1- RIGOR MONTIS CI FA O C’È? ANCHE IL RONZINO DI VIALE MAZZINI SA CHE LA NOMINA DEL DIRETTORE GENERALE È PREROGATIVA DEL PARLAMENTO E NON DEL GOVERNO. OPPURE IL BOCCONIANO PIÙ TRISTE DEL MONDO HA CERCATO LA ROTTURA: SAPEVA BENISSIMO CHE LA SUA “INDICAZIONE” DEL DG GUBITOSI NON SAREBBE STATA MAI ACCETTATA DAL PDL E GLI DA ORA L’OCCASIONE PERFETTA DI COMMISSARIARE L’AZIENDA PIÙ SPRECONA D'ITALIA 2- IL COMMISSARIAMENTO È OVVIAMENTE L’ESITO PEGGIORE PER BERLUSCONI. QUALSIASI IPOTESI DI CONTROLLO DELLA TV PUBBLICA VERREBBE MENO. MEGLIO QUALCHE CONSIGLIERE AMICO, CHE UN’AMMINISTRAZIONE TOTALMENTE OSTILE. MA IL PDL ASPETTA. DI VEDERE LE CONCLUSIONI DEL VERTICE EUROPEO. DI VERIFICARE LA CHIUSURA DELLA FINESTRA PER ELEZIONI ANTICIPATE A OTTOBRE. E QUI ENTRA IN GIOCO IL TG1

1- RAI SGAMBETTO DI PDL E LEGA STOP A TARANTOLA E GUBITOSI
SLITTANO LE NOMINE. RISCHIO COMMISSARIAMENTO
Goffredo De Marchis per "la Repubblica"

Berlusconi fa saltare la nomina dei consiglieri di amministrazione della Rai. Così i due candidati di Monti al vertice di Viale Mazzini rimangono sospesi, nuovi manager solo sulla carta. Viale Mazzini resta «nella palude» come dice il presidente uscente Paolo Garimberti. Il Pdl giustifica la sua assenza dalla riunione della Vigilanza Rai con gli impegni di partito e le votazioni alla Camera. Il plenipotenziario per le vicende della tv di Stato Paolo Romani però non si nasconde dietro le scuse formali.

«Il premier ha scelto il nuovo direttore generale in maniera irrituale. Sono saltate tutte le regole sulle nomine della Rai. Noi siamo andati già oltre il mandato elettorale nel sostegno a questo esecutivo. Di più non possiamo fare». È una sfida diretta a Palazzo Chigi, il segno di una tensione forte. Che può sfociare in un finale clamoroso: «Non escludiamo una proroga del vertice attuale - dice Romani -. È già successo che un presidente designato rimanesse al palo per diversi mesi. Sulla tv la nostra è una politica del giorno per giorno».

Monti reagisce all'ostilità dichiarata della destra. L'altro ieri ha visto il presidente e il direttore generale incaricati, Anna Maria Tarantola e Luigi Gubitosi. Un messaggio chiaro: scordatevi di tenere in sella Lorenza Lei, il dg che oggi garantisce l'equilibrio della vecchia maggioranza berlusconiana. Dopo l'incontro a con Berlusconi, da Palazzo Chigi filtra un certo ottimismo: «Martedì prossimo la questione sarà sbloccata», è la certezza degli uomini del presidente del Consiglio.

Il Pdl, è il ragionamento, non può tirare troppo la corda sulla Rai, non ne ha la forza. In più il governo ha una nuova arma. Il commissario infatti non può essere nominato per motivi finanziari: l'ultimo bilancio di Viale Mazzini infatti si è chiuso in attivo. Ma la soluzione estrema può scattare in presenza di uno stallo sulla gestione operativa. Stallo che ormai sembra vicinissimo.

Il commissariamento è ovviamente l'esito peggiore per Berlusconi. Qualsiasi ipotesi di controllo della tv pubblica verrebbe meno. Meglio qualche consigliere amico, che un'amministrazione totalmente ostile. Ma il Pdl aspetta. Di vedere le conclusioni del vertice europeo. Di verificare la chiusura della finestra per elezioni anticipate a ottobre. Il presidente della commissione di Vigilanza Rai Sergio Zavoli si prepara oggi a convocare una nuova riunione per il voto martedì. Quel giorno si riapre l'assemblea degli azionisti Rai chiamata a ratificare le nomine.

Il governo attende per quella data una decisione definitiva. Anche perché la Rai vive un momento di crisi economica. Lorenza Lei ha inviato ieri ai consiglieri un memoriale che certifica la perdita secca di 40 milioni di pubblicità rispetto alle attese. Significa che Viale Mazzini deve attrezzarsi per nuovi corposi tagli. Serve una nuova "manovra". Chi deve farla? Certo non il cda scaduto ma ancora in carica. Il presidente Garimberti ha fatto sapere ai vertici istituzionali che non accetterà una proroga di fatto.

Se governo e partiti non riescono a insediare Tarantola e Gubitosi, chiederà una conferma del mandato pieno. Solo così potrebbe avviare un'altra fase di risanamento.
Lo strappo del Pdl c'è, ma si lavora anche su un altro binario, quello della trattativa. Ossia sul numero dei consiglieri (Pdl e Lega ne voterebbero 4) e sulle garanzie per il
Tg1.

Tutti sanno che una delle prime scelte del nuovo Cda sarà la sostituzione di Alberto Maccari. E il Tg1 è la casella fondamentale per i partiti, a maggior ragione quando godono di pessima salute. Ecco perché nel centrodestra continuano a girare nomi per il consiglio: Enzo Iacopino, Guido Paglia, Antonio Verro, Antonio Pilati.

2-"PATTO RAI-MEDIASET, NON FU DIFFAMAZIONE" VESPA PERDE LA CAUSA CONTRO REPUBBLICA...
Alberto Custodero per "la Repubblica" - Dopo quattro anni e sette mesi, s'è concluso con l'assoluzione il processo intentato da Bruno Vespa, Clemente Mimun e Fabrizio Del Noce contro l'editorialista di Repubblica Francesco Merlo. I tre giornalisti televisivi avevano sporto querela per diffamazione a mezzo stampa per un articolo del 23 novembre 2007 dal titolo "I tartufi del giornalismo".

In quell'editoriale, Merlo aveva commentato le notizie pubblicate nei giorni precedenti su Repubblica a proposito delle intese intervenute tra Rai e Mediaset in occasione sia dei funerali di papa Giovanni Paolo II sia delle elezioni amministrative del 2005, per adattare i relativi palinsesti in modo da "mitigare" il risultato delle elezioni sfavorevole a Berlusconi. Merlo e il direttore di Repubblica Ezio Mauro, difesi dagli avvocati Carlo Federico Grosso, Paolo Mazzà e Caterina Malavenda, sono stati assolti dal giudice Annamaria Planitario perché il fatto non costituisce reato in quanto i giudizi e i commenti espressi dall'editorialista, pur critici, costituiscono legittima manifestazione di opinioni.

 

 

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