IL NECROLOGIO DEI GIUSTI - LINO CAPOLICCHIO, SCOMPARSO IERI A 78 ANNI, ERA L’EROE DI NOI QUINDICENNI, NEL 1968. SOLO CHE NON ERAVAMO ANCORA ABBASTANZA GRANDI PER POTERE VEDERE I SUOI FILM. SI AFFERMÒ COME PROTAGONISTA DELLA NUOVA SCENA INNOVATIVA ITALIANA CON UNA SERIE DI FILM VIETATI E COSTRUITI SULLA SUA FIGURA DI GIOVANE MOLTO FLUIDO, UN PO’ GAY, UN PO’ TUTTO. QUALCOSA CHE CI SEMBRA DIFFICILE RICORDARE RISPETTO ALLA SUA SECONDA E TERZA VITA COME ATTORE PER BENE DEI FILM PICCOLO BORGHESI DI PUPI AVATI - NON È SEMPRE RIUSCITO A CONSERVARE IL FASCINO CHE AVEVA NEI SUOI PRIMI FILM, MA È STATO SEMPRE ATTENTO E MISURATO IN OGNI TIPO DI OPERAZIONE...

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Marco Giusti per Dagospia

 

escalation escalation

Voi non sapete come ci sarebbe piaciuto a noi quindicenni vedere in sala nel 1968 “Escalation” di Roberto Faenza, vietato a minori di 18 anni, con Lino Capolicchio giovane contestatore figlio di papà ricco industriale, Gabriele Ferzetti ovviamente, che riesce a rubargli tutto, perfino la fidanzata, la bellissima Claudine Auger, che vedevamo nuda giganteggiare negli incredibili manifesti del tempo. Con le mani che coprivano i seni.

lino capolicchio il giovane normale lino capolicchio il giovane normale

 

A quel tempo Lino Capolicchio era la risposta italiana a tutti i nostri desideri di rivolta, di rivalsa, di crescita. Se negli spaghetti western iniziava a trionfare Tomas Milian, come peone messicano e straccione che diventa protagonista rivoluzionario, nel cinema borghese degli adulti, Lino Capolicchio era il nostro eroe. Solo che non eravamo ancora abbastanza grandi per potere vedere i suoi film.

lino capolicchio mussolini ultimo atto lino capolicchio mussolini ultimo atto

 

Ma con “Escalation” di Faenza, col quale vinse premi (il Nastro d’argengto, il Globo d’oro italiano), mentre uscivano i primi film che avrebbero cambiato la nostra vita, si affermò come un protagonista assoluto della nuova scena innovativa italiana.

 

il giovane normale il giovane normale

Un percorso che lo porterà a una serie di film sessantottini, “Vergogna schifosi” di Mauro Severino con Marilia Branco, la bellissima prima moglie carioca di Adolfo Celi, “Metti una sera a cena” di Giuseppe Patroni Griffi con un cast da paura, Tony Musante, Florinda Bolkan, Jean-Louis Trintignant, Annie Girardot, “Il giovane normale” di Dino Risi con Janet Agren, tutti vietati e tutti costruiti sulla sua figura di giovane già molto fluido, un po’ biondo, un po’ gay, un po’ tutto, che non riesce a star fermo in un solo ruolo di giovane borghese annoiato, ma che deve comunque infrangere, trasgredire, spezzare. E sempre, dico sempre, scoparsi tutte e tutti.

 

 

pugili di lino capolicchio pugili di lino capolicchio

Qualcosa che al cinema, allora, non avevamo ancora visto e che alla fine degli anni ’60 decretò un successo di Lino Capolicchio che adesso c’è difficile pure ricostruire, ma che lui, scomparso ieri a 78 anni dopo una lunga malattia, ben conosceva per averlo vissuto in una maniera anche eccessiva.

 

metti una sera a cena lino capolicchio metti una sera a cena lino capolicchio

E che ci sembra ancor più difficile ricordare rispetto alla seconda e alla terza vita di Capolicchio attore civile e perbene dei film nostalgici e piccolo borghesi di Pupi Avati o protagonista di film di genere, che iniziò con l’horror di culto ancora di Avati “La casa delle finestre che ridono”, dove incontrava nuovamente in un ruolo quanto mai grottesco il curioso giornalista-attore americano Eugene Walter, che già aveva girato con lui “Il giovane normale”.

 

lino capolicchio lino capolicchio

A fare da spartiacque tra le due vite di Capolicchio, quella del giovane biondo e trasgressivo iniziata con “Escalation” e quella diciamo avatiana, troviamo il film da Oscar di Vittorio De Sica “Il giardino dei Finzi Contini”, dove interpreta il protagonista e narratore Giorgio, come Bassani, travolto dal fascino e dalla sessualità dirompente dei Finzi Contini, cioè Dominique Sanda e Helmut Berger.

 

lino capolicchio e dominique sanda il giardino dei finzi contini lino capolicchio e dominique sanda il giardino dei finzi contini

Nel 1970 è il suo primo ruolo letterario e civile e penso che lo abbia cambiato completamente nell’immaginario dello spettatore del tempo. Io, che non ero riuscito a vedere i suoi film super-vietati da scopatore seriale, vidi invece il più tranquillo Il giovane normale” e, soprattutto “Il giardino dei Finzi Contini” che per me che avevo abitato due anni a Ferrara, nel 1966 e nel 1967, avevo davvero un certo fascino.

lino capolicchio lino capolicchio

 

Ma nel personaggio di Giorgio non c’era già più nulla del Capolicchio trasgressivo precedente. Magari qualcosa di quel personaggio ancora circolava nell’erotico di Brunello Rondi “Le tue mani sul mio corpo” con Erna Schurer e Colette Descombes, nel fondamentale “Un apprezzato professionista di sicuro avvenire” di Giuseppe De Santis, film con scene di sesso con Femi Benussi che, ricordo, mi colpirono molto, e nel già tardo “D’amore si muore”, scritto e supervisionato da Giuseppe Patroni Griffi, ma diretto dal suo fidanzato-assistente Carlo Carunchio, con uno dei cast più hot che si potesse pensare, Silvana Mangano, Milva, Luc Merenda, Duilio Del Prete.

 

Ma il film non ebbe lo stesso successo di “Metti una sera a cena”, fu una follia produttiva non farlo girare da Patroni Griffi e chiuse definitivamente la carriera da attor giovane trasgressivo di Capolicchio, anche perché già su quel set aveva un giovane bellissimo, Luc Merenda, che gli rubò la scena. In qualche modo, Capolicchio, nei primi anni ’70, dopo aver lavorato con autori come De Sica, De Santis e Patroni Griffi, si ritrova a inventarsi un altro ruolo da quello che lo aveva visto esordire.

 

 

lino capolicchio la casa delle finestre che ridono lino capolicchio la casa delle finestre che ridono

Girerà film storici-civili, “L’ultimo giorno di scuola prima delle vacanze di Natale” di Gian Vittorio Baldi, “Mussolini ultimo atto” di Carlo Lizzani, dove è il capo partigiano “Pedro”, un personaggio storico importante, il più curioso “Calamo” di Massimo Pirri, dove interpreta un seminarista senza vocazione in quel di Puglia che viene sedotto prima dalla sorellastra Valeria Moriconi, poi da una giovane hippy dal pube depilato, Paola Montenero, che lo conduce in un vortice di droga e sesso.

 

lino capolicchio. lino capolicchio.

Altro film cultissimo oggi impossibile da vedere. A questo punto della sua carriera arriva Pupi Avati, che ne fa una sorta di alter ego e di tuttofare in molti dei suoi film, “La casa delle finestre nel buio”, “Jazz Band”, “Le stelle nel fosso”, “Cinema!”, Fratelli e sorelle”,  “Ultimo minuto”, giù giù fino al suo ultimo film, il recente “Il signor diavolo” del 2019.

vergogna schifosi vergogna schifosi

 

In mezzo ai film di Pupi Avati, che lo assorbiranno quasi completamente, lo troviamo in qualche film di genere, il thriller “Solamente nero” di Antonio Bido, in qualche film d’autore, come “Fiorile” dei Taviani assieme a Chiara Caselli e a Galatea Ranzi, in una rara versione de “Il giardino dei ciliegi” di Antonello Aglioti con Susan Strasberg, Marisa Berenson, Dado Ruspoli e Barbara De Rossi che mi piacerebbe molto vedere.

 

claudine auger lino capolicchio escalation claudine auger lino capolicchio escalation

Diresse anche due film di un certo interesse, “Pugili” nel 1995 con un giovane PierFrancesco Favino, Antonella Attilli e due vecchie star della boxe come Duilio Loi e Tiberio Mitri, e “Il diario di Matilde Manzoni” con Ludovica Andò, Urbano Barberini, Laura Betti, Alessio Boni, Corinne Cléry.

 

lino capolicchio la casa delle finestre che ridono. lino capolicchio la casa delle finestre che ridono.

Persona estremamente gentile e generosa, come tanti attori, Capolicchio non è sempre riuscito a conservare nel tempo il fascino che aveva nei suoi primi film giovanile, ma è stato sempre attento e misurato in ogni tipo di operazione che avesse intrapreso. Oggi mi spiace non riuscire a rivederlo in buone copie, integrali, di “Escalation”, “Calamo”, “Un apprezzato professionista…”, “D’amore si muore”, tutti film che allora sembravano importanti e ora appaiono così opachi nel ricordo.   

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