renzi verdini

IL PARTITO, LA MIA CORTE - RENZI VUOLE UN NUOVO STATUTO DEL GRUPPO PARLAMENTARE PER SFANCULARE PIÙ FACILMENTE I DISSIDENTI - LA MINORANZA INSORGE: “NO A REGOLE DA SOVIET” - D’ALEMA: “VERDINI? ATTORNO AL PD C’È UN MONDO CHE FA RIFLETTERE”

Goffredo De Marchis per “la Repubblica”

MATTEO RENZI E DENIS VERDINI MATTEO RENZI E DENIS VERDINI

 

Alla fine, dicono gli ottimisti, Renzi non darà seguito al nuovo regolamento disciplinare contro i dissidenti del Pd. «Il codice penale» lo definisce Nico Stumpo, «uno strumento degno di Grillo» secondo Alfredo D’Attorre che rimanda alle espulsioni dei 5stelle, «una roba sovietica» dice l’altro bersaniano Davide Zoggia. Il capogruppo del Pd alla Camera Ettore Rosato non cerca lo scontro ma non si sottrae.

 

E conferma: lo Statuto del gruppo parlamentare cambierà, «ci vogliono delle regole per stare insieme», non succederà più che alcuni deputati non votino la fiducia senza che succeda alcunchè. Si rifà a un precedente illustre, Rosato: «Ai tempi della legge Mammì, Mattarella si dimise dal governo e poi voto la fiducia al nuovo governo Andreotti». Così si sta nel Pd. Oppure non si sta nel Pd. La terza via non esiste.

 

ettore rosatoettore rosato

«Ho paura che qualcuno cerchi solo un pretesto per rompere», aggiunge soffiando sul fuoco. Il conflitto è rimandato a settembre. Ma il premier e Rosato, a dispetto delle critiche, non vogliono fare dietrofront. Si arriverà al giro di vite che prevede anche l’arma estrema dell’espulsione. Il capogruppo costituirà nei prossimi giorni un comitato di 10 deputati per stilare una bozza di Statuto. Saranno presenti i renziani e le varie minoranze. Dopo la pausa estiva, il testo verrà discusso da tutto il gruppo e infine, emendato e sviluppato, messo in votazione. Renzi pensa di aver fatto tutto il possibile per venire incontro alla sinistra Pd.

 

NICO STUMPONICO STUMPO

Come? Rimandando all’autunno il voto sulla riforma costituzionale aprendo così a modifiche, confermando tutti i presidenti di commissione parlamentari ribelli, compresi quelli che non hanno votato la fiducia (Epifani). Gesti distensivi, segnali di una volontà di tenere unito il partito. «Chi non li vuole cogliere pensa a prospettive politiche diverse», osserva Rosato. Ma la minoranza su questo punto sembra piuttosto incavolata. Roberto Speranza ha riunito senatori e deputati della sua corrente.

 

Si sono sentite parole pesanti, accuse forti a Renzi. «Proprio lui che ha manovrato i suoi per non far votare Marini alla presidenza della Repubblica...». Stumpo, esperto di regole e statuti, sentenzia: «Stiamo parlando di un comitato e di una bozza che ancora non ci sono. Ma dev’essere chiaro: tocca al segretario cercare un modo per stare insieme. Quello che ho sentito all’assemblea del Pd è un leader che parla solo alla sua fazione. Speriamo che cambi rotta».

civati, fassina e d attorrecivati, fassina e d attorre

 

Sta montando una reazione furiosa sulla stretta disciplinare. Massimo D’Alema resta in disparte: «Essendo fuori dal Parlamento, fortunatamente posso non occuparmene». Preferisce commentare altro: «Sulle tasse bisogna cominciare dai più poveri. Verdini in maggioranza? Confluisce attorno al Pd un mondo che fa riflettere e che dovrebbe essere all’opposizione». E proprio oggi a Roma Denis Verdini e Silvio Berlusconi a pranzo si vedono per la resa dei conti. Dopo le uscite di Fassina e Civati, la questione disciplinare rischia di alimentare di nuovo le voci di scissione. «Siamo al Partito sovietico, a Roma. Perché poi a livello locale c’è un’anarchia totale, mai vista prima», dice Zoggia.

dalema con il suo vinodalema con il suo vino

 

«Persino il modo in cui il capogruppo Rosato ha gestito l’assemblea, con una sorta di ramanzina, quasi che la riconferma dei nostri esponenti in commissione fosse una concessione o uno scambio, ha dell’incredibile». Nella riunione con Speranza, molti hanno ricordato la vicenda Marini, altri hanno chiesto di consultare gli iscritti, altri hanno denunciato un clima invivibile nel Pd, dunque mettendosi con un piede fuori. «Per il momento non se ne va nessuno», precisa D’Attorre. Per il momento. «Basta con la storia di Marini, è una strumentalizzazione - ribatte Rosato - . Furono gli emiliani di Bersani a non votarlo».

 

Matteo Renzi e Massimo D Alema Matteo Renzi e Massimo D Alema

 

Ultimi Dagoreport

roberto vannacci matteo salvini giorgia meloni

DAGOREPORT - UNO SPETTRO SI AGGIRA MINACCIOSO PER L'ARMATA BRANCA-MELONI: ROBERTINO VANNACCI - L’EX GENERALE DELLA FOLGORE STA TERREMOTANDO NON SOLO LA LEGA (SE LA VANNACCIZZAZIONE CONTINUA, ZAIA ESCE DAL PARTITO) MA STA PREOCCUPANDO ANCHE FRATELLI D’ITALIA - IL RICHIAMO DEL GENERALISSIMO ALLA DECIMA MAS E ALLA PACCOTTIGLIA DEL VENTENNIO MUSSOLINIANO (“IO FASCISTA? NON MI OFFENDO”)  ABBAGLIA LO “ZOCCOLO FASCIO” DELLA FIAMMA, INGANNATO DA TRE ANNI DI POTERE MELONIANO IN CUI LE RADICI POST-MISSINE SONO STATE VIA VIA DEMOCRISTIANAMENTE “PETTINATE”, SE NON DEL TUTTO SOTTERRATE - IL PROGETTO CHE FRULLA NELLA MENTE DI VANNACCI HA COME TRAGUARDO LE POLITICHE DEL 2027, QUANDO IMPORRÀ A SALVINI I SUOI UOMINI IN TUTTE LE CIRCOSCRIZIONI. ALTRIMENTI, CARO MATTEO, SCENDO DAL CARROCCIO E DO VITA AL MIO PARTITO - INTANTO, SI È GIÀ APERTO UN ALTRO FRONTE DEL DUELLO TRA LEGA E FRATELLI D’ITALIA: LA PRESIDENZA DEL PIRELLONE…

berlusconi john elkann

FLASH! – “AHI, SERVA ITALIA, DI DOLORE OSTELLO...”: DA QUALE FANTASTICA IPOCRISIA SPUNTA LA FRASE “MESSA IN PROVA” PER LIQUIDARE IL PATTEGGIAMENTO DI JOHN ELKANN, CONDANNATO A 10 MESI DI LAVORO DAI SALESIANI? - QUANDO TOCCÒ AL REIETTO SILVIO BERLUSCONI DI PATTEGGIARE CON LA GIUSTIZIA, CONDANNATO A UN ANNO DI LAVORO PRESSO UN OSPIZIO DI COLOGNO MONZESE, A NESSUNO VENNE IN MENTE DI TIRARE FUORI LA FRASE “MESSA IN PROVA”, MA TUTTI TRANQUILLAMENTE SCRISSERO: “SERVIZI SOCIALI”…

bomba doha qatar trump netanyahu epstein ghislaine maxwell

DAGOREPORT - COME MAI DONALD TRUMP,  PRESIDENTE DELLA PIÙ GRANDE POTENZA PLANETARIA, NON È NELLE CONDIZIONI DI COMANDARE SUL PREMIER ISRAELIANO BENJAMIN NETANYAHU? - COME E' RIUSCITO "BIBI" A COSTRINGERE L’IDIOTA DELLA CASA BIANCA A NEGARE PUBBLICAMENTE DI ESSERE STATO PREAVVISATO DA GERUSALEMME DELL'ATTACCO CONTRO ALTI ESPONENTI DI HAMAS RIUNITI A DOHA? - DATO CHE IL QATAR OSPITA LA PIÙ GRANDE BASE AMERICANA DEL MEDIO ORIENTE, COME MAI LE BOMBE SGANCIATE VIA DRONI SUI VERTICI DI HAMAS RIUNITI A DOHA SONO RIUSCITE A PENETRARE IL SISTEMA ANTIMISSILISTICO IRON DOME ('CUPOLA DI FERRO') DI CUI È BEN DOTATA LA BASE AMERICANA? - TRUMP ERA STATO OVVIAMENTE AVVISATO DELL’ATTACCO MA, PUR CONTRARIO A UN BOMBARDAMENTO IN CASA DI UN ALLEATO, TUTTO QUELLO CHE HA POTUTO FARE È STATO DI SPIFFERARLO ALL’EMIRO DEL QATAR, TAMIN AL-THANI - SECONDO UNA TEORIA COMPLOTTISTICA, SOSTENUTA ANCHE DAL MOVIMENTO MAGA, NETANYAHU AVREBBE IN CASSAFORTE UN RICCO DOSSIER RICATTATORIO SUI SOLLAZZI SESSUALI DI TRUMP, FORNITO ALL’EPOCA DA UN AGENTE DEL MOSSAD ''SOTTO COPERTURA'' IN USA, TALE JEFFREY EPSTEIN...