IL DIVANO DEI GIUSTI – IL VERO COLPO OGGI LO FA RAI MOVIE CHE STASERA ALLE 21, PROPRIO NEI GIORNI DELLE CONDANNE A BUZZI E CARMINATI, SI SPARA UN KOLOSSAL SU MAFIA CAPITALE CIOÈ “SUBURRA” DI STEFANO SOLLIMA CON PIERFRANCESCO FAVINO, ELIO GERMANO, ALESSANDRO BORGHI. “IO TI RISPETTO. MA NON SI PUÒ FA’ SEMPRE PIPPA!” – IL FILM DA NON PERDERE PER I RAGAZZACCI PIÙ STRACULTISTI È IL RARISSIMO “LA PADRINA” DI GIUSEPPE VARI CON LYDIA ALFONSI, VENANTINO VENANTINI, MARCO DANIEL SU CINE 34 ALLE 00, 45 – VIDEO

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Marco Giusti per Dagospia

 

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Seratona stasera. Intanto vi consiglio “Fulci Talks” di Antonietta De Lillo, lunga intervista al grande regista di horror Lucio Fulci amato in tutto il mondo, vedibile da oggi su www.cgdigital.it e su Chili. E’ una rielaborazione di un vecchio documentario della De Lillo con l’intervista a Fulci, fatta insieme a Marcello Garofalo nel 1993, qui in versione espansa. Non sapevo la storia della sua rottura con Totò dopo anni di collaborazione.

 

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Totò, gelosissimo, pensava che Fulci avesse una storia con Franca Faldini e non lo fece esordire da regista. L’idea di un Totò geniale ma cattivo non mi era mai venuta. Ottimo anche l’incubo dell’onorevole Galloni della DC che lo insegue. Altro che Dario Argento. E le battute dei critici italiani che dopo avergli negato per tutta la vita una qualche considerazione (“Tre palle a Fulci non gliele posso dare”) si interrogano di fronte ai suoi film studiati in tutto il mondo, “Aiuto! E se fosse bravo?”.

la bambina che non voleva cantare la bambina che non voleva cantare

 

Tra i film delle 21 devo dire che potrebbe essere sorprendente il biopic canterino su Nada di Rai Uno “La bambina che non voleva cantare” diretto da Costanza Quadriglio, ottima documentarista, che si cimenta con qualcosa di popolare, e quindi difficile. Nada piccola è Tecla Insolia, i genitori Carolina Crescentini e Sergio Albelli.

 

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Vedo che contemporaneamente ci sono “Superman Returns” di Bryan Singer con Brandon Routh e Kevin Spacey, canale 20, “Shakespeare in Love” di John Madden con Gwyneth Paltrow che vinse l’Oscar quando a Hollywood se l’accomannava Harvey Weinstein, Iris, “Quo vado?” di Gennaro Nunziante con Checco Zalone, Canale 5.

 

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Ma forse il vero colpo lo fa Rai Movie che stasera alle 21, proprio nei giorni delle condanne a Buzzi e Carminati, si spara un kolossal su Mafia Capitale cioè “Suburra” di Stefano Sollima con Pierfrancesco Favino, Elio Germano, Alessandro Borghi. “Io ti rispetto. Ma non si può fa’ sempre pippa!”.

 

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Il film è un viaggio nel novembre del 2011, nei sette giorni prima dell’Apocalisse che cancellò il Governo Berlusconi e che portò Papa Ratzinger a dimettersi. In mezzo, una storia di malavita, morti ammazzati, guerre tra bande, onore e orgoglio e, soprattutto, di intrecci con la politica di destra che ha governato il paese e, soprattutto, la Roma di Alemanno.

 

 

adamo dionisi elio germano suburra adamo dionisi elio germano suburra

Diciamo a metà tra i film di duri alla Ferdinando Di Leo e le serie americane vediamo su Sky, con un quanto basta di riferimenti alle grandi bellezze e alla nuova graphic novel alla Zerocalcare. Ma senza ironia, senza elementi da talk show politico, perché Sollima fa veramente sul serio.

 

pierfrancesco favino giacomo ferrara suburra pierfrancesco favino giacomo ferrara suburra

Che dire? Una bomba. E non capisco perché Stefano Sollima, uno dei migliori registi italiani in assoluto, stia ora facendo film americani. Solo vedere Pier Francesco Favino nei panni dell’onorevole Malgradi che pippa e tromba con la celtica al collo due mignotte all’Hotel De Russie e poi va nudo a pisciare dalla terrazza dell’albergo mentre la pioggia si scatena su Piazza del Popolo e sul suo obelisco è qualcosa che non si era mai visto nel nostro cinema.

 

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E non si era mai visto neanche la tossica Viola di Greta Scarano, sì, la stessa che ora fa girare la testa a Montalbano, minchia!!, che vuole vendicare il suo uomo ferito, Numero 8, cioè Alessandro Borghi, il re di Ostia, e gli urla “Vai a sventrà quegli zingari di merda”. E quando mai, in un film, si erano viste le famiglie di zingari cravattari che vivono come questo Manfredi Anacleti, interpretato dal notevolissimo Adamo Dionisi (gli detti subito il  “premio Mario Brega”, altro che il David, come coatto cinematografico dell’anno), che comanda la sua tribù in una casa rifugio piena di donne e bambini.

non essere cattivo non essere cattivo

 

O un pr di feste romane come il Sebastiano di Elio Germano, che solo quando suo padre, Antonello Fassari, si butta nel Tevere, scopre di essere in mano ai cravattari e che la sua vita è appesa a un filo. Certo, il Samurai di Claudio Amendola, perfetto come sempre, è un po’ troppo simile al vero Carminati, er Cecato, il re di Roma, ma ha delle battute fantastiche.

 

diego abatantuono cose dell’altro mondo diego abatantuono cose dell’altro mondo

Come quando incontra Bacarozzo, il vecchio camerata dei Nar uscito di galera che vuole una fetta di torta del suo impero e gli ricorda di quando aveva un’idea nel core. “Io, ormai, l’idea me la porto qua e basta”. O quando deve rispondere di un simpatico omicidio. “Sei stato tu?” – “E’ stata Roma”. Da rivedere.

 

“Cose dell’altro mondo” di Francesco Patierno, Cine 34 all3 21, invece, è una sorta di remake di un film messicano del 2004,  “Un giorno senza messicani” di Sergio Arau. Immaginate che scompaiono di botto 80.000 extracomunitari da una cittadina del nordest italiano dominato da un rozzo padrone, Diego Abatantuono, e da cittadini non meno rozzi e razzisti.

 

cose dell’altro mondo cose dell’altro mondo

 

L’idea, ottima, funziona se si riesce a costruire una favola zavattiniana a metà fra realismo, commedia e fantasy. Meno se la messa in scena insegue il modello della nostra commedia attuale. Così il film annaspa un po’ una volta che si è giocato quelle tre o quattro trovate ovvie, come fanno i vecchietti senza badanti? come fanno i padroni senza manovalanza nera? I maschi senza mignotte nigeriane?

 

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In seconda serata vedo che su Canale 5 alle 2, 15 passa “Molto forte, incredibilmente vicino”, il film che Stephen Daldry costruì dal romanzo di Jonathan Safran Foer sull’11 settembre, con un bambino, Thomas Horn, che cerca di scoprire cosa apra la chiave che gli ha lasciato suo padre, Tom Hanks, morto nelle Torri Gemelle. Bel cast. Ci sono anche Max Von Sydow, James Gandolfini, Jeffrey Wright. Ma già abbiamo sta cappa di Covid-19…

 

venantino venantini la padrina venantino venantini la padrina

Su Rai Movie prosegue a mezzanotte la serata dedicata a Mafia Capitale con “Il permesso-48 ore fuori” diretto da Claudio Amendola. Un film, prodotto da Claudio Bonivento, scritto da Giacomo De Cataldo e Roberto Jannone, duro, ignorante, coatto, ma soprattutto de core, molto alla Fernando Di Leo, che gira attorno a un mondo di balordi, che incontrano i quattro protagonisti, in permesso dal carcere per 48 ore. Le loro sono realtà diverse, ma tutti e quattro sono pronti a giocarsi la propria vita per seguire un sentimento o difendere la famiglia.

 

Così Luca Argentero, appena uscito dal carcere, cerca la bella Sonia, un tempo si chiamava Irina, che ora fa la vita per colpa di un piccolo boss di Ostia, Sasà, Antonino Iuorio, come sempre cattivissimo. Intanto la bella Rossana, la new entry Valentina Bellé, stangona figlia di papà in carcere per essersi portata dieci chili di coca dal Brasile, si toglie la voglia di un gelato e di una scopata nella macchina con autista che le ha mandato la mamma, col bulletto del Pigneto Angelo, Giacomo Ferrara, lo “Spadino” di Suburra, anche lui appena uscito di carcere.

 

la padrina la padrina

 

Poi c’è Claudio Amendola, che esce di galera con la stessa faccia del Gastone Moschin di Milano calibro 9, in modo cioè che si capisca da subito quanto si è fatto e che non ha nessuna voglia di scherzare. Luigi, in 48 ore, deve sistemare gli affari di famiglia, il figlio che ha scoattato con un boss, Ivan Franke. Così sposta la madonnina dal giardino, spezza la base di cemento e si riprende le sue vecchie pistole. Bang! Bang!

 

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Per chi è cresciuto in questi anni tra videogames, Harry Potter, Coldplay, Arcade Fire, Hives, Daft Punk, Bush, la guerra in Iraq, Obama, cioè per chi adesso ha tra i venti e i trent’anni, “Boyhood” di Richard Linklater, Iris a mezzanotte, è una bomba assoluta. Perché racconta dal di dentro la loro vita. Del resto non si era mai visto un film che in 165 minuti seguisse così da vicino la crescita di un ragazzo, Mason Jr, interpretato (si fa per dire) da Ellar Coltrane, dai sette ai diciotto anni, riprendendolo cioè di anno in anno assieme alla sorella Samantha, interpretata dalla figlia del regista, Lorelei Linklater, nei suoi spostamenti per il Texas assieme alla madre Olivia, Patricia Arquette, e a un padre, Ethan Hawke, che ogni tanto torna a trovarli.

 

luca argentero il permesso 48 ore fuori luca argentero il permesso 48 ore fuori

Non un documentario, visto che c’è un copione e ci sono degli attori, che sono tornati ogni anno, dal 2002 al 2012, a recitare i ruoli di padri e di figli, ma neanche proprio un film di finzione, visto che tutti, sia i bambini che diventano grandi, sia gli attori, non possono far finta che sia un semplice film e mettono dentro ai loro personaggi la loro vita, le loro esperienze e la flagranza stessa del prendere parte a qualcosa che li vede modificati nel corso del tempo e che loro stessi possono modificare.

 

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So perfettamente però che il film da non perdere per i ragazzacci più stracultisti è il rarissimo “La padrina” di Giuseppe Vari con Lydia Alfonsi, Venantino Venantini, Marco Daniel su Cine 34 alle 00, 45. Rai Due chiude davvero in bellezza la serata Buzzi-Carminati all’1,05 con “Non essere cattivo”, terzo e ultimo film di Claudio Caligari, terminato e supervisionato da Valerio Mastandrea, con Alessandro Borghi e Luca Marinelli protagonisti allora totalmente inediti che seguono una sola morale, “La vita è dura, ma se non sei duro come la vita, non vai avanti”. Grandi battute.

 

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“Mo’ ce famo du’ bucatini”, dice uno dei protagonisti a tre mignotte in una nottata di droga pesante. “E chi li sa fa?”, risponde una di loro. “Certo, tu sai fa’ solo i bocchini”, le dice l’altra. “Si, ho imparato da tu’ madre”. Siamo a Ostia nel 1995, proprio dieci anni dopo “Amore tossico”, quando i “bucatini”, i drogati di eroina, sono in gran parte morti. Lasciando però una bella scia di dolore e sofferenza.

 

molto forte, incredibilmente vicino molto forte, incredibilmente vicino

All’eroina i protagonisti ventenni del film, Cesare e Vittorio, interpretati magistralmente da Luca Marinelli e da Alessandro Borghi, hanno sostituito pasticche e coca. Li troviamo proprio in macchina mentre “se calano” due pasticche e vanno subito fuori di testa. “So’ in paradiso”. Poi dicono che il cinema italiano non esiste…

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