paolo isotta

‘’NISCIUNO ME PUÒ CCHIAMMÀ ‘GAY’. IO SO’ RICCHIONE” – BOMBASTICO RITRATTO DI PAOLINO ISOTTA, UN SAN SEBASTIANO DELLA CRITICA CHE VOLEVA ESSERE TRAFITTO E NE COMBINAVA DI OGNI PER RIUSCIRE AD ESSERLO – ALLA “PRIMA” DI UNA DONNA DIRETTRICE D’ORCHESTRA ALLA SCALA SI ALZA IN PIEDI E DICE: “SO IO DOVE TE LA FICCHEREI QUELLA BACCHETTA!” - LO SCAZZO CON IL SOVRINTENDENTE DELLA SCALA LISSNER, LA ROTTURA CON MUTI E L’IRONIA SUL COLORE DELLA TINTA DEI CAPELLI DELLA MOGLIE - I SUOI PEZZI LEGGENDARI. QUELLO SUI CESSI DELLA SCALA E L’ARTICOLO IN MORTE DI PAVAROTTI: “ANALFABETA MUSICALE, SOLO DIRÒ CHE L’OPERA LIRICA NON È IL CANTO DEL MUEZZIN”…

 

https://m.dagospia.com/spassosa-intervista-a-paolo-isotta-nisciuno-me-pu-ograve-cchiamm-agrave-gay-io-so-58738

 

 

DAGOREPORT

paolo isotta

Come scrisse lui, vorrei ricordare Paolo Isotta per quello che era, nel bene e nel male, lontano dalle dicerie dei colleghi critici che – a volte per invidia – sino a ieri lo irridevano, ma lontano anche dalla retorica dell’Isotta intellettuale di destra, anticonformista, libero e libertario e per questo detestato dall’establishment sinistorso:

 

come alcuni omosessuali vecchia maniera (ma lui, per se, voleva che si usasse il termine ricchione, non l’anglismo gay) era un San Sebastiano che voleva essere trafitto… e ne combinava di ogni per riuscire ad esserlo.

 

Ovviamente, l’affermarsi del politically correct lo agevolò molto nel trovare come essere fuori dal mainstream: lo era ipso-facto.

 

riccardo muti

Nei primi anni di Napoli, dov’era nato il 18 ottobre 1950 figlio di un avvocato dell’alta borghesia e dove si era diplomato in pianoforte e laureato in Giurisprudenza, affonda “l’antefatto” che dà origine a ogni mitologia che si rispetti: nel 1971 Isotta inizia la carriera di insegnante al Conservatorio di Reggio Calabria, poi a Napoli.

 

Ma forse a causa di “bollenti spiriti” qualcosa con gli allievi non va per il verso giusto; meglio cambiare aria (nel gennaio 2019 il Conservatorio di Musica "San Pietro a Majella" lo nominerà professore emerito) ed eccolo all’ “Espresso” con Paolo Mieli e tutti i compagni: Mieli, allora, scrive articoli sul maoismo e dintorni lui brevi pezzi di critica musicale. Il destrissimo Piero Buscaroli, allora direttore del “Roma”, lo fa passare al “Giornale” di Montanelli (1974) dove i due si ritrovano insieme sulle pagine culturali.

Paolo Mieli

 

Nel 1980 Franco Di Bella porta Isotta in un “Corriere della Sera” scosso dall’ondata terroristica, dall’omicidio di Walter Tobagi e, di lì a poco, dall’esplodere dello scandalo della Loggia P2, nel quale sono coinvolti i vertici del giornale. Succede un terremoto e i vertici devono dimettersi e vendere.

 

paolo isotta

Al “Corriere” arriva Alberto Cavallari e il sindacato rosso è in mano a Raffaele Fiengo: da poco arrivato, Isotta può già mettersi il cuore in pace perché non lo fanno scrivere.

 

Il critico titolare è Duilio Courir, molto più in linea e abbadiano: Courir è un nome che Isotta non riuscirà mai a pronunciare in tutta la sua vita. Ma, a pensarci bene, non c’è niente di strano: il “Corriere” usava pure il Nobel Eugenio Montale come seconda firma sulla Scala!

 

Quando nel 1986 Riccardo Muti diventerà direttore della Scala - visto un po’ dall’élite abbadiana e di sinistra milanese come l’emigrante che è arrivato con la valigia di cartone (Muti si legherà al dito quell’accoglienza) - Isotta intravvede il suo eroe: forse c’è anche dell’altro, ma consideriamole malignità.

 

Lissner

Da allora in poi il faziosissimo Isotta piega la sua brillante e verbosa penna (“giusta l’etimo”, “locupletati”…) a tessere lodi sperticate al solo maestro apulo-campano escludendo il resto del mondo.

 

Salvo i suoi amici del festival di Martina Franca. Per vent’anni odia le signore della sinistra milanese (delle quali ne palesava l’ignoranza) che parlano di Abbado, per vent’anni non esistono i Festival di Salisburgo, i teatri europei, i nuovi registi berlinesi: il mutocentrismo diventa la misura di tutte le cose musicali del “Corriere”.

 

luciano pavarotti in piscina ph adolfo franzo'

La pax musicale gli consente la ripresa della costruzione della leggenda personale. Lo si vuole in amore con la celebre “contessina”, che lui lascia con un fax. Non dimentica l’avversione per i comunisti, e in teatro finisce con il tirare uno schiaffetto (poi ingigantito, ma qualche mano la metteva davvero) al critico dell’Unità Rubens Tedeschi. Alla “prima” di una donna direttrice d’orchestra alla Scala si alza in piedi e dice: “So io dove te la ficcherei quella bacchetta!”.

 

Ma è anche molto simpatico: a un giovane cronista che deve fare un pezzo sulla scomparsa della Tebaldi si finge un’altra persona. Una delle sue rare trasferte avviene al Teatro di San Francisco insieme a un collega.

 

Isotta nutre un profondo disprezzo per la cultura (per lui subcultura) americana: leggendaria (e da ripetere a memoria ogni mattina) la sua affermazione che direi biblica: “Ogni volta che vedo scritto un termine in inglese che ha un corrispettivo in italiano ci vedo dietro la mano del cretino”. A San Francisco si porta dietro delle polverine tipo anti topi o anti tarme perché teme la scarsa pulizia degli alberghi. Per settimane non si saprà che fine ha fatto.

paolo isotta

 

E’ in quegli anni che scrive i suoi pezzi più leggendari. Il primo è sui cessi della Scala. La tesi è che ci vorrebbero più bagni per le donne, ma questo perché loro ci passano troppo tempo: per dimostrare che le donne eccedono nello stare in bagno cita un manuale di urologia di inizio Novecento con dettagliati i tempi della minzione.

 

Scolpito nella leggenda resta l’articolo uscito il giorno della morte di Pavarotti. Mentre tutto il mondo piange il più grande tenore di tutti i tempi, Isotta scrive di Pavarotti: “Analfabeta musicale, solo dirò che l’opera lirica non è il canto del muezzin”.

isotta cover

 

Per Mieli, Isotta era forse come un “giullare” di corte o come l’erudito “stilita” che spara sentenze e, in fondo, lo faceva divertire; inoltre a Mieli della Scala non è fregato mai nulla.

 

Non così per il milanese De Bortoli che frequentava tutti i poteri forti della città, gli stessi dai quali ora ha preso le distanze nel suo ultimo libro scoprendo che hanno fatto il male del Paese.

 

De Bortoli, c’è da cederci, non sopportava in cuor suo Isotta e ogni volta che scriveva si apriva una estenuante lavoro di mediazione anche molto ridicolo: ore e ore di dibattito per sostituire la parola “membro” o cose di questo genere. I suoi pezzi avevano una arbasiniana capacità di giustapporre il colto estremo con il triviale.

 

De Bortoli Paolo Mieli

Nel 2005 Muti è costretto a lasciare la Scala nonostante Isotta lo difenda sino a condizionare anche le cronache del giornale. Arriva il sovrintendente Stéphane Lissner (ora lo è di Napoli!!!).

 

Isotta è sempre più irrequieto in teatro e pretenzioso: dimora a Milano all’albergo Cavalieri (ma resta celebre l’attacco di un suo pezzo “Stavo in coppa alla terrazza  - ndr di Capri, probabilmente - quando il direttore…”) , biglietti, auto che lo va a prendere per portarlo alla Scala e lo aspetta.

 

Nel 2013, al colmo di una serie di interventi pregiudiziali, pubblica un articolo fortemente critico verso Daniel Harding (da lui chiamato, in spregio al politically correct che vietava l’uso dell’articolo davanti al nome femminile “il Harding”), giovane direttore che Lissner aveva chiamato a salvare la Scala nel suo primo 7 dicembre attaccando, indirettamente Abbado. La sua verve travalicava la critica musicale verso il regolamento di conti.

 

PAVAROTTI

Lissner ne ha abbastanza e lo definisce “persona non grata”, che poi significa semplicemente che non è più invitato dalla Scala in teatro. Ne esce fuori, con il solito conformismo giornalistico, un attacco alla libertà di stampa (dai, Paolo, dal di là ci sta ridendo su).

 

De Bortoli, che detesta lui e la vicenda, è pseudo doverosamente chiamato a difendere il diritto di critica. Per Isotta un trionfo: è il San Sebastiano della critica, “cacciato” da un sovrintendente abbadiano e difeso da un direttore che, da giovane, era della Fgci.

isotta

 

Cosa si consumi a Roma tra Isotta e Muti sfugge dall’umana comprensione. Ma il crac è fragoroso. I due rompono il sodalizio e, da allora, Isotta ha quasi solo parole irridenti nei confronti per il maestro apulo-campano, per il Festival di Ravenna diretto dalla moglie del maestro, Cristina Mazzavillani, per l’insistenza nel fare la regista della figlia Chiara Muti, per il colore della tinta dei capelli della moglie e via dicendo…

 

Come in un matrimonio di due che si sono molto amati, in Isotta c’è molto rancore; ma non sostituisce Muti con alcun nuovo direttore: resterà orfano.

 

Come un nobile dei tempi andati, a pensione avvenuta Isotta si ritira nella sua Napoli a scrivere memorie, non senza aver scritto un articolo dove racconta che il suo autista, con l’auto aziendale, andava a spacciare droga di notte senza che lui lo sapesse, affidandosi a San Gennaro per rimettere posto le cose.

 

E non senza attaccare la ex sovrintendente del Teatro San Carlo, Rossana Purchia, e sparando a zero sul n.1 del Ministero per gli Spettacoli dal vivo, Salvatore Nastasi. Escono così alcuni libri divertenti (ne ha scritti molti anche di seri), come “La virtù dell'elefante”, dove ha l’occasione per risparare a zero anche su altre mitologie del “Corriere”: prima tra tutte la celebrazione continua dello scrittore Claudio Magris.

riccardo e chiara muti

 

È tra i pochi pensionati che il “Corriere” allontana immediatamente dalle sue fila: dire che non si prendesse con Luciano Fontana, già caporedattore all’Unità, è un eufemismo. Così finisce con lo scrivere per due quotidiani di “opposta” tendenza, ma uniti dall’essere al di fuori del mainstream progressista, lgbt, politically correct, neofemminista… tutti argomenti a lui in odio estremo: “Libero” e “Il Fatto quotidiano”.

 

Come faccia non si sa; soprattutto come faccia a pubblicare anche gli stessi pezzi su entrambi i giornali. Ora affidiamolo a San Gennaro, che se lo prenda lui, in grembo, questo insopportabile, fazioso, ma anche indimenticabile, personaggio.

 

 

Paolo Isotta Paolo Isotta Paolo Isotta con il libropaolo isottapaolo isottaPAOLO ISOTTApaolo isottaisotta

Ultimi Dagoreport

amadeus programmi sul nove like a star chissa chi e la corrida tha cage sukuzi music party

DAGOREPORT: AMADEUS TORNA IN RAI - IL RITORNO A VIALE MAZZINI POTREBBE MATERIALIZZARSI GRAZIE ALLO ZAMPONE DI FIORELLO, CHE NON VEDE L'ORA DI RITROVARE LA SUA "SPALLA" - CON "AMA" AL SUO FIANCO, L'EX ANIMATORE DEI VILLAGGI TURISTICI POTREBBE RINGALLUZZIRSI AL PUNTO DA AFFIANCARLO AL FESTIVALONE DI SANREMO 2027 - L'USCITA DI AMADEUS NON SAREBBE OSTACOLATA DA "NOVE" DI DISCOVERY, ANZI: I DIRIGENTI DELL’EMITTENTE AMERICANA NON VEDONO L’ORA DI RECEDERE DALL’ONEROSISSIMO CONTRATTO QUADRIENNALE CON L’EX DISC JOCKEY - SECONDO GLI “ADDETTI AI LIVORI”, LA CATENA DI FLOP INANELLATA DA "AMA" SUL "NOVE" HA PESATO SUL BILANCIO DI DISCOVERY: PER PUBBLICITÀ INCASSATA E RIMBORSATA PER MANCATO RAGGIUNGIMENTO DELLO SHARE STABILITO NEI CONTRATTI, SI PARLA DI UNA SOMMETTA INTORNO AI 15 MILIONI - A DIFFERENZA DI CROZZA E FAZIO, PERSONAGGI-FORMAT, AMADEUS SENZA UN PROGRAMMA FORTE E LA GIUSTA CORNICE DI UNA EMITTENTE GENERALISTA PRIMARIA COME RAI1, È DESTINATO A SCOMPARIRE NEL MUCCHIO…

giorgia e arianna meloni come le gemelle di shining - fotomontaggio del fatto quotidiano

DAGOREPORT – VI RICORDATE QUANDO GIORGIA MELONI DEFINIVA LA SORELLA ARIANNA UNA “PRIVATA CITTADINA SENZA INCARICHI”? DIMENTICATELO: È IN CORSO UN TENTATIVO DI TRASFORMARE LA PRIMOGENITA DI ANNA PARATORE IN UNA POLITICA NAVIGATA. ECCO COME NASCE L’IMBARAZZANTE NTERVISTA RILASCIATA OGGI DALL'EX MOGLIE DI FRANCESCO LOLLOBRIGIDA AL “CORRIERE DELLA SERA”, IN CUI ARIANNA RICORDA QUANDO “GUIDAVA IL CAMION NEI VICOLI DI ROMA” PER IL PARTITO, E RIVENDICA: “DA 30 ANNI SIAMO IN POLITICA” – LA FIAMMA MAGICA VUOLE TOGLIERLE L’ETICHETTA DI “SORELLA D’ITALIA”. IL GUAIO È CHE ‘GNA FA: L’UNICO PREGIO CHE ANCHE I COLLEGHI DI PARTITO LE RICONOSCONO È… LA SOMIGLIANZA ALLA SORELLA

del vecchio la stampa angelucci elkann

DAGOREPORT - NON SI STA MAI TRANQUILLI: AL RISIKO FINANZIARIO (MPS-MEDIOBANCA) FINITO TRA LE CARTE DELLA PROCURA DI MILANO, ORA SI AGGIUNGE IL RISIKO EDITORIALE: LA VENDITA DI ‘’’REPUBBLICA’’ E ‘’STAMPA’’ AL GRECO KYRIAKOU DIVENTA, GIORNO DOPO GIORNO, UN BORDELLO DI VOCI E RUMORS - C’È CHI ASSICURA CHE LO SBARCO DEL GRECO NON VADA ASSOLUTAMENTE A GENIO AL BOSS DELL’IMPERO MEDIASET, PIER SILVIO BERLUSCONI – CHI SPIFFERA DI UN PRESUNTO INTERESSAMENTO DELLA FAMIGLIA ANGELUCCI, EDITORE DE “IL GIORNALE” E DI “LIBERO”, ALL’ACQUISIZIONE DEL QUOTIDIANO “LA STAMPA”, CHE ELKANN HA MESSO IN VENDITA PER LA SOMMETTA DI 65 MILIONI DI EURO, CHE NON RIENTREREBBE NEL PERIMETRO DEL GRECO CON L’ANTENNA. MA PER IL BOSS DELLA SANITÀ CARO AL GOVERNO L’UNICO MODO DI COMPRARI ''LA STAMPA'' È ALL’EDICOLA: ELKANN NON GLIELO VENDERÀ MAI - A PROPOSITO DI EDITORIA COME ULTIMA UMANA VOLUTTÀ, SI VOCIFERA CHE LEONARDINO DEL VECCHIO VOGLIA COMPRARSI NIENTEMENO CHE “IL FATTO QUOTIDIANO” (DAVVERO URGE LA RIAPERTURA DEI MANICOMI…)

giancarlo giorgetti luigi lovaglio milleri francesco gaetano caltagirone

SUL CASO MPS-MEDIOBANCA, L'ARTICOLO-BOMBA DEL GIORNO È SUL "CORRIERE", DA CUI SI EVINCE CHE LE DICHIARAZIONI RILASCIATE ALLA CONSOB DA CALTAGIRONE E DAL MINISTRO GIORGETTI SONO IN APERTO CONTRASTO - E’ LO STESSO IMPRENDITORE ROMANO AD AMMETTERE CHE IL MINISTRO LEGHISTA SONDÒ ALCUNI POTENZIALI INVESTITORI NELLE SETTIMANE PRECEDENTI ALLA OSCURA “GARA” CHE FECE INTASCARE IL 15% DI MPS, IN MANO AL TESORO, AL QUARTETTO DELFIN-CALTAGIRONE-ANIMA-BPM - UNA VERSIONE IN APERTO CONFLITTO CON QUELLA DI GIORGETTI, CHE IL 29 LUGLIO 2025 ALLA CONSOB DISSE: “NON C’È STATA ALCUNA INTERLOCUZIONE, CONTATTO O SCAMBIO” - A QUESTO PUNTO, CHI RISCHIA DI FINIRE NEI GUAI CON LA PROCURA DI MILANO NON SONO SOLO I “FURBETTI DEL CONCERTINO”, MA LA STESSA CONSOB GUIDATA DA PAOLO SAVONA CHE, COME AUTORITÀ DI VIGILANZA DEL MERCATO FINANZIARIO, NON HA RILEVATO NEL SUO DOCUMENTO DI “ASSOLUZIONE” SULLA PRESUNTA CONCERTAZIONE DEI CALTA-MELONI, NESSUNA DISCORDANZA TRA LE DICHIARAZIONI DI CALTAGIRONE E DI GIORGETTI…

la scala opera attilio fontana ignazio la russa daniela santanche santanchè matteo salvini

A PROPOSITO DI… QUANTO PIACE LA MATRICIANA ROMANA - IL FORFAIT DELLE ISTITUZIONI ALLA PRIMA DELLA SCALA, IVI COMPRESO LA SECONDA CARICA DELLO STATO, IL SICULO-MILANESE IGNAZIO LA RUSSA, HA SPINTO IL GOVERNATORE DEL PIRELLONE LOMBARDO, ATTILIO FONTANA, INDOSSATI I PANNI DI NOVELLO ALBERTO DA GIUSSANO A DICHIARARE: “ANCHE SE TUTTI APPREZZIAMO LA MATRICIANA, IL NORD DÀ FASTIDIO” – DÀ COSÌ FASTIDIO CHE NEL GOVERNO DELLA “PULZELLA” DELLA GARBATELLA, SIEDONO BEN 6 MINISTRI “LUMBARD” SU 24. E BEN 5 SONO DELLA LEGA – A RISPONDERE A FONTANA, CI HA PENSATO IL RODOMONTE DEL CARROCCIO, SALVINI: “TRA UNA MATRICIANA E UNA CARBONARA TROVI I SOLDI PER SISTEMARE LE CASE POPOLARI”…

pam bondi

DAGOREPORT - COME MAI L’INFORMAZIONE ITALICA SI È TOTALMENTE DISINTERESSATA DELLO SBARCO A ROMA DEL MINISTRO DELLA GIUSTIZIA, LA FOSFORESCENTE SESSANTENNE PAM BONDI, ARRIVATA CON TANTO DI AEREO DI STATO IL 10 DICEMBRE? - EPPURE LA FEDELISSIMA DI TRUMP NON SI È TENUTA NASCOSTA: HA ALLOGGIATO ALL’HOTEL ST. REGIS, SI E’ ATTOVAGLIATA AL BOLOGNESE DI PIAZZA DEL POPOLO, HA INCONTRATO AL MINISTERO DELLA GIUSTIZIA DI VIA ARENULA CARLETTO NORDIO, HA AVUTO L'INESPRIMIBILE GIOIA DI CONOSCERE IL VICEPREMIER MATTEO SALVINI A UN RICEVIMENTO DELL'AMBASCIATORE USA IN ITALIA, TILMAN J. FERTITTA. E, FORSE, LA BEN DOTATA DALLA NATURA PAMELONA HA PURE INCOCCIATO IL MINISTRO PIANTEDOSI - MA DELLA “VACANZA ROMANA” DELL'ITALOAMERICANA CARISSIMA A TRUMP, NON SI REGISTRA MANCO UNA RIGA SUI GIORNALONI DE' NOANTRI - VABBE', A NATALE BISOGNA ESSERE BUONI: MAGARI ERANO TUTTI TROPPO IMPEGNATI A SEGUIRE LA FESTILENZA DI ATREJU DEI FRATELLINI DI GIORGIA…