SI PUO’ DIRE CHE COME “COMUNICATORE DI DIO” IL CARDINALE ERSILIO TONINI, ERA UN INVITO ALL’ATEISMO?


Franca Giansoldati per "Il Messaggero"

La scomparsa del più anziano dei cardinali è stata ricordata ieri mattina dal Papa nel suo momento di preghiera mattutino, nella residenza di Sumarè, poco prima di dirigersi sulla spiaggia di Copacabana per la messa di chiusura della Gmg. Ad informarlo del decesso di Ersilio Tonini, morto l'altra notte a Ravenna a 99 anni, è stato uno dei suoi collaboratori. Bergoglio aveva avuto modo di conoscerlo in passato e lo ricordava bene, ma del resto era un tipo difficile da dimenticare Tonini, con quel suo fare amabile e diretto; un emiliano focoso e schietto nato e cresciuto in una famiglia di contadini. Il carattere così aperto gli facilitava tutto.

Era uno che aveva fegato e da prete coltissimo quale era, con la passione per Socrate e Platone, non si sottraeva per principio a nessun confronto, convinto che la Parola dovesse veicolarsi in tutti i modi, attraverso i giornali, internet, le agenzie di stampa, le dirette televisive.

Col tempo si era guadagnato un soprannome: il comunicatore di Dio perché non aveva paura a varcare la soglia di confine con i mondi lontani e sostenere anche aspri contraddittori su temi spinosi, come l'aborto, l'eutanasia, il bisogno di etica e moralità. Spesso ce l'aveva con i politici.

A suo tempo si è scagliato contro la corruzione dilagante durante l'epoca di Mani Pulite, poi criticò Berlusconi (mettendo in imbarazzo la curia), per lo scenario che le feste a Villa Grazioli offrivano agli italiani. Con Berlusconi ingaggiò un secondo duello a distanza intervenendo a difesa dell'amico Enzo Biagi quando venne cacciato dalla Rai assieme a Luttazzi, e a Santono . Tonini si scagliò contro l'«editto bulgaro» dicendo che in quel modo «avevano ucciso Biagi» che era stato un ostracismo visto che «dava fastidio.

Biagi non solo è stato un uomo della tv, ma una persona che ha combattuto per la giustizia e la libertà. Non si possono trattare gli uomini come pezzi da giocare». Tonini ha anche condannato i mafiosi, gli evasori fiscali, si è battuto per la liberazione delle schiave del sesso, costrette dal racket della prostituzione a vivere un inferno quotidiano. Non gli piaceva girare attorno alle cose. «Il mondo ha bisogno di esempi concreti e la gente deve imparare a saper discernere il male dal bene».

Uomo di profondissima fede è stato amato da credenti e non credenti. «I miei 99 anni? Non ci penso, gli anni che il Signore manda, li prendiamo». Insegnava a prendere la vita con filosofia. Papa Wojtyla lo adorava, tanto da elevarlo a cardinale nel concistoro del 1994. Fu anche protagonista di gesti eclatanti, in sintonia con la Chiesa che sta costruendo ora Francesco.

Nel 1969, per esempio, quando era vescovo di Macerata cedette ai contadini i terreni della diocesi. Pochi anni dopo, a Ravenna, creò il Ceis, per il recupero dei tossicodipendenti. Ma nel suo cuore non c'è solo la dimensione nazionale, c'era anche quella missionaria. Per anni si è fatto promotore di una raccolta di fondi da destinare agli indios brasiliani del Roraima. Ha sempre gestito i denari che gli venivano affidati dai fedeli con trasparenza. «A me serve poco per vivere» diceva. Non amava girare con auto di lusso, non aveva gemelli d'oro ai polsi, la sua abitazione era modesta. «L'unica cosa importante nella vita è amarsi, volersi bene e io sto andando a incontrare il Signore che è tanto bravo e mi accoglierà». Le sue ultime parole.

 

 

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