LE CINQUE STELLE? CINQUE VOLTE STELLA ROSSA! - QUANTO ECCITA I NONNI DELL’ULTRASINISTRA IL MOVIMENTO 5 PIPPE

Stefania Rossini per "l'Espresso"

Franco Piperno evoca per loro la cuoca di Lenin, Toni Negri il Pope Gapon, Sergio Bologna, più modestamente, li vede come i figli della Gabanelli, mentre Franco Berardi (detto ancora Bifo) li esalta come i portabandiera dell'insolvenza del debito. I destinatari di queste reminiscenze novecentesche e di altri contrappunti arditi sono gli uomini e le donne del Movimento 5 Stelle e soprattutto lui, Beppe Grillo, fino a ieri guardato con la condiscendenza che si deve a un guitto, oggi oggetto di pensieri lunghi e speranze rinverdite.

I pensionati della rivoluzione inseguita senza successo quarant'anni fa sono così tornati di colpo a un nuovo vigore. A parte Negri che, con il successo mondiale di "Impero" e dei sequel sui concetti di Moltitudine e di Comune, è rimasto sempre alla ribalta, degli altri si era quasi spento il ricordo. Invece dopo l'exploit elettorale di Grillo, eccoli di nuovo a cogliere l'attimo, a costruire ponti tra anni lontani e l'attualità, con il linguaggio di sempre e il vizio antico di mettere un'ipoteca teorica sulle esperienze altrui.

Il più esplicito, come nei tempi andati, è Piperno, che già passò i suoi guai per la "geometrica potenza" attribuita alle Brigate rosse di via Fani. Oggi si dice convinto che alcune delle idee-forza del M5S abbiano ascendenze lontane: «Si avverte, per chi eserciti l'arte della memoria, l'eco della parole d'ordine comuni ai movimenti degli anni Settanta: il reddito di cittadinanza; la democrazia diretta; il rifiuto del lavoro salariato perché aliena e l'attrazione per l'attività scelta liberamente perché realizza; l'esercizio spesso inconsapevole di una certa potenza destituente».

E se l'inconsapevolezza combacia con l'ignoranza, che neanche un innamorato pazzo può non vedere nei grillini, Piperno non si scoraggia, anzi ne fa un requisito per il potere, perché gli incompetenti al governo, come appunto la cuoca citata da Lenin, saranno il segno della rivoluzione compiuta.

La Russia zarista di un secolo fa è evocata anche da Negri, che meno convinto della naturale inclinazione rivoluzionaria dei 5 Stelle, incita a stanare il Pope Gapon. Chi non capisce subito deve riprendere i libri di storia (ma oggi, come direbbe un grillino, basta Google) e ricordarsi che si tratta del prete, capo di un'organizzazione operaia e legato alla polizia zarista, che portò i suoi uomini al massacro in una manifestazione del 1905.

Infatti per Negri, Grillo è sì «il nuovo elemento di instabilità» che gli fa esclamare «Viva l'ingovernabilità», ma rappresenta in modo contraddittorio sia gli esclusi sia i piccoli capitalisti in crisi. Allora bisogna stanarlo come il Pope Gapon, «stanare la sua ambiguità, stanarlo sui temi del comune, del reddito garantito, della patrimoniale, della rappresentanza». Il fine, naturalmente, è «discutere e agire, rompere e ricostruire».

Più contemporaneo, Sergio Bologna indica riferimenti televisivi per quelle «facce normali» che sono state educate alla politica dalla Gabanelli e che hanno invaso il Parlamento, «perché non vogliono più vivere nel Paese che "Report" ci ha fatto vedere tante volte». Pensa che non ce la faranno ma che non peggioreranno la situazione. Così almeno, si consola,«potrò morire incazzato come sono adesso, ma non di più».

Guarda invece all'Europa Bifo, che dichiara di aver votato M5S come «piccolo contributo per rendere ingovernabile il Paese». Lo ha spinto anche la voglia di «dare un colpo all'Europa delle banche» e di unirsi a chi non vuole pagare il debito. Considera Grillo l'unico argine al degrado definitivo italiano ed è molto soddisfatto che queste elezioni sanciscano la fine dell'Unione europea dominata dal neoliberismo. E se finisse come in Grecia? Bifo non se ne dà troppa pena: «Per dirla con una metafora», ha risposto in un'intervista, «non mi interessa cosa c'è nel sasso, ma quel sasso ha spaccato il vetro».

Le voci che abbiamo fin qui riportato sono tutte di ex dirigenti di Potere operaio. Non è stata una scelta, né un caso. Con l'eccezione di Oreste Scalzone, interessato soprattutto al movimento No-Tav, e di Lanfranco Pace, che dalle pagine de "Il Foglio" ha definito Grillo un paranoico di successo, sono stati i primi a palesare segni di entusiasmo per l'esplosione elettorale dei 5 Stelle.

Ed è curioso che sia proprio la corrente operaista, la più elitaria e colta di quegli anni, a compiacersi maggiormente dell'ascesa del comico e del suo variopinto seguito. Chissà che cosa pensa di questi inaspettati fans eruditi il deputato cittadino Massimo Baroni, quello che era felice per la mancanza di intellettuali nel M5S? Di qua ci sono anni di studio e docenze universitarie, militanze accese ed espulsioni dai partiti tradizionali, febbri insurrezionali e derive spesso rovinose. Di là tanti Vaffa e una teoria degna di Urania compilata dall'ideologo Casaleggio.

Comunque Grillo fa presa anche su altri protagonisti di stagioni concluse. Come Luca Casarini, ad esempio, che ebbe i suoi anni d'oro con i movimenti no-global dei primi anni Duemila, e che oggi ha una piccola agenzia di marketing a Palermo. «Questa botta del Movimento 5 Stelle chiude definitivamente con il Novecento e con l'epoca della rappresentanza dei partiti», ha dichiarato entusiasta al settimanale "Gli Altri".

E, anche se sospetta in Grillo un'ambivalenza che può virare a destra, riesce a vedere in lui qualche tratto della contestazione del G8 di Genova nel 2001. Spinto poi dall'esperienza personale, è l'unico tra i reduci ad apprezzare esplicitamente l'attenzione di Grillo per il lavoro autonomo e il popolo delle partite Iva: «Ha coperto un enorme buco di rappresentanza e di visibilità per queste categorie di nuovi sfruttati, vessati dalle banche e dallo Stato».

C'è infine Piero Bernocchi, un evergreen fondatore dei Cobas, che non ha mai mollato e che si incontra tuttora in manifestazioni e comizi volanti per le strade di Roma. Vuole dialogare con Grillo in modo che acquistino forza gli elementi che ritiene positivi e va fiero che un'esponente dei Cobas sia stata eletta in Sardegna.

Ha detto in un recente convegno: «Sappiamo tutti che gente è: per lo più uscita da poco dalle nostre aree, da sindacati conflittuali, ex della Fiom o di altre organizzazioni. Sono persone che hanno militato nei movimenti dei Beni comuni, in quelli in difesa del territorio. Molte di loro hanno i ruoli più importanti proprio perché hanno più esperienza politica».

Insomma, ognuno di questi irriducibili tira gli atipici abitanti del nuovo panorama politico dalla propria parte. Piperno li vuole fare incontrare con i Centri sociali (piuttosto riottosi al riguardo), Negri vuole includere "le loro singolarità" nella moltitudine, Bifo immagina anche la loro presenza in una grande occupazione di fabbriche e università in tutta Europa, Casarini si aspetta un riscatto delle partite Iva.

Da Parigi, nel suo appartamento sulla rive gauche, Rossana Rossanda, la grande signora della sinistra extraparlamentare degli anni d'oro, che ormai ha lasciato anche il suo "Manifesto" in mani nuove, guarda tutto questo vociare con la distanza dello spazio e degli anni. Giudica senza mezzi termini il movimento di Grillo come «un'armata Brancaleone senza programma», ma è anche lei convinta che qualcosa di buono alla fine rinascerà. Tanto da aver confidato: «La sola ragione per cui mi dispiace di morire è non vederla».

 

negri toniBEPPEGRILLO Franco PipernoGABANELLIsca08 oreste scalzoneLANFRANCO PACE GIANROBERTO CASALEGGIOPiero BernocchiLuca CasariniRossana Rossanda

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni ignazio la russa

DAGOREPORT - LA RISSA CONTINUA DI LA RUSSA - L’ORGOGLIOSA  CELEBRAZIONE DELL’ANNIVERSARIO DELLA FONDAZIONE DEL MOVIMENTO SOCIALE, NUME TUTELARE DEI DELLE RADICI POST-FASCISTE DEI FRATELLINI D'ITALIA, DI SICURO NON AVRÀ FATTO UN GRANCHÉ PIACERE A SUA ALTEZZA, LA REGINA GIORGIA, CHE SI SBATTE COME UN MOULINEX IN EUROPA PER ENTRARE UN SANTO GIORNO NELLE GRAZIE DEMOCRISTIANE DI MERZ E URSULA VON DER LEYEN - DA MESI 'GNAZIO INTIGNA A FAR DISPETTI ALLE SORELLE MELONI CHE NON VOGLIONO METTERSI IN TESTA CHE A MILANO NON COMANDANO I FRATELLI D'ITALIA BENSI' I FRATELLI ROMANO E IGNAZIO LA RUSSA – DALLA SCALATA A MEDIOBANCA ALLA RIFORMA DELLA GIUSTIZIA, DAL CASO GAROFANI-QUIRINALE ALLO SVUOTA-CARCERI NATALIZIO, FINO A PROPORSI COME INTERMEDIARIO TRA I GIORNALISTI DI ‘’REPUBBLICA’’ E ‘’STAMPA’’ E IL MAGNATE GRECO IN NOME DELLA LIBERTÀ D’INFORMAZIONE – L’ULTIMO DISPETTUCCIO DI ‘GNAZIO-STRAZIO ALLA LADY MACBETH DEL COLLE OPPIO… - VIDEO

brunello cucinelli giorgia meloni giuseppe tornatore

A PROPOSITO DI…. TORNATORE – CRISI DEL CINEMA? MA QUALE CRISI! E DA REGISTA TAUMATURGO, NOBILITATO DA UN PREMIO OSCAR, CIAK!, È PASSATO A PETTINARE IL CASHMERE DELLE PECORE DEL SARTO-CESAREO CUCINELLI - MICA UN CAROSELLO DA QUATTRO SOLDI IL SUO “BRUNELLO IL VISIONARIO GARBATO”. NO, MEGA PRODUZIONE CON UN BUDGET DI 10 MILIONI, DISTRIBUITO NELLE SALE DA RAI CINEMA, ALLIETATO DAL MINISTERO DELLA CULTURA CON TAX CREDIT DI 4 MILIONCINI (ALLA FINE PAGA SEMPRE PURE PANTALONE) E DA UN PARTY A CINECITTA' BENEDETTO DALLA PRESENZA DI GIORGIA MELONI E MARIO DRAGHI - ET VOILÀ, ECCO A VOI SUI GRANDI SCHERMI IL “QUO VADIS” DELLA PUBBLICITÀ (OCCULTA) SPACCIATO PER FILM D’AUTORE - DAL CINEPANETTONE AL CINESPOTTONE, NASCE UN NUOVO GENERE, E LA CRISI DELLA SETTIMA ARTE NON C’È PIÙ. PER PEPPUCCIO TORNATORE, VECCHIO O NUOVO, È SEMPRE CINEMA PARADISO…

theodore kyriakou la repubblica mario orfeo gedi

FLASH! – PROCEDE A PASSO SPEDITO L’OPERA DEI DUE EMISSARI DEL GRUPPO ANTENNA SPEDITI IN ITALIA A SPULCIARE I BILANCI DEI GIORNALI E RADIO DEL GRUPPO GEDI (IL CLOSING È PREVISTO PER FINE GENNAIO 2026) - INTANTO, CON UN PO’ DI RITARDO, IL MAGNATE GRECO KYRIAKOU HA COMMISSIONATO A UN ISTITUTO DEMOSCOPICO DI CONDURRE UN’INDAGINE SUL BUSINESS DELLA PUBBLICITÀ TRICOLORE E SULLO SPAZIO POLITICO LASCIATO ANCORA PRIVO DI COPERTURA DAI MEDIA ITALIANI – SONO ALTE LE PREVISIONI CHE DANNO, COME SEGNO DI CONTINUITÀ EDITORIALE, MARIO ORFEO SALDO SUL POSTO DI COMANDO DI ‘’REPUBBLICA’’. DEL RESTO, ALTRA VIA NON C’È PER CONTENERE IL MONTANTE ‘’NERVOSISMO’’ DEI GIORNALISTI…

john elkann lingotto fiat juventus gianni agnelli

A PROPOSITO DI… YAKI – CHI OGGI ACCUSA JOHN ELKANN DI ALTO TRADIMENTO NEL METTERE ALL’ASTA GLI ULTIMI TESORI DI FAMIGLIA (“LA STAMPA” E LA JUVENTUS), SONO GLI STESSI STRUZZI CHE, CON LA TESTA SOTTO LA SABBIA, IGNORARONO CHE NEL FEBBRAIO DEL 2019, SETTE MESI DOPO LA SCOMPARSA DI MARCHIONNE, IL NUMERO UNO DI EXOR E STELLANTIS ABBANDONÒ LA STORICA E SIMBOLICA “PALAZZINA FIAT”, LE CUI MURA RACCONTANO LA STORIA DEL GRUPPO AUTOMOBILISTICO. E SOTTO SILENZIO (O QUASI) L’ANNO DOPO C’ERA STATO LO SVUOTAMENTO DEL LINGOTTO, EX FABBRICA EMBLEMA DELLA FIAT – LA PRECISAZIONE: FONTI VICINE ALLA SOCIETÀ BIANCONERA SMENTISCONO QUALSIVOGLIA TRATTATIVA CON SAUDITI...

giorgia meloni matteo salvini

DAGOREPORT – ESSÌ, STAVOLTA BISOGNA AMMETTERLO: SULLA LEGGE DI BILANCIO MATTEO SALVINI HA PIÙ DI QUALCHE SACROSANTA RAGIONE PER IMPEGNARSI A MORTE NEL SUO RUOLO DI IRRIDUCIBILE SFASCIACARROZZE DELLA MARCHESINA DEL COLLE OPPIO (“IL GOVERNO SONO IO E VOI NON SIETE UN CAZZO!’’) - DIETRO UNA FINANZIARIA MAI COSÌ MICRAGNOSA DI 18 MILIARDI, CHE HA AFFOSSATO CONDONI E PENSIONI CARI A SALVINI, L’OBIETTIVO DELLA DUCETTA È DI USCIRE CON UN ANNO IN ANTICIPO DALLA PROCEDURA DI INFRAZIONE PER DEFICIT ECCESSIVO ATTIVATA DALL'EUROPA NEL 2024. COSÌ SARÀ LIBERA E BELLA PER TRAVESTIRSI DA BEFANA PER LA FINANZIARIA 2026 CHE SARÀ RICCA DI DEFICIT, SPESE E "MENO TASSE PER TUTTI!", PROPRIO IN PERFETTA COINCIDENZA CON LE ELEZIONI POLITICHE 2027 – OVVIAMENTE LA “BEFANA MELONI” SI PRENDERÀ TUTTO IL MERITO DELLA CUCCAGNA, ALLA FACCIA DI LEGA E FORZA ITALIA…