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IL DIVANO DEI GIUSTI - STASERA IN CHIARO NON C’È DAVVERO NULLA. MEGLIO RILEGGERSI LE DUE PAGINE DI SUPERINTERVISTA SUPERGENUFLESSA DI MAURIZIO MOLINARI A ANDREA AGNELLI SUL CASO SUPERLEGA SU SUPERREPUBBLICA, O LE DUE PAGINATE DI EUGENIO SCALFARI SU COME SI SENTE IL 25 APRILE O LA ALLEGRA PAGINONA DI CONCHITA SULL’EUTANASIA, CERTO. MAGARI QUALCOSA DI PIÙ INTERESSANTE DI CUI PARLARE C’ERA. NON HO VISTO, AD ESEMPIO, NESSUNA CRITICA NEGATIVA ALL’INCREDIBILE NUMERO CONTRO IL “POLITICAMENTE CORRETTO” DEL CINEMA DI LUCA BARBARESCHI NEL SUO PROGRAMMA SU RAI TRE – VIDEO

 

Marco Giusti per Dagospia

 

anna

Lo so benissimo che stasera, a meno che non vi buttiate sulla prima su Sky della serie “Anna” di Niccolò Ammaniti, o su qualche film in streaming, in chiaro non c’è davvero nulla, ma proprio nulla di non già visto e rivisto.

 

Addirittura tre film con Ezio Greggio su Cine 34, “Occhio alla perestrojka” alle 21, “Infelici e contenti” alle 23, e “Occhio a quei due”, un filo più raro, alle 00, 45. O “Segnali dal futuro”, fantascientifico tremendo diretto da Alex Proyas con Nicholas Cage a caccia di alieni su Italia 1 alle 21, 20.

 

ezio greggio occhio a quei due

La commediola con la scucchiona Reese Whiterspoon contesa da due maschi, Patrick Dempsey e Josh Lucas in quel di new York, “Tutta colpa dell’amore” di Andy Tennant, su Rai Due alle 21, 20, almeno è passata solo un ano fa su Paramount Channel. Ma la volete davvero vedere? Anche il pur meraviglioso “Una storia vera” di David Lynch con Richard Farnsworth in viaggio sul suo trattorino per l’America per andare a trovare il fratello Harry Dean Stanton e non dirsi assolutamente nulla, Iris alle 21, è molto visto.

 

Meglio rileggersi, insomma, le due pagine di SuperIntervista SuperGenuflessa di Maurizio Molinari a Andrea Agnelli sul caso Superlega su SuperRepubblica, o le due paginate di Eugenio Scalfari su come si sente il 25 aprile o la allegra paginona di Conchita sull’eutanasia sullo stesso giornale, certo.

 

il 25 aprile di scalfari

Magari qualcosa di più interessante di cui parlare c’era. Non ho visto, ad esempio, nessuna critica negativa all’incredibile numero contro il “politicamente corretto” del cinema di Luca Barbareschi nel suo programma su Rai Tre, attaccato a Report per aver un ascolto decente, con tanto di per lui “buffa” storiella sui “nani” chiamati a interpretare lo sbarco in Normandia in un film rivisto dalle leggi sulla integrazione di Hollywood.

 

luca barbareschi in barba a tutto

A parte che è una storiella atroce e non fa ridere, non si dice “nani”, Barbareschi, è scorretto. Ma dove vivi? Se la prima serata in chiaro stasera è un disastro, al punto che vedere il professor Galli o la dottoressa Viola dalla Gruber vi sembrerà elettrizzante, la seconda serata mi sembra anche peggio. Ho segnato solo “Miami Beach”, un film di Carlo Vanzina che non mi ricordavo più di aver visto (si invecchia tutti, a parte Scalfari) su Rai Movie alle 23, 10 con Ricky Martin, Max Tortora, Paola Minaccioni, Gianpaolo Morelli.

 

 

IN BARBA A TUTTO

A rileggere la mia recensione sembra un totale capolavoro: “Sta Miami sembra Freggene!” Arieccoli i Vanzina… Con i loro romani in vacanza, “E lavati i piedi! Non fa il solito tuo!” dice Max Tortora al figlio che va a studiare a Miami. Lo scambio di battute sofisticate, “Mi si è rotto il tacco!” fa la Minaccioni simil Franca Valeri in milanese – “Io mi so rotto il cazzo!” le risponde Max Tortora.

 

andrea agnelli su repubblica

Un po’ di rutti, la fiatella, qualche scurreggetta (la spara la bionda bona). Una nuova maggiorata, Neva Leoni, con un seno davvero enorme come la Allasio o la Donatella Damiani dei bei tempi. Ricky Memphis ormai completamente fermo di fronte allo schermo.

 

neva leoni miami beach

Le battute sugli scarpari del centro, “So scarparo e ci ho il 48 de piede, quindi se te pijo te faccio male”, sugli sconti per le polacchette, “Il 30 per cento? Fagli il 25 per cento”. Il film è esattamente come lo pensate, scrivevo. Allegro e festoso, anche se un po’ pesantuccio.

 

Con tanto di battute sul Birdwatching, “un posto dove si guardano gli uccelli, ma non nel senso che pensa lei”, fa la Minaccioni a Max Tortora, che formano una coppia alla Sordi-Valeri, lui scatenato scarparo romano separato dalla moglie, “lo sa dove sta sta pulciara? A Sabaudia!”, lei come milanese raggelata che alla fine cederà allo scarparo. La storia è un puro pretesto per portare tutti i romani a Miami e fare una vanzinata americana (“Miami mica è Spoleto!”).

 

ezio greggio occhio alla perestrojka

A mezzanotte su 7Gold i fan del western all’italiano ritrovano “Cimitero senza croci”, diretto e interpretato da Robert Hossein e scritto da Dario Argento. Il film avrebbe dovuto essere coprodotto e interpretato da Folco Lulli, morto poco prima delle riprese. Ma ci sarebbe dovuto anche essere, in un piccolo ruolo, Sergio Leone.

 

Il suo ruolo, quello del proprietario d’albergo, è affidato al grosso Cris Huerta, anche se Marcello Garofalo, nella sua biografia sul regista, assicura che c’è. Non solo, riporta un’intervista di Leone che sulla sua presenza nel film dichiara: “Quando mi sono rivisto, ho deciso che non avrei ripetuto l’esperienza: recitavano meglio i cavalli”.

 

la guerra dei cafoni

Christopher Frayling, nella sua biografia su Leone, dopo aver descritto minuziosamente la scena interpretata da Leone, della durata di circa un minuto, dice che venne tolta al montaggio. Boh? In un articolo di “Cinema d’oggi”, al 15 gennaio 1968, viene assicurato che Leone avrà un ruolo nel film assieme a tal “Berry Rivers”, che forse è Benny Reeves cioè Benito Stefanelli.

concita de gregorio articolo su eutanasia

 

A sua volta, nella logica dello scambio, Hossein avrebbe dovuto interpretare un ruolo in C’era una volta il west. Ma non lo fece. Ipotizzo che avesse girato la scena e che poi, non piacendosi, avesse chiesto a Hossein di toglierlo. Ma è solo un’ipotesi.

 

Il primo film interessante e credo mai visto in tv è, Rai Movie alle 00, 45, “La guerra dei cafoni” di Davide Barletti e Lorenzo Conte, già attivi come collettivo col nome di Fluid Video Crew, tratto dall’omonimo romanzo di Carlo D’Amicis, nonché prima produzione della casa editrice Minimum Fax. Di scena è l’eterna guerra tra ricchi e poveri, signori e cafoni, in una Puglia al tempo stesso super realistica e favolistica, dove i signori parlano un italiano quasi perfetto e i cafoni un pugliese antichissimo (“Non voglio sentì più le puzze del tuo culo fetisciuoso…”), che prende vita grazie a due bandi di ragazzi rivali che ogni estate si scontrano in una vera e proprio tenzone nel pieno degli anni ’70.

Strano e originalissimo film rispetto al nostro cinema sia d’arte che commerciale, è davvero difficile da etichettare. Anche perché sembra quasi un manifesto teorico per reinventarsi un cinema che prende vita dal linguaggio, dal lavoro sul campo coi ragazzi protagonisti, tutti presi dalla strada e tutti coinvolti nell’operazione.

 

videodrome

L’idea di regia alla base del film è mostrare come la guerra tra cafoni e signori, sia stata inglobata nella finta pace di classe di un’Italia consumistica dove però le differenze di ceto rimangono le stesse.

 

Nella notte appaioni grandi film, come “Videodrome”, Iris all’1, 45, capolavoro horror teorico di David Croneberg con James Woods e Deborah Harry, il divertente “Il bacio” di Mario Lanfranchi, Rete 4 alle 2, 05, uno dei rari film ispirati dai romanzi d’appendice di Carolina Invernizio negli anni ’70 con la giamaicana Martine Beswick, Maurizio Bonuglia, Eleonora Giorgi e Valentina Cortese.

 

bugie bianche

 

Poco visto il mélo familiare “Bugie bianche”, La7 alle 2, 20, diretto dal compianto Stefano Rolla, il regista morto nella strage di Nassirya del 2003, con Virna Lisi, Max Von Sydow e Ronnie Valente.  Bellissimo, anche se ormai non più così raro, “L’amante perduta”/”Model Shop” di Jacques Démy con Gary Lockwood e Anouk Aimée che riprende il suo personaggio di “Lola donna di vita”, tutto ambientato nella Los Angeles degli anni ’60 tra rock e Vietnam.

occhio alla perestrojka 1

 

Come disse Demy allora: “Sono venuto qui per una vacanza, non per fare un film. Ma mi sono innamorato di LA. Dovevo solo fare un film. È così meraviglioso. Quando ho lasciato Parigi era morto. Mi ero perso la rivoluzione e tutto il resto. Ho detto che dovevo andare da qualche parte dove sta succedendo qualcosa.

l’amante perduta

 

Non voglio essere pretenzioso ma voglio che The Model Shop sia Los Angeles, 1968, come l'Europa '51 di Rossellini. Lola è una parte molto piccola. Lega insieme la storia. Tutto è come un puzzle: si incastra”.

cimitero senza croci 1

 

Ma il film più folle della notte è “Un napoletano nel Far West”, Iris alle 3, 15, versione italiana, anzi napoletana di “Many Rivers To Cross” di Roy Rowland con Robert Taylor, Eleanor Parker e Victor McLaglen. Una storia di coloni irlandesi nel Kentucky del 1798 diventa, grazie al doppiaggio italiano del 1955, una storia di coloni italiani nel Kentucky, guidati da Victor McLaglen che si chiama Carmine Cacace (si chiamava Cadmus Cherne), devotissimo di San Gennaro, padre di Eleanor Parker, Placida Cacace (si chiamava Mary Stuart Cherne), innamorata dello sceriffo Robert Taylor, Pelledura Gentry (si chiamava Bushrod Gentry). Magari è divertente anche doppiato.

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