the dropout

GOCCE DI SANGUE SUL SOGNO AMERICANO (STORIA VERA) - ‘’THE DROPOUT’’ È UNA MINISERIE ESTETICAMENTE FORMIDABILE ED ETICAMENTE AGGHIACCIANTE, STARRING UN'ASPIRANTE STEVE JOBS, BELLINA E BIONDINA, CHE INFINOCCHIA MEZZO POTERE POLITICO E FINANZIARIO AMERICANO (DA LARRY ELLISON A BILL CLINTON, DA JOE BIDEN A HENRY KISSINGER), SPACCIANDO UN METODO RIVOLUZIONARIO PER FARE ESAMI DEL SANGUE A PARTIRE DA UNA SINGOLA GOCCIA - AMORALE DELLA FAVOLA: QUANDO UNA DONNA CON UN FUCILE CARICATO A SOGNI RACCONTATI BENE INCONTRA UN UOMO CON UNA PISTOLA DI OBIEZIONI BASATE SULLA SCIENZA, IL SECONDO È UN UOMO MORTO - VIDEO

 

 

Riccardo Staglianò per "il Venerdì di Repubblica"

 

the dropout 9

Un'importante lezione di The Dropout è che quando una donna con un fucile caricato a sogni raccontati bene incontra un uomo con una pistola di obiezioni basate sulla scienza, il secondo è un uomo morto.

 

È quel che succede, la prima volta metaforicamente, al ricercatore asiatico che assiste con orrore a trial clinici su malati oncologici di un metodo rivoluzionario per fare esami del sangue a partire da una singola goccia. Lui sa che Theranos non funziona e non vuole varcare quel Rubicone etico. Anche Elizabeth Holmes, la fondatrice interpretata da Amanda Seyfried, lo sa benissimo, ma se ne frega. 

 

The Dropout la serie

«Non funziona ancora, funzionerà» ripete in uno dei tanti training autogeni a cui si sottopone con gusto. Il ricercatore lascia, e lei lo sostituisce con uno meno incline al dubbio. La seconda volta però, nella collisione tra il "senso grandioso del sé" della ragazza che voleva essere Steve Jobs e le più modeste istanze della razionalità, ci scappa il morto. 

the dropout 7

 

Sì, perché quando il veterano dei chimici del suo laboratorio comincia a vacillare e a prendere le distanze prima la Holmes lo licenzia, poi lo riassume bullizzandolo fino al suo suicidio (che lei pragmaticamente festeggia come la scomparsa dell'unico testimone che, in un'eventuale causa, avrebbe potuto metterla in difficoltà).

the dropout 8

 

Benvenuti nel dietro le quinte della startup arrivata a valere oltre nove miliardi di dollari e che, con una formula che se fosse tassata a ogni uso farebbe collassare le finanze di Big tech, voleva «rendere il mondo un posto migliore» democratizzando l'emocromo.

 

the dropout 6

La storia era troppo brutta, e quindi cinematograficamente troppo bella («Bontà e felicità sono come vernice bianca sulla pagina: non si vedono» spiegò definitivamente il critico francese Henry de Montherlant), per non essere adattata per lo schermo, oggi piccolo domani anche grande per la regia dell'Adam McKay di Don't Look Up. 

 

Le gesta della biondina di buona famiglia che dopo il primo anno di chimica lascia Stanford (il "dropout" del titolo della serie trasmessa in Italia da Disney+ si riferisce a questo, ma evoca anche le gocce di sangue) corrispondono all'idea platonica di quando l'ambizione diventa hybris, tracima dagli argini e travolge tutto quello che incontra.

the dropout 4

 

Zero empatia

Elizabeth Holmes, da quel che si evince dal racconto televisivo, è la classica ragazzina con l'empatia di un frigorifero (quando diventa amministratrice delegata chiede alla segretaria di scegliere un regalo per un suo amico perché «non sa cosa piace alla gente»), che canta e balla da sola, con un'unica certezza, cementata dal licenziamento improvviso del padre manager di Enron: diventare miliardaria. 

the dropout 3

 

In Cina conosce Sunny Balwani, che ha già fatto un sacco di soldi vendendo un'azienda di software, e con il quale inizia una relazione clandestina perché lui è sposato, ha quasi vent' anni di più ed essendo pachistano non calza benissimo con le sue ambizioni di scalata sociale (diventerà una versione maschile di Lady Macbeth, in un rapporto indecifrabile di odio-amore, con pochissimo amore).

the dropout 2

 

L'idea imprenditoriale è a prova degli stringatissimi intervalli di attenzione della Silicon Valley: addio siringhe, addio infermieri, ben arrivate macchinette che con una puntura di spillo in farmacia potranno dirvi come state. Il primo convertito è un venture capitalist padre di una compagna del liceo di Elizabeth che sgancia otto milioni di dollari.

the dropout 1

 

Da lì la ragazzina, che impara ad abbassare il tono della voce per sembrare più autorevole, colleziona un fan dopo l'altro e infarcisce il consiglio di amministrazione di un dream team che va da Henry Kissinger all'ex segretario di Stato George Shultz. L'anziano ministro degli esteri di Reagan ci crede così tanto che fa assumere il nipote il quale, in poco tempo, fa il giro completo da evangelista a pentito (una delle scene più strazianti è quando, al trentesimo compleanno della fondatrice, sebbene già rinsavito lui suona e canta una canzoncina elegiaca che la paragona a Galileo). 

 

Elizabeth Holmes

Sì, perché da dentro si capisce che è tutta una montatura, che le presunte macchine miracolose fanno cilecca, ma a nessuno sembra interessare granché. Quando i finanziatori chiedono prove la Holmes prende tempo, bluffa e tutti ci cascano.

 

Inchiesta e processo 

Tutti tranne John Carreyrou, del Wall Street Journal, che riceve un'imbeccata e si mette a scavare. Controvento, perché Shultz era l'uomo che aveva messo fine alla Guerra fredda e dubitare del suo acume non ti rende popolare. Nel frattempo la Holmes, che pensa sempre più in grande, arruola Errol Morris, il miglior documentarista vivente, per girare uno spot su di lei.

Elizabeth Holmes

 

Il regista le chiede quale sia la sua aspirazione e lei: «Che le persone non debbano dire addio troppo presto a chi amano». È ormai un modello: finalmente una donna alla guida di una startup importante. È in copertina su Forbes, Fortune, persino il New Yorker si azzarda a lodare il suo «grande cuore».

 

Joe Biden, allora vice di Barack Obama, la cita come esempio di coraggio e talento. Quando finalmente arriva l'autorizzazione della Fda da Theranos organizzano un baccanale: erano i primi a non credere che i regolatori ci sarebbero cascati. Eppure. La serie sfuma sul processo innescato dall'inchiesta giornalistica. 

Elizabeth Holmes

 

A marzo la ragazza col dolcevita nero è stata ritenuta colpevole di quattro degli undici capi di imputazione, tra cui aver frodato gli investitori e i pazienti. La sentenza arriverà in autunno. Lo spettatore può partecipare al fanta-processo dopo essersi avventurato nelle pieghe della sua psiche.

Elizabeth HolmesElizabeth Holmes

Ultimi Dagoreport

brunello cucinelli giorgia meloni giuseppe tornatore

A PROPOSITO DI…. TORNATORE – CRISI DEL CINEMA? MA QUALE CRISI! E DA REGISTA TAUMATURGO, NOBILITATO DA UN PREMIO OSCAR, CIAK!, È PASSATO A PETTINARE IL CASHMERE DELLE PECORE DEL SARTO-CESAREO CUCINELLI - MICA UN CAROSELLO DA QUATTRO SOLDI IL SUO “BRUNELLO IL VISIONARIO GARBATO”. NO, MEGA PRODUZIONE CON UN BUDGET DI 10 MILIONI, DISTRIBUITO NELLE SALE DA RAI CINEMA, ALLIETATO DAL MINISTERO DELLA CULTURA CON TAX CREDIT DI 4 MILIONCINI (ALLA FINE PAGA SEMPRE PURE PANTALONE) E DA UN PARTY A CINECITTA' BENEDETTO DALLA PRESENZA DI GIORGIA MELONI E MARIO DRAGHI - ET VOILÀ, ECCO A VOI SUI GRANDI SCHERMI IL “QUO VADIS” DELLA PUBBLICITÀ (OCCULTA) SPACCIATO PER FILM D’AUTORE - DAL CINEPANETTONE AL CINESPOTTONE, NASCE UN NUOVO GENERE, E LA CRISI DELLA SETTIMA ARTE NON C’È PIÙ. PER PEPPUCCIO TORNATORE, VECCHIO O NUOVO, È SEMPRE CINEMA PARADISO…

theodore kyriakou la repubblica mario orfeo gedi

FLASH! – PROCEDE A PASSO SPEDITO L’OPERA DEI DUE EMISSARI DEL GRUPPO ANTENNA SPEDITI IN ITALIA A SPULCIARE I BILANCI DEI GIORNALI E RADIO DEL GRUPPO GEDI (IL CLOSING È PREVISTO PER FINE GENNAIO 2026) - INTANTO, CON UN PO’ DI RITARDO, IL MAGNATE GRECO KYRIAKOU HA COMMISSIONATO A UN ISTITUTO DEMOSCOPICO DI CONDURRE UN’INDAGINE SUL BUSINESS DELLA PUBBLICITÀ TRICOLORE E SULLO SPAZIO POLITICO LASCIATO ANCORA PRIVO DI COPERTURA DAI MEDIA ITALIANI – SONO ALTE LE PREVISIONI CHE DANNO, COME SEGNO DI CONTINUITÀ EDITORIALE, MARIO ORFEO SALDO SUL POSTO DI COMANDO DI ‘’REPUBBLICA’’. DEL RESTO, ALTRA VIA NON C’È PER CONTENERE IL MONTANTE ‘’NERVOSISMO’’ DEI GIORNALISTI…

john elkann lingotto fiat juventus gianni agnelli

A PROPOSITO DI… YAKI – CHI OGGI ACCUSA JOHN ELKANN DI ALTO TRADIMENTO NEL METTERE ALL’ASTA GLI ULTIMI TESORI DI FAMIGLIA (“LA STAMPA” E LA JUVENTUS), SONO GLI STESSI STRUZZI CHE, CON LA TESTA SOTTO LA SABBIA, IGNORARONO CHE NEL FEBBRAIO DEL 2019, SETTE MESI DOPO LA SCOMPARSA DI MARCHIONNE, IL NUMERO UNO DI EXOR E STELLANTIS ABBANDONÒ LA STORICA E SIMBOLICA “PALAZZINA FIAT”, LE CUI MURA RACCONTANO LA STORIA DEL GRUPPO AUTOMOBILISTICO. E SOTTO SILENZIO (O QUASI) L’ANNO DOPO C’ERA STATO LO SVUOTAMENTO DEL LINGOTTO, EX FABBRICA EMBLEMA DELLA FIAT – LA PRECISAZIONE: FONTI VICINE ALLA SOCIETÀ BIANCONERA SMENTISCONO QUALSIVOGLIA TRATTATIVA CON SAUDITI...

giorgia meloni matteo salvini

DAGOREPORT – ESSÌ, STAVOLTA BISOGNA AMMETTERLO: SULLA LEGGE DI BILANCIO MATTEO SALVINI HA PIÙ DI QUALCHE SACROSANTA RAGIONE PER IMPEGNARSI A MORTE NEL SUO RUOLO DI IRRIDUCIBILE SFASCIACARROZZE DELLA MARCHESINA DEL COLLE OPPIO (“IL GOVERNO SONO IO E VOI NON SIETE UN CAZZO!’’) - DIETRO UNA FINANZIARIA MAI COSÌ MICRAGNOSA DI 18 MILIARDI, CHE HA AFFOSSATO CONDONI E PENSIONI CARI A SALVINI, L’OBIETTIVO DELLA DUCETTA È DI USCIRE CON UN ANNO IN ANTICIPO DALLA PROCEDURA DI INFRAZIONE PER DEFICIT ECCESSIVO ATTIVATA DALL'EUROPA NEL 2024. COSÌ SARÀ LIBERA E BELLA PER TRAVESTIRSI DA BEFANA PER LA FINANZIARIA 2026 CHE SARÀ RICCA DI DEFICIT, SPESE E "MENO TASSE PER TUTTI!", PROPRIO IN PERFETTA COINCIDENZA CON LE ELEZIONI POLITICHE 2027 – OVVIAMENTE LA “BEFANA MELONI” SI PRENDERÀ TUTTO IL MERITO DELLA CUCCAGNA, ALLA FACCIA DI LEGA E FORZA ITALIA…

moravia mussolini

‘’CARO DUCE TI SCRIVO...’’, FIRMATO ALBERTO MORAVIA - “AMMIRO L'OPERA DEL REGIME IN TUTTI I VARI CAMPI IN CUI SI È ESPLICATA E IN PARTICOLARE IN QUELLO DELLA CULTURA. DEBBO SOGGIUNGERE CHE LA PERSONALITÀ INTELLETTUALE E MORALE DELLA ECCELLENZA VOSTRA, MI HA SEMPRE SINGOLARMENTE COLPITO PER IL FATTO DI AVERE NEL GIRO DI POCHI ANNI SAPUTO TRASFORMARE E IMPRONTARE DI SÉ LA VITA DEL POPOLO ITALIANO” (1938) - LE 998 PAGINE DEI “TACCUINI” DI LEONETTA CECCHI PIERACCINI SONO UNA PREZIOSISSIMA MEMORIA, PRIVA DI MORALISMO E DI SENTIMENTALISMO, PER FICCARE IL NASO NEL COSTUME DELL’ITALIA LETTERARIA E ARTISTICA FINITA SOTTO IL TALLONE DELLA DITTATURA FASCISTA - DAL DIARIO DI LEONETTA PIERACCINI, SPICCANO LA VITA E LE OPERE E LA SERVILE E UMILIANTE LETTERA A MUSSOLINI DEL “SEMI-EBREO” ALBERTO PINCHERLE, IN ARTE MORAVIA – ALTRA NOTA: “SIMPATIA DI MORAVIA PER HITLER. EGLI DICE CHE DEGLI UOMINI POLITICI DEL MOMENTO È QUELLO CHE PIÙ GLI PIACE PERCHÉ GLI PARE NON SIA MOSSO DA AMBIZIONE PERSONALE PER QUELLO CHE FA...”

leonardo maria del vecchio - gabriele benedetto - andrea riffeser monti - marco talarico - luigi giacomo mascellaro

DAGOREPORT - ELKANN NON FA IN TEMPO A USCIRE DALLA SCENA CHE, ZAC!, ENTRA DEL VECCHIO JR: DAVVERO, NON SI PUÒ MAI STARE TRANQUILLI IN QUESTO DISGRAZIATO PAESE - GIÀ L’ACQUISIZIONE DEL 30% DE ‘’IL GIORNALE’’ DA PARTE DEL VIVACISSIMO LEONARDINO DEL VECCHIO, ANTICIPATA IERI DA DAGOSPIA, HA SUSCITATO “OH” DI SORPRESA. BUM! BUM! STAMATTINA SONO SALTATI I BULBI OCULARI DELLA FINANZA E DELLA POLITICA ALL’ANNUNCIO DELL'EREDE DELL VECCHIO DI VOLER ACQUISIRE IL TERZO POLO ITALIANO DELL’INFORMAZIONE, IN MANO ALLA FAMIGLIA RIFFESER MONTI: “LA NAZIONE” (FIRENZE), “IL RESTO DEL CARLINO” (BOLOGNA) E “IL GIORNO” (MILANO) - IN POCHI ANNI DI ATTIVITÀ, LMDV DI DEL VECCHIO HA INVESTITO OLTRE 250 MILIONI IN PIÙ DI 40 OPERAZIONI, SOSTENUTE DA UN FINANZIAMENTO DI 350 MILIONI DA INDOSUEZ (GRUPPO CRÉDIT AGRICOLE) - LA LINEA POLITICA CHE FRULLA NELLA TESTA TRICOLOGICAMENTE FOLTA DELL'INDIAVOLATO LMDV, A QUANTO PARE, NON ESISTE - DEL RESTO, TRA I NUOVI IMPRENDITORI SI ASSISTE A UN RITORNO AD ALTO POTENZIALE ALLO "SPIRITO ANIMALE DEL CAPITALISMO", DOVE IL BUSINESS, ANCHE IL PIU' IRRAZIONALE, OCCUPA IL PRIMO POSTO E LA POLITICA E' SOLO UN DINOSAURO DI BUROCRAZIA…