zaia salvini meloni

"QUELLI NON LI VOGLIO, VINCO LO STESSO ANCHE DA SOLO"– IL GOVERNATORE DEL VENETO IN ODORE DI PLEBISCITO INIZIA LA COTTURA LENTA DEL "CAPITONE" SALVINI: HA DI FATTO ESCLUSO LA LISTA DI FRATELLI D’ITALIA INVITANDO TUTTI GLI ALLEATI A FIRMARE UN DOCUMENTO SULL’AUTONOMIA. OVVIAMENTE LA MELONI NON L'HA FATTO E ZAIA SI È ARRABBIATO CON SALVINI – MATTEO ORMAI È SEMPRE PIÙ SOLO E ISOLATO, STRETTO TRA L'ASCESA DI GIORGIA, IL "DOGE" E GIORGETTI. L’UNICA PARTITA IN CUI HA LA PALLA IN MANO È LA TOSCANA…

matteo salvini luca zaia e le ciliegie

1 – VENETO, ZAIA E SALVINI DIVISI SULL'ALLEANZA CON MELONI

Amedeo La Mattina per “la Stampa”

 

Alle regionali del 20 settembre Luca Zaia non vuole Fratelli d'Italia nella coalizione veneta del centrodestra. Il motivo è la scarsa convinzione, per usare un eufemismo, del partito di Giorgia Meloni sull'autonomia che per il governatore invece è l'identità passata, presente, futura della Lega.

 

La questione ha scavato come un fiume carsico non solo il rapporto tra il Carroccio e FdI: ha minato anche quello tra lo stesso Zaia e Matteo Salvini. Le frizioni e i malumori che stanno mettendo in difficoltà la leadership salviniana hanno origini diverse. Certo, quando un capo vola nelle urne e nei sondaggi non si muove foglia.

 

GIORGIA MELONI LUCA ZAIA MATTEO SALVINI

Quando chiudi i porti e alle Europee arrivi al 33% tutti in piedi ad applaudire. Se poi sbagli la mossa della crisi di governo nell'estate del 2019, perdi in Emilia Romagna, non riesci a imporre un tuo candidato in Puglia o Campania, e ti rimane la rognosa Toscana, mentre le percentuali calano (almeno fino ad ora), ecco che gli attriti interni diventano carta abrasiva.

 

Se a tutto questo aggiungi l'affaire lombardo, le inchieste attorno alla Lega e l'autorizzazione a procedere per il presunto sequestro di persone di migranti, le onde cominciano ad alzarsi attorno al collo di Salvini.

le tose de zaia 1

 

Ma a fare la differenza è Zaia. È vero che vincerà a mani basse, ma il punto è che il Doge non vuole tra i piedi una lista di FdI con candidati e futuri consiglieri regionali che non hanno firmato un documento scritto di suo pugno sull'autonomismo. Un documento che il governatore veneto aveva consegnato a Salvini affinché venisse sottoscritto da Giorgia durante le trattative romane sulle regionali.

 

MATTEO SALVINI GIORGIA MELONI SELFIE IN PIAZZA

È andata a finire che Giorgia non l'ha firmato, ha rilanciato dicendo che ci volevano dei meccanismi compensativi per garantire l'unità nazionale ed evitare che le Regioni ricche se ne infischiassero di quelle povere con la scusa dell'autonomia (in sostanza è quello che ha detto anche il presidente Mattarella l'altro ieri).

 

Tra questi meccanismi compensativi uno era il presidenzialismo. Così, quando Salvini è tornato a Nord con le mani vuote, raccontano che Zaia si sia molto arrabbiato. E abbia detto: «Quelli non li voglio, tanto vinco lo stesso anche da solo».

 

Poi in alcune interviste ha ricordato che la Lega veneta è quella di prima (un riferimento poco lusinghiero alla Lega nazionale per Salvini premier): «Non abbiamo mai smentito le nostre radici e le nostre origini. Non partecipo ai tavoli nazionali autonomia e presidenzialismo non sono oggetto di scambio».

 

giorgetti fontana zaia

La fumantina Meloni ha risposto a brutto muso che lei nel già nel 2018 ha firmato un programma che prevedeva l'autonomia e che la destra aveva sostenuto perfino la devolution. «Ma che vuole di più, la nostra genuflessione al leone alato della Repubblica Serenissima» è sbottata l'ex ministra.

 

Intanto alcuni fedelissimi di Salvini sono andati incontro a Zaia per placare il governatore. Come ha fatto il segretario leghista del Veneto Lorenzo Fontana, attaccando a testa bassa la leader di FdI in diverse occasione, anche nell'intervista alla Stampa del 3 agosto. Dentro Fdi pensano che i leghisti scaricano su di loro i problemi interni, come se fosse un delitto avere più che raddoppiato i consensi.

 

salvini ceccardi

Meloni ai suoi ha detto di non rispondere alle provocazioni. Capisce le difficoltà di Salvini stretto tra Giorgetti e Zaia che gli rimproverano di essere troppo duro sulle questioni economiche soprattutto contro l'Europa dove faranno di tutto per scongiurare un governo a guida sovranista che gestisca in futuro la montagna di miliardi che arriveranno in Italia nei prossimi anni.

 

«Dovrei farmene una colpa se cresco nel Paese, dovrei risolvere io i problemi di Matteo?», si chiede Giorgia parlando con i suoi. E fa notare di non essere a un punto dalla Lega, ma dal Pd e dai 5 Stelle.

 

2 – LA CRISI DELLA LEGA, SALVINI ORMAI ISOLATO NON SI FIDA DEI SUOI BIG: VECCHIA POLITICA

Emilio Pucci per “il Messaggero”

 

salvini zaia

Un Capitano' in fuga. Palla avanti e pedalare per la campagna elettorale, nient' altro. Salvini tira dritto: «Non mi fido di nessuno, non farò più l'errore compiuto con Conte», il suo ragionamento. Ma il problema ammettono alcuni big' leghisti è che Matteo da tempo gioca in solitaria anche nel partito.

 

Tanto da considerare «manovre di palazzo e vecchia politica» pure i tentativi di dialogo di chi, come Giorgetti, non vorrebbe che il partito di via Bellerio si isolasse. La tesi è che non permetterà né al numero due della Lega né ad altri di scegliere la strategia. Il rapporto con l'ex sottosegretario alla presidenza del Consiglio è complementare ma l'ex ministro dell'Interno, pur apprezzando le doti di Giorgetti, non vuole delegare, né avere ombre o ostacoli sulla sua strada.

 

MATTEO SALVINI CON COCOMERO

Il refrain'è che nessuno avrà il coraggio, la forza, il quid'per sfidarlo anche se la Lega dovesse uscire penalizzata dall'esito del voto del 20 e 21 settembre. Tutto ruota attorno a quella data. E' la scommessa del segretario, convinto che il centrodestra farà l'en plein, perdendo solo in Campania. Il paradosso è che se la Ceccardi non dovesse prevalere su Giani in Toscana gli alleati avrebbero gioco facile a ridimensionare il potere della Lega nell'alleanza. «Salvini è un leader in caduta libera? Noi siamo leali», mette le mani avanti Tajani.

 

I NUOVI ARRIVATI

Ma chi non vuole essere a traino di Matteo, tra gli azzurri e non solo, ci spera in un suo risultato poco lusinghiero. «Sono io che prendo i voti», ripete ai fedelissimi il Capitano' che non crede affatto in uno sgambetto da parte di Zaia. Sarà pure vero che il leader per ora non ha avversari politici interni, anche se le manovre della vecchia guardia (annoverato anche l'ex presidente del Piemonte Cota) «sono portate avanti da qualcuno nell'ombra», secondo molti parlamentari.

 

giorgia meloni hulk

Ma questo non vuol dire che sottotraccia non ci siano dei malumori crescenti. Perché «Salvini ha abbandonato M5S ma non la politica populista». Una operazione Lega nord'contro Lega nazionale' è esclusa. L'allarme è un altro: in un partito militare come la Lega i nuovi arrivati, ovvero quelli pescati nel centrosud, ragionano in maniera diversa dalla squadra. E non solo sul tema dell'autonomia.

 

Ecco il motivo per cui si affaccia l'ipotesi che in futuro Salvini possa candidare alcuni fedelissimi proprio nel meridione. Il malessere di una parte dei militanti del nord è legato anche agli accordi presi con il centrodestra. Visto che FI viene considerata un partito che sta evaporando e la Meloni un competitor che si sta muovendo per erodere consensi proprio alla Lega.

giorgetti bossi

 

ASSE PER IL NO

La tentazione di una parte dei lumbard, per esempio, sarebbe quella di stringere un asse sotto traccia con i dem per far fallire il referendum sul taglio dei parlamentari e mettere ancora più in difficoltà i pentastellati. Altri spingono per una linea meno anti-europea, soprattutto ora che sono in arrivo i fondi dalla Ue. Il timore è però legato soprattutto alle inchieste giudiziarie, compresa quella che riguarda Fontana. I sondaggi testimoniano un calo proprio nella roccaforte leghista.

salvini ceccardi

 

«Tanto lì si vota tra tre anni», sospirano i lombardi. La vera partita è un'altra e Matteo la già sta preparando. Per il comune di Milano, ma anche per Roma, Torino e nelle altre città dove si voterà nel 2021 Salvini ha pronta una lista di candidati civici. «Perché dobbiamo dare un segnale al mondo produttivo», ha spiegato ai suoi.

 

Il capoluogo lombardo e Torino dovrebbero toccare alla Lega, Roma invece a Fratelli d'Italia. Salvini farà contare il fatto che nelle trattative sulle Regionali ha vestito i panni del federatore. Il progetto è uno solo: «Andare a palazzo Chigi. Non delego nessuno». La preoccupazione dei fedelissimi però è che possa trovare sbarrato' il portone..

 

Ultimi Dagoreport

sergio mattarella quirinale

DAGOREPORT - DIRE CHE SERGIO MATTARELLA SIA IRRITATO, È UN EUFEMISMO. E QUESTA VOLTA NON È IMBUFALITO PER I ‘’COLPI DI FEZ’’ DEL GOVERNO MELONI. A FAR SOBBALZARE LA PRESSIONE ARTERIOSA DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA SONO STATI I SUOI CONSIGLIERI QUIRINALIZI - QUANDO HA LETTO SUI GIORNALI IL SUO INTERVENTO A LATINA IN OCCASIONE DEL PRIMO MAGGIO, CON LA SEGUENTE FRASE: “TANTE FAMIGLIE NON REGGONO L'AUMENTO DEL COSTO DELLA VITA. SALARI INSUFFICIENTI SONO UNA GRANDE QUESTIONE PER L'ITALIA”, A SERGIONE È PARTITO L’EMBOLO, NON AVENDOLE MAI PRONUNCIATE – PER EVITARE L’ENNESIMO SCONTRO CON IL GOVERNO DUCIONI, MATTARELLA AVEVA SOSTITUITO AL VOLO ALCUNI PASSI. PECCATO CHE IL TESTO DELL’INTERVENTO DIFFUSO ALLA STAMPA NON FOSSE STATO CORRETTO DALLO STAFF DEL COLLE, COMPOSTO DA CONSIGLIERI TUTTI DI AREA DEM CHE NON RICORDANO PIU’ L’IRA DI MATTARELLA PER LA LINEA POLITICA DI ELLY SCHLEIN… - VIDEO

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - BUM! ECCO LA RISPOSTA DI CALTAGIRONE ALLA MOSSA DI NAGEL CHE GLI HA DISINNESCATO LA CONQUISTA DI GENERALI - L’EX PALAZZINARO STA STUDIANDO UNA CONTROMOSSA LEGALE APPELLANDOSI AL CONFLITTO DI INTERESSI: È LEGITTIMO CHE SIA IL CDA DI GENERALI, APPENA RINNOVATO CON DIECI CONSIGLIERI (SU TREDICI) IN QUOTA MEDIOBANCA, A DECIDERE SULLA CESSIONE, PROPRIO A PIAZZETTA CUCCIA, DI BANCA GENERALI? - LA PROVA CHE IL SANGUE DI CALTARICCONE SI SIA TRASFORMATO IN BILE È NELL’EDITORIALE SUL “GIORNALE” DEL SUO EX DIPENDENTE AL “MESSAGGERO”, OSVALDO DE PAOLINI – ECCO PERCHÉ ORCEL HA VOTATO A FAVORE DI CALTARICCONE: DONNET L’HA INFINOCCHIATO SU BANCA GENERALI. QUANDO I FONDI AZIONISTI DI GENERALI SI SONO SCHIERATI A FAVORE DEL FRANCESE (DETESTANDO IL DECRETO CAPITALI DI CUI CALTA È STATO GRANDE ISPIRATORE CON FAZZOLARI), NON HA AVUTO PIU' BISOGNO DEL CEO DI UNICREDIT – LA BRUCIANTE SCONFITTA DI ASSOGESTIONI: E' SCESO IL GELO TRA I GRANDI FONDI DI INVESTIMENTO E INTESA SANPAOLO? (MAGARI NON SI SENTONO PIÙ TUTELATI DALLA “BANCA DI SISTEMA” CHE NON SI SCHIERERÀ MAI CONTRO IL GOVERNO MELONI)

giorgia meloni intervista corriere della sera

DAGOREPORT - GRAN PARTE DEL GIORNALISMO ITALICO SI PUÒ RIASSUMERE BENE CON L’IMMORTALE FRASE DELL’IMMAGINIFICO GIGI MARZULLO: “SI FACCIA UNA DOMANDA E SI DIA UNA RISPOSTA” -L’INTERVISTA SUL “CORRIERE DELLA SERA” DI OGGI A GIORGIA MELONI, FIRMATA DA PAOLA DI CARO, ENTRA IMPERIOSAMENTE NELLA TOP PARADE DELLE PIU' IMMAGINIFICHE MARZULLATE - PICCATISSIMA DI ESSERE STATA IGNORATA DAI MEDIA ALL’INDOMANI DELLE ESEQUIE PAPALINE, L’EGO ESPANSO DELL’UNDERDOG DELLA GARBATELLA, DIPLOMATA ALL’ISTITUTO PROFESSIONALE AMERIGO VESPUCCI, È ESPLOSO E HA RICHIESTO AL PRIMO QUOTIDIANO ITALIANO DUE PAGINE DI ‘’RIPARAZIONE’’ DOVE SE LA SUONA E SE LA CANTA - IL SUO EGO ESPANSO NON HA PIÙ PARETI QUANDO SI AUTOINCORONA “MEDIATRICE” TRA TRUMP E L'EUROPA: “QUESTO SÌ ME LO CONCEDO: QUALCHE MERITO PENSO DI POTER DIRE CHE LO AVRÒ AVUTO COMUNQUE...” (CIAO CORE!)

alessandro giuli bruno vespa andrea carandini

DAGOREPORT – CHI MEGLIO DI ANDREA CARANDINI E BRUNO VESPA, GLI INOSSIDABILI DELL’ARCHEOLOGIA E DEL GIORNALISMO, UNA ARCHEOLOGIA LORO STESSI, POTEVANO PRESENTARE UN LIBRO SULL’ANTICO SCRITTO DAL MINISTRO GIULI? – “BRU-NEO” PORTA CON SÉ L’IDEA DI AMOVIBILITÀ DELL’ANTICO MENTRE CARANDINI L’ANTICO L’HA DAVVERO STUDIATO E CERCA ANCORA DI METTERLO A FRUTTO – CON LA SUA PROSTRAZIONE “BACIAPANTOFOLA”, VESPA NELLA PUNTATA DI IERI DI “5 MINUTI” HA INANELLATO DOMANDE FICCANTI COME: “E’ DIFFICILE PER UN UOMO DI DESTRA FARE IL MINISTRO DELLA CULTURA? GIOCA FUORI CASA?”. SIC TRANSIT GLORIA MUNDI – VIDEO

banca generali lovaglio francesco gaetano caltagirone philippe donnet alberto nagel milleri

DAGOREPORT - DA QUESTA MATTINA CALTAGIRONE HA I SUDORI FREDDI: SE L’OPERAZIONE DI ALBERTO NAGEL ANDRÀ IN PORTO (SBARAZZARSI DEL CONCUPITO “TESORETTO” DI MEDIOBANCA ACQUISENDO BANCA GENERALI DAL LEONE DI TRIESTE), L’82ENNE IMPRENDITORE ROMANO AVRÀ BUTTATO UN PACCO DI MILIARDI PER RESTARE SEMPRE FUORI DAL “FORZIERE D’ITALIA’’ - UN FALLIMENTO CHE SAREBBE PIÙ CLAMOROSO DEI PRECEDENTI PERCHÉ ESPLICITAMENTE SOSTENUTO DAL GOVERNO MELONI – A DONNET NON RESTAVA ALTRA VIA DI SALVEZZA: DARE UNA MANO A NAGEL (IL CEO DI GENERALI SBARRÒ I TENTATIVI DI MEDIOBANCA DI ACQUISIRE LA BANCA CONTROLLATA DALLA COMPAGNIA ASSICURATIVA) - PER SVUOTARE MEDIOBANCA SOTTO OPS DI MPS DEL "TESORETTO" DI GENERALI, VA BYPASSATA LA ‘’PASSIVITY RULE’’ CONVOCANDO  UN’ASSEMBLEA STRAORDINARIA CHE RICHIEDE UNA MAGGIORANZA DEL 51% DEI PRESENTI....