L’AMANTE DI LADY CHATTERLEY’’, I BAGORDI DI GORE VIDAL, JACKIE KENNEDY E GIANNI AGNELLI - UN DELIRIO CHE TOCCO’ IL CLIMAX NEL 1953 DURANTE LE RIPRESE DE “IL TESORO D’AFRICA” DI JOHN HUSTON, SCENEGGIATO DA TRUMAN CAPOTE, CON GINA LOLLOBRIGIDA E HUMPHREY BOGART (CHE IN UN CRASH D’AUTO PERSE I DENTI E VENNE DOPPIATO DA PETER SELLERS). SE ROBERT CAPA (SCORTATO DA INGRID BERGMAN) SCATTAVA LE FOTO SUL SET, A FARE CIAK CI PENSAVA STEPHEN SONDHEIN, FUTURO RE DI BROADWAY – L’EFFEMINATO CAPOTE CHE SI RIVELÒ UN BULLDOG BATTENDO A BRACCIO DI FERRO IL “DURO” BOGART - HUSTON E BOGEY, MEZZI SBRONZI DI GIORNO E UBRIACHI FRADICI LA NOTTE, SALVATI DAL CIUCCIO-TAXI DEL RISTORANTE ‘’CUMPÀ COSIMO’’ - QUANDO CAPOTE BECCÒ IL RE D’EGITTO FARUK CHE BALLAVA ALLE 6 DEL MATTINO L’HULA-HULA NELLA CAMERA DA LETTO DI BOGART… - VIDEO

marina pier silvio berlusconi giorgia meloni antonio tajani quirinale alfredo mantovano

DAGOREPORT - NON CI SARÀ ALCUNA ROTTURA TRA MARINA E PIER SILVIO: NONOSTANTE LA NETTA CONTRARIETÀ ALLA DISCESA IN POLITICA DEL FRATELLINO, SE DECIDESSE, UN GIORNO, DI PRENDERE LE REDINI DI FORZA ITALIA, LEI LO SOSTERRÀ. E L’INCONTRO CON LA CAVALIERA, SOLLECITATO DA UN ANTONIO TAJANI IN STATO DI CHOC PER LE LEGNATE RICEVUTE DA UN PIER SILVIO CARICATO A PALLETTONI, È SALTATO – LA MOLLA CHE FA VENIRE VOGLIA DI EMULARE LE GESTA DI PAPI E DI ‘’LICENZIARE’’ IL VERTICE DI FORZA ITALIA È SALTATA QUANDO IL PRINCIPE DEL BISCIONE HA SCOPERTO IL SEGRETO DI PULCINELLA: TAJANI SOGNA DI DIVENTARE PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA NEL 2029, INTORTATO DA GIORGIA MELONI CHE HA PROMESSO I VOTI DI FRATELLI D’ITALIA. UN SOGNO DESTINATO A SVANIRE QUANDO L’EX MONARCHICO SI RITROVERÀ COME CANDIDATO AL QUIRINALE UN ALTRO NOME CHE CIRCOLA NEI PALAZZI DEL POTERE ROMANO, QUELLO DI ALFREDO MANTOVANO…

giorgia meloni alfredo mantovano francesco lollobrigida carlo nordio andrea giambruno

DAGOREPORT - NON SI PUO' DAVVERO MAI STARE TRANQUILLI: MANTOVANO, IL SAVONAROLA DI PALAZZO CHIGI – D'ACCORDO CON GIORGIA MELONI, PRESA LA BACCHETTA DEL FUSTIGATORE DI OGNI FONTE DI ''DISSOLUTEZZA'' E DI ''DEPRAVAZIONE'' SI È MESSO IN TESTA DI DETTARE L’ORTODOSSIA MORALE  NON SOLO NEL PARTITO E NEL GOVERNO, MA ANCHE SCONFINANDO NEL ''DEEP STATE''. E CHI SGARRA, FINISCE INCENERITO SUL "ROGO DELLE VANITÀ" - UN CODICE ETICO CHE NON POTEVA NON SCONTRARSI CON LA VIVACITÀ CAZZONA DI ALCUNI MELONIANI DI COMPLEMENTO: CI SAREBBE LO SGUARDO MORALIZZATORE DI MANTOVANO A FAR PRECIPITARE NEL CONO D’OMBRA PRIMA ANDREA GIAMBRUNO E POI FRANCESCO LOLLOBRIGIDA – IL PIO SOTTOSEGRETARIO PERÒ NON DORME SONNI TRANQUILLI: A TURBARLI, IL CASO ALMASRI E IL TURBOLENTO RAPPORTO CON I MAGISTRATI, MARTELLATI A TUTTA CALLARA DA RIFORME E PROCURE ALLA FIAMMA...

pier silvio berlusconi silvia toffanin

L’IMPRESA PIÙ ARDUA DI PIER SILVIO BERLUSCONI: TRASFORMARE SILVIA TOFFANIN IN UNA STAR DA PRIMA SERATA - ARCHIVIATA LA FAVOLETTA DELLA COMPAGNA RESTIA ALLE GRANDI OCCASIONI, PIER DUDI HA AFFIDATO ALL'EX LETTERINA DELLE SUCCULENTI PRIME SERATE: OLTRE A “THIS IS ME”, CON FASCINO E MARIA DE FILIPPI A MUOVERE I FILI E SALVARE LA BARACCA, C'E' “VERISSIMO” CHE OCCUPERÀ TRE/QUATTRO PRIME SERATE NELLA PRIMAVERA 2026. IL PROGRAMMA SARÀ PRODOTTO DA RTI E VIDEONEWS CON L’OK DELLA FASCINO A USARE LO “STUDIO-SCATOLA" UTILIZZATA DA MAURIZIO COSTANZO NEL FORMAT “L’INTERVISTA” - COSA C'E' DIETRO ALLE MANOVRE DI PIER SILVIO: E' LA TOFFANIN A COLTIVARE L'AMBIZIONE DI DIVENTARE LA NUOVA DIVA DI CANALE 5 (CON I CONSIGLI DELLA REGINA DE FILIPPI) O È LA VOLONTÀ DEL COMPAGNO DI INCORONARLA A TUTTI I COSTI, COME UN MIX DI LILLI GRUBER E MARA VENIER? 

wang

DAGOREPORT - CICLONE WANG SUL FESTIVAL DI RAVELLO! - PERCHÉ NEGARLO? E' COME VEDERE GIORGIA MELONI COL FAZZOLETTO ROSSO AL COLLO E ISCRITTA ALL’ASSOCIAZIONE DEI PARTIGIANI - YUJA WANG, LA STELLA PIU' LUMINOSA DEL PIANISMO CLASSICO, ENTRA IN SCENA STRIZZATA IN UN VESTITINO DI PAILLETTES CHE SCOPRE LE COSCE FINO ALL'INGUINE, TACCHI “ASSASSINI” E LA SCHIENA NUDA FINO ALL’OSSO SACRO. MA NON STIAMO ASSISTENDO ALLE SCIOCCHEZZE DA DISCOTECA DI CERTE “ZOCCOLETTE” DEL POP IN PREDA A SFOGHI DI TETTE, SCARICHI DI SEDERONI, SCONCEZZE DA VESPASIANO; NO, SIAMO NEL MONDO AUSTERO E SEVERO DEI CONCERTI DI “CLASSICA”: RACHMANINOFF, PROKOFIEV, MOZART, CHOPIN, CAJKOVSKIJ. MA ALLA WANG BASTA UN MINUTO PER FAR “SUONARE” LE COSCE DESNUDE METTENDOLE AL SERVIZIO DELLE EMOZIONI E DELL’INTERPRETAZIONE MUSICALE, CONFERMANDO IN PIENO LE PAROLE DI LUDWIG VON BEETHOVEN: “LA MUSICA È LA MEDIATRICE TRA LA VITA SPIRITUALE E LA VITA SENSUALE” - VIDEO