elezioni sicilia candidati

INCUBO SICULO –  IL PD RISCHIA DI ARRIVARE QUARTO DOPO CLAUDIO FAVA (BERSANI E D’ALEMA) – TESTA A TESTA FRA CENTRODESTRA (MUSUMECI) E M5S (CANCELLERI) - GLI ANTI RENZIANI SI PREPARANO A FARE IL CULO AL DUCETTO: IL VOTO HA VALENZA NAZIONALE (CHI VINCE IN SICILIA, POI VINCE PALAZZO CHIGI)

1. TESTA A TESTA TRA CENTRO DESTRA E M5S

Roberto Biorcio e Fabio Bordignon per “la Repubblica”

 

Una partita a due: tra il candidato del centro-destra unito, Nello Musumeci, e Giancarlo Cancelleri, volto del M5s isolano. Così si presenta, in Sicilia, la corsa alla successione di Rosario Crocetta, che lascia alle proprie spalle sentimenti di profonda insoddisfazione. E una evidente domanda di cambiamento, che sembra penalizzare soprattutto il candidato del Pd e dei "centristi", Fabrizio Micari, insidiato dall' esponente della sinistra Claudio Fava. È quanto emerge dal sondaggio realizzato da Demos, su un campione di 1000 elettori siciliani, a due settimane dalle Regionali.

 

BEPPE GRILLO GIANCARLO CANCELLERI

Se davvero, come si è detto negli ultimi mesi, il voto siciliano costituisce una anteprima (e una anticipazione) del voto nazionale, l' orizzonte, per il centro- sinistra, e per il Pd in particolare, è molto grigio.

 

La conferma, anche su base regionale, di un assetto tripolare, combinata alla frattura apertasi tra il partito di Renzi e le forze alla sua sinistra, sembra mettere sostanzialmente fuorigioco il centro-sinistra. Per converso, il centro-destra, come già avvenuto in molti contesti, alle amministrative della scorsa primavera, sembra favorito dalla creazione di una coalizione che ha il suo candidato in pole position, con una stima del 35,5%. Attorno al nome di Nello Musumeci è stato siglato l' accordo di Fratelli d' Italia e Noi con Salvini con Forza Italia.

nello musumeci

 

Il blocco di centro-destra torna così ad essere altamente competitivo in una regione nella quale, durante la Seconda Repubblica, ha ricoperto un ruolo quasi egemonico. E nella quale Berlusconi resta ancora, tutt' oggi, il più apprezzato, tra i leader dei principali partiti (38%). Musumeci ottiene naturalmente consensi molto elevati fra gli intervistati di destra e di centrodestra, soprattutto nella parte orientale dell' isola.

 

La distanza rispetto al M5s è, però, molto ridotta, al punto da rendere del tutto aperta, ad oggi, la corsa verso Palazzo d' Orléans. Cancelleri riesce ad avere molti più consensi di Musumeci soprattutto fra le generazioni più giovani e fra gli elettori che si collocano fra la sinistra e il centrosinistra. Del resto, oltre lo Stretto, attraversato a nuoto da Grillo alla vigilia delle Regionali 2012, il M5s ha costruito una sua roccaforte: alle politiche nell' anno successivo, proprio in Sicilia aveva ottenuto la percentuale più elevata (33%).

 

BOSCHI CON FABRIZIO MICARI

Nella regione si collocano, d' altra parte, molti municipi a 5 stelle (da Bagheria a Ragusa, da Porto Empedocle ad Augusta). Dopo la parziale flessione delle Europee, Cancelleri sembra poter così riportare il M5s sui livelli del 2013: le stime di Demos lo collocano al 33.2, a due soli punti da Musumeci.

 

Molto staccato, con il 15,7%, troviamo Fabrizio Micari. La candidatura del rettore di Palermo, sostenuta dal Pd e dall' intesa (anche in prospettiva nazionale) con Alfano, sembra scontare almeno tre problemi. In primo luogo, l' eredità dell' amministrazione uscente, sulla quale pesa il giudizio negativo di molti elettori siciliani (78%). In secondo luogo, la limitata notorietà dell' aspirante governatore, che oltre un terzo degli intervistati ammette di non conoscere. Infine, la presenza di una candidatura forte alla sua sinistra.

 

claudio fava (2)

Claudio Fava ha saputo riunire sotto un' unica lista (Centopassi) la complessa galassia delle formazioni di sinistra. La notorietà di cui dispone, consente peraltro a Fava di andare "oltre" il perimetro delle forze che lo sostengono. E proprio ai danni di Micari: circa uno su cinque, tra i potenziali elettori (siciliani) del Pd alle elezioni politiche, indica Fava come proprio governatore. La distanza tra i candidati delle "due sinistre" è così di appena un paio di punti, tali da non escludere un sorpasso che avrebbe del clamoroso.

 

L' ultimo scorcio di campagna elettorale potrebbe naturalmente spostare, in modo significativo, gli equilibri registrati dai sondaggi. Se confermati, essi creerebbero tuttavia non pochi problemi al Pd, e a Renzi, nel percorso che porta alle politiche 2018. Mentre un successo rilancerebbe le quotazioni del centro-destra e del M5s - e in particolare del vincitore - in chiave nazionale. Con una ulteriore, pesante incognita, per tutti i contendenti: la possibilità di una assemblea "ingovernabile", priva di una maggioranza operativa.

 

2. L' INCUBO DEL TRACOLLO SPAVENTA I DEM

Emanuele Lauria per “la Repubblica

 

BEPPE GRILLO NUOTA NELLO STRETTO DI MESSINA

La resa dei conti a sinistra, in Sicilia, è già cominciata. Quando mancano 17 giorni al voto ormai in pochi, nel Pd e nei partiti alleati, è disposto a scommettere su una vittoria del rettore Fabrizio Micari. E la possibilità di un sorpasso di Claudio Fava, il candidato governatore sostenuto da Mdp e Si per il quale due volte Massimo D' Alema è venuto a comiziare nell' isola, accende le polveri.

 

Fava lo dice chiaramente: «Non sono sceso in campo per mero spirito di testimonianza e so di potere superare il rappresentante del Pd. Credo anzi che il voto disgiunto, che non tutti gli interpellati ammettono nei sondaggi, finirà per premiarmi. Detto ciò, è evidente che i numeri delle rilevazioni fatte sinora, se confermati, pongono un grosso problema di leadership per Renzi. E demoliscono il suo modello di partito- nazione, la sua presunzione di autosufficienza».

 

dalema bersani

La sensazione è quella di un rovescio incombente con strascichi nazionali. I renziani provano a serrare le file, a recuperare voti proprio a sinistra: non a caso nei prossimi giorni sbarcherà in Sicilia, per una manifestazione al fianco di Micari, pure Luciano Violante. «Stiamo cercando altre figure rappresentative di quell' area », confida un esponente di governo molto vicino all' ex premier. Poi toccherà a lui, a Matteo Renzi, fare l' ultima puntata in un' isola sulla quale già un anno fa, in occasione del referendum, aveva riposto grandi speranze, per ricevere in cambio l' amarezza di una valanga di No. Renzi ha già messo le mani avanti: «Le elezioni in Sicilia, per quanto importanti, restano un fatto locale».

 

ANDREA ORLANDO

Non la pensano così gli uomini di Andrea Orlando: «Non vogliamo mettere in discussione la segreteria - dice il deputato Andrea Berretta, coordinatore siciliano degli orlandiani - ma non si può rubricare il voto nell' isola a una questione locale. Noi stiamo sorreggendo con forza Micari, partecipando alla formazione delle liste e proponendo per la sua giunta un uomo di sinistra come Franco La Torre. Ma è chiaro che un eventuale risultato negativo per Micari andrà letto assieme al dato di Fava. E dovrà costringerci a una riflessione sulla strategia delle alleanze in vista delle politiche: senza la sinistra difficilmente vinceremo nei collegi».

 

LEOLUCA ORLANDO

Il resto è la cronaca di una debacle annunciata. L' obiettivo di un campo largo, di un' alleanza dalla sinistra agli alfaniani sul modello di quello che trionfò alle Comunali di Palermo, è tramontato presto: i bersaniani si sono sfilati subito, degli esponenti di Pisapia in Sicilia ci sono poche tracce, Ap non è sicura neppure di superare il 5 per cento. Lo stesso Leoluca Orlando, sponsor di Micari, si è disimpegnato: in un clima di ostilità con il Pd, il sindaco di Palermo ha rinunciato a fare liste autonome e si è dovuto unire al movimento del "nemico" Crocetta. Il quale, per conto suo, alla fine non si è neppure candidato per l' Ars a causa di un misterioso ritardo nella presentazione dei documenti.

 

CROCETTA RENZI ALFANO

In questo clima, l' ex An Musumeci ha gioco facile nell' invitare gli elettori dello schieramento avverso a sostenerlo «con lo scopo comune di scongiurare l' incompetenza grillina». E i moderati del Pd non sono insensibili a queste sirene. L' ex ministro Salvatore Cardinale, leader di una consistente costola dei dem isolani, ammette: «È evidente che la minaccia costituita dal recupero di M5S spinge molti nostri elettori verso Musumeci».

 

Insomma, è già pronto il soccorso rosso per un centrodestra che, se vincerà, avrà comunque bisogno di alleati per formare una maggioranza all' Ars. La mission impossible di Micari è sorretta ormai solo da un incrollabile atto di fede: «La mia sconfitta rientra nel periodo ipotetico dell' irrealtà», azzarda il rettore. Ma intorno a lui, nella realtà, si guarda già oltre.

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