bianca berlinguer luca zaia

IL VICOLO CIECO DI SALVINI - MENTRE ZAIA RICEVE APPLAUSI SCROSCIANTI ALLA FESTA DELLA LEGA E C'È CHI PARLA DI GIORGETTI IN CASO DI FLOP ALLE REGIONALI, UN SALVINIANO RIASSUME IL PROBLEMA: ''COME FAI A MONETIZZARE LO SCONTENTO D'AUTUNNO? PUOI ANDARE A ELEZIONI IN AUTUNNO? NO. PUOI FARE LE LARGHE INTESE? LO HA DETTO ANCHE GIORGETTI: NO. POI ARRIVERANNO I 209 MILIARDI EUROPEI. LI FARANNO GESTIRE A NOI? CERTO CHE NO''. THE END

1 - APPLAUSI ALLA FESTA LEGHISTA E DUALISMO CON SALVINI MA ZAIA: CONTRASTI? FANTASIE

Marco Cremonesi per “il Corriere della Sera

 

LUCA ZAIA A MILANO MARITTIMA

«Quando il Pci si trasformò in Pds non è che scomparvero i comunisti...». La battuta è divertente soprattutto perché Luca Zaia, con aria sorniona, la fa a Bianca Berlinguer che gli chiede se Matteo Salvini abbia a cuore quanto lui la questione settentrionale. Ma è inutile stuzzicarlo sull'altro tema che nelle ultime ore rimbomba: «Contrasti con Salvini? Fantasie, forse è la speranza di qualcuno. Se il presidente della Regione Veneto, che firma ordinanze da mesi sulla mascherina, dice che bisogna portare la mascherina e nasce un caso nella Lega, a me sembra molto strano».

 

Un riferimento alla soltanto recente conversione di Salvini alle protezioni del volto. Il governatore veneto chiude la festa della Lega romagnola, l'appuntamento più importante dell'estate leghista. Lo intervistano Maurizio Belpietro, ma anche Bianca Berlinguer, alla sua prima assoluta a una festa del Carroccio, che difatti ogni tanto suscita reazioni animate nella platea. Ma è la dimostrazione dello sforzo fatto dal partito per non apparire chiuso in un angolo, assediato in un isolamento politico che la formula «centrodestra» stenta a nascondere.

 

BIANCA BERLINGUER LUCA ZAIA

Zaia, accolto tra scrosci di applausi che spesso scoppiano anche durante le sue risposte, era assai atteso anche perché nel momento in cui le difficoltà di Matteo Salvini si moltiplicano, il presidente veneto viene suggerito dai media (e da qualcuno dentro la Lega) come possibile alternativa. Ma l'interessato ride in faccia a chi ipotizza scissioni nel partito o scalate interne: «Non c'è né scissione né scalata. Noi veneti siamo sempre quelli di prima, abbiamo sempre lo stesso obiettivo che è l'autonomia». Una presa di distanza che però chiama in causa l'autonomia stessa: il tema che nel partito molti considerano il tallone d'achille di Salvini, nei giorni del governo come in quelli del ritorno all'opposizione.

 

Ma anche qui, Zaia stoppa: «Se si parla di questi argomenti, è soltanto perché c'è la Lega». Mentre sul Mes sbotta: «Ma perché lo chiedete a noi quando Conte è alle prese con questo da mesi?». Resta il fatto che il momento per Salvini è complicato. E infatti, ieri all'appuntamento con cui il sindaco di Sesto San Giovanni Roberto Di Stefano è passato alla Lega, il segretario ha perso le staffe. Con i giornalisti che gli chiedevano dei problemi aperti, lui è sbottato: «Se volete parlare di questo invece che della vita vera, me ne vado». Commenta con un filo d'ironia un salviniano doc: «Lo stress test sta andando bene, non benissimo».

GIORGIA MELONI LUCA ZAIA MATTEO SALVINI

 

Inoltre, l'opposizione interna sta tornando all'azione. Con una lettera di Luca Pini, storico esponente della Lega Nord, sulla «violazione dei termini dello Statuto della Lega Nord in relazione al tesseramento 2020» e richiesta urgente di convocazione dei congressi del partito. Questo perché la tessera della Lega Nord (la bad company che deve allo Stato 49 milioni) viene inviata ai militanti gratuitamente: «Difficile pensare che la semplice regalia della tessera possa configurare ex lege l'automatica iscrizione del ricevente al movimento».

 

Inoltre, Salvini ha dato le dimissioni da segretario della Lega Nord il 19 dicembre 2019: da statuto, il congresso avrebbe dovuto svolgersi entro sei mesi, nove se si considera il lockdown. Dunque, il prossimo settembre. Va detto che la Lega non è mai stata troppo solerte rispetto ai termini congressuali: «Ma io spero - dice Pini - che dopo due congressi svolti in modo irregolare, ora se ne svolga uno come si deve». Obiettivo, nemmeno troppo nascosto, trasformare il possibile congresso in una tribuna anti salviniana. Ma anche tra i vicini al segretario, qualcuno ha ricominciato a diffondere l'idea che il nome «Lega per Salvini premier» vada corretto.

 

matteo salvini luca zaia e le ciliegie 2

Al momento, non tanto per togliere il nome di Salvini quanto per togliere il riferimento alla premiership. Che viene vista come lontana: tra i dirigenti e i parlamentari la convinzione è che ormai le elezioni arriveranno soltanto a scadenza naturale. «Come fai a monetizzare lo scontento d'autunno? - sbuffa un salviniano - puoi andare a elezioni in autunno? No. Puoi fare le larghe intese? Lo ha detto anche Giorgetti: no. Poi arriveranno i 209 miliardi europei. Li faranno gestire a noi? Certo che no».

 

 

2 - LA LEGA IN PANNE PENSA AL DOPO REGIONALI: IN CASO DI FLOP, UN ASSE PER GIORGETTI LEADER

Emilio Pucci per “il Messaggero

 

«Sei troppo esposto in prima linea, rischi che prima o poi ti facciano politicamente fuori, a volte dovresti fare un passo di lato». Il primo consiglio che, racconta un big' della Lega, Giorgetti fornisce spesso a Salvini è sulla strategia: evitare di diventare sempre il nemico da abbattere, meglio inabissarsi come un sottomarino - la tesi - che essere impallinato. Ed è lo stesso ragionamento arrivato in privato da altri suoi fedelissimi e pure dagli altri leader del centrodestra. Ma no, Salvini non pensa ad alcuna retromarcia sulla linea oltranzista' portata avanti. «Io ho i voti. Prima o poi questo governo cade e solo chi ha fatto opposizione dura ne uscirà vincitore, basta con i giochi di palazzo».

 

salvini giorgetti

Semplici diversità di vedute naturalmente, nessuno strappo da parte del numero due del partito di via Bellerio che anche due giorni fa ha ripetuto a Milano Marittima di «voler giocare in porta, il bomber è un altro». Ma il punto di caduta ovviamente sono le Regionali. Se dovessero andare bene il Capitano' potrà silenziare anche i mal di pancia interni. Qualora, invece, l'esito del 20 e 21 settembre dovesse riservare sorprese al segretario allora è opinione comune tra i lumbard i giochi si riaprirebbero anche sulla leadership. Uno scenario che i fedelissimi di Matteo non considerano per ora.

 

Lo descrivono come sereno e determinato, pronto a dare il meglio di sé in campagna elettorale, rivitalizzato rispetto a qualche mese fa. Tuttavia gli anti-Salvini già hanno pronto il piano. Da una parte c'è la vecchia guardia, quelli che vogliono riprendersi la Lega nord', che accusano l'ex ministro dell'Interno di avere imbarcato tutti, dagli ex forzisti ad amministratori con la fedina poco pulita, solo per avere qualche voto in più.

 

Dall'altra ci sono quelli che nella Lega chiamano i «manovratori centristi», ovvero chi si muove, anche dentro FI e tra i poteri forti, per togliere dalla scena il Capitano. E infine quelli proprio nel partito che puntano ad una Lega normalizzata', che abbia rapporti con tutte le forze politiche, anche perché prima o poi si andrà sul proporzionale.

 

LO SMACCHIATORE

salvini giorgetti

Il disegno che accomuna «tutti coloro che si agitano in tribuna», come osserva un big' lumbard, è portare Giorgetti a capo della Lega, in un ruolo di traghettatore'. La vecchia guardia lo considera come il trait d'union con il partito di ispirazione autonomista. Punta a cancellare qualsiasi «macchia sovranista». Fa proprie le parole dell'ex sottosegretario alla presidenza del Consiglio che ha rilanciato la battaglia cara a Zaia, anche se il governatore, irritato per i distinguo che arrivano nel centrodestra sul tema dell'autonomia, ha smentito qualsiasi frizione con Salvini. Il sospetto del cerchio magico' del Capitano è che dietro le voci di scissioni ci sia Maroni e non certo il numero due della Lega che non ha voluto fare un passo avanti neanche quando si ammalò Bossi. «Ma un conto è lo strappo che non avverrà, un'altra cosa sarà chiedere, quando sarà necessario, l'apporto di chi può essere un punto di equilibrio», spiega chi sta portando avanti l'operazione.

 

FATTORE DRAGHI

Chi sposa la tesi di un gioco in atto per mettere fuori Matteo dal sistema evoca pure il ritorno in campo di Draghi che dovrebbe aprire i lavori di Cl. Giorgetti in realtà sta lavorando alla partita sul Quirinale e non pensa affatto a sgambetti. Solo che i timori nella Lega sono legati ad un possibile logoramento della leadership del Capitano se il governo non andrà in tilt a settembre.

 

migranti a bordo della open arms

E' vero che Salvini non si sente affatto asserragliato nel fortino ma i sospetti conducono pure ad Arcore: «Berlusconi sta facendo il vecchio gioco divide et impera'», osserva un altro dirigente del partito di via Bellerio. La battaglia sulla leadership del centrodestra si giocherà sui consensi, su questo assunto c'è l'accordo tra le forze della coalizione.

 

Ma gli alleati fanno la lista: c'è l'affaire Metropol, con l'eventualità che dietro ci sia lo zampino degli americani, la vicenda legata ai 49 milioni, gli affondi giudiziari sugli uomini più vicini all'ex vicepremier, il caso Gregoretti, quello della Open arms. E riassume un big' del centrodestra la somma è una sola: «In Europa e in Italia nessuno vuole affidare i miliardi Ue a Salvini. Non riuscirà a fare il candidato premier».

 

 

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