mattarella renzi grasso padoan

TUTTI AL COLLE - TRAMONTA L'IPOTESI DI UN REINCARICO A RENZI STESSO, CONTRO CUI L'OPPOSIZIONE GIÀ FACEVA RULLARE I TAMBURI MINACCIANDO RISPOSTE FORTI IN PARLAMENTO E NEL PAESE. A QUANTO PARE, NON CI SARÀ BISOGNO

Ugo Magri per “la Stampa”

renzi mattarellarenzi mattarella

 

Il lungo addio di Renzi si è consumato ieri alle 19, dopo la terza visita al Colle. Si è presentato davanti alle telecamere Ugo Zampetti, segretario generale del Quirinale, e ha letto il comunicato che chiude questa pagina di storia italiana: le dimissioni del premier accettate «con riserva», dopo aver preso atto del voto in mattinata sulla legge di stabilità.

 

Renzi resterà a Palazzo Chigi «per gli affari correnti» fintanto che Mattarella non avrà individuato il suo successore. La caccia inizierà stasera con le consultazioni iniziando da Grasso, presidente del Senato, proprio lui che molti vedrebbero su misura per guidare un «governo istituzionale». Poi Boldrini e quindi Napolitano, nella sua veste di Presidente «emerito».

 

mattarella renzi 7mattarella renzi 7

Da domani mattina una estenuante maratona di colloqui, ben 25 nell' arco di due giorni che Mattarella si sobbarcherà con lo scrupolo di non lasciare fuori nessuno, nemmeno quell' Unione Sudamericana Emigrati Italiani di cui alzi la mano chi conosceva l' esistenza. Unica peculiarità: i partiti piccoli avranno 20 minuti per esprimersi; mezz' ora le forze intermedie tipo Fratelli d' Italia, Lega o Ap; un' ora intera i tre gruppi che più contano nel cerimoniale quirinalizio, cioè Forza Italia, M5S e Pd.

 

Lo schema sembra quello solito delle 62 crisi di governo in settant' anni di Repubblica, eppure dietro questo «tour de force» si può leggere una logica politica: arrivare sabato pomeriggio all' ultimo colloquio, con la delegazione Democratica, avendo chiaro se la strada del governo con tutti dentro, del grande «embrassons-nous» è praticabile o meno. E da lì passare oltre.

mattarella renzimattarella renzi

 

Clima «disteso» L' aspetto curioso è che di quella folta delegazione Pd non farà parte Renzi, ma i due capigruppo, un vicesegretario (Guerini) e il presidente del partito (Orfini). Sgarberia gratuita verso il Capo dello Stato? Neanche per sogno, assicurano sul Colle, questa è la prassi, Mattarella non se l' è presa affatto, e comunque a lui interessa la sostanza.

 

Che invece è buona, soprattutto dopo la conversazione serale con Renzi: quaranta minuti, di cui già le prime battute sono state sufficienti a dissipare le tensioni del giorno prima. S' è chiarito che il Presidente non ce l' aveva con nessuno in particolare quando aveva bloccato la corsa precipitosa alle urne, e in ogni caso non aveva in mente soltanto il premier perché lo slogan «elezioni subito» accomuna tutte le opposizioni (addirittura Salvini annuncia una manifestazione di piazza il 17 dicembre). A sua volta Renzi ha preso atto che sono solo seminatori di zizzania quanti gli sussurrano nell' orecchio che Mattarella trama con i suoi concorrenti interni del Pd, per cucinarlo con vecchia tecnica democristiana.

MATTEO ORFINI SPERNACCHIATO DAI CITTADINI NEL QUARTIERE GIARDINETTIMATTEO ORFINI SPERNACCHIATO DAI CITTADINI NEL QUARTIERE GIARDINETTI

 

Ordinatamente al voto Ristabilito il sereno, il Presidente ha toccato con mano che i margini di soluzione della crisi non sono più così stretti come si poteva temere. L' atteggiamento di Renzi viene definito «aperto» da quanti sono al corrente del colloquio. Nessuna richiesta perentoria di correre a rotta di collo verso le elezioni anticipate, prima ancora che la Corte costituzionale abbia chiarito con quale legge voteremo.

 

LORENZO GUERINILORENZO GUERINI

E a questo proposito si infittiscono le voci secondo cui la Consulta, quando si pronuncerà il 24 gennaio, potrebbe porre il Parlamento dinanzi all' urgenza di coordinare i sistemi elettorali della Camera e del Senato, che oggi fanno a pugni. In quel caso si renderebbe necessaria una legge apposita, impossibile dunque mettere scadenze. Insomma: se nelle consultazioni matureranno le larghe intese, da lunedì Mattarella si muoverà lungo questa pista.

 

Altrimenti potrà cercare un candidato nel mondo renziano, qualcuno di cui Matteo non tema i colpi bassi, per un governo che si muova nella cornice della maggioranza attuale (nel voto di fiducia a Palazzo Madama si è confermata tale con 173 voti contro 108). Tramonta l' ipotesi di un reincarico a Renzi stesso, contro cui l' opposizione già faceva rullare i tamburi minacciando risposte forti in Parlamento e nel paese. A quanto pare, non ci sarà bisogno.

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni matteo salvini adolfo urso abodi giorgetti tajani giorgio armani

UN PO’ PIU’ DI RISPETTO SE LO MERITAVA GIORGIO ARMANI DA PARTE DEL GOVERNO – SOLO IL MINISTRO DELL’UNIVERSITA’, ANNA MARIA BERNINI, HA RESO OMAGGIO ALL’ITALIANO PIU’ CONOSCIUTO AL MONDO RECANDOSI ALLA CAMERA ARDENTE DOVE, TRA SABATO E DOMENICA, SONO SFILATE BEN 16 MILA PERSONE - EPPURE MILANO E’ A DUE PASSI DA MONZA, DOVE IERI ERA PRESENTE AL GP, OLTRE AL VICEPREMIER MATTEO SALVINI, IL MINISTRO DELLO SPORT ANDREA ABODI, SMEMORATO DEL PROFONDO LEGAME DELLO STILISTA CON BASKET, CALCIO, TENNIS E SCI - A 54 KM DA MILANO, CERNOBBIO HA OSPITATO NEL WEEKEND TAJANI, PICHETTO FRATIN, PIANTEDOSI, CALDERONE E SOPRATTUTTO ADOLFO URSO, MINISTRO DEL MADE IN ITALY, DI CUI ARMANI E’ L’ICONA PIU’ SPLENDENTE – E IGNAZIO LA RUSSA, SECONDA CARICA DELLO STATO, DOMENICA ERA A LA SPEZIA A PARLARE DI ''PATRIOTI'' AL DI LA’ DI RITUALI POST E DI ARTICOLETTI (MELONI SUL “CORRIERE”), UN OMAGGIO DI PERSONA LO MERITAVA TUTTO DAL GOVERNO DI CENTRODESTRA PERCHE’ ARMANI E’ STATO UN VERO “PATRIOTA”, AVENDO SEMPRE PRESERVATO L’ITALIANITA’ DEL SUO IMPERO RIFIUTANDO LE AVANCES DI CAPITALI STRANIERI…

giorgia meloni mantovano alfredo giovanbattista fazzolari gian marco chiocci rossi

DAGOREPORT - CHI AVEVA UN OBIETTIVO INTERESSE DI BRUCIARE IL DESIDERIO DI GIORGIA MELONI, PIÙ VOLTE CONFIDATO AI SUOI PIÙ STRETTI COLLABORATORI, DI ARRUOLARE L’INGOMBRANTE GIAN MARCO CHIOCCI COME PORTAVOCE? - IN BARBA ALLA DIFFIDENZA DEI VARI SCURTI, FAZZOLARI E MANTOVANO, FU L’UNDERDOG DE’ NOANTRI A IMPORRE FORTISSIMAMENTE (“DI LUI MI FIDO”) COME DIRETTORE DEL TG1 L’INTRAPRENDENTE CHIOCCI, DOTATO DI UNA RETE RELAZIONALE RADICATA IN TUTTE LE DIREZIONI, DAL MONDO DELLA SINISTRA ALL’INTELLIGENCE DI DESTRA - BEN CONOSCENDO IL CARATTERINO DELL’EX DIRETTORE DE “IL TEMPO” E ADNKRONOS, BEN LONTANO DALLA DISPONIBILITÀ AD ACCETTARE ORDINI E DINIEGHI, OCCORREVA CORRERE AI RIPARI PRIMA CHE LA SGARBATELLA PROCEDESSE ALL’INFELICE NOMINA, FACENDO CIRCOLARE LA VOCE DEL SUO TRASLOCO DALLA DIREZIONE DEL TG1 A BRACCIO MEDIATICO DELLA PREMIER - NEL CASO, SEMPRE PIÙ LONTANO, DI VEDERE CHIOCCI A PALAZZO CHIGI, ALLORA VORRÀ DIRE CHE L’EQUILIBRIO DI POTERI ALL’INTERNO DELLA FIAMMA MAGICA È FINITO DAVVERO IN FRANTUMI...

marcello viola alberto nagel giorgia meloni francesco gaetano caltagirone luigi lovaglio mps mediobanca piazza affari

DAGOREPORT - MEDIOSBANCA! I GIOCHI ANCORA NON SONO FATTI. E LE PREMESSE PER UN FUTURO DISASTRO SONO GIÀ TUTTE SUL TAVOLO - AL DI LÀ DELLE DECISIONI CHE PRENDERÀ LA PROCURA DI MILANO SUL PRESUNTO “CONCERTO” DEL QUARTETTO CALTA-GIORGETTI-LOVAGLIO-MILLERI NELLA PRIVATIZZAZIONE DEL 15% DI MPS, IL PROGETTO TANTO AUSPICATO DA GIORGIA MELONI DI DARE VITA A UN TERZO POLO BANCARIO, INTEGRANDO MPS, BPM E MEDIOBANCA, SI È INCAGLIATO DI BRUTTO: LO VUOLE SOLO FRATELLI D’ITALIA MENTRE FORZA ITALIA SE NE FREGA E LA LEGA E' CONTRO, SAPENDO BENISSIMO CHE L’OBIETTIVO VERO DEL RISIKONE BANCARIO È QUEL 13% DI GENERALI, IN PANCIA A MEDIOBANCA, NECESSARIO PER LA CONQUISTA CALTAGIRONESCA DEL LEONE DI TRIESTE - AL GELO SCESO DA TEMPO TRA CALTA E CASTAGNA (BPM) SI AGGIUNGE IL CONFLITTO DI CALTA CON LOVAGLIO (MPS) CHE RISCHIA DI ESSERE FATTO FUORI PER ‘’INSUBORDINAZIONE’’ - ANCHE LA ROSA DEI PAPABILI PER I NUOVI VERTICI DI MEDIOBANCA PERDE PETALI: MICILLO HA RIFIUTATO E VITTORIO GRILLI NON È INTERESSATO - LA BOCCIATURA DELL’OPERAZIONE DI FITCH, CHE VALUTA MPS CON UN RATING PIÙ BASSO RISPETTO A MEDIOBANCA - LAST BUT NOT LEAST: È SENZA FINE LO SCONTRO TRA GLI 8 EREDI DEL VECCHIO E IL CEO MILLERI, PARTNER DEVOTO DI CALTARICCONE…