
ZELENSKY TENTA DISPERATAMENTE DI ACCATTIVARSI TRUMP: VIA L’AMBASCIATRICE OKSANA MARKAROVA, CHE I REPUBBLICANI USA GIUDICANO TROPPO VICINA AI DEMOCRATICI, ARRIVA RUSTEM UMEROV, ATTUALE MINISTRO DELLA DIFESA – LA SOSTITUZIONE CAUSERÀ UN RIMPASTO GENERALE, CHE RAFFORZA IL POTERE DEL PRESIDENTE E DEL SUO FEDELISSIMO, ANDRIY YERMAK: IL PREMIER DENYS SHMYHAL VERRÀ SOSTITUITO DALLA SUA VICE, LA MINISTRA PER L’ECONOMIA YULIA SVIRIDENKO, E SI SPOSTERÀ AL MINISTERO DELLA DIFESA...
1. PERCHÉ TRUMP NON SPAVENTA PUTIN
Estratto dell’articolo di Anna Zafesova per “La Stampa”
STRETTA DI MANO TRA ZELENSKY E TRUMP AL VERTICE NATO DELL'AJA
[…] I prossimi mesi diventano dunque cruciali, e forse anche questo ha spinto Volodymyr Zelensky ad annunciare ieri un «riavvio» del suo governo: il premier Denys Shmyhal verrà sostituito dalla sua vice, la ministra per l’Economia Yulia Sviridenko, spostandosi al ministero della Difesa, il cui attuale titolare Rustem Umerov andrà a ricoprire la carica di ambasciatore a Washington.
Un avvicendamento che sembra puntare all’integrazione definitiva della guerra nell’economia ucraina, alla luce anche della conferenza sulla ricostruzione di Roma e dei numerosi progetti di produzione militare con le industrie occidentali.
Una visione di lungo termine che fa capire come, mentre Trump offre a Putin un’ultima occasione, nessuno in realtà conti ormai su una soluzione rapida.
Eppure, a Kyiv c’è chi festeggia, come il politologo Viktor Andrusiv che ha pubblicato sui suoi social la foto di una bottiglia di whisky, dopo aver ostinatamente sostenuto per mesi che «prima o poi Donald Trump avrebbe incontrato la realtà».
A giudicare dalle dichiarazioni fatte ieri – sulla «delusione» verso Putin, che dopo «conversazioni molto buone lanciava i missili su Kyiv» – il presidente americano si è accorto che il problema di questa guerra era chi l’aveva iniziata. E che non poteva semplicemente lavarsene le mani perché la considerava una «guerra di Biden».
Per portarlo a questa consapevolezza – una svolta di quasi 180 gradi, dopo il corteggiamento di Putin e l’umiliazione pubblica di Zelensky – ci sono voluti sei mesi di escalation e migliaia di vite di ucraini. E un calcolo sbagliato del dittatore russo, che aveva puntato tutto sulle sue bombe.
2. ZELENSKY LO RINGRAZIA MA I SUOI RESTANO CAUTI "DÀ TEMPO ALLO ZAR"
Estratto dell’articolo di Paolo Brera per “la Repubblica”
È ormai sera quando a Kiev squilla il telefono di Volodymyr Zelensky. Dopo aver sganciato la sorpresa promessa sulla Russia, Trump ha deciso di chiamarlo direttamente: «Abbiamo discusso mezzi e soluzioni — racconta il presidente ucraino — per garantire più protezione alla popolazione dagli attacchi russi, e per rafforzare le nostre posizioni. Siamo pronti a lavorare nel modo più produttivo per la pace. Abbiamo concordato di chiamarci più spesso».
andriy yermak volodymyr zelensky
[…] Ma la prima reazione di Kiev all'annuncio fatto dal presidente Trump era stata assai più criptica. Nessun entusiasmo, nessuna critica. Solo un disegnino di due occhi spalancati sui social, un emoji pubblicato dopo più di un'ora dal capo dell'Ufficio presidenziale Andriy Yermak, vera eminenza grigia del potere ucraino che si sta rigenerando con un maxi rimpasto: proprio ieri Zelensky ha confermato che proporrà alla Rada di nominare premier la ministra dell'Economia Yulia Sviridenko al posto di Denys Shmygal che andrà alla Difesa sostituendo Rustem Umerov, destinato all'ambasciata americana.
Il giro di giostra, che blinda Zelensky e rafforza Yermak, non finirà lì.
Più che celebrare una svolta su cui ci sono troppe incognite, quegli occhi spalancati sui social — "avete visto?", "avete guardato bene?" — sottolineano il lavoro di una squadra che ha ricucito punto per punto lo strappo della Sala Ovale nonostante l'ostilità che Trump continuava a mostrare per Zelensky.
Il presidente ucraino, invece, attende ore prima di rifugiarsi in parole caute: «Sono grato al presidente Trump per la disponibilità a sostenere la protezione della vita del nostro popolo».
Nel pomeriggio aveva incontrato l'inviato speciale della Casa Bianca, Keith Kellogg che gli aveva anticipato le novità in arrivo, salutate ringraziando Trump «per gli importanti segnali di sostegno e le decisioni positive».
Poi, prima di parlare con Trump, Zelensky torna alla carica ripartendo dai fondamentali: «La pace è possibile solo con la forza. Ne abbiamo parlato con il presidente Trump, con i rappresentanti del Congresso: le nostre squadre lavorano per fornirci le forze e i mezzi di cui abbiamo bisogno.
Le armi americane, e le sanzioni americane contro la Russia. Sono grato alla nostra squadra, agli Stati Uniti, alla Germania e alla Norvegia per aver preparato una nuova soluzione Patriot per l'Ucraina. Stiamo anche lavorando a importanti accordi di difesa con Usa: possiamo fare molto, insieme, per la sicurezza».
andriy yermak volodymyr zelensky
Ma sui social gli ucraini rigurgitano non tanto la soddisfazione per i Patriot in arrivo quanto la frustrazione per le speranze disattese. E gli analisti sono altrettanti scettici: «Il governo — dice Ruslan Bortnik, direttore dell'Istituto di Politica ucraino — rivendica la vittoria per il cambiamento di atteggiamento di Trump.
Ovviamente per l'Ucraina non importa se pagheranno i contribuenti americani o europei, ma il significato delle decisioni è che gli Usa non aiuteranno militarmente l'Ucraina: si limitano a vendere armi. Per l'Europa crescono ruolo e spese, ma sarà in grado di impegnarsi a lungo a coprire il vuoto degli Stati Uniti?».
[…] Mariana Bezugla, deputata della maggioranza che sostiene Zelensky e vicinissima a Yermak, è dura: «Ecco cosa significa questo "gioco": Trump ha dato a Putin altri 50 giorni per impadronirsi dell'Ucraina. Carta bianca. Dnipro o Kramatorsk, è tutto molto appetitoso».
[…] Nei gruppi telegram ucraini e nei commenti sui media si affoga nella disperazione: «Dopo mesi di negoziati inconcludenti Trump ha dato ai terroristi due mesi per altri omicidi di massa».
volodymyr zelensky denys shmyhal
denys shmyhal
Andriy Yermak Volodymyr Zelensky
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