fabrizio roncone

ARRIVA IN LIBRERIA "RAZZA POLTRONA", L'ULTIMO LIBRO DI FABRIZIO RONCONE - LA RECENSIONE DI POLITO: "RONCONE HA INVENTATO UN GENERE DEL GIORNALISMO PARLAMENTARE. I SUOI SCRITTI INTRISI DI ATTUALITÀ (ISTRUTTIVO LEGGERE OGGI LA SICUMERA CON CUI I PIÙ ESPERTI PARLAMENTARI ESCLUDEVANO LA POSSIBILITÀ DI UN GOVERNO DRAGHI), PRENDONO LA FORMA DI UNA SENTENZA DI CONDANNA DELLA GENERAZIONE POST-2013, QUELLA DELLA COSIDDETTA ''TERZA REPUBBLICA'', COSÌ FALLIMENTARE DA AVER PORTATO A UN NUOVO COMMISSARIAMENTO DELLA POLITICA"

fabrizio roncone foto di bacco (2)

Antonio Polito per il "Corriere della Sera"

 

A modo suo, Fabrizio Roncone ha inventato un genere del giornalismo parlamentare. Lo definirei lo stile dello «sketch». Avrei potuto dire «bozzetto», o «disegno», o «schizzo», ma sono termini che in italiano si riferiscono di preferenza alle arti visive. Uso il termine inglese perché ha una forte tradizione letteraria. Non solo nel teatro, dove indica una breve scenetta comica, con un paio di personaggi curiosi che fanno cose curiose, più o meno come se ne vedono tante nel Parlamento italiano.

 

alessandro de angelis corrado formigli fabrizio roncone foto di bacco

Ma anche nella scrittura: fu del resto facendo il cronista parlamentare che a Charles Dickens venne in mente di scrivere per i giornali una serie di bozzetti di vita comune, che raccolti in volume presero il titolo di Sketches by Boz . Per raggiungere il suo effetto di scrittura, comico, acido, sapido, Roncone (in uscita domani con Razza poltrona , Solferino) usa materiali disparati, presi dall'armamentario tradizionale del giornalismo politico. L'intervista, per esempio; ma anche il retroscena, il reportage, il pettegolezzo, il corsivo.

BARBARA LEZZI 1

 

E li assembla insieme in uno stile originale che, col tempo e con il successo, ha osato sempre più nel rompere le barriere della classificazione dei generi (nei giornali c'è sempre un redattore capo che ti chiede: ma insomma, questo pezzo che è, un'apertura, una spalla, un fogliettone?). Ne vengono fuori per l'appunto degli «sketch», grazie ai quali apprendiamo cose che non sapevamo sui politici e la politica, frutto di un lavoro certosino da cronista; ma ci facciamo anche un'opinione dei personaggi, ridiamo di loro, o ci scandalizziamo, o ci indigniamo.

 

claudio borghi 9

Qualche esempio. «Lezzi, quarantotto anni, da Lecce, arriva al Senato due legislature fa e si presenta nell'emiciclo con un apriscatole. Lo agita minacciosa: "Apriremo il Parlamento come una scatoletta di tonno! Cambieremo tutte le brutte abitudini!". Poi, subito, assume la figlia del compagno. Stupore, polemiche, volgarissimo caso di parentopoli. La ragazza viene licenziata in fretta, mentre lei, la Lezzi, non molla la scena. All'Aria che tira , su La7, chiede che il cittadino "venga informato a trecentosettanta gradi".

fabrizio roncone giorgia meloni enrico letta foto di bacco (2)

 

Poco tempo dopo spiega che l'aumento del Pil non è merito del governo a guida Pd, ma del caldo e dell'uso, eccessivo, dei condizionatori». Oppure: Claudio Borghi: «Un furbacchione con la parlantina del furbacchione (in tivù, nei talk, va fortissimo): ex fattorino, ex agente di cambio, ex broker, ex agente della Deutsche Bank, ex docente a contratto di Economia e mercato dell'arte all'Università Cattolica e, per hobby, a sua volta mercante d'arte. La vita gli cambia una notte.

 

andrea marcucci matteo renzi 1

Con il cellulare che inizia a vibrare. Voce leggermente impastata. "Ciao, sono Matteo: hai voglia di spiegarmi queste tue strane idee sull'euro?"». Oppure ancora (poi giuro che smetto, anche se non vorrei): Andrea Marcucci. «Si sposta abitualmente in elicottero (ma anche, come vedremo, in macchina, o cavalcando potenti moto da enduro). È gentile, empatico, scaltro, tifa Cagliari, sostiene di preparare risotti squisiti (dev' essere fichissimo entrare in cucina e dire al cuoco: scansati, stasera ci penso io), sbaglia regolarmente il colore degli abiti (tonalità preferita: il verde pistacchio di Bronte), ma - quasi mai - strategie: se fa, o dice, una cosa, c'è sempre un perché.

 

fabrizio roncone giorgia meloni alessandro de angelis enrico letta foto di bacco

A ventisette anni è già vice-capogruppo del Pli a Montecitorio; incappa in Mani Pulite (il "Fatto" in un brillante ritratto ha scritto che è l'unico politico italiano - oltre naturalmente a Berlusconi - coinvolto nell'inchiesta non per aver preso soldi ma per essere stato costretto a darli); diventa prodiano, rutelliano, quindi incontra Renzi». Queste descrizioni non sono mai fini a se stesse, ma servono sempre a illustrare un momento politico, una svolta, una marcia indietro. Compongono insieme il caleidoscopio di una «classe politica sull'orlo del baratro», come da sottotitolo del libro.

 

fabrizio roncone foto di bacco

Si trasformano in critica corrosiva, anche etica ed estetica, di un mondo che ci è contemporaneamente intimo (è ogni sera in tv) ed estraneo, perché retto dalle regole, le mode e i tic di un «mondo a parte». E, da lettore quotidiano di Roncone, devo anzi avvertire il lettore di una mutazione nel tempo che nel libro si nota poco, perché mescola scritti di diverse epoche raccogliendoli per temi, ma seguendo la cronologia è più evidente: e cioè che il divertimento del cronista, uso a scrivere con il sorriso sulle labbra, si è fatto via via sempre più indignazione e talvolta rabbia per ciò che vedeva, trasformando spesso il sorriso in ghigno, e la penna in frusta.

 

Deve essere lo sconforto che prende molti osservatori abbastanza âgé per confrontare le diverse epoche e la diversa qualità dei protagonisti, ma non abbastanza da lasciar prevalere il cinismo sul civismo. Se la prende di più chi ci tiene di più.

 

salvini e di maio by osho

Fatto sta che, raccolti insieme, questi scritti così intrisi di attualità, così legati all'istante (istruttivo leggere oggi la sicumera con cui i più esperti parlamentari escludevano la possibilità di un governo Draghi), destinati a durare lo spazio di un mattino sul quotidiano, prendono invece nel libro la forma di un discorso coerente, di un atto di denuncia, di una sentenza di condanna della generazione post-2013, quella della cosiddetta «Terza Repubblica», così fallimentare da aver portato a un nuovo commissariamento della politica. Il libro racconta in definitiva proprio questo: il come e il perché la grande illusione populista si sia sciolta nel crogiolo dell'era Draghi.

 

I MEME SULLE REGIONALI IN UMBRIA - DI MAIO - CONTE - SALVINI

E per questo assume il valore di un saggio, seppure di lettura incomparabilmente più godibile. Un'unica critica all'editore Solferino (essendo lo stesso del «Corriere» ce lo possiamo permettere): da feticista dello stile-Roncone ho cercato nei suoi articoli i «corsivi», quel suo originalissimo uso del carattere tipografico per segnalare, sottolineare, ammiccare, alludere, che sul giornale c'erano e qui non ho trovato. Si vede ormai da tanti indizi che il corsivo viene considerato obsoleto sulla carta stampata. È un peccato. In fin dei conti il suo secondo nome è «italico».

Ultimi Dagoreport

pam bondi

DAGOREPORT - COME MAI L’INFORMAZIONE ITALICA SI È TOTALMENTE DISINTERESSATA DELLO SBARCO A ROMA DEL MINISTRO DELLA GIUSTIZIA, LA FOSFORESCENTE SESSANTENNE PAM BONDI, ARRIVATA CON TANTO DI AEREO DI STATO IL 10 DICEMBRE? - EPPURE LA FEDELISSIMA DI TRUMP NON SI È TENUTA NASCOSTA: HA ALLOGGIATO ALL’HOTEL ST. REGIS, SI E’ ATTOVAGLIATA AL BOLOGNESE DI PIAZZA DEL POPOLO, HA INCONTRATO AL MINISTERO DELLA GIUSTIZIA DI VIA ARENULA CARLETTO NORDIO, HA AVUTO L'INESPRIMIBILE GIOIA DI CONOSCERE IL VICEPREMIER MATTEO SALVINI A UN RICEVIMENTO DELL'AMBASCIATORE USA IN ITALIA, TILMAN J. FERTITTA. E, FORSE, LA BEN DOTATA DALLA NATURA PAMELONA HA PURE INCOCCIATO IL MINISTRO PIANTEDOSI - MA DELLA “VACANZA ROMANA” DELL'ITALOAMERICANA CARISSIMA A TRUMP, NON SI REGISTRA MANCO UNA RIGA SUI GIORNALONI DE' NOANTRI - VABBE', A NATALE BISOGNA ESSERE BUONI: MAGARI ERANO TUTTI TROPPO IMPEGNATI A SEGUIRE LA FESTILENZA DI ATREJU DEI FRATELLINI DI GIORGIA…

john elkann theodore kyriakou leonardo maria del vecchio

DAGOREPORT - L’OSTACOLO PIÙ TOSTO DELLA TRATTATIVA IN CORSO TRA IL MAGNATE GRECO KIRIAKOU E JOHN ELKANN NON E' L'ACQUISIZIONE DEL GRUPPO GEDI BENSÌ COME “RISTRUTTURARE” UN ORGANICO DI 1300 DIPENDENTI, TRA TAGLI ALLE REDAZIONI LOCALI, PREPENSIONAMENTI E “SCIVOLI”, DI CUI CIRCA 280 GIORNALISTI FANNO CAPO A “REPUBBLICA” E ALTRI 170 A “LA STAMPA” - LA PARTITA SUL FUTURO DEL QUOTIDIANO TORINESE, ASSET CHE NON RIENTRA NEL PROGETTO DI KYRIAKOU, NON ACCELERA CON LA CORDATA VENETA MESSA SU DA ENRICO MARCHI - NEL CASO LA TRANSIZIONE ELLENICA NAUFRAGASSE, LEONARDINO DEL VECCHIO HA CONFERMATO DI ESSERE PRONTO: “NOI CI SIAMO” - “NOI” CHI? ESSENDO “QUEL RAGAZZO'' (COPY ELKANN), DEL TUTTO A DIGIUNO DI EDITORIA, I SOSPETTI DILAGANO SU CHI SI NASCONDE DIETRO LA CONTRO-OFFERTA CON RILANCIO DELL’AZIONISTA DELL’IMPERO DEL VECCHIO, IL CUI CEO MILLERI È STATO ISCRITTO NEL REGISTRO DEGLI INDAGATI CON CALTAGIRONE E LOVAGLIO, PER LA SCALATA DI MPS SU MEDIOBANCA-GENERALI - E DA TORINO, AVVISANO LE REDAZIONI IN RIVOLTA DI ROMA E TORINO DI STARE ATTENTI: DALLA PADELLA GRECA RISCHIANO DI FINIRE NELLA BRACE DI CHISSÀ CHI...

nietzsche e marx si danno la mano venditti meloni veneziani

VIDEO! “ATREJU E’ IL LUOGO IN CUI NIETZSCHE E MARX SI DAVANO LA MANO, COME DIREBBE ANTONELLO VENDITTI” – GIORGIA MELONI CITA “COMPAGNO DI SCUOLA”, IL BRANO DATATO 1975 DEL CANTAUTORE DI SINISTRA. OVVIAMENTE MARX E NIETZSCHE NON SI DIEDERO MAI LA MANO, NÉ AD ATREJU NÉ ALTROVE. CIÒ È STATO ANCHE IMMAGINATO NELL’ULTIMO LIBRO DI MARCELLO VENEZIANI “NIETZSCHE E MARX SI DAVANO LA MANO”. LO SCRITTORE IPOTIZZA COME MISE EN SCÈNE CHE LA SERA DEL 5 MAGGIO 1882 I DUE SI SIANO TROVATI IN UNA LOCANDA DI NIZZA (DOVE ENTRAMBI PASSARONO). NON SI CAPISCE BENE SE LA MELONI CI ABBIA CREDUTO DAVVERO – VIDEO

giorgia meloni balla ad atreju

GIORGIA, ER MEJO TACCO DI ATREJU! - ZOMPETTANDO COME UN MISIRIZZI, LA MELONI CAMALEONTE HA MESSO IN SCENA CIO' CHE SA FARE BENISSIMO: IL BAGAGLINO DI CORBELLERIE (''QUESTO È IL LUOGO IN CUI NIETZSCHE E MARX SI DANNO LA MANO'') E DI SFOTTO' SU ELLY SCHLEIN: "IL CAMPO LARGO L'ABBIAMO RIUNITO NOI... CON IL SUO NANNIMORETTIANO 'MI SI NOTA DI PIÙ SE VENGO O STO IN DISPARTE O SE NON VENGO PER NIENTE' HA FATTO PARLARE DI NOI" -UBRIACA DI SE' E DEI LECCAPIEDI OSPITI DI ATREJU, HA SCODELLATO DUE ORE DI PARACULISSIMA DEMAGOGIA: NULLA HA DETTO SU LAVORO, TASSE, SANITA', ECC - IDEM CON PATATE SULLA GUERRA RUSSIA-UCRAINA, SUL CONFLITTO STATI UNITI-EUROPA, SUL RUOLO DEL GOVERNO SU DIFESA E IL RIARMO EUROPEO - IN COMPENSO, HA STARNAZZATO DI VITTORIE DEL GOVERNO MA  GUARDANDOSI BENE DI CITARE MINISTRI O ALLEATI; SI E' INFERVORATA PER IL PARTITO MA NON RICORDA CHE L’HA FONDATO CON CROSETTO E LA RUSSA ('GNAZIO E' STATO DEL TUTTO OSCURATO AD ATREJU) - "GIORGIA! GIORGIA!", GRIDA LA FOLLA - OK, L'ABBIAMO CAPITO: C’È UNA PERSONA SOLA AL COMANDO. URGE UN BALCONE PER LA NUOVA MARCHESA DEL GRILLO - DAGOREPORT+VIDEO 

elly schlein pina picierno stefano bonaccini giorgio gori lorenzo guerini giuseppe conte pd

NAZARENO, ABBIAMO (PIU’ DI) UN PROBLEMA - L’ASSEMBLEA PD DI DOMANI RISCHIA DI TRASFORMARSI IN UN BOOMERANG PER SCHLEIN: I DELEGATI DISERTANO, A RIDOSSO DI NATALE, NESSUNO SPENDE SOLDI E TEMPO PER VENIRE NELLA CAPITALE AD ASCOLTARE UNA RELAZIONE SENZA DIBATTITO – LA MOSSA DEI PRETORIANI DI ELLY PER SCONGIURARE LA SALA VUOTA ED EVITARE IL CONFRONTO IMPIETOSO CON MELONI CHE CONTEMPORANEAMENTE FARA’ IL PIENO A ATREJU – SORGI: “BONACCINI ENTRERA’ IN MAGGIORANZA MA SE I RIFORMISTI NON DOVESSERO RICEVERE RASSICURAZIONI SULLE LISTE ELETTORALI, IL RISCHIO DI UNA EVENTUALE SCISSIONE, SI FAREBBE PIÙ CONCRETO…”

ignazio la russa theodore kyriakou pier silvio berlusconi giorgia meloni matteo salvini

DAGOREPORT - LA TRATTATIVA DI ELKANN PER LA VENDITA DEL GRUPPO GEDI AL GRECO THEO KYRIAKOU STA SCOMBUSSOLANDO IL GOVERNO MELONI E DINTORNI - SE LA “GIORGIA DEI DUE MONDI” VEDE DI BUON OCCHIO LA TRANSIZIONE ELLENICA E SALVINI HA BEN GRADITO LA PROSPETTIVA CHE IL GRECO ANTENNATO SISTEMI PER LE FESTE I “COMUNISTI” DI ‘REPUBBLICA’ E ‘STAMPA’, PER FORZA ITALIA C’È STATO IL VEEMENTE INTERVENTO DEL ‘’PRESIDENTE IN PECTORE’’ DEL PARTITO, PIER SILVIO BERLUSCONI, CHE VEDE IN KYRIAKOU UN COMPETITOR PERICOLOSISSIMO, ALFIERE DI QUEL CAPITALISMO DI STAMPO LIBERISTA, PER NULLA “LIBERAL”, CHE PREDICA IL PRIMATO DELL’ECONOMIA SULLA POLITICA - COSI', DIMENTICANDO IL SUO ATTIVISMO IN GERMANIA PER CREARE UN GIGANTE EUROPEO DELLA TV COMMERCIALE, L’EREDE DEL BISCIONE NON HA TROVATO DI MEGLIO CHE RISPOLVERARE LA BANDIERINA DELL’ITALIANITÀ (“CHE UN PEZZO DI STORIA DELL'INFORMAZIONE DEL NOSTRO PAESE VADA IN MANI STRANIERE UN PO' DISPIACE’’) - MA IL COLPO DI SCENA ARRIVA DAL CO-FONDATORE DI FRATELLI D’ITALIA E SECONDA CARICA DELLO STATO, IGNAZIO LA RUSSA, QUANDO SI È DICHIARATO DISPOSTO A FARE DA INTERMEDIARIO TRA I GIORNALISTI “COMUNISTI” DI GEDI E IL GRECO USURPATORE (ULTIMA USCITA DELLA GUERRIGLIA DI ‘GNAZIO IN MODALITÀ ''LA RISSA'' CONTRO LA DITTATURA DELLE SORELLE MELONI...)