pereira

NEMMENO PEREIRA SALVA ‘ARIADNE’ - MATTIOLI: "ALLA SCALA UNO STRAUSS DELUDENTE CON IL SOVRINTENDENTE IN SCENA: PEREIRA, È MOLTO AFFEZIONATO ALLE SUE IDEE, SPECIE A QUELLE SBAGLIATE - SPETTACOLO NON BRUTTO MA SCIAPO, CHE E' PEGGIO - LO STRANO CASO DEL REGISTA FREDERIC WAKE-WALKER: PERCHÉ SI CONTINUA A SCRITTURARLO? BOH – E IL SOVRINTENDENTE? SI AUTOSCRITTURA (GRATIS) COME MAGGIORDOMO. È BRAVISSIMO E HA ANCHE UNA GRAN VOCE 'PARLATA'; PERÒ… - VIDEO

 

Alberto Mattioli per www.lastampa.it

PEREIRA WHITENER 1

Il sovrintendente e direttore artistico della Scala, Alexander Pereira, è molto affezionato alle sue idee, specie a quelle sbagliate. Ha individuato degli artisti che per lui sono giusti per la Scala e per lui lo restano nonostante le opinioni divergenti della critica, che in effetti non conta, e del pubblico, che invece dovrebbe contare qualcosa di più. Prendete lo strano caso del regista Frederic Wake-Walker.

 

Pereira vide a Glyndebourne una sua «Finta giardiniera», si convinse che si trattava di un capolavoro e, nell’attesa di importarla alla Scala, commissionò a Wake-Walker delle «Nozze di Figaro» che restano fra gli spettacoli più orrendi mai visti. Poi arrivò anche «La finta giardiniera» e si scoprì che si trattava di una produzione non male ma normalissima, men che meno geniale. Adesso a WW è stato affidato uno dei titoli più raffinati, delicati e difficili di tutto il repertorio, «Ariadne auf Naxos» di Strauss, anzi di Strauss e Hofmannsthal, perché in questo teatro musicale sublime e ambiguo le parole sono altrettanto importanti della musica.

Frederic Wake-Walker

 

 

Il risultato (quello di WW. beninteso, non di S&H), come si poteva prevedere, è stato deludente. Si tratta di uno spettacolo non brutto, o almeno non bruttissimo, ma sciapo, il che è forse ancora peggio. Il Prologo si svolge nell’atrio inutilmente spazioso e fastoso del previsto palagio barocco, invaso però dalle roulotte dei guitti. Perché alcuni siano vestiti in abiti Settecento, altri in abiti contemporanei e il Compositore metà e metà non è dato capire. Poi tutti fanno più o meno quel che si fa in tutti i prologhi di tutte le «Ariadne», almeno in quelle dei registi senza idee.

 

ALBERTO MATTIOLI

L’Opera, in ogni caso, è peggio. Scena pop a colori sgargianti, con un mare di plastica molto blu che circonda una Nasso tutta bianca, che si scopre essere una specie di conchiglia la cui valva si alza e inghiotte Arianna dopo il suo monologo, quindi non si capisce a quale «Grossmächtige Prinzessin» si rivolga poi Zerbinetta (a meno che non si tratti di una sottile anticipazione della Cozza sapiente dell’«Elena egizia» sempre di S&H, più avanti in stagione). Per il resto, tutto nella banalità più piatta. Le maschere cantano sballonzolando, Arianna sta ferma e apre le braccia, Bacco scende delle scale e le risale, un po’ di orrende proiezioni danno l’impressione che succeda qualcosa, boh.

 

Boh-bis sul perché si continui a scritturare il prode WW. Però il prossimo «Idomeneo» è stato assegnato a Matthias Hartmann, già responsabile alla Scala di un brutto «Freischütz», e la ricordata «Die äegyptische Helena» a Sven-Eric Bechtolf, che ha appena firmato un «Ernani» semplicemente vomitevole. Evidentemente Pereira ci è affezionato, ma almeno in questa stagione ha evitato di riesumare il fantasma di Peter Stein. Per Jones, Warlikowski, Guth, Cerniakov, Katie Mitchell, insomma i registi veri, giusto per citarne qualcuno a caso, o magari anche per qualche quarantenne italiano di valore che comincia a venir fuori, sarà per la prossima sovrintendenza.

 

ariadne pereira

Dopo quelle infauste «Nozze» torna anche sul podio Franz Welser-Möst. Ma con Strauss le cose vanno decisamente meglio che con Mozart. Nulla di rivelatorio o di clamoroso, ma un’ottima routine. WM conosce bene questo repertorio e, se non esce dal consueto cliché dello Strauss lirico, cameristico, elegante (anche un po’ esangue nel Preludio, dove si vorrebbero ritmi più serrati perché si corre sempre il rischio di sfilacciare la commedia), almeno lo esegue con sicurezza. Orchestra non infallibile, però.

 

La compagnia è come l’insieme della serata: modesta. La migliore, e di gran lunga, è la Primadonna-Ariadne di Krassimira Stoyanova, voce non enorme ma di vero soprano lirico e con dei gravi più polposi di quanto ricordassi. Ma poi si tratta di un’ottima cantante e di una fraseggiatrice di classe: una vera straussiana, anzi l’unica. Invece Sabine Devieilhe, alla Scala, risulta davvero troppo zanzarina, sempre al limite. E se le colorature sono precise, i sopracuti suonano spesso striduli. Michael Koenig è il solito pseudo-heldentenor senza squillo e la benché minima seduzione, anche se imbrocca gli acuti e perfino un paio di piano.

 

Si sa che trovare un Bacco è quasi impossibile (un giorno bisognerà indagare per quali grovigli freudiani i tenori stessero tanto sulle scatole a Strauss da non aver mai scritto loro una parte cantabile), ma almeno si poteva scritturare un Compositore meno modesto di Daniela Sindram. Ha una delle più belle frasi musicali mai partorite da un cervello umano, «Musik ist eine heilige Kunst», e non ci si accorge quasi che l’abbia cantata.

 

PEREIRA WERBA

E poi: male assai il trio delle ninfe, benissimo al solito Markis Werba come Maestro di musica, un po’ alterne le maschere. Pereira, che adora andare in scena, al solito si autoscrittura (gratis) come Maggiordomo. È bravissimo e ha anche una gran voce «parlata»; però, a conferma dell’insulsaggine della produzione, faceva molto più effetto a Zurigo nella meravigliosa regia di Guth. Alla recita cui ho assistito io, la seconda, venerdì, teatro mezzo vuoto e accoglienza cordiale.

 

PS: in questo caso non è colpa di Pereira, ma segnalo una pessima abitudine della Scala che, nel caso di opere non in italiano, sulle locandine indica i personaggi con il nome originale e non nella traduzione italiana. Si tratta di un tipico caso di eccesso di «serietà» che sfocia in ridicolo provincialismo. Posto che soltanto qualche mummia può rimpiangere le opere nelle grottesche traduzioni italiane, non ha alcun senso obbligare gli spettatori a leggere «Der Haushofmeister» invece del Maggiordomo o «Ein Tanzmeister» per il Maestro di ballo. Infatti non succede in nessun teatro del mondo.

ALEXANDER PEREIRA SCALASALVINI VERDINI PEREIRAALEXANDRE PEREIRA daniela weisser alexander pereira daniela de souza e alexander pereiramaria elisabetta alberti casellati con alexander pereiraalexander pereira

Ultimi Dagoreport

emmanuel macron friedrich merz giorgia meloni donald trump volodymyr zelensky vladimir putin

DAGOREPORT – ET VOILA', ANCHE SULLA SCENA INTERNAZIONALE, IL GRANDE BLUFF DI GIORGIA MELONI È STATO SCOPERTO: IL SUO CAMALEONTISMO NON RIESCE PIÙ A BARCAMENARSI TRA IL TRUMPISMO E IL RUOLO DI PREMIER EUROPEO. E L'ASSE STARMER-MACRON-MERZ L'HA TAGLIATA FUORI – IL DOPPIO GIOCO DELLA "GIORGIA DEI DUE MONDI" HA SUPERATO IL PUNTO DI NON RITORNO CON LE SUE DICHIARAZIONI A MARGINE DEL G20 IN SUDAFRICA, AUTO-RELEGANDOSI COSÌ AL RUOLO DI “ORBAN IN GONNELLA”,  CAVALLO DI TROIA DEL DISGREGATORE TRUMP IN EUROPA - DITE ALLA MELONA CHE NON È STATO SAGGIO INVIARE A GINEVRA IL SUO CONSIGLIERE DIPLOMATICO, FABRIZIO SAGGIO… - VIDEO

barigelli cairo

DAGOREPORT - PANDEMONIO ALLA "GAZZETTA DELLO SPORT"! IL DIRETTORE DELLA “ROSEA” STEFANO BARIGELLI VIENE CONTESTATO DAL COMITATO DI REDAZIONE PER LE PRESSIONI ANTI-SCIOPERO ESERCITATE SUI GIORNALISTI – LA SEGRETARIA GENERALE FNSI DENUNCIA: “I COLLEGHI DELLA 'GAZZETTA' CHE VOGLIONO SCIOPERARE VENGONO RINCORSI PER I CORRIDOI DAI LORO CAPIREDATTORI E MINACCIATI: ‘NON TI FACCIO FARE PIÙ LA JUVENTUS…” - BARIGELLI AVREBBE RECLUTATO UNA VENTINA DI GIORNALISTI PER FAR USCIRE IL GIORNALE SABATO E DIMOSTRARE COSI' ALL’EDITORE URBANETTO CAIRO QUANTO CE L’HA DURO – LA VICE-DIRETTRICE ARIANNA RAVELLI AVREBBE PURE DETTO IN MENSA A BARIGELLI: “STIAMO ATTENTI SOLO CHE NON CI SPUTTANI DAGOSPIA...” - VIDEO

luigi lovaglio giuseppe castagna giorgia meloni giancarlo giorgetti francesco gaetano caltagirone milleri monte dei paschi di siena

DAGOREPORT - È VERO, COME SOSTENGONO "CORRIERE" E “LA REPUBBLICA”, CHE L’OPERAZIONE MPS-MEDIOBANCA È “PERFEZIONATA E IRREVERSIBILE”? PIU' SAGGIO ATTENDERE, CON L'EVENTUALE AVANZAMENTO DELL'INCHIESTA GIUDIZIARIA MAGARI (IERI ED OGGI SONO STATI PERQUISITI GLI UFFICI DEGLI INDAGATI), QUALE SARÀ LA RISPOSTA DEGLI INVESTITORI DI PIAZZA AFFARI (GIA' MPS E' STATA MAZZOLATA IN BORSA) - POTREBBERO ANCHE ESSERCI RIPERCUSSIONI SUL COMPAGNO DI AVVENTURE DI CALTARICCONE, FRANCESCO MILLERI, CHE GUIDA L'HOLDING DELFIN LA CUI PROPRIETÀ È IN MANO AI LITIGIOSISSIMI 8 EREDI DEL DEFUNTO DEL VECCHIO - MA IL FATTO PIÙ IMPORTANTE SARA' IL RINNOVO AD APRILE 2026 DELLA GOVERNANCE DI GENERALI (PER CUI È STATA ESPUGNATA MEDIOBANCA) E DI MPS DEL LOQUACE CEO LUIGI LOVAGLIO (VEDI INTERCETTAZIONI) - INFINE, PIÙ DI TUTTO, CONTANO I PASSI SUCCESSIVI DELLA PROCURA DI MILANO, CHE PUÒ SOSPENDERE L’OPERAZIONE DELLA COMBRICCOLA ROMANA FAVORITA DA PALAZZO CHIGI SE INDIVIDUA IL RISCHIO DI REITERAZIONE DEI REATI (DA PIAZZA AFFARI SI MOLTIPLICANO LE VOCI DI NUOVI AVVISI DI GARANZIA IN ARRIVO PER I "FURBETTI DEL CONCERTINO''...)

putin witkoff marco rubio donald trump zelensky

DAGOREPORT – SI ACCENDE LA RIVOLTA DEL PARTITO REPUBBLICANO CONTRO TRUMP - I DANNI FATTI DA STEVE WITKOFF (SOTTO DETTATURA DI PUTIN), HANNO COSTRETTO L’IDIOTA DELLA CASA BIANCA A METTERE IN CAMPO IL SEGRETARIO DI STATO MARCO RUBIO CHE HA RISCRITTO IL PIANO DI PACE RUSSIA-UCRAINA - CON IL PASSARE DELLE ORE, CON UN EUROPA DISUNITA (ITALIA COMPRESA) SUL SOSTEGNO A KIEV, APPARE CHIARO CHE PUTIN E ZELENSKY, TRA TANTE DISTANZE, SONO IN SINTONIA SU UN PUNTO: PRIMA CHIUDIAMO LA GUERRA E MEGLIO È…

giorgia meloni ignazio la russa matteo salvini antonio tajani

DAGOREPORT – LE REGIONALI SONO ANDATE A FINIRE COME NON VOLEVA, SALTELLANDO FUNICULÌ-FUNICULÀ, GIORGIA MELONI: LA "STATISTA DELLA SGARBATELLA", CHE RISCHIA DI NON TORNARE A PALAZZO CHIGI TRA DUE ANNI, ACCELERA SULLA DOPPIETTA PREMIERATO-LEGGE ELETTORALE, MA NON TUTTO FILA LISCIO A PALAZZO CHIGI: SALVINI E TAJANI SPUTERANNO SANGUE PUR DI OPPORSI ALL’INDICAZIONE DEL NOME DEL PREMIER SULLA SCHEDA ELETTORALE, CHE FINIREBBE PER CANNIBALIZZARLI - LA LEGA È CONTRARISSIMA ANCHE AL PREMIO DI MAGGIORANZA ALLA COALIZIONE (CON LA SOGLIA AL 40%, LA LEGA DIVENTEREBBE SACRIFICABILE) – ALTRA ROGNA: IGNAZIO LA RUSSA SCENDE IN CAMPO IN MODALITÀ SCASSA-MELONI: HA RINFOCOLATO LA POLEMICA SU GAROFANI E SE NE FOTTE DEI DIKTAT DELLA DUCETTA (FIDANZA SINDACO DI MILANO? NO, MEJO LUPI; PRANDINI GOVERNATORE DELLA LOMBARDIA? NO, QUELLA È ROBA MIA)

francesco de tommasi marcello viola daniela santanche ignazio leonardo apache la russa davide lacerenza pazzali

DAGOREPORT - CHE FINE HANNO FATTO LE INCHIESTE MILANESI SULLA SANTANCHE', SUL VISPO FIGLIO DI LA RUSSA, SUL BORDELLO DELLA "GINTONERIA" AFFOLLATA DI POLITICI, IMPRENDITORI E MAGISTRATI, OPPURE SULL'OSCURA VENDITA DELLA QUOTA DI MPS DA PARTE DEL GOVERNO A CALTAGIRONE E COMPAGNI? - A TALI ESPLOSIVE INDAGINI, LE CUI SENTENZE DI CONDANNA AVREBBERO AVUTO UN IMMEDIATO E DEVASTANTE RIMBALZO NEI PALAZZI DEL POTERE ROMANO, ORA SI AGGIUNGE IL CASO DEL PM FRANCESCO DE TOMMASI, BOCCIATO DAL CONSIGLIO GIUDIZIARIO MILANESE PER “DIFETTO DEL PREREQUISITO DELL’EQUILIBRIO” NELL’INDAGINE SUL CASO DI ALESSIA PIFFERI – MA GUARDA IL CASO! DE TOMMASI È IL PM DELL’INCHIESTA SUI DOSSIERAGGI DELL’AGENZIA EQUALIZE DI ENRICO PAZZALI, DELICATISSIMA ANCHE PER I RAPPORTI DI PAZZALI CON VERTICI GDF, DIRIGENTI DEL PALAZZO DI GIUSTIZIA MILANESE E 007 DI ROMA - SE IL CSM SPOSASSE IL PARERE NEGATIVO DEL CONSIGLIO GIUDIZIARIO, LA CARRIERA DEL PM SAREBBE FINITA E LE SUE INDAGINI SUGLI SPIONI FINIREBBERO NEL CESTINO - LA PROCURA DI MILANO RETTA DA MARCELLO VIOLA, CON L'ARRIVO DELL'ARMATA BRANCA-MELONI, E' DIVENTATA IL NUOVO ''PORTO DELLE NEBBIE''?