“BANSKY? NOIOSO E PIÙ MORALISTA DI UNA ZIA ARTRITICA ISCRITTA AI FOCOLARINI. I COLDPLAY? I POOH INGLESI” – IN UN LIBRO, LA RACCOLTA DI PEZZI DI TOMMASO LABRANCA, "NOBILE OPERAIO" DEL POP CHE LA SINISTRA LO RIVALUTO’ SOLO DOPO LA SUA MORTE – ORIETTA BERTI: "LA POLITICA? SE AVESSI BISOGNO DI SOLDI LA FAREI” - QUELLA GATTA CHIAMATA MIUCCIAPRADA...

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Francesco Specchia per Libero Quotidiano

 

tommaso labranca tommaso labranca

«Un nobile operaio della scrittura», così Paolo Bianchi definisce Tommaso Labranca in virtù dell'abilità tutta labranchiana di mettersi alla catena di montaggio di decine di giornali alla volta, per produrre a ritmo forsennato articoli con ali di farfalla. Non è una cattiva definizione, la sua. Ma io ho sempre creduto che Tommaso, intellettuale dal multiforme ingegno prematuramente scomparso nell'agosto 2016 che in questi giorni avrebbe compiuto 60 anni, fosse di più di un operaio.

 

Per me- lo ripeto- Labranca era un mix fra Luciano Bianciardi e Truman Capote; e il fatto che sia uscita la sua opera postuma in due volumi, Neve in agosto - Articoli alimentari (euro 15+ 15, per la sua microcasaeditrice fondata con Luca Rossi, la ventizeronovanta) attesta il dovere morale di consegnarlo alla posterità. Per quanto, semi avesse sentito dirlo, a Tommaso sarebbe venuta l'itterizia. Neve in agosto è la nuova raccolta di pezzi di costume, "alimentari" appunto li chiamava lui, che gli consentivano di campare e di dedicarsi alle attività di pura cultura.

 

TOMMASO LABRANCA COVER TOMMASO LABRANCA COVER

Da Cronaca vera ad Oggi, a Max a Linus fino ad arrivare al nostro Libero - sulle colonne del quale era tornato all'antico amore, la critica d'arte -, la penna di Labranca si librava verso vette immaginifiche e percorreva tutte le strade della cultura pop. Soprattutto quelle strade le cospargeva di cianuro. Qualche esempio.

 

MIUCCIA PRADA Scriveva della regina della moda: «Se ho chiamato la mia gatta MiucciaPrada un motivo ci sarà. Non è solo il manto striato e anonimo che ricorda i momenti più dimessi delle nota stilista. Ci sono anche comunanze caratteriali. A Miuccia Prada, quella umana, i croccantini non credo piacciano».

 

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Discettava sugli spot tv delle regioni: «Nel 2012 i turisti italiani hanno premiato la Calabria e trascurato le Marche. Il motivo di questa differenza sta tutto nella comunicazione pubblicitaria, la Calabria si era affidata Rino Gattuso che arringava i corregionali in uno spot, a Parigi, con un tocco di epica e un forte bisogno di sottotitoli. Le Marche invece si erano autoflagellate con Dustin Hoffman solo in teatro che martoriava L'Infinito di Leopardi».

 

pooh pooh

Azzardava paragoni su uno dei più grandi gruppi pop del mondo e chiamava i Coldplay «i Pooh inglesi ma non lo puoi dire se sei a un assemblea studentesca del '74 dove stanno suonando gli Area o nel 2003 in un bar con pretese che vorrebbe essere l'Hotel Costes di Stephane Poumpugnac...». Osservava, Tommaso, che la lettrice ideale di Fabio Volo è «una single sovrappeso dai 18 ai 35 anni. Sillaba, muovendo le labbra come fanno i preti con il breviario», mentre quella di Paolo Coelho è «una zitella tra i 35 e i 60 anni, tendente alle allucinazioni». Illuminava in una sua profetica intervista ad Orietta Berti nel 2014: «Hai mai pensato di darti alla politica?»; e Orietta: «Guarda se avessi bisogno di soldi magari lo farei.

 

Coldplay in concerto Coldplay in concerto

Non dirmi che chi dice sì alla politica all'improvviso lo fa per voglia di aiutare il prossimo, sono cose che si fanno per la propria tasca. Per integrare la pensione».

 

Una pennellata che descriveva la classe politica italiana. Però, oltre alla battuta tagliente e surrerale, il talento di Labranca si esprimeva anche nella critica pura. Per esempio nel commentare il silenzio di Edward Hopper scriveva su queste pagine: «Come tutti i precisionisti, anche Hopper è pittore di architetture celebrate nella loro banalità geometrica. A Parigi dipinge la cattedrale di Notre Dame, ma lo fa purificando l'immagine da svolazzi impressionisti».

 

tommaso labranca tommaso labranca

E su Bansky era ancora più crudele nel suo andare controcorrente: «È l'essere più noioso del mondo. Intendiamoci, tutti i divi dell'arte concettuale odierna sono noiosi, prevedibili, più moralisti di una zia artritica iscritta ai Focolarini».

 

Anche qui una pennellata, ma più dalle parti della maestosa dialettica di Federico Zeri. Tommaso sapeva trattare Mina come Proust e Proust come Mina; credeva negli orsacchi giganti, nelle papere al Central Park di Salinger e nell'arte concettuale (fino a un certo punto) amava le mortadelle al pepe vendute negli autogrill e Andy Warhol - di cui era uno dei massimi esperti - secondo i cliché della cultura di massa espressi da Umberto Eco.

orietta berti orietta berti

 

FRAMMENTI D'ANIMA Era una persona buona e un intelletto finisssimo. E dotato di un'onestà intellettuale che l'aveva tenuto fuori dai salotti di quella stessa sinistra (e di quegli amici editori, registi, scrittori curatori di collane) che, subito dopo la dipartita, lo pianse come genio incompreso. Incompreso da loro. Fu in un indimenticato Questionario di Proust nel 2010 su Io Donna che si descrisse come un timido feroce.

 

Alla domanda "Il tratto principale del suo carattere?" rispose: "La marginalità"; e rivelò insane passioni per il riso basmati al vapore, L'autobiografia di Alce Toklas della Stein come livre de chevet e Piero Chiara, Buzzati, Fallaci, Lucio Fontana, George Michael e Paperinik come modelli da seguire.

 

Un polimorfismo che nei suoi articoli emerge tutto. Scrive Luca Rossi: «C'è una fotografia che conservo gelosamente in un archivio protetto del mio cervello: Tommaso sta scrivendo un articolo commissionato un'ora fa. Lo guardo ridere per la frase che appena scritto. C'è un frammento di anima in ogni parola che Labranca ha scritto, per questo poi non ce n'era più per lui». Sottoscriviamo tutto...

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