ugo gregoretti

IL NECROLOGIO DEI GIUSTI – CI MANCHERANNO L’INTELLIGENZA, LA GRAZIA, L’IRONIA, L’ELEGANZA, LA CULTURA E OVVIAMENTE ANCHE L’IDEOLOGIA CHE UGO GREGORETTI PORTÒ NELLA TV DEGLI ANNI ’60 E IN TUTTO QUELLO CHE FECE A PARTIRE DA QUEGLI ANNI – FOSSE IL CINEMA, L’OPERA, LA PUBBLICITÀ, DOVE FU IL PRIMO A INVENTARSI I CAROSELLI SOCIALI E DOVE NON NASCOSE MAI IL SUO NOME E IL SUO VOLTO, E PERFINO LA MUSICA –  VIDEO

Marco Giusti per Dagospia

 

ugo gregoretti 10

Ci mancheranno l’intelligenza, la grazia, l’ironia, l’eleganza, la cultura e ovviamente anche l’ideologia che Ugo Gregoretti portò nella tv degli anni ’60 e in tutto quello che fece a partire da quegli anni. Fosse il cinema, dove non ottenne gli stessi strepitosi risultati che ebbe nella Rai democristiana malgrado fosse stato lanciato come un giovane genio rivoluzionario alla pari di Roman Polanski o Jean-Luc Godard o Pier Paolo Pasolini, l’opera, la pubblicità, dove fu il primo a inventarsi i caroselli sociali e dove non nascose mai il suo nome e il suo volto, e perfino la musica, grazie alla strepitosa raccolta di dischi che curò per il “Fonografo italiano”.

 

 

omicron ugo gregorettiugo gregoretti 5

Ma è davvero con programmi come Controfagotto, 1961, dove cambiò il modo di fare le inchieste giornalistiche in tv, Il Circolo Pickwick, 1968, dove cambiò totalmente il modello narrativo dello sceneggiato televisivo e seppe dar vita ai personaggi di Charles Dickens dirigendo un gruppo di attori meravigliosi a cominciare da un giovanissimo Gigi Proietti che a lungo si porterà dietro, Romanzo popolare, 1975, dove iniziò a lavorare sul romanzo d’appendice, Ma che cos’è quest’amore?, tratto da Achille Campanile, dove tenne quasi a battesimo Roberto Benigni, Uova fatali, 1977, dove seppe trattare la satira di Bulgakov unendola alle nuove tecniche di ripresa televisiva, che non solo ha lasciato il segno nella tv di stato, ma è stato un grandioso esempio di intelligenza e di lucidità per tutti quelli che hanno lavorato sul piccolo schermo.

 

 

ugo gregoretti 12

Soprattutto per tutti quelli che, come lui, non si sono mai accontentati di portare a casa il risultato con il minimo impegno, il minimo rischio, il minimo sforzo puntando solo al quieto vivere aziendale o a buoni ascolti da commentare il giorno dopo. La tv di Gregoretti è stata spesso difficile, di scarso successo, troppo colta per un pubblico poco interessato alle novità e alle sottigliezze. Eppure, almeno per come mi ricordo la nostra visione da ragazzini, sia Gregoretti che Nanni Loy non furono solo sperimentatori e innovatori, ma ebbero un lungo periodo di popolarità proprio come personaggi della Rai, al pari di Mike Bongiorno o di Corrado.

 

 

ugo gregoretti 13

Per noi era un piacere sentirli parlare e il Pickwick fu una vera festa, qualcosa che usciva dalla rigidità dello schermo e puntava a farci desiderare di fare qualcosa di simile. Diverso il discorso sul cinema, che Gregoretti frequentò dai tempi de I nuovi angeli, 1962, dei suoi episodi in Rogopag, a fianco di Rossellini-Godard-Pasolini, Le più belle truffe del mondo, del fantascientifico Omicron con Renato Salvatori.

 

ugo gregoretti 11

Gregoretti, invitato a esprimersi molto più liberamente qui che non in tv, portò nel cinema una serie di pamphlet, di saggi sulla pubblicità, sui persuasori occulti, sul capitalismo. Pur lavorando con attori anche meravigliosi, pensiamo a Totò e a Annie Girardot ne Le belle famiglie, a Ugo Tognazzi per Rogopag, si sentì quasi limitato dal carico ideologico che metteva in scena anche un po’ maldestramente. Mentre in tv liberava la sua carica innovativa di narratore e di divulgatore culturale, al cinema rischiava di perdere proprio quella energia e quell’ironia che lo contraddistinguevano per volersi mostrare troppo scolastico.

 

 

ugo gregoretti 17

Non a caso dopo il ’68 si dedicò molto di più alla tv che al cinema, dove fece solo pochi documentari “militanti” come Apollon, 1969, o Il contratto, 1971, quando avrebbe certamente potuto dare molto di più se non si fosse sentito quasi in colpa per la sua figura popolare. Molti anni dopo, infatti, ritornò al cinema con film forse non di successo, ma sicuramente di grande interesse, penso a Maggio musicale, 1990, con Malcom McDowell come direttore d’orchestra, e al suo bellissimo episodio “Lungo le rive della notte” nel film girato a più mani Scossa, visto a Venezia nel 2011.

ugo gregoretti 14

 

Mi ricordo che glielo dissi, perché il suo episodio mi era molto piaciuto e ci riportava al Gregoretti sperimentale della tv degli anni ’70. Troppo colto e intelligente per associarsi al cinema sovvenzionato, non vorrei dire di partito, degli anni ’80, Gregoretti, a differenza di tanti suoi colleghi come Citto Maselli o Ettore Scola, preferì farsi da parte, anche se lo troviamo spesso come attore in film del tutto diversi, a fianco di Alberto Sordi o Renato Pozzetto, anche se proprio Ettore Scola seppe riprendere tutta la sua ironia in C’eravamo tanti amati e La terrazza, film che gli devono non poco.

 

 

Anche nella pubblicità non seppe dividere il personaggio dal regista e finì per mettersi in scena apertamente anche quando i registi di sinistra che facevano caroselli erano stati battezzati quelli di Motta Continua. Non riuscì nella sua impresa maggiore, quella di descrivere gli anni del craxismo con una sorta di fiction tv innovativa di grande respiro economico.

ugo gregoretti 15

 

Il Conto di Montecristo, che doveva appunto essere questo, un romanzo ironico su Mani Pulite, interamente girato a Milano, interpretato da Corso Salani, non piacque né al pubblico né alla critica. Ma ogni volta che lo si invitava in trasmissione a parlare di tv e di cinema, Ugo Gregoretti riusciva sempre a stupirci con una intelligenza, una cultura rari in questi anni di talk improvvisati non solo politici e di toni urlati e non proprio civili.

ugo gregoretti 16ugo gregoretti 4ugo gregoretti 6ugo gregoretti foto lapresseugo gregoretti francesco rutelli foto lapresseugo gregorettiugo gregorettiugo gregoretti 20ugo gregoretti 21ugo gregoretti 19ugo gregoretti 18ugo gregoretti andrea camilleriugo gregoretti 9ugo gregoretti 8ugo gregoretti 3ugo gregoretti 2ugo gregoretti 1ugo gregoretti 7

Ultimi Dagoreport

elly schlein pina picierno stefano bonaccini giorgio gori lorenzo guerini giuseppe conte pd

DAGOREPORT – OCCHIO ELLY: TIRA UNA BRUTTA CORRENTE! A MILANO, LA FRONDA RIFORMISTA AFFILA LE LAME: SCARICA QUEL BUONO A NIENTE DI BONACCINI, FINITO APPESO AL NASO AD APRISCATOLE DELLA DUCETTA DEL NAZARENO – LA NUOVA CORRENTE RISPETTA IL TAFAZZISMO ETERNO DEL PD: LA SCELTA DI LORENZO GUERINI A CAPO DEL NUOVO CONTENITORE NON È STATA UNANIME (TRA I CONTRARI, PINA PICIERNO). MENTRE SALE DI TONO GIORGIO GORI, SOSTENUTO ANCHE DA BEPPE SALA – LA RESA DEI CONTI CON LA SINISTRATA ELLY UN ARRIVERÀ DOPO IL VOTO DELLE ULTIME TRE REGIONI, CHE IN CAMPANIA SI ANNUNCIA CRUCIALE DOPO CHE LA SCHLEIN HA CEDUTO A CONTE LA CANDIDATURA DI QUEL SENZAVOTI DI ROBERTO FICO - AD ALLARMARE SCHLEIN SI AGGIUNGE ANCHE UN SONDAGGIO INTERNO SECONDO CUI, IN CASO DI PRIMARIE PER IL CANDIDATO PREMIER, CONTE AVREBBE LA MEGLIO…

affari tuoi la ruota della fortuna pier silvio berlusconi piersilvio gerry scotti stefano de martino giampaolo rossi bruno vespa

DAGOREPORT - ULLALLÀ, CHE CUCCAGNA! “CAROSELLO” HA STRAVINTO. IL POTERE DELLA PUBBLICITÀ, COL SUO RICCO BOTTINO DI SPOT, HA COSTRETTO PIERSILVIO A FAR FUORI DALLA FASCIA DELL’''ACCESS PRIME TIME” UN PROGRAMMA LEGGENDARIO COME “STRISCIA LA NOTIZIA”, SOSTITUENDOLO CON “LA RUOTA DELLA FORTUNA”, CHE OGNI SERA ASFALTA “AFFARI TUOI” – E ORA IL PROBLEMA DI QUELL’ORA DI GIOCHINI E DI RIFFE, DIVENTATA LA FASCIA PIÙ RICCA DELLA PROGRAMMAZIONE, È RIMBALZATO IN RAI - UNO SMACCO ECONOMICO CHE VIENE ADDEBITO NON SOLO AL FATTO CHE GERRY SCOTTI SI ALLUNGHI DI UNA MANCIATA DI MINUTI MA SOPRATTUTTO ALLA PRESENZA, TRA LA FINE DEL TG1 E L’INIZIO DI “AFFARI TUOI”, DEL CALANTE “CINQUE MINUTI” DI VESPA (CHE PER TENERLO SU SONO STATI ELIMINATI GLI SPOT CHE LO DIVIDEVANO DAL TG1: ALTRO DANNO ECONOMICO) - ORA IL COMPITO DI ROSSI PER RIPORRE NELLE TECHE O DA QUALCHE ALTRA PARTE DEL PALINSESTO IL PROGRAMMINO CONDOTTO DALL’OTTUAGENARIO VESPA SI PROSPETTA BEN PIÙ ARDUO, AL LIMITE DELL’IMPOSSIBILE, DI QUELLO DI PIERSILVIO CON IL TOSTO ANTONIO RICCI, ESSENDO COSA NOTA E ACCLARATA DEL RAPPORTO DIRETTO DI VESPA CON LE SORELLE MELONI…

antonio pelayo bombin juan carlos

DAGOREPORT: COME FAR FUORI IL SACERDOTE 81ENNE ANTONIO PELAYO BOMBÌN, CELEBERRIMO VATICANISTA CHE PER 30 ANNI È STATO CORRISPONDENTE DELLA TELEVISIONE SPAGNOLA "ANTENA 3", CUGINO DI PRIMO GRADO DELL’EX RE JUAN CARLOS? UN PRETE CHE A ROMA È BEN CONOSCIUTO ANCHE PERCHÉ È IL CONSIGLIERE ECCLESIASTICO DELL'AMBASCIATA SPAGNOLA IN ITALIA, VOCE MOLTO ASCOLTATA IN VATICANO, CAPACE DI PROMUOVERE O BLOCCARE LA CARRIERA DI OGNI ECCLESIASTICO E DI OGNI CORRISPONDENTE SPAGNOLO – PER INFANGARLO È BASTATA UNA DENUNCIA AI CARABINIERI DI ROMA DI UN FINORA NON IDENTIFICATO CRONISTA O PRODUCER DI REPORT VATICANENSI CHE LO ACCUSA DI VIOLENZA SESSUALE, IMPUTAZIONE DIVENTATA NELLA DISGRAZIATA ERA DEL METOO L’ARMA PIÙ EFFICACE PER FAR FUORI LA GENTE CHE CI STA SUL CAZZO O PER RICATTARLA – IL POVERO PELAYO È FINITO IN UN TRAPPOLONE CHE PUZZA DI FALSITÀ PIÙ DELLE BORSE CHE REGALA DANIELA SANTANCHÉ E DELLE TETTE DI ALBA PARIETTI – IL SOLITO E BIECO SCHERZO DA PRETE, PROBABILMENTE USCITO DALLE SACRE MURA DELLA CITTÀ DI DIO…

giorgia meloni gennaro sangiuliano

DAGOREPORT - LE RESURREZIONI DI “LAZZARO” SANGIULIANO NON SI CONTANO PIÙ: “BOCCIATO” DA MINISTRO, RIACCIUFFATO IN RAI E SPEDITO A PARIGI, ORA SBUCA COME CAPOLISTA ALLE REGIONALI CAMPANE - ESSÌ: DIVERSAMENTE DAGLI IRRICONOSCENTI SINISTRATI, A DESTRA LA FEDELTÀ NON HA SCADENZA E GLI AMICI NON SI DIMENTICANO MAI - DURANTE I TRE ANNI A PALAZZO CHIGI, IL “GOVERNO DEL MERITO COME ASCENSORE SOCIALE” (COPY MELONI) HA PIAZZATO UNA MAREA DI EX DEPUTATI, DIRIGENTI LOCALI, TROMBATI E RICICLATI NEI CDA DELLE AZIENDE CONTROLLATE DALLO STATO - COME POTEVA LA STATISTA DELLA GARBATELLA DIMENTICARE SANGIULIANO, IMMARCESCIBILE DIRETTORE DEL TG2 AL SERVIZIO DELLA FIAMMA? IL FUTURO “GENNY DELON” ‘’ERA SALITO TALMENTE TANTO NELLE GRAZIE DELLA FUTURA PREMIER DA ESSERE CHIAMATO A SCRIVERE PARTE DEL PROGRAMMA DEI MELONIANI, INVITATO A CONVENTION DI PARTITO E, ALLA FINE, RICOMPENSATO ADDIRITTURA CON UN POSTO DI GOVERNO’’ - E’ COSÌ A DESTRA: NESSUNA PIETÀ PER CHI TRADISCE, MASSIMO PRONTO SOCCORSO PER CHI FINISCE NEL CONO D’OMBRA DEL POTERE PERDUTO, DOVE I TELEFONINI TACCIONO E GLI INVITI SCOMPAIONO… - VIDEO

giorgia meloni sigfrido ranucci elly schlein bomba

DAGOREPORT – DOBBIAMO RICONOSCERLO: GIORGIA MELONI HA GESTITO IN MANIERA ABILISSIMA IL CASO DELL'ATTENTATO A RANUCCI, METTENDO ANCORA UNA VOLTA IN RISALTO L'INETTITUDINE POLITICA DI ELLY SCHLEIN - GETTARE INDIRETTAMENTE LA RESPONSABILITA' DELL'ATTO TERRORISTICO ALLA DESTRA DI GOVERNO, COME HA FATTO LA SEGRETARIA DEL PD, È STATA UNA CAZZATA DA KAMIKAZE, ESSENDO ORMAI LAMPANTE CHE LE BOMBE SONO RICONDUCIBILI AL SOTTOMONDO ROMANO DEL NARCOTRAFFICO ALBANESE, OGGETTO DI UN'INCHIESTA DI "REPORT" - E QUELLA VOLPONA DELLA PREMIER HA RIBALTATO AL VOLO LA FRITTATA A SUO VANTAGGIO: HA CHIAMATO RANUCCI PER MANIFESTARGLI SOLIDARIETÀ E, ANCORA PIÙ IMPORTANTE, HA INVIATO TRE AUTOREVOLI ESPONENTI DI FRATELLI D’ITALIA (TRA CUI BIGNAMI E DONZELLI) ALLA MANIFESTAZIONE INDETTA DAL M5S PER RANUCCI E LA LIBERTÀ DI STAMPA - DOPO L’ATTENTATO, NESSUNO PARLA PIÙ DI UN POSSIBILE PASSAGGIO DI "REPORT" A LA7: SIGFRIDO, ORA, È INTOCCABILE… - VIDEO