IL CINEMA DEI GIUSTI - PRESTO! RIDATECE I CINEPANETTONI! BOLDI E DE SICA! IL CIPOLLA CHE SCOREGGIA! SALVATECI DA‘’TUTTO TUTTO NIENTE NIENTE’’, IL SEQUEL DEL GIÀ NON PERFETTO, MA DIVERTENTE “QUALUNQUEMENTE” DI ANTONIO ALBANESE - ANCHE IL FILM PRECEDENTE SPRECAVA MOLTO E SI PERDEVA UN BEL PO’ NELLA STORIA, MA QUI C’È COME L’IMPRESSIONE DI INGOLFARE PER METTERCI TUTTO TUTTO, PERDENDO DI VISTA LA COSTRUZIONE DEL FILM, CHE DIVENTA NIENTE NIENTE…

Marco Giusti per Dagospia

Presto! Ridatece i cinepanettoni! Boldi e De Sica! Il Cipolla che scoreggia! Salvateci! Insomma... quasi ‘'tutto tutto'' sbagliato, ‘'niente niente'' riuscito questo sequel diretto da Giulio Manfredonia del già non perfetto, ma divertente "Qualunquemente", prima avventura dell'onorevole calabrese Cetto Laqualunque, lo scatenato personaggio inventato da Antonio Albanese e Piero Guerrera per il programma di Fabio Fazio "Che tempo che fa", trionfo del politicamente scorretto e della politica senza regole del popolo delle libertà di farsi solo i cazzi propri.

Forte di un incasso di 18 milioni di euro del primo film, miracolo ottenuto sia per la freschezza del personaggio e dei suoi tormentoni ("‘ntu culo!", "Più pilu per tutti!") sia per l'incredibile adesione alla realtà, visto che uscì nel pieno degli scandali delle escort e del caso Ruby, Fandango e Rai Cinema, giustamente hanno messo in piedi in gran fretta il sequel "Tutto tutto niente niente" con lo stesso team creativo.

Stesso gusto del grottesco, stesso tipo di satira politica eccessiva, stessi costumi e stesse scenografie sgargianti. Giusto. Solo che, forse pensando di non avere abbastanza materiale per un sequel (ma perché?), ci ficcano dentro, quasi a forza, altri due personaggi del vecchio repertorio di Albanese, il pur grande Frengo, edonista strafatto delle Puglie, e il leghista padroncino del nordest Olfo, che prepara la secessione allenando alla lotta svogliate truppe di extracomunitari.

L'idea è che il governo, presieduto da un Paolo Villaggio muto e completamente assente che si limita alla vecchia gag della polpetta mangiata di straforo, ma in realtà controllato da un non meglio specificato Sottosegretario, interpretato con gran divertimento da Fabrizio Bentivoglio, deceduti per un regolamento di conti tre onorevoli, decide di riesumare dal mucchio dei non eletti tre impresentabili personaggi, Cetto, Frengo e Olfo, finiti in galera per motivi diversi.

Questa è l'idea: tre diverse avventure, più o meno legate alla politica dei tre diversi personaggi che si ritrovano da galeotti a onorevoli, a contatto col mondo impazzito dell'Italia di oggi, tra escort, prelati, madri ultracattoliche, onorevoli ladroni. Ora, senza entrare nel dettaglio, se il primo film funzionava e parecchio non tanto per la costruzione di racconto, quanto per la novità del personaggio e della situazione, la forza delle gag e di tanti caratteristi eccellenti di contorno, non sarebbe stato meglio concentrarsi solo sul sequel della storia sua e della sua banda, senza complicare troppo il racconto con tre piste diverse?

Su questa scelta di frammentarietà alla "Bianco, rosso, Verdone", che ripescando due personaggi storici di Albanese invecchia anche la situazione, poggiano i maggiori difetti del film. E' un peccato, perché il puro sequel di Cetto Laqualunque è quello che volevamo. Il suo personaggio, corroborato dalla rientrata in scena di Berluscono (rieccolo!) è ancora del tutto attuale e si ride vedendolo chiederci all'inizio del film "Quanto costano 10.000 voti?", domanda che in molti ci facciamo. Si ride quando gli vediamo recapitare in galera una escort e lui risponde "No, grazie, avevo bisogno proprio di un troione!".

Per non parlare di quando chiede al fido Pino, il grande Nicola Rignanese, di mozzargli la mano che ha toccato il pacco del trans Vittorio/a Schisano. E di quando si scopre gay cominciando a entrare in fissa col Tuca Tuca della Carrà. E, infine, di quando elenca tutti gli omicidi ascrivibile al Sottosegretario, a cominciare da quello di tal Ciro Fiammazza detto Fuffi "perché quando sparava abbaiava".

Più le battute dell'episodio fanno ridere e più ti chiedi perché Albanese, Guerrera e Manfredonia hanno sentito il bisogno di impasticciare e appesantire tutto con troppe storie, troppe situazioni. L'episodio di Olfo non solo non fa ridere, ma è spesso sgradevole nel suo proporci l'orrore del nordest leghista filo-asburgico dove si può gettare impunemente in canale un extracomunitario nero morto sul lavoro.

Decisamente superiore e a tratti divertente l'episodio di Frengo che torna dalla mamma, Lunetta Savino, cattolica delirante che lo vuole beato e benedetto dal Papa. E' divertente anche Frengo che spiega la religione cattolica a modo suo: "Cosa c'è dopo la morte? Un centro commerciale...". Ma su tutto domina lo spreco. Di soldi, di battute, di trovate, di grandi personaggi, come Gigi Burruano o Paolo Villaggio, veramente poco più che comparse, per non parlare della sottoutilizzazione di Lorenza Indovina e di Fabrizio Bentivoglio.

Anche il film precedente sprecava molto e si perdeva un bel po' nella storia, ma qui c'è come l'impressione di ingolfare per metterci tutto tutto, perdendo di vista la costruzione del film, che diventa niente niente. E' vero che nel cinema comico queste cose contano poco e, alla fine, si ride parecchio anche nei film sgangherati, ma qui le battute buone, che ci sono, vengono proprio soffocate dalla confusione.

Magari, e glielo auguriamo di cuore, il film riuscirà a fare l'incasso di "Qualunquamente", visto che è l'unico cinepanettone comico di satira politica e visto il funzionamento fisiologico di ogni sequel (vedi "Il peggior Natale", arrivato a sette milioni), ma non era questo che ci aspettavamo da un attore intelligente e bravo come Antonio Albanese, che ce la mette davvero tutta nel film.

Ma la costruzione è sbagliata fin dall'inizio e non può che produrre una situazione di estrema confusione narrativa. Non si tratta di ritornare ai grandi tempi della satira politica di Age e Scarpelli, che nell'episodio di Vittorio Caprioli in "Io, io, io e gli altri" di Alessandro Blasetti sapevano dipingerci in dieci minuti la commedia delle diverse correnti della D.C. del tempo, ma almeno di fare un ragionamento a tavolino su come sviluppare un sequel. Altrimenti è vero, i cinepanettoni di Neri Parenti sembrano scritti da Charles Brackett e Billy Wilder.

 

 

TUTTO TUTTO NIENTE NIENTE FRENGO TUTTO TUTTO NIENTE NIENTE OLFO TUTTO TUTTO NIENTE NIENTE TUTTO TUTTO NIENTE NIENTE CETTO LAQUALUNQUE TUTTO TUTTO NIENTE NIENTE TUTTO TUTTO NIENTE NIENTE PAOLO VILLAGGIO IN TUTTO TUTTO NIENTE NIENTE

Ultimi Dagoreport

jackie kennedy e gianni agnelli a ravello nel 1962

JOHN KENNEDY E’ STATO IL PIÙ INFEDELE PUTTANIERE DEL XX SECOLO MA SUA MOGLIE JACQUELINE S’ATTACCAVA COME UN’IDROVORA A OGNI AUGELLO A PORTATA DI MANO (DAI DUE COGNATI ROBERT E TED PASSANDO PER SINATRA, BEATTY, MARLON BRANDO E VIA CHIAVANDO) - L’8 AGOSTO 1962, TRE GIORNI DOPO LA MORTE DI MARYLIN MONROE, JACKIE (INCAZZATA PER LE INDISCREZIONI SULLA LIAISON TRA IL MARITO E L’ATTRICE) RAGGIUNSE RAVELLO, SULLA COSTIERA AMALFITANA: FU ACCOLTA COME UNA REGINA DALL’ALLUPATISSIMO GIANNI AGNELLI – PER JACKIE, RAVELLO FECE RIMA CON PISELLO E LA VACANZA DIVENNE UN’ALCOVA ROVENTE (“LA VACANZA PIÙ BELLA DELLA SUA VITA”, RIPETEVA) AL PUNTO DA TRATTENERSI PIU’ DEL PREVISTO FINCHÉ NON PIOMBARONO 007 AMERICANI A PRELEVARLA COME UN ALMASRI QUALUNQUE PER RIPORTARLA A WASHINGTON DAL MARITO CORNUTO E INCAZZATO - LA VORACE JACKIE IMPARÒ A FARE BENE I POMPINI GRAZIE ALL'ATTORE WILLIAM HOLDEN: “ALL'INIZIO ERA RILUTTANTE, MA UNA VOLTA PRESO IL RITMO, NON SI FERMAVA PIÙ” –PER RIPICCA CI FU ANCHE UNA LIASON MARELLA AGNELLI-JOHN KENNEDY (CONFIDENZA DI INFORMATISSIMA SOCIALITE) - VIDEO

edmondo cirielli maria rosaria campitiello paolo di maio

“INUTILE FRUSTARE UN CIUCCIO MORTO, CAMBIA SPACCIATORE” – A PARLARE NON È UN HATER ANONIMO MA UN VICEMINISTRO DELLA REPUBBLICA: EDMONDO CIRIELLI, ESPONENTE DI SPICCO DI FRATELLI D'ITALIA E NUMERO DUE DI TAJANI AGLI ESTERI, CHE SBROCCA SU FACEBOOK E INSULTA IL SINDACO DI NOCERA INFERIORE, PAOLO DI MAIO – A FAR ANDARE FUORI GIRI CIRIELLI È STATO UN POST DEL PRIMO CITTADINO SU ALCUNI INCARICHI DELLA COMPAGNA AL MINISTERO DELLA SALUTE, MARIA ROSARIA CAMPITIELLO – LA VIOLENTISSIMA REPRIMENDA DI CIRIELLI: “NELLA VITA PRIVATA NON HAI MAI FATTO NIENTE DI BUONO" - COME MAI CIRIELLI SE L’È PRESA COSÌ TANTO? FORSE SENTE LA SUA CANDIDATURA A GOVERNATORE DELLA CAMPANIA CHE SI ALLONTANA? O TEME UNA SCONFITTA BRUCIANTE, ASSAI PROBABILE SE IL CENTROSINISTRA RITROVA L’UNITÀ?

igor taruffi elly schlein

DAGOREPORT - QUALCUNO DICA A ELLY SCHLEIN CHE STA AFFONDANDO IL PD! - NON SOLO TOSCANA E UMBRIA, DALLA CAMPANIA ALLA SICILIA FINO ALLA PUGLIA, SI MOLTIPLICANO I PROBLEMI SUI “TERRITORI” - A FINIRE NEL MIRINO LO “SPICCIAFACCENDE” DI ELLY, IGOR TARUFFI, RESPONSABILE ORGANIZZAZIONE DEL NAZARENO. DOVE C’È LUI, C’È CASINO, VISTA LA SUA PROPENSIONE A SALVAGUARDARE I CACICCHI FEDELI ALLA MIGLIORE ALLEATA DEL GOVERNO MELONI - IN SUO SOCCORSO È ARRIVATO ANCHE IL BERSANIANO NICO STUMPO CHE NON RIESCE AD EVITARE I PASTICCI CHE "LO STRATEGA IN VERSIONE PIZZICAGNOLO" TARUFFI COMBINA A CAUSA DELLA SCARSA CONOSCENZA DELLE REGOLE E DELLE DIVERSE REALTA’ LOCALI. E PER LA PRIMA VOLTA…

giorgia meloni ursula von der leyen donald trump dazi matteo salvini

DAGOREPORT – LA LETTERINA DELL’AL CAFONE DELLA CASA BIANCA È UNA PISTOLA PUNTATA ALLA TEMPIA DEI LEADER EUROPEI, CUI È RIMASTA UNA SOLA VIA DI USCITA, QUELLA COSIDDETTA “OMEOPATICA”: RISPONDERE AL MALE CON IL MALE. LINEA DURA, DURISSIMA, ALTRIMENTI, ALLE LEGNATE DI TRUMP, DOMANI, ALL’APERTURA DELLE BORSE, SI AGGIUNGERANNO I CALCI IN CULO DEI MERCATI. LA CINA HA DIMOSTRATO CHE, QUANDO RISPONDI CON LA FORZA, TRUMP FA MARCIA INDIETRO - SE LA “GIORGIA DEI DUE MONDI” ORMAI È RIMASTA L’UNICA A IMPLORARE, SCODINZOLANTE, “IL DIALOGO” COL DAZISTA IN CHIEF, NEMMENO LE CIFRE CATASTROFICHE SULLE RIPERCUSSIONI DELLE TARIFFE USA SULLE  AZIENDE ITALIANE, TANTO CARE ALLA LEGA, HA FERMATO I DEMENZIALI APPLAUSI ALLA LETTERA-RAPINA DA PARTE DI MATTEO SALVINI – ASCOLTATE JOSEPH STIGLITZ, PREMIO NOBEL PER L’ECONOMIA: “TRUMP NON AGISCE SECONDO ALCUN PRINCIPIO ECONOMICO, NON CONOSCE LO STATO DI DIRITTO, È SEMPLICEMENTE UN BULLO CHE USA IL POTERE ECONOMICO COME UNICA LEVA. SE POTESSE, USEREBBE QUELLO MILITARE’’

steve witkoff marco rubio sergei lavrov

RUBIO, IL TAJANI STARS AND STRIPES – IL SEGRETARIO DI STATO AMERICANO NON TOCCA PALLA E SOFFRE IL POTERE DI STEVE WITKOFF, INVIATO DI TRUMP IN MEDIO ORIENTE CHE SE LA COMANDA ANCHE IN UCRAINA. IL MINISTRO DEGLI ESTERI USA PROVA A USCIRE DALL’ANGOLO PARLANDO DI “NUOVA IDEA” DELLA RUSSIA SUI NEGOZIATI IN UCRAINA. MA IL MINISTRO DEGLI ESTERI DI PUTIN, LAVROV, SUBITO VEDE IL BLUFF: “CONFERMIAMO LA NOSTRA POSIZIONE” – TRUMP AVEVA OFFERTO DI TUTTO A WITKOFF, MA L’IMMOBILIARISTA NON HA VOLUTO RUOLI UFFICIALI NELL’AMMINISTRAZIONE. E TE CREDO: HA UN CONFLITTO DI INTERESSE GRANDE QUANTO UN GRATTACIELO...