matteo del fante vincent bollore pietro labriola tim

LA RESA DI BOLLORÉ: CON IL DISIMPEGNO DA TIM, VIVENDI ACCANTONA ANCHE LA BATTAGLIA LEGALE CONTRO TELECOM – L’ACCORDO STIPULATO TRA I FRANCESI E POSTE PREVEDE ANCHE LA RINUNCIA AL RICORSO IN APPELLO SULLA CAUSA PER LA CESSIONE DELLA RETE. VIVENDI, CHE RESTA AL 2,51%, NON AVRÀ UN POSTO NEL BOARD DI TIM. DOVE DOVREBBERO ARRIVARE UN PAIO DI RAPPRESENTANTI DI POSTE (MA NON LA MAGGIORANZA, ALTRIMENTI DOVREBBE CONSOLIDARE I CONTI DI TIM IN BILANCIO): GIUSEPPE LASCO, DG DEL GRUPPO ARTEFICE DELL’OPERAZIONE, E UN'ALTRA FIGURA DI RACCORDO, COME POTREBBE ESSERE GIOVANNI GORNO TEMPINI, PRESIDENTE DI CDP…

1. POSTE IN MANOVRA SUL CDA TIM

Estratto dell’articolo di Alberto Mapelli per “MF”

 

vincent bollore

Un ingresso morbido negli organi sociali, ma con rappresentanti forti e in grado di dare un indirizzo al nuovo corso della Tim tornata sotto il controllo di un socio italiano e statale. È questo, secondo MF-Milano Finanza, l’orientamento di Poste Italiane e del suo ceo Matteo Del Fante, usciti dall’ultimo weekend come primo azionista del gruppo italiano delle telecomunicazioni con il 24,8% delle azioni ordinarie dopo aver rilevato il 15% da Vivendi per 684 milioni.

 

Difficile immaginare rivoluzioni immediate nella governance di un gruppo appena uscito da un'importante ristrutturazione, con la cessione della rete a Kkr e Mef, e in fase di rilancio sotto la guida del ceo Pietro Labriola, a cui Del Fante ha espresso la sua stima in passato e con cui Poste ha aperto il dialogo […]

 

MATTEO DEL FANTE

Benché una decisione definitiva non sia ancora stata presa, l’orientamento appare come quello più prudente, anche per non stravolgere il percorso di rilancio di Tim. A tale impostazione contribuisce l’indicazione che Poste non avrebbe intenzione di consolidare i conti di Tim, come dovrebbe invece fare in caso di controllo della maggioranza del consiglio di amministrazione del gruppo tlc.

 

La strategia al momento sembra prevedere l’ingresso nel board di Tim di almeno un paio di rappresentanti in grado di trasmettere la visione industriale di Poste. L’identikit sembra rispondere al profilo del direttore generale Giuseppe Lasco, che assieme a Del Fante ha orchestrato il blitz sul pacchetto di Vivendi, ottenuto a un prezzo per azione (0,2975 euro) inferiore ai valori di mercato di venerdì 28 marzo e in linea con l’incasso ottenuto dai francesi dalla cessione sul mercato del 5,4%, avvenuta la settimana precedente.

 

GIUSEPPE LASCO

Non è chiaro se Poste immagina per Lasco (o per un altro suo rappresentante) anche un ruolo più significativo, come quello di presidente, carica ora ricoperta da Alberta Figari.

 

Da capire chi potrebbe lasciare il posto nel cda Tim, oltre alla stessa Figari, se Poste immaginasse per un suo rappresentante il ruolo di presidente. Un indiziato è Giovanni Gorno Tempini, presidente di Cassa Depositi e Prestiti, che al momento del rinnovo del cda di aprile 2024 vantava il 9,8% del capitale, poi ceduto a Poste.

 

Il termine ultimo per gli avvicendamenti nel board Tim sembra essere l’assemblea del 24 giugno […]. Prima di procedere però servirà il via libera dell’Antitrust, previsto entro il mese di giugno, e il successivo closing.

 

PIETRO LABRIOLA

Non sarebbe nei piani di Vivendi invece un posto nel board Tim, almeno per il momento.

Secondo quanto riportato da agenzie di stampa, nell’accordo stipulato tra i francesi e il gruppo di Del Fante, infatti, non ci sarebbero ruoli operativi e sarebbe anche previsto il ritiro del ricorso in appello sulla causa per la cessione della rete al momento del closing.

 

L’uscita di scena dei francesi, intanto, sembra semplificare molto il percorso per il ritorno alla remunerazione degli azionisti.

 

Viene meno infatti l’ostacolo francese in un’assemblea straordinaria.

Labriola quindi, se Poste avallerà la mossa, potrà proporre già a giugno la ricostituzione delle riserve tramite l’abbattimento del capitale sociale e dare così il via libera al ritorno del dividendo. […]

 

2. EFFETTO POSTE SULL’ASSETTO TIM: VIVENDI RITIRA LA CAUSA LEGALE

Estratto dell’articolo di Francesco Bertolino per il “Corriere della Sera”

 

MATTEO DEL FANTE

Vivendi è pronto a chiudere il capitolo Tim. Dopo aver venduto il 15% a Poste Italiane per 684 milioni, il gruppo francese si prepara anzitutto a ritirare la causa promossa contro la compagnia per contestare la vendita della rete a Tim al fondo americano Kkr per 18,8 miliardi.

 

Alla rinuncia legale potrebbe far seguito l’uscita completa di Vivendi dall’azionariato di Tim, anche se la decisione non è ancora stata presa. Al momento, la holding della famiglia Bolloré conserva il 2,5% del capitale della compagnia, anche se sul mercato c’è chi dubita che la quota sia tuttora nella sua disponibilità.

 

GIOVANNI GORNO TEMPINI

Vivendi, in ogni caso, potrebbe mantenere la partecipazione per qualche tempo in modo da approfittare di un eventuale apprezzamento del titolo Tim. Oppure liquidarla subito per porre fine a un’avventura nelle telecomunicazioni italiane […]. […]

 

L’ingresso del gruppo controllato dal governo come azionista di maggioranza relativa di Tim è positivo «soprattutto perché il sistema Paese ha riscoperto l’importanza dell’azienda di telecomunicazioni che è alla base dello sviluppo della digitalizzazione e della modernizzazione del nostro Paese», ha detto ieri l’ad di Tim, Pietro Labriola, in un’intervista al Tg1.

 

«Svilupperemo un portafoglio di servizi molto più ampio peri clienti, non più solo telecomunicazioni ma anche servizi finanziari, luce, gas e similari», ha aggiunto. Per le aziende ci sarà «un’accelerazione nello sviluppo del cloud», fondamentale per «la digitalizzazione, anche della pubblica amministrazione e delle grandi e piccole imprese italiane».

 

TIM - TELECOM ITALIA MOBILE

Gli analisti hanno iniziato a fare i conti dei benefici attesi da simili collaborazioni fra Tim e Poste. Secondo Intermonte, «le sinergie potrebbero essere molto significative, con risparmi di costo di 200-300 milioni di euro dall’utilizzo della rete di 12.400 uffici postali di Poste, oltre a un incremento dell’ebitda di circa 200 milioni di euro dalla migrazione del contratto operatore virtuale di PostePay dalla rete Vodafone a quella di Tim». L’unanime plauso degli esperti all’operazione non ha però salvato i titoli dal lunedì nero di Borsa: a Milano Tim e Poste Italiane hanno chiuso in rosso rispettivamente dello 0,6% e dell’1,4%.

PIETRO LABRIOLA TIM TIM - TELECOM ITALIAgiuseppe lasco condirettore generale di poste italiane foto di bacco

Ultimi Dagoreport

luca zaia roberto vannacci matteo salvini

NON HA VINTO SALVINI, HA STRAVINTO ZAIA – IL 36,38% DELLA LEGA IN VENETO È STATO TRAINATO DA OLTRE 200 MILA PREFERENZE PER IL “DOGE”. MA IL CARROCCIO DA SOLO NON AVREBBE COMUNQUE VINTO, COME INVECE CINQUE ANNI FA: ALLE PRECEDENTI REGIONALI LA LISTA ZAIA PRESE DA SOLA IL 44,57% E IL CARROCCIO IL 16,9% - SE SALVINI PIANGE, MELONI NON RIDE: NON È RIUSCITA A PRENDERE PIÙ VOTI DELLA LEGA IN VENETO E IN CAMPANIA È TALLONATA DA FORZA ITALIA (11,93-10,72%). PER SALVINI E TAJANI SARÀ DIFFICILE CONTRASTARE LA RIFORMA ELETTORALE - PER I RIFORMISTI DEL PD SARÀ DURA DARE UN CALCIO DEL PD, AZZERATE LE AMBIZIONI DI GIUSEPPE CONTE COME CANDIDATO PREMIER - "LA STAMPA": "IL VOTO È LA RIVINCITA DELLA ‘LEGA NORD’ SU QUELLA SOVRANISTA E VANNACCIANA: LA SFIDA IDEOLOGICA DA DESTRA A MELONI NON FUNZIONA. IL PARTITO DEL NORD COSTRINGERÀ SALVINI AD ESSERE MENO ARRENDEVOLE SUI TAVOLI DELLE CANDIDATURE. SUL RESTO È LECITO AVERE DUBBI…”

xi jinping vladimir putin donald trump

DAGOREPORT – L'INSOSTENIBILE PIANO DI PACE DI TRUMP, CHE EQUIVALE A UNA UMILIANTE RESA DELL'UCRAINA, HA L'OBIETTIVO DI  STRAPPARE LA RUSSIA DALL’ABBRACCIO ALLA CINA, NEMICO NUMERO UNO DEGLI USA - CIÒ CHE IL TYCOON NON RIESCE A CAPIRE È CHE PUTIN LO STA PRENDENDO PER IL CULO: "MAD VLAD" NON PUÒ NÉ VUOLE SFANCULARE XI JINPING - L’ALLEANZA MOSCA-PECHINO, INSIEME AI PAESI DEL BRICS E ALL'IRAN, È ANCHE “IDEOLOGICA”: COSTRUIRE UN NUOVO ORDINE MONDIALE ANTI-OCCIDENTE – IL CAMALEONTISMO MELONI SI INCRINA OGNI GIORNO DI PIÙ: MENTRE IL VICE-PREMIER SALVINI ACCUSA GLI UCRAINI DI ANDARE “A MIGNOTTE” COI NOSTRI SOLDI, LA MELONI, DAL PIENO SOSTEGNO A KIEV, ORA NEGA CHE IL PIANO DI TRUMP ACCOLGA PRATICAMENTE SOLO LE RICHIESTE RUSSE ("IL TEMA NON È LAVORARE SULLA CONTROPROPOSTA EUROPEA, HA SENSO LAVORARE SU QUELLA AMERICANA: CI SONO MOLTI PUNTI CHE RITENGO CONDIVISIBILI...")

donald trump volodymyr zelensky vladimir putin servizi segreti gru fsb cia

DAGOREPORT - L’OSCENO PIANO DI PACE SCODELLATO DA TRUMP, CHE EQUIVALE A UNA CAPITOLAZIONE DELL’UCRAINA, ANDAVA CUCINATO BENE PER FARLO INGOIARE A ZELENSKY - E, GUARDA LA COINCIDENZA!, ALLA VIGILIA DELL’ANNUNCIO DEL PIANO TRUMPIANO SONO ESPLOSI GLI SCANDALI DI CORRUZIONE A KIEV, CHE VEDONO SEDUTO SU UN CESSO D’ORO TIMUR MINDICH, L’EX SOCIO DI ZELENSKY CHE LO LANCIÒ COME COMICO - PER OTTENERE ZELENSKY DIMEZZATO BASTAVA POCO: È STATO SUFFICIENTE APRIRE UN CASSETTO E DARE ALLA STAMPA IL GRAN LAVORIO DEI SERVIZI SEGRETI CHE “ATTENZIONANO” LE TRANSIZIONI DI DENARO CHE DA USA E EUROPA VENGONO DEPOSITATI AL GOVERNO DI KIEV PER FRONTEGGIARE LA GUERRA IN CORSO…

andrea orcel unicredit giorgiia meloni giovanbattista fazzolari giancarlo giorgetti francesco gaetano caltagirone lovaglio milleri

DAGOREPORT - SUL RISIKO BANCARIO, DI RIFFA O DI RAFFA, L’ARMATA BRANCA-MELONI HA FATTO L’ENNESIMA FIGURA DI MERDA - DI SICURO, NON POTRÀ PIÙ FAR RIDERE I POLLI BLATERANDO CHE UNICREDIT È UNA BANCA STRANIERA, QUINDI L’OPA SU BANCO BPM VA STOPPATA PERCHÉ È UNA MINACCIA PER LA ‘’SICUREZZA NAZIONALE’’ - PROSSIMAMENTE IL CEO DI UNICREDIT, ANDREA ORCEL, AVRÀ MANI LIBERE PER SCEGLIERE QUALE BANCA PAPPARSI, MENTRE NEI PROSSIMI DUE MESI I GENI DI ‘’PA-FAZZO” CHIGI AVRANNO I NEURONI MOLTO IMPEGNATI PER RISPONDERE CON UNA MODIFICA DELLA LEGGE (CHISSÀ SE AVRÀ EFFETTO RETROATTIVO) ALLA PROCEDURA D'INFRAZIONE DI BRUXELLES - SE POI ORCEL SARÀ COSTRETTO DAL GOVERNO DI BERLINO A VENDERE LA SUA PARTECIPAZIONE IN COMMERZBANK, UNA VOLTA INTASCATO IL RICCO BOTTINO, LE OPZIONI SULLA SUA SCRIVANIA PER EVENTUALI ACQUISIZIONI SAREBBERO SENZA FRONTIERE. E NULLA VIETEREBBE A UNICREDIT DI LANCIARE UNA RICCA OPA SU MPS DI LOVAGLIO-CALTAGIRONE-MEF, OBIETTIVO GENERALI: SAREBBE LA MASSIMA RIVINCITA DI ORCEL SUL GOVERNO SMANDRAPPATO DEL GOLDEN POWER…

beatrice venezi secolo d italia libero verita italo bochino fenice venezia

DAGOREPORT - DI PIÙ STUPEFACENTE DELLA DESTRA CI SONO SOLO I SUOI GIORNALI MALDESTRI. SULLA VICENDA VENEZI A VENEZIA, PRODUCONO PIÙ BUFALE CHE NELL’INTERA CAMPANIA - SI SORRIDE SULLA RINASCITA DEL TEATRO LA FENICE CON “LIBERO” E “LA VERITÀ” MA LA RISATA (PIU’ PERNACCHIO) ARRIVA COL “SECOLO D’ITALIA”: “BUONA LA PRIMA: 7 MINUTI DI APPLAUSI PER VENEZI”. PECCATO CHE NON DIRIGESSE AFFATTO LEI, LA “BACCHETTA NERA”, MA IVOR BOLTON, COME C’È SCRITTO PERFINO NEL PEZZO. INCREDIBILE MA VERO. PERÒ LÌ SOTTO C’È LA GERENZA DEL GIORNALE, DOVE SI SCOPRE CHE NE È DIRETTORE EDITORIALE TALE BOCCHINO ITALO. E ALLORA TUTTO SI SPIEGA