DOPO HOLLANDE: TORNATE, TUTTO È PERDONATO! - IN FRANCIA È TEMPO DI “REVANCHE” PER I DUE BIDONATI SARKÒ E DSK

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2 - IN FRANCIA SCOPPIA LA "SARKOZYMANIA" L'EX PRESIDENTE PREPARA LA RIVINCITA
Anais Ginori per "la Repubblica"

Come ai vecchi tempi, uguale a se stesso. Quando, alle cinque di pomeriggio, Nicolas Sarkozy arriva in rue de Vaugirard cerca subito il bagno di folla, stringe mani e ringrazia i militanti. «Nicolas reviens! » è il nuovo slogan stampato su borse, spille e magliette in vendita tra i giovani dell'Ump. Sarà il tormentone dei prossimi giorni, mesi, anni. Pochi infatti dubitano dell'intenzione dell'ex Presidente di voler tornare alla politica, assaporando una rivincita sul rivale François Hollande. Ma le prossime elezioni presidenziali sono nel lontano 2017 e la priorità, adesso, è non bruciare la popolarità ritrovata del capo carismatico, almeno nel popolo di destra che si sente ancora orfano.

E dunque Sarkozy dice e non dice, alimenta una sapiente ambiguità sulle sue intenzioni. «Questo non è il mio ritorno politico» cinguetta su Twitter, prima di aggiungere: «Potrete contare su di me, ogni volta che ce ne sarà bisogno». Il conto del social network è stato riattivato per l'occasione: era rimasto fermo al 6 maggio 2012, sera della disfatta e della pubblica promessa di "farsi da parte".

In mezzo però c'è stato il rapido disamore dei francesi per il nuovo inquilino socialista dell'Eliseo, la crisi economica incalzante, le lotte fratricide all'interno dell'Ump, e soprattutto le tante rogne giudiziarie che sono piovute addosso all'ex Presidente. Dalle presunte mazzette estorte all'anziana miliardaria Liliane Bettencourt al risarcimento record concesso all'imprenditore Bernard Tapie, sono tante le inchieste in corso. Sarkozy deve anche vedersela con indagini su presunti finanziamenti ricevuti da Gheddafi, attraverso un losco intermediario, e su costi eccessivi dei sondaggi commissionati mentre era capo di Stato.

Ma è la sentenza della Consulta, che venerdì scorso ha bocciato i suoi conti elettorali, cancellando 11 milioni di euro in rimborsi all'Ump, ad averlo stanato definitivamente dopo l'anno di silenzio. «Una decisione grave, che non ha precedenti nella storia della Quinta
Repubblica» ha tuonato Sarkozy tornato in assetto di guerra, atteggiamento che predilige.

«Rispettare le istituzioni, non significa accettarne tutte le decisioni» ha continuato ancora Sarkozy, sempre su Twitter, rispondendo indirettamente a François Hollande, che nei giorni scorsi gli aveva chiesto di non criticare la decisione dei Saggi. «Sarebbe indecente parlare oggi delle prossime presidenziali - ha commentato - mentre i francesi stanno
soffrendo».

La tempistica è quasi tutto in politica e i fedelissimi giurano che Sarkozy sperava di poter aspettare almeno fino all'estate 2014 prima di ributtarsi nell'agone. «Non avere fretta» ha scritto Le Figaro in un editoriale-appello. Tra i saggi che hanno bocciato le spese elettorali di Sarkozy ci sono anche gli ex Presidenti Valery Giscard d'Estaing e Jacques Chirac.

Sarkozy deve combattere, insomma, contro una vecchia guardia del partito che non lo ha mai amato, e contro nuovi rivali: gli ex premier François Fillon e Alain Juppé, entrambi possibili candidati. Secondo gli ultimi sondaggi, può contare sul sostegno dell'83% dei militanti, ma il 60% dei francesi preferirebbe che il giovane "pensionato" - ha solo 58 anni - si dedicasse ad altro. Di certo, la sua improvvisa uscita di scena ha lasciato finora un vuoto, colmato in parte dal successo dell'estrema destra di Marine Le Pen che ieri ha accusato Sarkozy di aver organizzato uno "spettacolo grottesco".

La colletta su Internet che l'Ump ha lanciato subito dopo la batosta della Consulta ha già portato nelle casse oltre 2,5 milioni di donazioni private. Un altro segnale che rincuora l'ex Presidente. «Il nostro capo è di nuovo qui» scandivano ieri i militanti. Ancora un po' di pazienza.


3 - SARKOZY: "LA MIA RENTRÉE? IL POPOLO SOFFRE, INDECENTE PARLARNE"
Alberto Mattioli per "la Stampa"

C'è una crisi? E' subito superSarkò. Ieri è stato il giorno del suo grande ritorno, a furor di popolo e di conti in rosso. Probabilmente, Nicolas Sarkozy avrebbe preferito aspettare ancora prima di ridiscendere in campo con le Presidenziali del 2017 e la rivincita nel mirino. Ma ha dovuto anticipare dopo che il Consiglio costituzionale, di cui peraltro fa parte come ex Presidente, ha bocciato i suoi conti di campagna (quella dell'anno scorso) perché aveva messo a carico dell'Eliseo le spese di un comizio elettorale. Verdetto: 11 milioni di euro di rimborsi tagliati all'Ump, il suo partito, già sommerso dai debiti.

Sarkò prima ha annunciato che si dimetteva dal Consiglio (ma non può farlo), poi ha lanciato una raccolta di fondi, subito ribattezzata Sarkothon, e infine si è appalesato nella sede del partito per arringarne i cacicchi. La messa in scena, come sempre con Sarkozy, è stata perfetta. Fuori, l'ex Presidente è stato accolto come un messia dalla folla dei fan e, dentro, con qualche preoccupazione dai «ténors» dell'Ump, almeno da quelli che nel ‘17 si vedono bene nei panni di candidato della destra.

Lui, bravissimo, ha fatto il padre della patria, ha accuratamente evitato di dire se pensa o no di ricandidarsi («Non è la mia rentrée politica - ah no? -, sarebbe indecente parlare di candidature quando i francesi soffrono») e l'ha presa molto dall'alto, concionando di Europa e di massimi sistemi. I fedelissimi sembravano impazziti («Nico-las! Ni-co-las!»), i media pure: le tivù all news hanno seguito la Sarkomobile con le telecamere montate sulle moto come si fa, di solito, con il Presidente appena eletto, non con quello trombato. Insomma, rieccolo. «Non sentirete più parlare di me», aveva giurato nella notte della disfatta.


4 - STRAUSS-KAHN, E I FRANCESI CI RIPENSANO: "CHE GRANDE ECONOMISTA"
Alberto Mattioli per "la Stampa"

Nemmeno i suoi migliori amici, quei pochi che gli sono rimasti, potrebbero dire che è puro come un giglio dei campi. Però per la legge Dominique Strauss-Kahn è pulito. Sarà anche il maniaco dei due mondi, ma in carcere non tornerà più. Tutte le inchieste che lo riguardavano, in America e in Francia, sono archiviate o prescritte. Da un punto di vista morale, poi, se Dsk ha peccato ha pagato.

Da quel 14 maggio 2011 nella suite 2806 del Sofitel di New York, ha perso il lavoro, la casa, la moglie e la faccia. E' diventato il nemico pubblico numero uno di tutte le femministe del mondo, il reietto della République, il paria «global». Le sue bizzarre pratiche sessuali sono le più commentate del mondo. Una scrittrice ha potuto definirlo in un libro «mezzo uomo mezzo maiale», e ancora un po' si offendevano i maiali.

E tuttavia, rieccolo. Non potendo più fare politica, fa conferenze per spiegare ai politici come dovrebbero farla. La redenzione (quasi) finale, Dsk l'ha messa a segno di recente, convocato dalla Commissione del Senato sull'evasione fiscale. E' entrato al Palazzo del Lussemburgo da un ingresso nascosto. Ma poi è salito in cattedra. «Non credo che i suoi eccessi abbiano alterato le sue competenze intellettuali. Alla peggio, gli hanno ossigenato il cervello», ha commentato ammirata una senatrice centrista.

Il prof. Strauss-Kahn ha perfino preso in giro Hollande, che in campagna elettorale strillava che «il nemico è la finanza». «Incriminare la finanza del disastro economico che viviamo ha sentenziato - per me ha la stessa pertinenza che incriminare l'industria dell'auto quando si parla dei morti sulla strada». Salvo poi chiosare Keynes: «Gli spiriti animali esistono» (un po' autobiografico, forse?). Certo, meglio gli ori del Lussemburgo che lo Spielberg di Rikers Island. La fortuna, spiegavano i moralisti medievali, è una ruota che gira.

 

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