IL ‘’TRIBUTO’’ DI TREMONTI - GIULIETTO NOSTRO TENNE IN PIEDI IL “SISTEMA SAGGESE” - UNA NORMA INSERITA NEL DECRETO FISCALE DEL 2010 SALVO’ “TRIBUTI ITALIA” DALLA BANCAROTTA E LA SOCIETA’ CONTINUO’ A RISCUOTERE LE TASSE NONOSTANTE LA PROCEDURA DI CANCELLAZIONE DALL’ALBO - CONNIVENZE E COPERTURE AD ALTISSIMO LIVELLO - NEL 1999 LA PRIMA DENUNCIA PER FRODE (IL DIFENSORE ERA GHEDINI!) - SPESI 6 MILIONI PER GLI AVVOCATI: SOLDI DEI CITTADINI?...

Sara Nicoli per il "Fatto quotidiano"

L'hanno chiamato il "sistema Saggese". E non tanto per l'enorme "privatizzazione" di denaro pubblico che l'ad di Tributi Italia, appunto, Giuseppe Saggese, è riuscito a mettere insieme nel corso di tutta l'onorata carriera. È il reticolo di connivenze e protezioni politiche che ha avuto la società negli anni a rappresentare un vero "scandalo nello scandalo" più volte denunciato in sede parlamentare e sempre - puntualmente - coperto.

O lasciato cadere nel nulla come le risposte alle quattro interrogazioni parlamentari che i Radicali hanno presentato nel corso di tre anni e che hanno avuto un'unica - insoddisfacente - risposta quando ormai il governo Berlusconi era sull'orlo dell'abisso (20 giugno 2011). Ovviamente, non è un caso.

Val la pena di ricostruire alcuni passaggi parlamentari, di cui la Tributi Italia è stata protagonista, per dare il senso del vischioso sistema di connivenze eretto a difesa della società da parte del governo Berlusconi. Il primo avvenimento, d'altra parte, è stato eclatante. E ha riguardato una vera e propria norma "ad aziendam" (non a caso ribattezzata "norma Tributitalia"), inserita nel decreto fiscale 2010, firmato dal ministro Tremonti, che ha consentito alla società di Saggese di utilizzare la legge Marzano per il concordato delle grandi imprese in crisi (la stessa procedura utilizzata per Alitalia, giusto per capire le dimensioni).

Era l'articolo 3, comma 3 del provvedimento, grazie al quale Tributi Italia ha avuto accesso alle procedure di ristrutturazione economica e finanziaria, evitando la bancarotta e continuando a svolgere attività di accertamento e riscossione dei tributi locali. In più di 400 comuni.

La parte più scottante del comma è infatti quella in cui si dispone "la persistenza delle convenzioni vigenti con gli enti locali immediatamente prima della data di cancellazione dall'albo": Tributi Italia, infatti, aveva in corso una procedura di cancellazione che, però, come ha ricordato anche ieri Rita Bernardini, ha avuto un iter molto lungo e sofferto in commissione Finanze di Montecitorio.

Come già abbiamo ricordato nell'interrogazione del 13 aprile del 2010 - racconta la Bernardini - c'erano persone interne alla commissione di sorveglianza sugli enti di riscossione, che faceva gli interessi diretti della famiglia Saggese". E non solo lì, certo. Il dicastero dell'Economia era retto da Giulio Tremonti, componente anche della commissione Finanze della Camera dove, tuttavia, non andava mai, visto che il lavoro vero di calendarizzazione delle discussioni (quello più delicato per stabilire le priorità) era nelle mani del presidente Gianfranco Conte, anche lui Pdl.

Fin qui, in apparenza, nulla di strano. Ma è leggendo i resoconti dei lavori nella Commissione, come d'altra parte, i verbali delle riunioni tenute al ministero dell'Economia e delle Finanze della Commissione che gestisce l'albo dei riscossori che si scopre come sia stato tortuoso il cammino per la cancellazione dall'albo di Tributi Italia. E che l'Anci, l'associazione dei Comuni, non è sempre stata presente alle riunioni dell'Anacap (l'associazione di categoria dei riscossori).

E che - soprattutto - tra i componenti di quest'ultima, che ha voce in capitolo sulla cancellazione, ci fosse Pietro Di Benedetto che fa l'avvocato e difende proprio Tributi Italia. L'avvocato di famiglia successore del primo, storico legale della società dall'epoca della prima denuncia per frode, datata 1999: Niccolò Ghedini. Fino al 2010, la società aveva speso non meno di 6 milioni di euro (come si legge nell'interrogazione parlamentare del 2010) per pagare i suoi consulenti legali. Tasse dei cittadini?

Alla luce degli ultimi fatti, la domanda è più che lecita. Insomma, quel fiume di denaro che anno dopo anno scompariva dopo essere stato prelevato dalle tasche dei contribuenti, era un po' sotto gli occhi di tutti. Ma il "sistema Saggese" proteggeva la società, in barba alle richieste di indagini ispettive e trasmissione degli atti alla Corte dei conti, come minacciato da Idv e Radicali, per configurare un danno erariale.

"Volevamo uno strumento legislativo che potesse garantire innanzitutto i cittadini contribuenti - sostiene infine la parlamentare radicale - perché non è fallita solo Tributi Italia, è fallito un intero sistema. Il sistema della riscossione dei tributi va ora ripensato in modo da assicurare l'interesse generale".

 

GIULIO TREMONTI SAGGESESILVIO BERLUSCONI Rita BernardiniNICOLO GHEDINI

Ultimi Dagoreport

berlusconi john elkann

FLASH! – “AHI, SERVA ITALIA, DI DOLORE OSTELLO...”: DA QUALE FANTASTICA IPOCRISIA SPUNTA LA FRASE “MESSA IN PROVA” PER LIQUIDARE IL PATTEGGIAMENTO DI JOHN ELKANN, CONDANNATO A 10 MESI DI LAVORO DAI SALESIANI? - QUANDO TOCCÒ AL REIETTO SILVIO BERLUSCONI DI PATTEGGIARE CON LA GIUSTIZIA, CONDANNATO A UN ANNO DI LAVORO PRESSO UN OSPIZIO DI COLOGNO MONZESE, A NESSUNO VENNE IN MENTE DI TIRARE FUORI LA FRASE “MESSA IN PROVA”, MA TUTTI TRANQUILLAMENTE SCRISSERO: “SERVIZI SOCIALI”…

bomba doha qatar trump netanyahu epstein ghislaine maxwell

DAGOREPORT - COME MAI DONALD TRUMP,  PRESIDENTE DELLA PIÙ GRANDE POTENZA PLANETARIA, NON È NELLE CONDIZIONI DI COMANDARE SUL PREMIER ISRAELIANO BENJAMIN NETANYAHU? - COME E' RIUSCITO "BIBI" A COSTRINGERE L’IDIOTA DELLA CASA BIANCA A NEGARE PUBBLICAMENTE DI ESSERE STATO PREAVVISATO DA GERUSALEMME DELL'ATTACCO CONTRO ALTI ESPONENTI DI HAMAS RIUNITI A DOHA? - DATO CHE IL QATAR OSPITA LA PIÙ GRANDE BASE AMERICANA DEL MEDIO ORIENTE, COME MAI LE BOMBE SGANCIATE VIA DRONI SUI VERTICI DI HAMAS RIUNITI A DOHA SONO RIUSCITE A PENETRARE IL SISTEMA ANTIMISSILISTICO IRON DOME ('CUPOLA DI FERRO') DI CUI È BEN DOTATA LA BASE AMERICANA? - TRUMP ERA STATO OVVIAMENTE AVVISATO DELL’ATTACCO MA, PUR CONTRARIO A UN BOMBARDAMENTO IN CASA DI UN ALLEATO, TUTTO QUELLO CHE HA POTUTO FARE È STATO DI SPIFFERARLO ALL’EMIRO DEL QATAR, TAMIN AL-THANI - SECONDO UNA TEORIA COMPLOTTISTICA, SOSTENUTA ANCHE DAL MOVIMENTO MAGA, NETANYAHU AVREBBE IN CASSAFORTE UN RICCO DOSSIER RICATTATORIO SUI SOLLAZZI SESSUALI DI TRUMP, FORNITO ALL’EPOCA DA UN AGENTE DEL MOSSAD ''SOTTO COPERTURA'' IN USA, TALE JEFFREY EPSTEIN...

giorgia meloni matteo salvini adolfo urso abodi giorgetti tajani giorgio armani

UN PO’ PIU’ DI RISPETTO SE LO MERITAVA GIORGIO ARMANI DA PARTE DEL GOVERNO – SOLO IL MINISTRO DELL’UNIVERSITA’, ANNA MARIA BERNINI, HA RESO OMAGGIO ALL’ITALIANO PIU’ CONOSCIUTO AL MONDO RECANDOSI ALLA CAMERA ARDENTE DOVE, TRA SABATO E DOMENICA, SONO SFILATE BEN 16 MILA PERSONE - EPPURE MILANO E’ A DUE PASSI DA MONZA, DOVE IERI ERA PRESENTE AL GP, OLTRE AL VICEPREMIER MATTEO SALVINI, IL MINISTRO DELLO SPORT ANDREA ABODI, SMEMORATO DEL PROFONDO LEGAME DELLO STILISTA CON BASKET, CALCIO, TENNIS E SCI - A 54 KM DA MILANO, CERNOBBIO HA OSPITATO NEL WEEKEND TAJANI, PICHETTO FRATIN, PIANTEDOSI, CALDERONE E SOPRATTUTTO ADOLFO URSO, MINISTRO DEL MADE IN ITALY, DI CUI ARMANI E’ L’ICONA PIU’ SPLENDENTE – E IGNAZIO LA RUSSA, SECONDA CARICA DELLO STATO, DOMENICA ERA A LA SPEZIA A PARLARE DI ''PATRIOTI'' AL DI LA’ DI RITUALI POST E DI ARTICOLETTI (MELONI SUL “CORRIERE”), UN OMAGGIO DI PERSONA LO MERITAVA TUTTO DAL GOVERNO DI CENTRODESTRA PERCHE’ ARMANI E’ STATO UN VERO “PATRIOTA”, AVENDO SEMPRE PRESERVATO L’ITALIANITA’ DEL SUO IMPERO RIFIUTANDO LE AVANCES DI CAPITALI STRANIERI…