LA CANNES DEI GIUSTI - OGGI "SBATTI IL MOSTRO IN PRIMA PAGINA", DI MARCO BELLOCCHIO, PRESENTATO A CANNES NELLA VERSIONE RESTAURATA DALLA CINETECA DI BOLOGNA, È DIVENTATO QUASI UN DOCUMENTO PER L'APPARIZIONE DI UN IGNAZIO LA RUSSA PARTICOLARMENTE ECCITATO. E OGGI, MAGARI NON VE LO RICORDATE, 50 ANNI DOPO, IGNAZIO LA RUSSA È PRESIDENTE DEL SENATO - NELLA NOSTRA MEMORIA ERA UN FILM BELLO MA UN PO' BASTARDO. CIOÈ NON NATO COME FILM DI BELLOCCHIO. DOVEVA ESSERE L'OPERA PRIMA DELLO SCENEGGIATORE SERGIO DONATI, DA ANNI COLLABORATORE DI SERGIO LEONE. MA AL PROTAGONISTA, GIAN MARIA VOLONTE', DONATI NON ANDAVA GIÙ... - VIDEO

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Marco Giusti per Dagospia

 

sbatti il mostro in prima pagina sbatti il mostro in prima pagina

Ah! I bei tempi dei film politici. E i bei tempi dei film legati alla realtà. Il caso Milena Sutter. Il caso Valpreda. I fascisti della Maggioranza Silenziosa guidati a Milano da un giovane Ignazio La Russa. I giornali che costruivano colpevoli e oscuravano i veri mandanti. Le lezioni di giornalismo dei direttori con l'erre moscia.

 

Si chiamava un buon sceneggiatore, un buon regista, ovviamente un protagonista forte come Gian Maria Volonte' e trovavi subito il pubblico. Nella nostra memoria "Sbatti il mostro in prima pagina" di Marco Bellocchio, presentato ieri a Cannes nella versione restaurata dalla Cineteca di Bologna, era un film bello ma un po' bastardo.

 

ignazio la russa in sbatti il mostro in prima pagina 4 ignazio la russa in sbatti il mostro in prima pagina 4

Cioè non nato come film di Bellocchio. Doveva essere, infatti, nelle idee del produttore Franco Committeri, l'opera prima di uno sceneggiatore importante, Sergio Donati, da anni collaboratore di Sergio Leone, come Claudio Mancini, qui produttore esecutivo.

 

È Donati che Leone chiama per rimettere a posto il copione iniziato da Argento e Bertolucci per "C'era una volta il west ". È lui che si inventa la battuta "Questo treno ferma a Tucumcari" che apre "Per qualche dollaro in più". Ma Donati era stato anche un fortunato autore di gialli e questo doveva essere il suo primo film.

 

Un giallo ambientato a Milano contaminato solo un po' con la realtà. Solo che al potente protagonista che avevano scelto, Gian Maria Volonte', altra creatura legata a Leone, Donati regista non andava giù. E forse non era proprio in grado di dirigere un film. Per questo Committeri chiamò un regista vero e di parte come Marco Bellocchio e Bellocchio a sua volta chiamò a riscrivere ci lui storia e battute un personaggio ingombrante come Goffredo Fofi, che al tempo diceva di detestare tutto il cinema italiano.

 

gian maria volonte sbatti il mostro in prima pagina gian maria volonte sbatti il mostro in prima pagina

Bellocchio, Fofi, assieme a Volonte' mettono assieme proprio un altro film che mantiene solo l'ossatura del giallo, ma racconta, coi mezzi del cinema politico del tempo, cioè molto vicino al poliziesco anni 70, cosa stava vivendo il paese, soprattutto al nord, tra inizio degli anni di piombo, rapimenti, nascita del neofascismo, puzza di golpe e giornali di destra in crescita. Questo si chiama "Il giornale" anticipando l'uscita della testata di Indro Montanelli.

 

sbatti il mostro in prima pagina sbatti il mostro in prima pagina

Volonte' era favoloso. Come sempre. "Ora, io non sono Umberto Eco e non voglio farti una lezione di semantica applicata all'informazione".

 

Esagera, si sa, ma costruisce un direttore di destra cattivo e cinico che anticipa di 50 anni i titoli dei giornali di Sechi e Sallusti e non ha l'antipatia esibita dei Borgonuovo. Spiega ai suoi giornalisti incapaci come si fanno i titoli.

 

Come si nasvondono le cose spingendano altre.. Definisce i suoi lettori come "tranquilli e rincoglioniti". Sgrida la moglie Carla Tato',  "Ma dalla moglie del divettove di uno dei pvincipali quotidiani ci si aspettevebbe una mentalità più evoluta del suo lettove medio,  cvetina, cvetina, cvetina!".

 

Alberto Moravia, dalle pagine de “L’Espresso” raccontava così il film: “Un giornale gode fama di organo di informazione oggettivo, imparziale, indipendente, illuminato. Ciononostante o forse appunto per questo, si tratta di una facciata menzognera dietro la quale si nasconde un proprietario che difende con piena consapevolezza gli interessi dei gruppi di potere e un direttore cinico e pronto a tutti i compromessi. Accade che proprio alla vigilia delle elezioni l’opposizione attacchi i gruppi finanziari che si servono del giornale.

 

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Allarmato, il proprietario convoca Bizanti, il direttore, gli chiede di sviare l’attenzione del pubblico dalla vera pista rappresentata dai finanziatori del quotidiano, verso la falsa pista di qualche fatto di cronaca apolitico. Per l’appunto, in quei giorni, una ragazzetta, Maria Grazia Martini, è stata ritrovata violentata e strangolata in un prato della periferia. Una lettera anonima inviata al giornale promette informazioni sull’assassino. Bizanti non perde tempo e si dà con alacrità al creare il diversivo del mostro".

 

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Ovviamente il mostro rimandava da subito a Pietro Valpreda. E la ragazza assassinata alla povera Milena Sutter. Perché Bellocchio accetto' di girare un film che non era suo, soprattutto di entrare in mondo alla Petri cosidiverso dai suoi. "Accettai", disse, "perché m’interessava un’esperienza di questo genere; saltare su un treno già in marcia, vedere cosa si poteva fare come lavoro strettamente professionale, e anche trasformare il film, che era un giallo sul mondo del giornalismo milanese, in un film di taglio politico. Mi trascinai appresso Fofi e con lui riscrivemmo velocissimamente la sceneggiatura giorno per giorno, mentre si girava. Restarono gli ambienti, restarono quasi tutti gli attori, ma vennero aggiunti nuovi ruoli, tra cui quello fondamentale di Laura Betti, e la storia diventò completamente diversa”.

 

ignazio la russa in sbatti il mostro in prima pagina 2 ignazio la russa in sbatti il mostro in prima pagina 2

Portò Laura Betti, Carla Tato', Fabio Garriba, che allora era un attore emergente mel cinema d'autore, li mischio' con gli attori del poliziesco italiano, John Steiner doppiato da Gigi Proiett, Corrado Solari. Ha un ruolo anche il giornalista allora militante e cassiere di Potere Operaio (o sbaglio?) Fulvio Grimaldi.

 

Fofi scrisse che il suo modello era quello dei piccoli film american di Fritz Langi. "Una storia veloce che mostrasse il funzionamento del potere dentro i mass-media a partire da un caso di manipolazione politica che era ricalcato su quello di Valpreda”. Oggi è diventato quasi un documento per l'apparizione di un Ignazio La Russa particolarmente eccitato. E oggi, magari non ve lo ricordate, 50 anni dopo, Ignazio La Russa è Presidente del Senato.

 

 

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