antonio tajani matteo renzi

RENZI CASCA SEMPRE IN PIEDI – CON LO STOP ALLA NORMA CHE EQUIPARAVA L’INDENNITÀ DEI MEMBRI DEL GOVERNO NON PARLAMENTARI, CAMBIA ANCHE LA NORMA SUL DIVIETO DEI COMPENSI EXTRA UE, PENSATA PER LIMITARE I GETTONI CHE RICEVE MATTEONZO PER LE SUE CONFERENZE ALL’ESTERO: I MEMBRI DEL GOVERNO SARANNO ESCLUSI DAL DIVIETO – L’AIUTINO DI FORZA ITALIA ALL’EX PREMIER: HANNO PRESENTATO UN SUBEMENDAMENTO CHE RENDE POSSIBILE INCASSARE PREBENDE ANCHE AI PARLAMENTARI PREVIA AUTORIZZAZIONE…

DIVIETO DEI COMPENSI ESTERI, ESCLUSI I MEMBRI DEL GOVERNO

RENZI TAJANI 34

(ANSA) - Cambia la norma sul divieto ai compensi extra Ue, la cosiddetta norma anti-Renzi. Un emendamento riformulato dei relatori alla manovra esclude i componenti del governo (inclusi inizialmente), introduce il vincolo di un'autorizzazione e fissa un tetto ai compensi.

 

La norma riguarda solo presidenti di Regione e delle province autonome di Trento e Bolzano e i parlamentari, fatta eccezione per coloro che sono stati eletti all'estero: non potranno "accettare, durante il proprio mandato, contributi, prestazioni, controprestazioni o altre utilità erogati, direttamente o indirettamente, da parte di soggetti pubblici o privati, anche mediante interposizione di persona o di società o enti, non aventi sede legale e operativa" nell'Ue o paesi dello spazio economico europeo. Il divieto "non si applica in caso di preventiva autorizzazione" degli organi di appartenenza, solo nel caso in cui il compenso percepito non superi i 100.000 euro l'anno.

 

RENZI BIN SALMAN MEME

MANOVRA, CAMBIA LA NORMA “ANTI-RENZI”: OK AGLI INCARICHI RETRIBUITI PER MEMBRI DEL GOVERNO E PER PARLAMENTARI ELETTI ALL’ESTERO

Da www.ilfattoquotidiano.it

 

Cambia in manovra la cosiddetta norma “anti-Renzi”, ovvero il divieto di percepire compensi per incarichi da paesi extra Ue. Nella nuova formulazione il divieto vale soltanto per i presidenti di Regione e delle Province autonome di Trento e Bolzano oltre che per i parlamentari, fatta eccezione per coloro che sono stati eletti all’estero. Il divieto, quindi, non vale più per i membri del governo.

 

Secondo quanto prevede il testo, presidenti e parlamentari ”non possono accettare, durante il proprio mandato, contributi, prestazioni, controprestazioni o altre utilità erogati direttamente o indirettamente da parte di soggetti pubblici o privati, anche mediante interposizione di persona o di società o enti, non aventi sede legale e nell’Unione Europea nei paesi aderenti allo spazio economico europeo”.

 

ANTONIO TAJANI MATTEO RENZI

Il divieto si potrà però superare in caso ci una “preventiva autorizzazione” che dovrà essere rilasciata dagli organi di appartenenza e solo “nel caso in cui il compenso percepito non sia superiore a 10omila euro all’anno”. In caso di inosservanza, il compenso percepito deve essere versato entro 30 giorni dall’erogazione dell’erogazione.

 

Nella formulazione originaria, la norma prevedeva il divieto per membri del governo, parlamentari, europarlamentari e presidenti di Regione di “svolgere incarichi retribuiti in favore di soggetti pubblici o privati non aventi sede legale o operativa nell’Unione europea”. Il testo avrebbe impedito, tra gli altri, al leader di Italia viva di percepire i lauti compensi per consulenze e conferenze versati dal regime saudita di Mohammed bin Salman (grazie ai quali, nel 2022, ha dichiarato redditi per oltre 3,2 milioni).

 

LAWRENZI D'ARABIA

L’iniziativa del governo aveva fatto infuriare Italia viva, che aveva accusato la maggioranza di deriva illiberale: “L’emendamento proposto contro Matteo Renzi, dal vago sapore sovietico, dà il segno dell’aggressione ad personam – si leggeva in una nota -. Si legifera per la prima volta nella storia fiscale italiana l’esproprio ad personam, con l’obbligo di versare il 100% del fatturato allo Stato, ovviamente a condizione che il fatturato sia quello di Matteo Renzi”.

 

SOLDI A RENZI: LA NORMA DIVENTA UN PASTICCIO NELLA MAGGIORANZA

Estratto dell’articolo di Ilaria Proietti per “il Fatto quotidiano”

 

Manovre, segnali, forse abboccamenti. Ieri sul divieto mignon di compensi esteri per i politici – la cosiddetta norma anti-Renzi – contenuto nella Finanziaria si è consumata una guerra di posizionamenti a suon di reciproci sospetti.

 

renzi meloni

Con il Movimento 5 Stelle a provare a stanare Fratelli d’Italia sulla serietà della stretta imposta ai parlamentari e Forza Italia a provare ad allargare le maglie per ottenere una possibile sanatoria per deputati e senatori e almeno così par di capire anche per i membri del governo con la passione per gli incarichi extra. E Matteo Renzi? Ieri ostentava tranquillità.

 

“Cambiano leggi per farmi fuori? Non ci riusciranno”, ha detto quando doveva ancora iniziare la seduta notturna sulla manovra che nel ricco menu contiene anche la norma che potrebbe far dimagrire il suo 730, anche se non è affatto detto.

 

Il partito di Giuseppe Conte […]  ha presentato un subemendamento tappabuchi con l’intenzione di allargare il divieto fino a coprire ogni ipotesi di compenso a favore degli eletti in modo: i parlamentari non potranno accettare durante il mandato e anche nell’anno successivo alla cessazione dello stesso “contributi, prestazioni, controprestazioni o altre utilità erogati, direttamente o indirettamente, da governi o da enti pubblici di Stati esteri o da persone fisiche o giuridiche aventi sede in uno Stato estero non assoggettati a obblighi fiscali in Italia, anche mediante interposizione di persona o di società o enti”. E non è tutto.

 

GIORGIA MELONI E MATTEO RENZI - MEME BY 50 SFUMATURE DI CATTIVERIA

La proposta pentastellata punta anche a cancellare la deroga al divieto previsto dall’articolo 111 della manovra ossia la possibilità che gli incarichi possano essere autorizzati dalle giunte di Camera e la tagliola del divieto salva autorizzazione rilasciata dalle giunte di Camera e Senato.

 

Su questo fronte sempre ieri si è segnalata un’iniziativa di segno contrario da parte di Forza Italia: un subemendamento volto ad alleggerire il divieto rendendo nei fatti possibile incassare prebende anche ai membri del governo, ai presidenti di regione, agli eurodeputati e naturalmente ai parlamentari: “i percettori” di quegli emolumenti devono “entro 30 giorni dall’entrata in vigore della legge richiedere l’autorizzazione agli organi di appartenenza” recita la proposta che fa riferimento anche ministri e sottosegretari e che di certo non dispiace neanche a tutti gli altri che potranno beneficiarne come per esempio Matteo Renzi.

 

ARABIA VIVA

Segnali di fumo a Renzi? Ieri il leader di Forza Italia Antonio Tajani, a proposito del divieto, ha usato parole di pace sottolineando come il divieto non sia stato farina del suo sacco. […]

 

Epperò, l’emendamento forzista ieri ha dato adito anche a un’altra interpretazione. “Per come è scritto sembrerebbe quasi un messaggio in bottiglia: l’obbligo di dichiarare immediatamente incarichi che siano attualmente in corso, che si tratti di membri di governo o di parlamentari” spiega una fonte vicina al dossier che apre tutt’altro scenario.

 

Inevitabile a questo punto chiedere chiarimenti per illuminare l’iniziativa dei berlusconiani.  “Si dovrebbe applicare solo agli incarichi futuri” dice Roberto Pella (il deputato che ha presentato materialmente il subemendamento) dopo aver consultato l’ufficio legislativo di Foza Italia.

 

[…] Sempre ieri invece Giovanni Cannata di Fratelli d’Italia ha presentato un altro subemendamento alla norma: prevede che l’autorizzazione agli incarichi sia possibile unicamente nel caso in cui il compenso percepito non sia superiore a 100 mila euro all’anno. E il Pd? Voteranno no sicuramente all’articolo 111 così come predisposto dai relatori e che contiene anche l’aumento degli stipendi per ministri e sottosegretari.

MATTEO RENZI – INTERVISTA CON BIN SALMAN

Ultimi Dagoreport

pupi avati antonio tajani

DAGOREPORT! PUPI, CHIAGNE E FOTTI – ASCESE, CADUTE E AMBIZIONI SBAGLIATE DI PUPI AVATI, “CONSIGLIERE PER LE TEMATICHE AFFERENTI AL SETTORE DELLA CULTURA” DI ANTONIO TAJANI - IL REGISTA CHE AI DAVID HA TIRATO STOCCATE ALLA SOTTOSEGRETARIA AL MIC, LUCIA BORGONZONI, È LO STESSO CHE HA OTTENUTO DAL DICASTERO FONDI PER OLTRE 8 MILIONI DI EURO TRA IL 2017 E IL 2023 – L’IDEA DI UN MINISTERO DEL CINEMA AVALLATA DA TAJANI (“IL GOVERNO VALUTERÀ") PER TOGLIERE I QUASI 700 MILIONI DI EURO CHE IL MIC HA IN PANCIA PER PROMUOVERE, A SPESE DEI CITTADINI, IL CINEMA ITALICO – IL SEQUESTRO DEI BENI PER EVASIONE IVA DA 1,3 MILIONI CON L'INCREDIBILE REPLICA DI PUPI: “NON E’ UN BEL MOMENTO PER IL CINEMA ITALIANO...” - LA SUA SOCIETA', ‘’DUEA FILM’’, CHE DA VISURA PRESSO LA CAMERA DI COMMERCIO DI ROMA È IN REGIME DI CONCORDATO PREVENTIVO, DEVE A CINECITTÀ CIRCA 400 MILA EURO PER UTILIZZO DEGLI STUDI - L’86ENNE AVATI STA PER INIZIARE IL SUO 46ESIMO FILM (“NEL TEPORE DEL BALLO”) PER UN BUDGET DI 3,5 MILIONI CHE GODE GIÀ DI UN DOVIZIOSO FINANZIAMENTO DI RAI CINEMA DI UN MILIONE... – VIDEO

al thani bin salman zayed donald trump netanyahu saudita sauditi

DAGOREPORT – DOMANI TRUMP VOLA NEL GOLFO PERSICO, AD ATTENDERLO MILIARDI DI DOLLARI E UNA GRANA - PER CAPIRE QUANTI AFFARI SIANO IN BALLO, BASTA APRIRE IL PROGRAMMA DEL FORUM DI INVESTIMENTI USA-ARABIA SAUDITA. CI SARANNO TUTTI I BIG DELL’ECONOMIA USA: MUSK, ZUCKERBERG, ALTMAN, BLACKROCK, CITIGROUP, ETC. (OLTRE AL GENERO LOBBISTA DI TRUMP) - SAUDITI, EMIRATINI E QATARIOTI SONO PRONTI A FAR FELICE L'AMERICA "MAGA". MA PER INCASSARE LA CUCCAGNA, TRUMP QUALCOSA DEVE CONCEDERE: I REGNI MUSULMANI ARABI PERDEREBBERO LA FACCIA SENZA OTTENERE IL RICONOSCIMENTO DI UNO STATO PALESTINESE - L'INCONTRO DEI MINISTRI DEGLI ESTERI SAUDITA E IRANIANO PER UNA PACE TRA SCIITI E SUNNITI - PRESO PER IL NASO DA PUTIN SULL’UCRAINA E COSTRETTO DA XI JINPING A RINCULARE SUI DAZI, IL CALIGOLA DELLA CASA BIANCA HA DISPERATAMENTE BISOGNO DI UN SUCCESSO INTERNAZIONALE, ANCHE A COSTO DI FAR INGOIARE IL ROSPONE PALESTINESE A NETANYAHU…

starmer - zelensky - macron - tusk - merz - a kiev giorgia meloni fico putin

DAGOREPORT – DOVEVA ESSERE UNA “PONTIERA”, GIORGIA MELONI ORMAI È UNA “PORTIERA”. NEL SENSO CHE APRE E CHIUDE IL PORTONE AGLI OSPITI IN ARRIVO A PALAZZO CHIGI: L’ULTIMO CHE SAREBBE DOVUTO ARRIVARE TRA FRIZZI E LAZZI È ROBERT FICO, IL PREMIER SLOVACCO UNICO LEADER EUROPEO PRESENTE ALLA PARATA MILITARE, A MOSCA, SCAMBIANDOSI SMANCERIE CON PUTIN - PER NON PERDERE LA FACCIA, LA DUCETTA HA DOVUTO RIMANDARE LA VISITA DI FICO A ROMA AL 3 GIUGNO - QUESTI SONO I FATTI: L’AUTOPROCLAMATASI “PONTIERA”, TOLTA LA PROPAGANDA RILANCIATA DAI TROMBETTIERI DI ''PA-FAZZO'' CHIGI, NON CONTA NIENTE SULLO SCENA INTERNAZIONALE (LA PROVA? IL VIAGGIO DI MACRON, MERZ, STARMER E TUSK A KIEV E IL LORO ACCORDO CON TRUMP) - RUMORS: IL TEDESCO MERZ PERPLESSO SUL VIAGGIO IN ITALIA DI LUGLIO. E MELONI PUNTA A INTORTARLO DOMENICA ALLA MESSA DI INIZIO PONTIFICATO DI LEONE XIV, IN PIAZZA SAN PIETRO...

orchesta la scala milano daniele gatti myung whun chung myung-whun ortombina fortunato

DAGOREPORT: CHE GUEVARA VIVE ALLA SCALA – ALLA FINE DEL 2026, SARÀ IL DIRETTORE D’ORCHESTRA COREANO MYUNG-WHUN CHUNG IL SUCCESSORE DI RICCARDO CHAILLY - IL CONIGLIO (CONIGLIO, NON CONSIGLIO) DI AMMINISTRAZIONE DELLA SCALA AVEVA SUGGERITO IL NOME DEL MILANESE DI FAMA MONDIALE DANIELE GATTI. MA LA CGIL DELL’ORCHESTRA, SOTTOTRACCIA, HA SUBITO FATTO CAPIRE CHE NON ERA DI SUO GRADIMENTO: A GATTI VENIVA “RIMPROVERATO” UN ATTEGGIAMENTO UN PO’ SEVERO VERSO GLI ORCHESTRALI (POCO INCLINI A NON FARE QUEL CHE VOGLIONO) – ORA I SINDACATI RECLAMANO L’AUMENTO DI PERSONALE (DEL RESTO, LA SCALA, HA SOLO MILLE DIPENDENTI!), AUMENTI RETRIBUTIVI, SCELTA DELL’UFFICIO STAMPA ALL’INTERNO DEL TEATRO, FINANCO LA RICHIESTA DI PARCHEGGIARE I MONOPATTINI NEL CORTILETTO INTERNO…

orcel giorgetti nagel castagna bpm unicredit

DAGOREPORT - RISIKO INDIGESTO: LA PROTERVIA DI GIORGETTI A DIFESA DI BPM DALLE GRINFIE DI UNICREDIT, INDISPETTISCE FORZA ITALIA E I FONDI CHE HANNO INVESTITO MILIARDI IN ITALIA - GLI SCAZZI SUL DECISIONISMO DI ORCEL NEL BOARD DI UNICREDIT: IL CDA PRENDE TEMPO SULL'OFFERTA DI SCAMBIO SU BPM, CHE LA LEGA CONSIDERA LA "SUA" BANCA - LA STILETTATA DI NAGEL A LOVAGLIO ("PER BUON GUSTO NON RIPERCORRO LA STORIA DEL MONTE DEI PASCHI") E L'INSOFFERENZA DI CALTAGIRONE PER IL CEO DI BPM, CASTAGNA...

keir starmer emmanuel macron e friedrich merz sul treno verso kiev giorgia meloni mario draghi olaf scholz ucraina donald trump

DAGOREPORT - IL SABATO BESTIALE DI GIORGIA MELONI: IL SUO VELLEITARISMO GEOPOLITICO CON LA GIORNATA DI IERI FINISCE NEL GIRONE DELL'IRRILEVANZA. LA PREMIER ITALIANA OGGI CONTA QUANTO IL DUE DI PICCHE. NIENTE! SUL TRENO DIRETTO IN UCRAINA PER INCONTRARE ZELENSKY CI SONO MACRON, STARMER, MERZ. AD ATTENDERLI, IL PRIMO MINISTRO POLACCO TUSK. NON C'È PIÙ, COME TRE ANNI FA, L’ITALIA DI MARIO DRAGHI. DOVE È FINITA L’AUTOCELEBRATOSI “PONTIERA” TRA USA E UE QUANDO, INSIEME CON ZELENSKY, I QUATTRO CABALLEROS HANNO CHIAMATO DIRETTAMENTE IL ‘’SUO CARO AMICO” TRUMP? E COME HA INCASSATO L’ENNESIMA GIRAVOLTA DEL CALIGOLA DELLA CASA BIANCA CHE SI È DICHIARATO D’ACCORDO CON I VOLENTEROSI CHE DA LUNEDÌ DOVRÀ INIZIARE UNA TREGUA DI UN MESE, FUNZIONALE AD AVVIARE NEGOZIATI DI PACE DIRETTI TRA UCRAINA E RUSSIA? IN QUALE INFOSFERA SARANNO FINITI I SUOI OTOLITI QUANDO HA RICEVUTO LA NOTIZIA CHE TRUMP FA SCOPA NON PIÙ CON IL “FENOMENO” MELONI MA CON...