michieletto rigoletto gianni schicchi

CON MICHIELETTO L'OPERA VA SU TUTTI GLI SCHERMI – IL REGISTA PORTA I DUE FILM “GIANNI SCHICCHI” E “RIGOLETTO” SU RAI 1 E RAI 3 IL 27 E IL 30 DICEMBRE: “LA SFIDA È DI PROVARE A COINVOLGERE CON LA LIRICA IL PUBBLICO DEI CANALI GENERALISTI. CREDO NELLA MESCOLANZA DEI LINGUAGGI, NELLA ROTTURA DI ETICHETTE E BARRIERE. A PATTO, PERÒ, CHE…” – L’OMAGGIO A PAOLO SORRENTINO…

Pierachille Dolfini per “Avvenire”

 

gianni schicchi michieletto

Damiano Michieletto, il regista italiano d'opera oggi più famoso (e più interessante, e dunque più discusso) di tutti, debutta al cinema. «Dopo decine di regie liriche e alcuni spettacoli di prosa è arrivato il tempo di confrontarmi con il linguaggio cinematografico. E per questa prima volta ho voluto il "paracadute" del melodramma» racconta il regista veneziano, classe 1975, da Berlino dove sta preparando un Orfeo ed Euridice di Gluck che andrà in scena a gennaio alla Komische oper. Doppio debutto.

 

Perché sono due le pellicole firmate da Michieletto nell'ultimo anno: Gianni Schicchi, prodotto da Genoma film e presentato di recente al Torino film festival, e Rigoletto, prodotto da Indigo film e passato dalla Festa del cinema di Roma.

 

Giacomo Puccini (ispirato da Dante) e Giuseppe Verdi (che si rifà a Victor Hugo) nei titoli di testa dei due lavori (il primo lo dirige Stefano Montanari con l'orchestra del Comunale di Bologna, il secondo Daniele Gatti con l'Opera di Roma, in entrambi i casi protagonista è il baritono Roberto Frontali) realizzati in collaborazione con Rai Cinema che ora arrivano in tv, durante le feste di Natale: lo Schicchi alle 23.30 di lunedì 27 gennaio su Rai 1 e Rigoletto alle 21.20 di giovedì 30 dicembre su Rai 3, seguito dal documentario Rigoletto 2020. Nascita di uno spettacolo. «La sfida - racconta il regista - è di provare a coinvolgere con la lirica il pubblico dei canali generalisti».

RIGOLETTO michieletto

 

Michieletto, com' è stato mettersi dietro la macchina da presa?

Impegnativo, indubbiamente, per me che ho sempre realizzato i miei lavori per il palcoscenico. Ma ripensando al mio lavoro nella lirica mi sono accorto che il modo in cui ho usato i video in alcuni dei miei spettacoli, da Madama Butterfly alla Danmation de Faust, non aveva solo una valenza estetica, non era un decoro o un modo per sostituire la scenografia, ma le immagini avevano una funzione narrativa, raccontavano parte della storia.

 

Oggi nello spettacolo è necessaria una contaminazione dei linguaggi?

Credo nella mescolanza dei linguaggi, nella rottura di etichette e barriere. A patto, però, che non ci si faccia prendere la mano della tecnologia, da un virtuosismo fine a se stesso perché si arriva al pubblico solo mettendo al centro del nostro sguardo l'umanità del personaggio. Lo faccio nella lirica e ora cerco di farlo anche al cinema che arriva, dunque, come un'evoluzione naturale nel mio percorso.

 

Rigoletto nasce da uno spettacolo, quello andato in scena a luglio 2020 al Circo Massimo a Roma, prima opera dal vivo in Italia dopo le chiusure per il Covid.

MICHIELETTO GIANNI SCHICCHI

Per rispettare le regole di distanziamento avevamo un palco di 1500 metri quadrati che era una sorta di set cinematografico: l'azione era ripresa da alcune steadycam le immagini, molte in primissimo piano, venivano proiettate su un grande schermo e dialogavano con filmati realizzati precedentemente per raccontare quello che non si vedeva in scena, come il rapimento di Gilda, o i ricordi di Rigoletto della vita felice di un tempo.

 

In sala di montaggio abbiamo lavorato su questo materiale, realizzato per uno spettacolo teatrale, per renderlo cinematografico, conservando anche le sporcature delle steadycam per un racconto ancora più vero e immediato. Ne è uscito un lungo piano sequenza, un film in presa diretta a metà strada tra la rappresentazione dal vivo e quella cinematografica che diventa per lo spettatore un modo di entrare in maniera originale nell'opera.

 

MICHIELETTO GIANNI SCHICCHI

 

Gianni Schicchi, invece, è un film vero e proprio, girato in Toscana.

Con i ritmi del set ai quali tutti noi, abituati a lavorare in teatro, ci siamo adeguati, svegliandoci all'alba e finendo a tarda sera. Un lavoro di gruppo, con Stefano Montanari, il direttore d'orchestra, sempre sul set. Prima è stata registrata la parte musicale che gli interpreti ascoltavano tramite auricolari cantando dal vivo con il suono in presa diretta. Cinque settimane di lavorazione che hanno coinvolto 237 persone in quindici luoghi diversi in provincia di Siena, tra i comuni di Trequanda e Pienza.

 

Perché l'opera di Puccini per il suo primo film?

Cercavo una storia che mi mettesse a disposizione una narrazione cinematografica e per iniziare ho scelto un'opera non troppo complessa, lo Schicchi dura un'ora ed è una commedia e anche se scritta in endecasillabi e settenari suona come una moderna commedia musicale. Il prossimo film mi piacerebbe farlo con un dramma: Suor Angelica, altro tassello del Trittico pucciniano che ho messo in scena in teatro e dal quale ho preso qualche idea per lo Schicchi, sarebbe l'ideale.

michieletto rigoletto

 

E film non tratto da un'opera?

Ci sarà sicuramente, ho già scritto il soggetto. Ma è un ulteriore salto e ha bisogno dei suoi tempi.

 

Cosa l'affascina del cinema?

La sua riproducibilità sicuramente. Soffro il fatto che il teatro lasci poca memoria di sé: di tanti miei spettacoli non ho nessuna testimonianza se non alcune foto. Un libro, un quadro, un film lasciano indelebile e chiara nel tempo la traccia del pensiero dell'autore. A livello creativo, poi, mi piace la rapidità e l'immediatezza del cinema: un secondo sei in un posto e un secondo dopo puoi essere dall'altra parte del mondo.

 

Ricorda la sua prima volta al cinema?

Avevo sette anni, il mio padrino mi portò a vedere Il libro della giungla di Walt Disney. La sala era affollatissima e vidi tutto il film in braccio a lui. Mi ricordo benissimo di essere stato stregato dalle canzoni che mi hanno reso ancora di più avvincente la storia: si capisce che avevo già il tarlo della musica.

damiano michieletto

 

Quali i registi che apprezza?

Senza fare nomi di grandi che sono scomparsi, pensando a chi c'è oggi in attività dico Paolo Sorrentino, ha una marcia in più rispetto a tutti gli altri.

michielettodamiano michielettodamiano michieletto 1IL RIGOLETTO DI DAMIANO MICHIELETTO AL CIRCO MASSIMOrigoletto michieletto 19

Ultimi Dagoreport

giuseppe conte rocco casalino marco travaglio roberto fic o todde paola taverna elly schlein

DAGOREPORT - DOVE STA ANDANDO A PARARE QUELL’AZZECCAGARBUGLI DI GIUSEPPE CONTE? ALL’INTERNO DEL M5S SI CONTRAPPONGONO DUE POSIZIONI: LA LINEA MOVIMENTISTA ED EUROSCETTICA SQUADERNATA DAGLI EDITORIALI DI MARCO TRAVAGLIO, CONVINTO COM'È CHE IL "CAMPOLARGO" SIA UNA DISGRAZIA PEGGIORE DELL'ARMATA BRANCA-MELONI; CHE HA UNA CERTA PRESA SULLA BASE DEGLI ELETTORI EX GRILLINI - DALL’ALTRA, LA LINEA DI TAVERNA, FICO, PATUANELLI E TODDE, IN SINTONIA CON LA BASE PARLAMENTARE DEI CINQUE STELLE, FAVOREVOLE A UN ACCORDO PROGRAMMATICO DI GOVERNO CON IL PD, ANCHE AL DI LÀ DEL FATTO CHE CONTE SIA, VIA PRIMARIE, IL CANDIDATO PREMIER DELLA COALIZIONE DI CENTROSINISTRA (GOVERNARE SIGNIFICA CONQUISTARE POTERE, POSTI E PREBENDE) – PERCHÉ CONTE ZIGZAGHEGGIA BARCAMENANDOSI CON SUPERCAZZOLE PRIMA DI STRINGERE UN APERTO ACCORDO PROGRAMMATICO COL PD? - COME MAI TA-ROCCO CASALINO, L’APPRENDISTA STREGONE RASPUTINIANO CHE HA CONFEZIONATO PER ANNI LE MASCHERE DEL CAMALEONTISMO DI “CONTE PREMIER”, HA MOLLATO ''LA POCHETTE DAL VOLTO UMANO'' PER FONDARE UN GIORNALE ONLINE?

beatrice venezi secolo d italia libero verita italo bochino fenice venezia

DAGOREPORT - DI PIÙ STUPEFACENTE DELLA DESTRA CI SONO SOLO I SUOI GIORNALI MALDESTRI. SULLA VICENDA VENEZI A VENEZIA, PRODUCONO PIÙ BUFALE CHE NELL’INTERA CAMPANIA - SI SORRIDE SULLA RINASCITA DEL TEATRO LA FENICE CON “LIBERO” E “LA VERITÀ” MA LA RISATA (PIU’ PERNACCHIO) ARRIVA COL “SECOLO D’ITALIA”: “BUONA LA PRIMA: 7 MINUTI DI APPLAUSI PER VENEZI”. PECCATO CHE NON DIRIGESSE AFFATTO LEI, LA “BACCHETTA NERA”, MA IVOR BOLTON, COME C’È SCRITTO PERFINO NEL PEZZO. INCREDIBILE MA VERO. PERÒ LÌ SOTTO C’È LA GERENZA DEL GIORNALE, DOVE SI SCOPRE CHE NE È DIRETTORE EDITORIALE TALE BOCCHINO ITALO. E ALLORA TUTTO SI SPIEGA

giorgia meloni maurizio belpietro francesco saverio garofani sergio mattarella

DAGOREPORT - IL “PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE MELONI” NON ESISTE: LO “SCOOP” DELLA “VERITÀ” È STATO CONFEZIONATO CON L’OBIETTIVO DI PRENDERE DI MIRA SERGIO MATTARELLA, COME MASSIMA RAPPRESENTANZA DI QUEL "DEEP STATE" CHE I CAMERATI DI PALAZZO CHIGI HANNO SUL GOZZO – LA STATISTA DELLA SGARBATELLA SOGNA L’EGEMONIA ISTITUZIONALE: BOCCIATO IL PREMIERATO, VUOLE CAMBIARE CON LA FORZA IL SISTEMA MODIFICANDO LA LEGGE ELETTORALE E INSERENDO IL NOME DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO SULLA SCHEDA (COSI' DA BYPASSARE DI FATTO I POTERI DI NOMINA DEL PREMIER CHE SPETTANO AL COLLE) - MA NON TUTTO FILA LISCIO: LEGA E FORZA ITALIA SI OPPONGONO PERCHE' NON VOGLIONO ESSERE CANNIBALIZZATI DA FDI E IN CAMPANIA E PUGLIA SI PROSPETTA UNA BATOSTA PER IL CENTRODESTA - DA QUESTO DERIVA QUEL NERVOSISMO, CON VITTIMISMO PARACULO ANNESSO, CHE HA SPINTO GIORGIA MELONI A CAVALCARE IL “COMPLOTTO DEL COLLE” – E SE FDI, PER BOCCA DI BIGNAMI E MALAN, NON AVESSE RINCULATO, DAL QUIRINALE SAREBBE PARTITO UN SILURO A TESTATA MULTIPLA...

francesco saverio garofani sergio mattarella giorgia meloni maurizio belpietro

DAGOREPORT - MA QUALE “COMPLOTTO DEL QUIRINALE CONTRO GIORGIA MELONI”! DIETRO ALLA DIFFUSIONE DELLE PAROLE DI FRANCESCO SAVERIO GAROFANI ALLA “VERITÀ” DI BELPIETRO C'E' UNA “GOLA PROFONDA” UN PO’ PASTICCIONA, CHE SI E' FATTA SGAMARE IN MEZZA GIORNATA - DAGOSPIA È IN GRADO DI AGGIUNGERE ALCUNI DETTAGLI SULLA CENA DI GIOVEDÌ 13 NOVEMBRE ALLA TERRAZZA BORROMINI. A TAVOLA C’ERANO SEDICI PERSONE: OLTRE ALL’ORGANIZZATORE, LUCA DI BARTOLOMEI E A FRANCESCO GAROFANI, C’ERANO MANAGER, CONSULENTI, UN AD DI UNA BANCA, DUE CRONISTI SPORTIVI E…UN GIORNALISTA CHE IN PASSATO HA LAVORATO IN UN QUOTIDIANO DI DESTRA, GIA' DIRETTO DA BELPIETRO. SARÀ UN CASO CHE LA MAIL A FIRMA “MARIO ROSSI”, DA CUI È NATO LO “SCANDALO”, SIA STATA INVIATA ANCHE AL MELONIANO "IL GIORNALE" (CHE PERO' L'HA IGNORATA)? - IL CONTESTO ERA CONVIVIALE, SI PARLAVA DI CALCIO E DEL PD, MA GAROFANI NON HA MAI PRONUNCIATO LA PAROLA “SCOSSONE”, CHE INFATTI NELLA MAIL ORIGINALE NON C’È - L’AUDIO? ANCHE SE CI FOSSE, BELPIETRO NON POTREBBE PUBBLICARLO PERCHÉ SAREBBE STATO CARPITO ILLEGALMENTE...

maurizio belpietro giorgia meloni la verita

DAGOREPORT - IL GIOCO DI PRESTIGIO DI MAURIZIO BELPIETRO: LO "SCOOP" SUL PRESUNTO “PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE LA MELONI” È BASATO SULLE PAROLE “PROVVIDENZIALE SCOSSONE”, CHE IL CONSIGLIERE DEL COLLE, FRANCESCO SAVERIO GAROFANI, AVREBBE PRONUNCIATO ALLA CENA DOPO L’EVENTO IN RICORDO DI AGOSTINO DI BARTOLOMEI. MA NELLA MAIL ANONIMA CHE SEGNALA LA VICENDA A "LA VERITA'" QUELLE DUE PAROLE NON SONO VIRGOLETTATE: SEMBRANO ESSERE UN RAGIONAMENTO DELL’AUTORE, IL MISTERIOSO "MARIO ROSSI" – “LINKIESTA”: “PER CAPIRE COSA PENSI MELONI BISOGNA LEGGERE ‘LA VERITÀ’, ESATTAMENTE COME PER CAPIRE COSA PENSI GIUSEPPE CONTE BISOGNA LEGGERE ‘IL FATTO’. QUANTI SI BEVONO OGGI LA FAVOLA DELLA SVOLTA ATLANTISTA ED EUROPEISTA DI MELONI, FAREBBERO BENE A LEGGERE ‘LA VERITÀ’, SMACCATAMENTE FILO-PUTINIANO, NO VAX E NO EURO. LA VERITÀ DEL GOVERNO MELONI STA LÌ”