barbara palombelli selvaggia lucarelli michela murgia

“BARBARA PALOMBELLI È NELLA SUA FASE GLOBAL WARMING, STA ALZANDO SENSIBILMENTE LA TEMPERATURA DELLE SCEMPIAGGINI DETTE IN TV” - SELVAGGIA LUCARELLI ALL’ATTACCO DELLA PALOMBELLI DOPO LA FRASE SUL FEMMINICIDIO: “MI CHIEDO INTANTO COME SIA POSSIBILE CHE UNA DONNA CHE FA TV DA QUALCHE DECENNIO NON COMPRENDA CHE PRONUNCIARE UN FRASE COSÌ, DETTA COSÌ, CON QUELLE PAROLE LÌ, NELLA SCALA DEI SUICIDI PERFETTI SIA SECONDA SOLO ALLA STRICNINA NEL CAFFÈ” - MICHELA MURGIA: “CI SAREBBE QUASI DA DIRE GRAZIE A PALOMBELLI, PERCHÉ IL SUO SCRITERIATO VICTIM BLAMING HA RESO VISIBILE IL...”

1 - PALOMBELLI, DONNE CHE RI-UCCIDONO (A FORUM) LE DONNE

Selvaggia Lucarelli per il “Fatto quotidiano”

 

selvaggia lucarelli

Eravamo rimasti a Sanremo, al suo monologo raccapricciante, a Tenco che giocava con le pistole e al padre che la voleva con la collana di perle, convinti che quella sera, nei fiori dell'Ariston, ci fosse un polline allucinogeno. E invece no. Barbara Palombelli è nella sua fase global warming, sta alzando sensibilmente la temperatura delle scempiaggini dette in tv, scatenando tempeste violentissime e alterando il clima del dibattito.

 

L'ultima perla l'ha partorita a Forum, lo storico programma in cui si simulano processi: "Negli ultimi sette giorni sono state uccise sette donne. A volte è lecito domandarsi: questi uomini erano completamente fuori di testa o c'è stato un comportamento anche esasperante o aggressivo dall'altra parte? In un tribunale queste domande bisogna farsele".

 

barbara palombelli

Prima di passare a considerazioni più generali, mi chiedo intanto come sia possibile che anche in assenza di sensibilità rispetto a certe tematiche, una donna che fa tv da qualche decennio e non la suora eremita sul Monviso, non comprenda che pronunciare un frase così, detta così, con quelle parole lì, nella scala dei suicidi perfetti sia seconda solo alla stricnina nel caffè.

 

Come è possibile che nessuno l'abbia fermata, che un cameraman non abbia finto un infarto, che un autore non le si sia lanciato addosso urlando "bomba!", che dopo aver detto quello che ha detto non abbia realizzato e si sia messa a gattonare sul soffitto per crearsi l'alibi della possessione demoniaca. No, niente.

FEMMINICIDIO

 

È andata dritta, sicura di aver fatto una riflessione banale, "Fuori piove", "Che brava Bebe Vio", "Chissà dove saremmo ora senza Mario Draghi!", cose così. Ed è in questo contesto di devastante inconsapevolezza che si consuma la vicenda. Secondo Barbara Palombelli dunque, i sette femminicidi dell'ultima settimana impongono una domanda. Che in effetti potrebbe essere: "Quando la smetteranno di ammazzare le donne?".

 

FEMMINICIDIO

Invece la domanda è: "Gli uomini sono fuori di testa o ci sono anche donne che li esasperano?". Grande assente, la terza opzione: gli uomini uccidono le donne per senso del controllo, del possesso, per incapacità di accettare il rifiuto, perché sono figli di una cultura patriarcale e non sanno gestire la minaccia della perdita? No, secondo la Palombelli quando uccidono, gli uomini o sono matti o sono vittime di compagne sfinenti.

 

FEMMINICIDIO

In entrambi i casi, l'uomo agisce mosso da una forza superiore, quella della follia che straccia la razionalità o quella della moglie che straccia le palle. Dopo il fiume di critiche ricevute e di lezioni su cosa sia il victim blaming, Barbara Palombelli ha scritto un post su Facebook: "La violenza familiare, l'incomprensione che acceca e rende assassini richiedono indagini accurate e ci pongono di fronte a tanti interrogativi. Stabilire ruoli ed emettere condanne senza conoscere i fatti si può fare nei comizi o sulle pagine dei social, non in tribunale. E anche in un'aula televisiva si ha il dovere di guardare la realtà da tutte le angolazioni".

 

annamaria bernardini de pace

Alcuni avvocati, tra cui Anna Maria Bernardini De Pace ne hanno preso le difese, ricordando che esiste il principio della provocazione, che esistono le attenuanti generiche, che il contesto in cui si svolge il delitto ha un suo peso. Certo. Se non fosse così, tutti gli omicidi varrebbero un ergastolo.

 

I problemi nel discorso della Palombelli però sono molteplici: il primo è che i suoi riferimenti ai femminicidi degli ultimi giorni è infelice e non pertinente, perché alcune di queste donne sono state uccise a seguito della decisione di separarsi (una, Ada Rotini, il giorno della prima udienza), dopo aver subito stalking o addirittura a seguito di aggressione sessuale, il che rende poco credibile la tesi dell'uomo esasperato e della donna aggressiva.

 

Erano le donne a essere esasperate e a subire l'aggressività dell'uomo, al limite. Il secondo problema è che proprio perché "le cose vanno viste da varie angolazioni e non bisogna assegnare ruoli senza conoscere i fatti", dice la Palombelli, sarebbe stato più corretto affermare che anche quando avviene un fatto efferato come l'omicidio, bisogna ricostruire le dinamiche del rapporto tra vittima e assassino, contestualizzare il delitto, comprenderne il movente e stabilire eventuali aggravanti e attenuanti.

BARBARA PALOMBELLI A SANREMO

 

I ruoli li assegna proprio la Palombelli quando attinge a piene mani dall'immaginario sessista per cui sì, magari l'uomo ha esagerato però la donna certe volte "ti ci porta", "provoca", "è una rompicoglioni" o, appunto, "esaspera". Insomma, un po' se l'è cercata. In effetti le due donne ammazzate perché avevano deciso di separarsi sarebbero potute rimanere con i mariti, anziché esasperarli con questa decisione aggressiva di riprendersi il loro diritto alla felicità.

 

E chissà quanto deve essersela cercata Chiara Ugolini, ammazzata dal vicino di casa con tanto di straccio intriso di candeggina in bocca. Doveva averlo esasperato parecchio, il povero vicino. Forse gli aveva macchiato i jeans con la candeggina. Aggressiva e pure maldestra. Insomma, per quanto sia apprezzabile la difesa d'ufficio di chi per mestiere o buona abitudine (che è anche la mia) difende allo sfinimento lo Stato di diritto, esiste anche il dovere di usare le parole giuste.

 

barbara palombelli

Soprattutto in tv. Soprattutto quando si scomodano argomenti su cui c'è ancora tanto lavoro da fare, quando ci sono complesse rivoluzioni culturali in atto, che richiedono sensibilità, attenzione e il totale abbandono di stereotipi pericolosi. La Palombelli ha detto cose sbagliate, facendo riferimenti sbagliati, usando parole sbagliate. E questo sì, è esasperante, ma vorrei tranquillizzarla: ho comunque intenzione di lasciarla in vita.

 

michela murgia

2 - I DANNI DELLA CULTURA PATRIARCALE

Michela Murgia per “la Stampa”

 

Che lievità, che liberazione dev' essere stata per molti degli spettatori di Forum poter sentire finalmente scandita a voce alta da Barbara Palombelli la convinzione che la colpa della morte delle donne sia delle donne stesse.

 

Che apertura di polmoni avrà loro regalato ricevere comodamente a casa la conferma televisiva che la pretesa di libertà delle loro compagne sia innervosente, la loro parola snervante e le loro decisioni un atto di insopportabile insubordinazione.

 

Barbara Palombelli, affermando che i femminicidi sono colpa delle donne esasperanti, ha offerto a molti l'occasione di sentirsi finalmente capiti come poveracci stremati, vilipesi e sminuiti nel loro ruolo, continuamente infragilito da donne arroganti che insistono a voler decidere per se stesse.

barbara palombelli

 

Ci sarebbe quasi da dire grazie a Palombelli, perché il suo scriteriato victim blaming - è così che si chiama il meccanismo retorico che scarica sulle vittime la colpa della violenza che subiscono - ha reso visibile il pensiero che da anni continua a guidare la narrazione italiana della violenza sulle donne, dallo stupro al femminicidio, passando per tutte le sfumature di botte fisiche e psicologiche che si possono ricevere da un uomo fuori e dentro le mura domestiche. Non c'è alcun problema culturale, nessun maschilismo da affrontare. Anzi, è colpa loro, delle donne che hanno provocato.

 

L'ha stuprata, è brutto, certo, ma lei com' era vestita? L'ha picchiata, è brutto, mammamia, ma lei che cosa gli ha detto per provocarlo? L'ha uccisa, orribile, ma a che punto di esasperazione doveva essere, povero cristo, per ammazzare la donna che amava? Maledette femmine che seducono, irritano, esasperano. Se stessero zitte, docili e modeste non succederebbe nulla: nessun pover' uomo si innervosirebbe e nessuna donna si farebbe male.

femminicidio

 

È anche così, con la minaccia di morte e violenza, che il patriarcato impone le sue leggi alle donne più decise a sottrarsene. Nelle scorse ore, nella pretesa indignazione generale, è stato facile prendersela con Palombelli, così si può ipocritamente far finta che non sia quello il racconto nazionale che quotidianamente si fa della violenza di genere in Italia. Quel racconto viaggia in modo più o meno esplicito su tutti i media, che a ogni donna uccisa per movente patriarcale rafforzano il pregiudizio che gli uomini siano eterni irresponsabili dei loro gesti, mai agenti, sempre re-agenti.

 

FEMMINICIDIO

Hanno poco da scandalizzarsi di Palombelli i giornali che continuano a titolare «L'ha uccisa perché lei voleva lasciarlo», descrivendo ogni femminicidio come la reazione a un'ingiustizia emotiva. Tutti i giorni sui giornali e nei notiziari si prende la decisione pigra e colpevole di raccontare le donne morte dal punto di vista degli assassini, con le loro scuse e i loro alibi, il loro contesto e le opinioni dei loro parenti, che guarda caso sempre ci dicono quali brave persone fossero gli omicidi, che gran lavoratori, che gentili ragazzi che salutavano sempre.

 

Ogni giorno la violenza di genere viene raccontata come un affare di famiglia, l'estremizzazione di un conflitto di coppia, e non come la conseguenza della persistente cultura del possesso che impone alla donna di comportarsi come funzione, invece che come persona.

violenza sulle donne 1

 

Questa scelta narrativa, di cui Palombelli è solo l'interprete più scalcagnatamente esplicita, è scellerata e gravida di conseguenze terribili per le donne, eppure viene presa tutti i giorni a ogni livello della comunicazione. L'unica consolazione che possiamo darci è considerare che dieci anni fa non si sarebbe sollevato alcun polverone per quelle dichiarazioni, ma la speranza è che quella polvere seppellisca ogni testata, ogni trasmissione, ogni notiziario dove ancora si insinua che le donne siano responsabili della loro mattanza.

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