“ANDAVO UN GIRO CON UN PITONE PER RIMORCHIARE” - VITA, BOLLORI E MISTERI DI ENRICO RUGGERI: “FACEVO 150 CONCERTI ALL’ANNO E, SE ANDAVA MALE, ANDAVO VIA CON UNA RAGAZZA PER SERA - L’UOMO È COME IL POLITICO IN CAMPAGNA ELETTORALE: QUANDO CORTEGGIA UNA DONNA LE PROSPETTA UN FUTURO BELLISSIMO. OTTENUTO L’INCARICO, NON È ALL’ALTEZZA” - “MIO PADRE È STATO ASSENTE. È MORTO DI DEPRESSIONE. NON HA MAI LAVORATO E HA...” - VIDEO

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Estratto dell'articolo di Renato Franco per il "Corriere della Sera"

 

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enrico ruggeri enrico ruggeri

Enrico Ruggeri , gli inizi punk con i Decibel, 11 Festival di Sanremo (due vittorie con Si può dare di più e Mistero), autore per se stesso e per altri, svariate hit («ci sono 13 canzoni che nei miei concerti non posso non fare»), 32 album, oltre 4 milioni di dischi venduti, più di 2.000 concerti. Acuto. Abrasivo. Controcorrente, a volte troppo.

 

Ai tempi del liceo, il Berchet di Milano, suonava negli Champagne Molotov, a dimostrazione che i «Comunisti col Rolex» non hanno inventato niente...

«Il nome dichiarava l’intento: siamo incazzati ma abbiamo stile».

 

enrico ruggeri sul caso blanco enrico ruggeri sul caso blanco

Erano gli anni Settanta, comunisti contro fascisti.

«Ricordo una volta in tram, avevo un album di David Bowie, venni fermato da alcuni “compagni” che mi chiesero: perché ascolti quel frocio qualunquista? In quegli anni la sinistra era omofoba, oggi non lo ricorda più nessuno, ma era così».

 

Vede che è di destra.

«È una semplificazione frutto di un’analisi superficiale. […] Nelle mie canzoni ho parlato di trans — nel 1990, quando non interessava a nessuno — di profughi, di carceri... Mi sento al di sopra delle etichette. Decido di caso in caso. Ad esempio preferirei che l’Italia non fosse nella Nato. È una cosa di sinistra? Non so, ma io lo penso».

 

Come le pare Elly Schlein?

«Credevo potesse favorire Renzi e Calenda... È più facile stare all’opposizione che governare, ma penso che ci siano temi che interessano di più di altri: ad esempio secondo me la casalinga di Voghera non ha così a cuore i diritti Lgbt, mentre è interessata all’occupazione e alle pensioni. E il mio non è un giudizio di merito, ma strategico».

 

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enrico ruggeri enrico ruggeri

 

Andava in giro con un pitone per fare colpo...

«Appartengo a una generazione in cui dovevi essere diverso per rimorchiare, mentre oggi gli adolescenti sono tutti uguali […]»

 

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Diceva che la musica l’ha salvata. I suoi genitori l’hanno appoggiata?

«No, ma neanche ostacolato. Mia madre è andata avanti a pagarmi le tasse dell’università fino all’87. Quando ho vinto Sanremo con Si può dare di più ha capito che non avrei finito Giurisprudenza».

 

E suo papà?

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«È sempre stato assente, è morto di depressione. Non ha lavorato un solo giorno della sua vita e ha dilapidato un patrimonio di generazioni. Ma lo ringrazio perché io sono cresciuto con il disprezzo del denaro tipico dei ricchi e provo la rabbia che anima i poveri. Intendiamoci, non ero povero, appartenevo alla piccola borghesia, ma avevo zie super snob, respiravo il gusto del bello, l’aria da signori pur non essendolo. Una condizione ideale: se fossi nato ricco avrei fatto di meno, ma se fossi stato proletario sarei stato meno elegante».

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Come l’amore: lei ha scritto «Quello che le donne non dicono», un successo di Fiorella Mannoia: come era nata?

«Come frase a effetto potrei dire che ci sono uomini che parlano di donne e uomini che parlano con le donne. È nata dall’aver ascoltato centinaia di donne, anche per motivi abietti; quando cerchi di rimorchiare e lei si lamenta del marito mentre tu pensi: partiamo bene. L’uomo in fondo è come il politico in campagna elettorale: quando corteggia una donna le prospetta un futuro bellissimo, poi, ottenuto l’incarico, non è all’altezza».

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Centinaia di donne?

«Quando diventi famoso le opportunità si moltiplicano in modo esponenziale. Ho passato stagioni in cui facevo 150 concerti all’anno e se andava male andavo via con una ragazza per sera. Se andava male...».

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