DOLCE & GABBANA, DA "EVERSIVI" DELLA MODA A BEGHINE DI PARROCCHIA - DOMENICO DOLCE: "SONO MARIANO, DEVOTO ALLA MADONNA. LA FEDE È DISCIPLINA, È VOLONTÀ SENZA CONDIZIONI: PREGO, VADO A MESSA E PARTECIPO AI PELLEGRINAGGI A LOURDES E MEDJUGORJE" - STEFANO GABBANA: "HO RICEVUTO UN'EDUCAZIONE CATTOLICA E SONO CRESCIUTO ALL'ORATORIO MATER AMABILIS. IN CHIESA CANTAVO E AVEVO UNA VOCE BIANCA COSÌ BELLA CHE MI FACEVANO FARE IL SOLISTA - A DON ANTONIO, PRETE GIOVANE E BRAVISSIMO, PARLAI PER LA PRIMA VOLTA A 14 ANNI DELLA MIA OMOSESSUALITÀ. E LUI MI FECE SENTIRE…"

Alessia Ardesi per "Libero quotidiano"

 

la villa di dolce e gabbana a stromboli 5

Insieme hanno creato dal nulla un'azienda con oltre 5 mila dipendenti. Non si sentono imprenditori ma artigiani. Domenico Dolce e Stefano Gabbana da 18 anni non sono più ufficialmente una coppia. Ma si vogliono ancora più bene di quando la loro storia è iniziata: «L'amore si trasforma ed evolve. E saremo sempre una famiglia». Nel loro quartier generale, in Viale Piave a Milano, l'ufficio dove lavorano è pieno di quadri e immagini della Madonna, riferimenti all'Italia, e alla sua identità, a cui sono profondamente legati: un mese fa hanno portato il tricolore in passerella.

 

Qual è il vostro primo ricordo?

Dolce: «Di me piccolo, seduto davanti al negozio di abbigliamento di mamma Sara, che sognavo la vita che avrei voluto avere e che poi ho avuto. Non era facile immaginarsela: vengo da Polizzi Generosa, un paese minuscolo sulle Madonie dove nevica quasi sempre d'inverno e non c'era il riscaldamento».

Gabbana: «Di me che vado a mettere le barchette nella fontana di Piazza Giulio Cesare a Milano. Ho avuto un'infanzia serena e tranquilla».

 

dolce e gabbana

Da che famiglia venite?

Gabbana: «Mia madre Piera era la portinaia di Via Previati 14 a Milano. A sei anni la aiutavo a fare le pulizie nelle case degli altri per arrotondare. Papà da cameriere divenne tipografo, stampava i rotocalchi Rusconi».

Dolce: «Mio papà Saverio era un sarto. Alla fine degli anni '60 decise di trasformare il suo laboratorio in un'azienda di confezioni a Milano: comprava i modelli già sviluppati in modo industriale».

 

Quindi lei ha imparato da suo padre?

Dolce: «Sì, anche se volevo fare l'architetto. Ho imparato a cucire da lui in sartoria, rubando il lavoro con gli occhi. Agli inizi degli '80 papà mi mostrò Gap, un giornale di moda. Capii che mi piaceva quello che vedevo. E così andai alla Sip, dove c'erano gli elenchi telefonici, per scegliere una scuola di moda. Dopo la Marangoni a Milano, andai da Correggiari».

DOLCE E GABBANA NEL VIDEO DI SCUSE ALLA CINA

 

È lì che vi siete conosciuti?

Gabbana: «Sì. Facevo il grafico pubblicitario, mi piacevano i vestiti e la moda - impazzivo per Fiorucci, ma non ne sapevo nulla. Un'amica mi suggerì di chiamare una persona che collaborava con Correggiari. Al telefono rispose Domenico».

 

E come andò?

Gabbana: «Feci un colloquio e mi presero nonostante non sapessi disegnare. Ma ero fantasioso e imparai ricalcando all'infinito i disegni di Domenico, che aveva un talento innato».

domenico dolce stefano gabbana terry richardson

 

Avete cominciato a frequentarvi?

Gabbana: «Ero abbastanza ingenuo e capii solo una sera, dopo sei mesi che ci conoscevamo, che lui mi stava corteggiando. Al ritorno da una cena con amici Domenico mi disse: "Mi sono stancato di starti dietro. O ci mettiamo insieme o non ci vediamo più". Così è nato tutto».

 

E i vostri inizi lavorativi come sono andati?

Dolce: «Era l'84 e fu tutto molto difficile. Investimmo i due milioni di lire che avevamo, i pagamenti tardavano ad arrivare e restammo senza niente. Non avevamo nemmeno i soldi per fare la spesa. Spaccammo il mio porcellino salvadanaio e con quelle monete andammo avanti per una settimana, comprando focaccia e latte dal droghiere di Piazza Cinque Giornate».

Gabbana: «Se non avessi incontrato Domenico non so cosa avrei fatto. Tutto è stato possibile grazie all'amore che ci univa, ma anche a una serie di eventi fortuiti che ci sono capitati. Il destino ci ha aiutato».

 

domenico dolce stefano gabbana bianca balti

Quando ad esempio?

Gabbana: «La prima sfilata in fiera, che riscosse un successo stampa pazzesco. C'erano Krizia, Ferré, Versace e Armani. Eravamo decisi a preparare anche la collezione successiva, e così a settembre ordinammo tutti i tessuti. Per realizzare i vestiti chiamammo un'azienda che già produceva peraltri stilisti; dopo pochi mesi ci diede il benservito. Cominciammo a chiedere alle altre società che facevano prêt à porter, ma nessuna voleva lavorare con noi. Con la morte nel cuore fummo costretti a disdire la prenotazione di tutti i tessuti».

 

E quindi niente sfilata?

Gabbana: «Aspetti. Andammo a passare il Natale a casa di Domenico in Sicilia. E raccontammo tutto quello che era successo alla sua famiglia. Dorotea, la sorella, ci propose di realizzarli insieme».

 

Ma come avete fatto senza le stoffe?

domenico dolce stefano gabbana terry richardson

Gabbana: «Era l'inverno dell'84, quello della storica nevicata che bloccò tutto il Nord Italia. Le poste non riuscirono a consegnare la nostra lettera con la cancellazione dell'ordine. A Milano arrivarono tutti i tessuti e riuscimmo a realizzare la collezione».

 

La prima sfilata dove fu?

D&G: «In Fiera a Milano. Fu uno show art: camicie e giacche enormi e decostruite, scarpe bassissime, in controtendenza rispetto ai tempi. Dopo due o tre stagioni abbiamo capito che dovevamo trovare un nostro filone, e così pensammo la donna sensuale e neoromantica».

domenico dolce stefano gabbana terry richardson

 

E nacque il marchio Dolce&Gabbana.

D&G: «Agli inizi avevamo un ufficio, all'interno di un palazzo di avvocati a Porta Vittoria, dove facevamo consulenza per altri marchi, da Lebole a Max Mara. Fuori dalla porta c'erano scritti i nostri cognomi. Avevamo partite iva separate, conti separati. Ma era scomodo, così decidemmo di fare una società: Dolce&Gabbana divenne il nome».

 

Siete credenti?

Dolce: «Moltissimo. Sono mariano, devoto alla Madonna. La fede è disciplina, è volontà senza condizioni: prego, vado a messa e partecipo ai pellegrinaggi. La distinguo dall'istituzione, la Chiesa, che è composta da uomini, che possono sbagliare».

 

Dove va in pellegrinaggio?

Dolce: «Lourdes e Medjugorje. A Lourdes anni fa mi si avvicinò uno dei volontari dicendomi che mi aveva riconosciuto e come mai stessi in fila. Gli risposi che davanti alla Madonna non esistono posizioni prioritarie. Cominciò a gridare: cosa ci facevo lì, visto che ero ricco e avevo tutto?».

domenico dolce stefano gabbana terry richardson

 

Lei come reagì?

Dolce: «Dicendogli che si può andare a Lourdes anche per ringraziare. Tutti pretendiamo tanto, ma la vita è un dono di Dio, e la fede non è un juke-box; non si domanda e si ottiene secondo necessità, la fede va coltivata».

 

E lei Stefano, ha fede?

Gabbana: «Abbastanza. Ho ricevuto un'educazione cattolica e sono cresciuto all'oratorio Mater Amabilis. In chiesa cantavo e avevo una voce bianca così bella che mi facevano fare il solista. A don Antonio, prete giovane e bravissimo, parlai per la prima volta a 14 anni della mia omosessualità».

dolce and gabbana spot

 

E cosa le disse?

Gabbana: «Niente, ma mi fece sentire accolto. A differenza di alcuni ragazzi che mi prendevano in giro per atteggiamenti che ritenevano diversi dai loro».

 

Ci sarà l'Aldilà?

Gabbana: «Sono un credente atipico: non penso vivremo un'altra vita così come siamo, ma forse ci reincarneremo».

Dolce: «Sì, c'è, con l'Inferno, il Purgatorio e il Paradiso. E spero di andare in Paradiso - sorride - per diventare lo stilista degli angeli e dei santi».

 

Come se lo immagina?

STEFANO DOLCE - DOMENICO GABBANA E I RISPETTIVI COMPAGNI

Dolce: «Pieno di fiori, frutta, abiti di chiffon e seta per gli angeli. Mentre l'Inferno sarà pieno di fiamme, di tessuti sintetici, di lycra e nylon, di scarpe che fanno male ai piedi».

 

E il Purgatorio?

Dolce: «Con i disperati, quelli che non hanno mai amato, che girano il mondo ma non sono mai soddisfatti di quello che vedono o che possiedono».

 

Temete la morte?

Dolce: «Non ci penso, vivo il presente, che va conquistato ogni giorno, domani si vedrà». Gabbana: «Ho un rapporto riservato con la morte. Quando mio padre se ne andò, dopo una lunga malattia, non ebbi una reazione violenta, soffrii in silenzio».

DOLCE E GABBANA SUL PRESEPE

 

In che modo è nata l'amicizia e la collaborazione con Madonna?

D&G: «È sempre stata il nostro mito, non perdevamo un suo concerto e speravamo che indossasse prima o poi una nostra creazione. Un giorno, sfogliando per caso l'Herald Tribune, abbiamo visto una sua foto in cui indossava una gonna lunga di jersey con reggiseno di raso e maglia all'uncinetto nera della nostra collezione. Eravamo euforici».

 

L'avete contattata?

DOLCE E GABBANA SFILATA 4

Gabbana: «Sì, attraverso un nostro pr americano. La incontrammo in un ristorante italiano di New York sulla 17esima. Entrò con un abito di scena perché stava girando Dick Tracy, prese le mani di Domenico e gli disse: "Tu sei un genio"».

 

Che donna è conosciuta da vicino?

D&G: «Una donna carismatica, capace di ascoltare, colta: ama il cinema neorealista e se vuole parla anche italiano. Ma con delle sue particolarità».

 

Quali ad esempio?

D&G: «Voleva provare i vestiti al buio, forse per non farsi vedere struccata. Una volta ci chiamò in un hangar degli studios a Los Angeles per il Girlie Show. Erano le sette di sera, faceva un caldo torrido e le abbiamo provato gli abiti in una stanza minuscola con una luce flebile. Ancora non ci spieghiamo come siamo riusciti a non sbagliare le misure».

 

DOLCE E GABBANA PIZZA FRITTA

Il settore moda è in ripresa?

D&G: «Sì. E assisteremo a un'evoluzione: nei mesi difficili della pandemia abbiamo avuto il tempo per apprezzare e riscoprire quello che prima non vedevamo. E quindi siamo riusciti, in parte, a riprendere coscienza di ciò che è bello e fatto bene. Siamo italiani, abbiamo l'orgoglio della bellezza e dobbiamo portarlo nel mondo».

DOLCE E GABBANA NAPOLI 11spot dolce e gabbanadolce e gabbana prima e dopoDOLCE GABBANA dolce e gabbana quando erano per l adozione ai gaydolce e gabbanaDOLCE E GABBANA CON KYLIE MINOGUEDOLCE E GABBANA A NAPOLI - SAN GREGORIO ARMENO 9

Ultimi Dagoreport

jackie kennedy e gianni agnelli a ravello nel 1962

JOHN KENNEDY E’ STATO IL PIÙ INFEDELE PUTTANIERE DEL XX SECOLO MA SUA MOGLIE JACQUELINE S’ATTACCAVA COME UN’IDROVORA A OGNI AUGELLO A PORTATA DI MANO (DAI DUE COGNATI ROBERT E TED PASSANDO PER SINATRA, BEATTY, MARLON BRANDO E VIA CHIAVANDO) - L’8 AGOSTO 1962, TRE GIORNI DOPO LA MORTE DI MARYLIN MONROE, JACKIE (INCAZZATA PER LE INDISCREZIONI SULLA LIAISON TRA IL MARITO E L’ATTRICE) RAGGIUNSE RAVELLO, SULLA COSTIERA AMALFITANA: FU ACCOLTA COME UNA REGINA DALL’ALLUPATISSIMO GIANNI AGNELLI – PER JACKIE, RAVELLO FECE RIMA CON PISELLO E LA VACANZA DIVENNE UN’ALCOVA ROVENTE (“LA VACANZA PIÙ BELLA DELLA SUA VITA”, RIPETEVA) AL PUNTO DA TRATTENERSI PIU’ DEL PREVISTO FINCHÉ NON PIOMBARONO 007 AMERICANI A PRELEVARLA COME UN ALMASRI QUALUNQUE PER RIPORTARLA A WASHINGTON DAL MARITO CORNUTO E INCAZZATO - LA VORACE JACKIE IMPARÒ A FARE BENE I POMPINI GRAZIE ALL'ATTORE WILLIAM HOLDEN: “ALL'INIZIO ERA RILUTTANTE, MA UNA VOLTA PRESO IL RITMO, NON SI FERMAVA PIÙ” –PER RIPICCA CI FU ANCHE UNA LIASON MARELLA AGNELLI-JOHN KENNEDY (CONFIDENZA DI INFORMATISSIMA SOCIALITE) - VIDEO

edmondo cirielli maria rosaria campitiello paolo di maio

“INUTILE FRUSTARE UN CIUCCIO MORTO, CAMBIA SPACCIATORE” – A PARLARE NON È UN HATER ANONIMO MA UN VICEMINISTRO DELLA REPUBBLICA: EDMONDO CIRIELLI, ESPONENTE DI SPICCO DI FRATELLI D'ITALIA E NUMERO DUE DI TAJANI AGLI ESTERI, CHE SBROCCA SU FACEBOOK E INSULTA IL SINDACO DI NOCERA INFERIORE, PAOLO DI MAIO – A FAR ANDARE FUORI GIRI CIRIELLI È STATO UN POST DEL PRIMO CITTADINO SU ALCUNI INCARICHI DELLA COMPAGNA AL MINISTERO DELLA SALUTE, MARIA ROSARIA CAMPITIELLO – LA VIOLENTISSIMA REPRIMENDA DI CIRIELLI: “NELLA VITA PRIVATA NON HAI MAI FATTO NIENTE DI BUONO" - COME MAI CIRIELLI SE L’È PRESA COSÌ TANTO? FORSE SENTE LA SUA CANDIDATURA A GOVERNATORE DELLA CAMPANIA CHE SI ALLONTANA? O TEME UNA SCONFITTA BRUCIANTE, ASSAI PROBABILE SE IL CENTROSINISTRA RITROVA L’UNITÀ?

igor taruffi elly schlein

DAGOREPORT - QUALCUNO DICA A ELLY SCHLEIN CHE STA AFFONDANDO IL PD! - NON SOLO TOSCANA E UMBRIA, DALLA CAMPANIA ALLA SICILIA FINO ALLA PUGLIA, SI MOLTIPLICANO I PROBLEMI SUI “TERRITORI” - A FINIRE NEL MIRINO LO “SPICCIAFACCENDE” DI ELLY, IGOR TARUFFI, RESPONSABILE ORGANIZZAZIONE DEL NAZARENO. DOVE C’È LUI, C’È CASINO, VISTA LA SUA PROPENSIONE A SALVAGUARDARE I CACICCHI FEDELI ALLA MIGLIORE ALLEATA DEL GOVERNO MELONI - IN SUO SOCCORSO È ARRIVATO ANCHE IL BERSANIANO NICO STUMPO CHE NON RIESCE AD EVITARE I PASTICCI CHE "LO STRATEGA IN VERSIONE PIZZICAGNOLO" TARUFFI COMBINA A CAUSA DELLA SCARSA CONOSCENZA DELLE REGOLE E DELLE DIVERSE REALTA’ LOCALI. E PER LA PRIMA VOLTA…

giorgia meloni ursula von der leyen donald trump dazi matteo salvini

DAGOREPORT – LA LETTERINA DELL’AL CAFONE DELLA CASA BIANCA È UNA PISTOLA PUNTATA ALLA TEMPIA DEI LEADER EUROPEI, CUI È RIMASTA UNA SOLA VIA DI USCITA, QUELLA COSIDDETTA “OMEOPATICA”: RISPONDERE AL MALE CON IL MALE. LINEA DURA, DURISSIMA, ALTRIMENTI, ALLE LEGNATE DI TRUMP, DOMANI, ALL’APERTURA DELLE BORSE, SI AGGIUNGERANNO I CALCI IN CULO DEI MERCATI. LA CINA HA DIMOSTRATO CHE, QUANDO RISPONDI CON LA FORZA, TRUMP FA MARCIA INDIETRO - SE LA “GIORGIA DEI DUE MONDI” ORMAI È RIMASTA L’UNICA A IMPLORARE, SCODINZOLANTE, “IL DIALOGO” COL DAZISTA IN CHIEF, NEMMENO LE CIFRE CATASTROFICHE SULLE RIPERCUSSIONI DELLE TARIFFE USA SULLE  AZIENDE ITALIANE, TANTO CARE ALLA LEGA, HA FERMATO I DEMENZIALI APPLAUSI ALLA LETTERA-RAPINA DA PARTE DI MATTEO SALVINI – ASCOLTATE JOSEPH STIGLITZ, PREMIO NOBEL PER L’ECONOMIA: “TRUMP NON AGISCE SECONDO ALCUN PRINCIPIO ECONOMICO, NON CONOSCE LO STATO DI DIRITTO, È SEMPLICEMENTE UN BULLO CHE USA IL POTERE ECONOMICO COME UNICA LEVA. SE POTESSE, USEREBBE QUELLO MILITARE’’

steve witkoff marco rubio sergei lavrov

RUBIO, IL TAJANI STARS AND STRIPES – IL SEGRETARIO DI STATO AMERICANO NON TOCCA PALLA E SOFFRE IL POTERE DI STEVE WITKOFF, INVIATO DI TRUMP IN MEDIO ORIENTE CHE SE LA COMANDA ANCHE IN UCRAINA. IL MINISTRO DEGLI ESTERI USA PROVA A USCIRE DALL’ANGOLO PARLANDO DI “NUOVA IDEA” DELLA RUSSIA SUI NEGOZIATI IN UCRAINA. MA IL MINISTRO DEGLI ESTERI DI PUTIN, LAVROV, SUBITO VEDE IL BLUFF: “CONFERMIAMO LA NOSTRA POSIZIONE” – TRUMP AVEVA OFFERTO DI TUTTO A WITKOFF, MA L’IMMOBILIARISTA NON HA VOLUTO RUOLI UFFICIALI NELL’AMMINISTRAZIONE. E TE CREDO: HA UN CONFLITTO DI INTERESSE GRANDE QUANTO UN GRATTACIELO...