“QUI NON C’È NIENTE MA C’È TUTTO” – MATTIOLI IN LODE DELLA “KATA KABANOVA” DI JANACEK DIRETTA DALL’AUSTRALIANO BARRIE KOSKY, A SALISBURGO: “UN’ORA E QUARANTA, POICHÉ L’OPERA SI ESEGUE SENZA INTERVALLI, CHE TI PRENDE ALLA GOLA E TI LASCIA SENZA PAROLE, PRIMA COMMOSSO E POI INFINITAMENTE GRATO. SI CHIAMA TEATRO, NON IMPORTA SE CANTATO O PARLATO O DANZATO, E IN VENTICINQUE SECOLI NON È STATO ANCORA INVENTATO NULLA DI MEGLIO PER RACCONTARCI PER QUELLO CHE SIAMO…”

-

Condividi questo articolo


 

Alberto Mattioli per www.lastampa.it

 

alberto mattioli alberto mattioli

E il terzo giorno arrivò lo spettacolo del Festival, anzi per quel che mi riguarda dell’estate 2022. È la nuova produzione di “Káta Kabanová” di Janácek dell’australiano Barrie Kosky, regista ormai alle soglie della consacrazione come venerato maestro, e senza essere mai passato dallo stato precedente di solito stronzo.

 

In Italia, a parte (vado a memoria) una “Zauberflöte” importata all’Opera di Roma, non si è mai visto nulla di suo, ma si sa che da questa parte delle Alpi l’opera è una curiosa macchina del tempo che serve a bloccarlo. A leggere le stagioni sembra di stare negli Anni Novanta: ci si continua a baloccare con De Ana, Kokkos, Pasqual, quando non con Pizzi e Zeffirelli. Vabbè, riposate in pace.

 

Dunque, questa “Kabanová”. Le scene, semplicemente, non ci sono: solo l’immensa meravigliosa parete di pietra della Felsenreitschule davanti alla quale alcune centinaia di comparse, in parte vere, in carne e ossa, e in parte manichini, danno per tutto lo spettacolo le spalle allo spettatore.

 

corinne winters kata kabanova corinne winters kata kabanova

È la comunità gretta e provinciale che, letteralmente, volta le spalle a Káta, non ascolta, non vede, non sente. Per fare lo spettacolo non servono nemmeno i costumi, che qui sono dei banali abiti contemporanei piuttosto squallidi, da Est ancora comunista: basta la recitazione (solo, tragico intoppo per chi crede che la regia d’opera sia una forma di arredamento d’interni, i cantanti bisogna sapere farli recitare; e Kosky, modestamente, lo sa).

 

barrie kosky barrie kosky

E allora, all’inizio, prima ancora che attacchi la musica, è sufficiente la corsa forsennata di Káta per tutto l’enorme palcoscenico, come una farfalla impazzita, per farci capire il suo anelito di libertà, la sua voglia di evadere da un matrimonio fallito, da una suocera asfissiante, da un ambiente asfittico. Tutto il resto dello spettacolo è su questo stratosferico livello.

 

“Ma non c’è nieeeente!”, reciterebbe la tipica scemenza che si ascolta nei teatri italiani ogni volta che qualcuno osa eliminare un po’ di ciaffi e ceffi. Appunto: qui non c’è niente ma c’è tutto. Tutto sempre e solo nella recitazione: ogni nota si traduce in un gesto e ogni gesto ha un valore teatrale, fino a un finale dove non si sa se sia più agghiacciante il suicidio di lei, in un botola, o l’ultima battuta della Kabanicha, la suocera tremenda, che ringrazia gelida i paesani per aver cercato il corpo.

Leos Janacek Leos Janacek

 

Un’ora e quaranta, poiché l’opera si esegue senza intervalli, che ti prende alla gola e ti lascia senza parole, prima commosso e poi infinitamente grato. Si chiama teatro, non importa se cantato o parlato o danzato, e in venticinque secoli non è stato ancora inventato nulla di meglio per raccontarci per quello che siamo.

 

Merito ovviamente anche di cantanti. La sensazionale protagonista, Corinne Winters, già Káta all’Opera di Roma, sembra uno scricciolo, un’Audrey Hepburn spersa nell’immensità della scena vuota: ma la riempie con un canto impeccabile e soprattutto con una presenza scenica icastica e sconcertante.

 

kata kabanova diretta da barrie kosky a salisburgo 3 kata kabanova diretta da barrie kosky a salisburgo 3

Un carisma così è difficile da vedere a teatro o al cinema, figuriamoci all’opera dove gli elementi che devono quagliare sono molti di più. Memorabile. Al suo livello, la Kabanicha di Evelyn Herlitzius, un concentrato di gelida perfidia: la sua voce sarà anche diventata un po’ fissa, ma continua a lanciare le parole con quella forza tellurica che rese leggendaria la sua Ortrud alla Scala nel ’12.

 

Ma in realtà sono tutti bravissimi come cantanti e come attori, la Varvara di Jarmila Balázová, il suo amante Benjamin Hulett, il marito tradito Jasroslav Brezina. Notevolissimo anche Boris, l’amante di lei, il tenore David Butt Philip, voce di timbro non privilegia ma piena, ben emessa e, udite udite, squillante.

 

kata kabanova diretta da barrie kosky a salisburgo 2 kata kabanova diretta da barrie kosky a salisburgo 2

E qui mi permetto di ricordare che ne avevo segnalato l’esistenza dopo averlo ascoltato reggere la parte impossibile di Folco nell’“Isabeau” di Mascagni a Londra. Naturalmente nessun teatro italiano se n’è accorto, Salisburgo sì. Direzione di Jakub Hruša.

 

Non fa esattamente lo Janacek novecentesco che piace a me, ma semmai lo liricizza, ne sottolinea le aperture melodiche, lo rende quasi un postromantico o un Puccini moravo. E tuttavia le direzioni si valutano non solo per l’idea che ne sta alla base, ma soprattutto per come viene realizzata. E Hruša dirige davvero benissimo; vero anche che in buca ci sono i Wiener. Spettacolo eccezionale e accoglienza trionfale.

kata kabanova diretta da barrie kosky a salisburgo 1 kata kabanova diretta da barrie kosky a salisburgo 1

 

Ci si era arrivati da una Liederabend del tenore star Jonas Kaufmann, con il fido, eccellente pianista Helmut Deutsch. Programma double face, prima parte modello “the best of Lied” con un’infilata di brani famosissimi, uno per ogni autore da Beethoven a Zemlinsky; seconda, un tutto Liszt, anche per promuovere il cd appena uscito. Diversi anche gli esiti.

 

Come talora gli capita, Kaufmann non ha iniziato bene, con un’”Adelaide” quasi afona; ma poi ha proseguito meglio, fra le illuminazioni (il finale in pianissimo di “In Waldeseinsamkeit”) e i piacionismi (il pistolotto al pubblico cogliendo al balzo l’improvvido arrivo di una vegliarda ritardataria) che gli vengono così bene.

 

kata kabanova diretta da barrie kosky a salisburgo 5 kata kabanova diretta da barrie kosky a salisburgo 5

Ma è dopo l’intervallo che il concerto ha preso quota. Il Liszt di Kaufmann è interessantissimo, eseguito, interpretato e, oserei dire, concepito come se Liszt fosse stato quell’operista che non divenne mai, fin da un “Vergiftet sind meine Lieder” perentorio e drammaticissimo, puro Wagner.

 

E scene d’opera erano non solo dei soggetti operistici o dei drammi in miniatura come il Re di Thule o “Die drei Zigeuner” o “Die Loreley”, ma anche un Lied apparentemente di puro lirismo come “O lieb, so lang du lieben kannst”. Insomma, anche stavolta superJoans ci ha ricordato perché fra i tenori c’è lui e ci sono tutti gli altri. Sei bis e tanti mazzi di fiori dalle groupie.

kata kabanova diretta da barrie kosky a salisburgo 6 kata kabanova diretta da barrie kosky a salisburgo 6 corinne winters kata kabanova corinne winters kata kabanova kata kabanova diretta da barrie kosky a salisburgo 4 kata kabanova diretta da barrie kosky a salisburgo 4

 

Condividi questo articolo

ultimi Dagoreport

DAGOREPORT L’INTELLIGENCE DI USA E IRAN HANNO UN PROBLEMA: NETANYAHU - L'OPERAZIONE “TERRORISTICA” CON CUI IL MOSSAD HA ELIMINATO IL GENERALE DELLE GUARDIE RIVOLUZIONARIE IRANIANE NELL'AMBASCIATA IRANIANA A DAMASCO E LA SUCCESSIVA TENSIONE CON TEHERAN NON È SPUNTATA PER CASO: È SERVITA AL PREMIER ISRAELIANO A "OSCURARE" TEMPORANEAMENTE LA MATTANZA NELLA STRISCIA DI GAZA, CHE TANTO HA DANNEGGIATO L'IMMAGINE DI ISRAELE IN MEZZO MONDO - NETANYAHU HA UN FUTURO POLITICO (ED EVITA LA GALERA) SOLO FINCHÉ LA GUERRA E LO STATO D'ALLARME PROSEGUONO...

DAGOREPORT – BIDEN HA DATO ORDINE ALL'INTELLIGENCE DELLA CIA CHE LA GUERRA IN UCRAINA DEVE FINIRE ENTRO AGOSTO, DI SICURO PRIMA DEL 5 NOVEMBRE, DATA DEL VOTO PRESIDENZIALE AMERICANO - LO SCENARIO E' QUESTO: L’ARMATA RUSSA AVANZERÀ ULTERIORMENTE IN TERRITORIO UCRAINO, IL CONGRESSO USA APPROVERÀ GLI AIUTI MILITARI A KIEV, QUINDI PUTIN IMPORRÀ DI FARE UN PASSO INDIETRO. APPARECCHIATA LA TREGUA, FUORI ZELENSKY CON NUOVE ELEZIONI (PUTIN NON LO VUOLE AL TAVOLO DELLA PACE), RESTERA' DA SCIOGLIERE IL NODO DELL'UCRAINA NELLA NATO, INACCETTABILE PER MOSCA – NON SOLO 55 MILA MORTI E CRISI ECONOMICA: PUTIN VUOLE CHIUDERE PRESTO IL CONFLITTO, PER NON DIVENTARE UN VASSALLO DI XI JINPING... 

FLASH! - FACILE FARE I PATRIOTI CON LE CHIAPPE ALTRUI – INDOVINATE CHE AUTO GUIDA ADOLFO URSO, IL MINISTRO CHE PER DIFENDERE L'ITALIANITÀ HA “COSTRETTO” ALFA ROMEO A CAMBIARE NOME DA “MILANO” A “JUNIOR”? UN PRODOTTO DELL’INDUSTRIA MADE IN ITALY? MACCHÉ: NELLA SUA DICHIARAZIONE PATRIMONIALE, SPUNTANO UNA VOLKSWAGEN T-CROSS E UNA MENO RECENTE (MA SOSTENIBILE) TOYOTA DI INIZIO MILLENNIO. VEDIAMO IL LATO POSITIVO: ALMENO NON SONO DEL MARCHIO CINESE DONFGENG, A CUI VUOLE SPALANCARE LE PORTE...

DAGOREPORT – ANCHE I DRAGHI, OGNI TANTO, COMMETTONO UN ERRORE. SBAGLIÒ NEL 2022 CON LA CIECA CORSA AL COLLE, E SBAGLIA OGGI A DARE FIN TROPPO ADITO, CON LE USCITE PUBBLICHE, ALLE CONTINUE VOCI CHE LO DANNO IN CORSA PER LA PRESIDENZA DELLA COMMISSIONE EUROPEA - CHIAMATO DA URSULA PER REALIZZARE UN DOSSIER SULLA COMPETITIVITÀ DELL’UNIONE EUROPEA, IL COMPITO DI ILLUSTRARLO TOCCAVA A LEI. “MARIOPIO” INVECE NON HA RESISTITO ALLE SIRENE DEI MEDIA, CHE TANTO LO INCENSANO, ED È SALITO IN CATTEDRA SQUADERNANDO I DIFETTI DELL’UNIONE E LE NECESSARIE RIFORME, OFFRENDOSI COME L'UOMO SALVA-EUROPA - UN GRAVE ERRORE DI OPPORTUNITÀ POLITICA (LO STESSO MACRON NON L’HA PRESA BENE) - IL DESTINO DI DRAGHI È NELLE MANI DI MACRON, SCHOLZ E TUSK. SE DOPO IL 9 GIUGNO...