amanda gorman ginevra bompiani

POETESSA DEI MIEI STIVALI - LA SCRITTRICE E TRADUTTRICE GINEVRA BOMPIANI SMONTA I CAPRICCI DI AMANDA GORMAN CHE PRETENDE DI AFFIDARE LE EDIZIONI EUROPEE DELLE SUE POESIE SOLO A DONNE GIOVANI, ATTIVISTE E NERE: "QUESTO LA DICE LUNGA SU QUALE È OGGI LO STATUTO DELL'INTELLIGENZA, SI PENSA CHE PER CAPIRE UNA COSA BISOGNA ESSERE QUELLA COSA. IO CREDO SIA UNA TROVATA PUBBLICITARIA. LA "VIKING BOOKS" SA CHE È DIFFICILE REPLICARE IN EUROPA IL SUCCESSO CHE LA GORMAN HA AVUTO IN AMERICA. QUI CE LA SIAMO GIÀ QUASI DIMENTICATA. LEI È ANCHE UNA MODELLA, SA COSA VUOL DIRE STARE SU UNA PASSERELLA, BASTA VEDERE IL COLORE DEL SUO CAPPOTTO…"

Ilaria Zaffino per "la Repubblica"

 

GINEVRA BOMPIANI

«La traduzione è un atto creativo in cui l'affinità principale deve essere con la propria lingua. Io, per esempio, mi sono occupata di poeti eschimesi e sono anche molto freddolosa, ma questo non mi ha impedito di farlo.

 

E tra le mie prime traduzioni c'è stato l'ultimo libro di Céline, Rigodon, che come è noto era un autore antisemita e filonazista, un grandissimo scrittore che ammiro profondamente, ma il fatto che io non fossi né antisemita né filonazista non mi ha creato difficoltà. Sarebbe stato anzi imbarazzante prendere un antisemita per tradurlo. Si traduce la lingua, non il colore».

 

Non ha dubbi Ginevra Bompiani, 81 anni, scrittrice, editrice, traduttrice, una vita passata in mezzo ai libri, prima nella casa editrice creata dal padre Valentino, poi nel 2002 ha lei stessa fondato con Roberta Einaudi le edizioni nottetempo. Il suo ultimo saggio, L'altra metà di Dio, è uscito per Feltrinelli nemmeno due anni fa. Ma a tradurre ha cominciato che non aveva neanche vent' anni: Shakespeare, Emily Brontë, Sylvia Plath, tanta poesia.

 

amanda gorman

La notizia che la Viking Books per tradurre i versi della poetessa americana Amanda Gorman abbia stilato una sorta di identikit del traduttore, o meglio della traduttrice - che nello specifico deve essere donna, giovane, attivista e preferibilmente di colore - non può lasciarla indifferente.

 

Tradurre significa gettare un ponte tra le culture. Qui invece si stanno mettendo dei paletti precisi. Cosa ne pensa?

«Penso quello che pensano tutti: è una sciocchezza. Però è una tale sciocchezza che viene da chiedersi: perché? Alla Viking non sono mica degli sprovveduti, è una grande casa editrice americana, ha pubblicato grandissimi autori. Perché improvvisamente fa una cosa del genere? E la sola ragione che mi viene in mente è che si tratti di una trovata pubblicitaria. Sanno anche loro che è difficile replicare in Europa il successo che Amanda Gorman ha avuto in America.

 

GINEVRA BOMPIANI

Sì l'abbiamo vista recitare la poesia, anche bene, molto graziosa, spigliata, insomma brava ma ce la siamo già quasi dimenticata. Ecco perché credo si tratti di una trovata pubblicitaria. Mi sono anche chiesta se possa essere stata un'idea sua. Dopo tutto Amanda Gorman è anche una modella, sa cosa vuol dire stare su una passerella, non è un poeta restìo e nascosto, è una persona che si sa gestire molto bene, basta vedere il colore del suo cappotto Mi immagino sia andata così: uno dice una battuta, che un maschio bianco non può tradurre Amanda Gorman, e la Viking salta sopra questa battuta, questa sciocchezza ed escogita questa fantastica trovata pubblicitaria».

 

In Olanda e in Spagna però le traduzioni sono state bloccate perché i traduttori non rispondevano a questi requisiti.

amanda gorman

«Immagino che l'acquisto dei diritti sia costato un sacco di soldi, non credo potessero permettersi che la Viking glieli togliesse. Ma tradurre è un'arte, che si fa a tavolino e non girando in cappotto giallo. Non è che se non sono greco non posso tradurre Omero e via dicendo».

 

Non crede dunque che il background culturale di un traduttore possa influire in qualche modo sulla resa della traduzione?

«Nel senso che deve avere un background modesto, intende? (ride, ndr). I traduttori che sono stati scelti in questi paesi hanno certamente un background culturale superiore a quello della bellissima Amanda Gorman. Io trovo graziosa la poesia che ha letto, non è male, soprattutto l'ha letta bene. Però, e questo è il vero problema della traduzione, è una poesia molto difficile da tradurre, perché è tutta fatta di giochi di parole e di assonanze. È come tradurre Lewis Carroll. Ci vuole una persona abile in questo. Il fatto che sia attivista di questo o di quello lo trovo totalmente irrilevante».

GINEVRA BOMPIANI

 

Non solo attivista. Dovrebbe anche essere una donna, under trenta e preferibilmente di colore

«Questo la dice lunga su quale è oggi lo statuto dell'intelligenza, si pensa che per capire una cosa bisogna essere quella cosa. Come se non ci fosse un lavoro, un movimento dell'intelligenza. Dimostra quanto l'intelligenza si sia molto ridotta ultimamente. Ecco, questo piuttosto mi preoccuperebbe».

 

Non si corre anche il rischio in questo modo di sfociare nel fanatismo, di sollecitare una discriminazione al contrario?

foto di amanda gorman e victor obiols

«È talmente assurda come richiesta che non ci vedo una cosa del genere. Allora, al rovescio, per tradurre uno scrittore maschio, antisemita, filonazista io avrei dovuto essere maschio, antisemita, filonazista? Non ha nessun senso, ripeto è una trovata unicamente pubblicitaria, che non andrebbe presa tanto sul serio. Però quello che invece è preoccupante è che per capire qualche cosa non servano qualità intellettuali ma solo identità. Si capisce quello che si è, non posso capire quello che non sono. Questo vorrebbe dire che quell'unione di cui tanto parla Biden è impensabile: è proprio il contrario del messaggio che si voleva dare».

 

amanda gorman 1

Tradurre è un'arte: come si fa a restituire al meglio l'anima di un testo?

«Ho sempre pensato che tradurre volesse dire rifare in macchina lo stesso percorso che l'autore ha fatto in barca. Si parte da Napoli e si arriva a Genova, però io sono in macchina. C'è poco da fare. Devo seguire una strada e devo fare delle cose che si fanno in macchina e che lui, invece, ha fatto molto più liberamente sull'acqua. La differenza è proprio quella, cambia il mezzo, dunque è tutto il percorso che deve essere rifatto con un altro mezzo. Per questo è un atto veramente creativo».

 

E mai neutrale

AMANDA GORMAN

«Il traduttore ci mette sempre del suo, ci mette il suo rapporto con la lingua. Il rapporto con la propria lingua è primario, poi ovviamente deve conoscere quella straniera. Per questo spesso i traduttori sono anche scrittori. È come nella scrittura: ti addormenti con una parola nella lingua straniera e, se ti va bene, ti svegli con quella parola, o con l'espressione o il giro di frase giusto in italiano. È una cosa che continua a lavorare nella tua testa. Per farlo ci vuole una certa affinità con l'autore?

 

Beh, non avrei tradotto mai un libro sul calcio, questo è vero. O un libro di un grande cuoco, perché il rapporto con la lingua non è lo stesso. L'importante è che il tuo rapporto con la lingua sia altrettanto forte, altrettanto creativo del rapporto che ha l'autore con la sua di lingua. In questo senso diventa più comprensibile la richiesta della Viking, perché Amanda Gorman ha un modo di leggere la poesia come se questa fosse pensata per essere recitata, quindi forse gli editori temevano una resa troppo letteraria, troppo colta, da parte del traduttore. Perché è chiaro che l'editore europeo avendo pagato molto per i diritti avrebbe utilizzato il suo migliore traduttore. Magari avranno temuto che potesse essere un po' troppo sopra le righe, troppo colto».

 

amanda gorman con doppia mascherina

Ma il compito di un buon traduttore non dovrebbe essere quello, in ogni caso, di restituire la voce dell'autore?

«Naturalmente, ma se questa voce dell'autore gli fosse totalmente estranea deve ritrovarla in sé. Deve averla dentro di sé».

 

Quindi alla fine un po' giustifica quello che ha fatto la Viking?

«No, assolutamente non la salvo. Penso sempre sia una stupidaggine, una brutta stupidaggine. Però cerco di spiegarmela, perché la Viking è una grande casa editrice, non credo siano degli sciocchi. Quindi continuo a interrogarmi su cosa possa esserci dietro. Può essere stata un'idea per lanciare una simpatica poetessa? Penso che questa trovata pubblicitaria sia stata escogitata per darle uno spolvero in più. Era sicuramente questo lo scopo. Spero per lei che non la accontentino».

Ultimi Dagoreport

al thani bin salman zayed donald trump netanyahu saudita sauditi

DAGOREPORT – DOMANI TRUMP VOLA NEL GOLFO PERSICO, AD ATTENDERLO MILIARDI DI DOLLARI E UNA GRANA - PER CAPIRE QUANTI AFFARI SIANO IN BALLO, BASTA APRIRE IL PROGRAMMA DEL FORUM DI INVESTIMENTI USA-ARABIA SAUDITA. CI SARANNO TUTTI I BIG DELL’ECONOMIA USA: MUSK, ZUCKERBERG, ALTMAN, BLACKROCK, CITIGROUP, ETC. (OLTRE AL GENERO LOBBISTA DI TRUMP) - SAUDITI, EMIRATINI E QATARIOTI SONO PRONTI A FAR FELICE L'AMERICA "MAGA". MA PER INCASSARE LA CUCCAGNA, TRUMP QUALCOSA DEVE CONCEDERE: I REGNI MUSULMANI ARABI PERDEREBBERO LA FACCIA SENZA OTTENERE IL RICONOSCIMENTO DI UNO STATO PALESTINESE - L'INCONTRO DEI MINISTRI DEGLI ESTERI SAUDITA E IRANIANO PER UNA PACE TRA SCIITI E SUNNITI - PRESO PER IL NASO DA PUTIN SULL’UCRAINA E COSTRETTO DA XI JINPING A RINCULARE SUI DAZI, IL CALIGOLA DELLA CASA BIANCA HA DISPERATAMENTE BISOGNO DI UN SUCCESSO INTERNAZIONALE, ANCHE A COSTO DI FAR INGOIARE IL ROSPONE PALESTINESE A NETANYAHU…

starmer - zelensky - macron - tusk - merz - a kiev giorgia meloni fico putin

DAGOREPORT – DOVEVA ESSERE UNA “PONTIERA”, GIORGIA MELONI ORMAI È UNA “PORTIERA”. NEL SENSO CHE APRE E CHIUDE IL PORTONE AGLI OSPITI IN ARRIVO A PALAZZO CHIGI: L’ULTIMO CHE SAREBBE DOVUTO ARRIVARE TRA FRIZZI E LAZZI È ROBERT FICO, IL PREMIER SLOVACCO UNICO LEADER EUROPEO PRESENTE ALLA PARATA MILITARE, A MOSCA, SCAMBIANDOSI SMANCERIE CON PUTIN - PER NON PERDERE LA FACCIA, LA DUCETTA HA DOVUTO RIMANDARE LA VISITA DI FICO A ROMA AL 3 GIUGNO - QUESTI SONO I FATTI: L’AUTOPROCLAMATASI “PONTIERA”, TOLTA LA PROPAGANDA RILANCIATA DAI TROMBETTIERI DI ''PA-FAZZO'' CHIGI, NON CONTA NIENTE SULLO SCENA INTERNAZIONALE (LA PROVA? IL VIAGGIO DI MACRON, MERZ, STARMER E TUSK A KIEV E IL LORO ACCORDO CON TRUMP) - RUMORS: IL TEDESCO MERZ PERPLESSO SUL VIAGGIO IN ITALIA DI LUGLIO. E MELONI PUNTA A INTORTARLO DOMENICA ALLA MESSA DI INIZIO PONTIFICATO DI LEONE XIV, IN PIAZZA SAN PIETRO...

orchesta la scala milano daniele gatti myung whun chung myung-whun ortombina fortunato

DAGOREPORT: CHE GUEVARA VIVE ALLA SCALA – ALLA FINE DEL 2026, SARÀ IL DIRETTORE D’ORCHESTRA COREANO MYUNG-WHUN CHUNG IL SUCCESSORE DI RICCARDO CHAILLY - IL CONIGLIO (CONIGLIO, NON CONSIGLIO) DI AMMINISTRAZIONE DELLA SCALA AVEVA SUGGERITO IL NOME DEL MILANESE DI FAMA MONDIALE DANIELE GATTI. MA LA CGIL DELL’ORCHESTRA, SOTTOTRACCIA, HA SUBITO FATTO CAPIRE CHE NON ERA DI SUO GRADIMENTO: A GATTI VENIVA “RIMPROVERATO” UN ATTEGGIAMENTO UN PO’ SEVERO VERSO GLI ORCHESTRALI (POCO INCLINI A NON FARE QUEL CHE VOGLIONO) – ORA I SINDACATI RECLAMANO L’AUMENTO DI PERSONALE (DEL RESTO, LA SCALA, HA SOLO MILLE DIPENDENTI!), AUMENTI RETRIBUTIVI, SCELTA DELL’UFFICIO STAMPA ALL’INTERNO DEL TEATRO, FINANCO LA RICHIESTA DI PARCHEGGIARE I MONOPATTINI NEL CORTILETTO INTERNO…

orcel giorgetti nagel castagna bpm unicredit

DAGOREPORT - RISIKO INDIGESTO: LA PROTERVIA DI GIORGETTI A DIFESA DI BPM DALLE GRINFIE DI UNICREDIT, INDISPETTISCE FORZA ITALIA E I FONDI CHE HANNO INVESTITO MILIARDI IN ITALIA - GLI SCAZZI SUL DECISIONISMO DI ORCEL NEL BOARD DI UNICREDIT: IL CDA PRENDE TEMPO SULL'OFFERTA DI SCAMBIO SU BPM, CHE LA LEGA CONSIDERA LA "SUA" BANCA - LA STILETTATA DI NAGEL A LOVAGLIO ("PER BUON GUSTO NON RIPERCORRO LA STORIA DEL MONTE DEI PASCHI") E L'INSOFFERENZA DI CALTAGIRONE PER IL CEO DI BPM, CASTAGNA...

keir starmer emmanuel macron e friedrich merz sul treno verso kiev giorgia meloni mario draghi olaf scholz ucraina donald trump

DAGOREPORT - IL SABATO BESTIALE DI GIORGIA MELONI: IL SUO VELLEITARISMO GEOPOLITICO CON LA GIORNATA DI IERI FINISCE NEL GIRONE DELL'IRRILEVANZA. LA PREMIER ITALIANA OGGI CONTA QUANTO IL DUE DI PICCHE. NIENTE! SUL TRENO DIRETTO IN UCRAINA PER INCONTRARE ZELENSKY CI SONO MACRON, STARMER, MERZ. AD ATTENDERLI, IL PRIMO MINISTRO POLACCO TUSK. NON C'È PIÙ, COME TRE ANNI FA, L’ITALIA DI MARIO DRAGHI. DOVE È FINITA L’AUTOCELEBRATOSI “PONTIERA” TRA USA E UE QUANDO, INSIEME CON ZELENSKY, I QUATTRO CABALLEROS HANNO CHIAMATO DIRETTAMENTE IL ‘’SUO CARO AMICO” TRUMP? E COME HA INCASSATO L’ENNESIMA GIRAVOLTA DEL CALIGOLA DELLA CASA BIANCA CHE SI È DICHIARATO D’ACCORDO CON I VOLENTEROSI CHE DA LUNEDÌ DOVRÀ INIZIARE UNA TREGUA DI UN MESE, FUNZIONALE AD AVVIARE NEGOZIATI DI PACE DIRETTI TRA UCRAINA E RUSSIA? IN QUALE INFOSFERA SARANNO FINITI I SUOI OTOLITI QUANDO HA RICEVUTO LA NOTIZIA CHE TRUMP FA SCOPA NON PIÙ CON IL “FENOMENO” MELONI MA CON...

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - LA CAPITALE DEGLI AFFARI A MISURA DUOMO, A CUI IL GOVERNO MELONI HA LANCIATO L’ANATEMA “BASTA CON I BANCHIERI DEL PD”, È IN TREPIDA ATTESA DI COSA DELIBERERÀ UNICREDIT DOMENICA PROSSIMA, A MERCATI CHIUSI - SI RINCORRONO VOCI SULLA POSSIBILITÀ CHE ANDREA ORCEL ANNUNCI L’ADDIO NON SOLO ALL’OPS SU BPM MA ANCHE ALLA SCALATA DI COMMERZBANK, PER PUNTARE TUTTA LA POTENZA DI FUOCO DI UNICREDIT LANCIANDO UN’OPS SU GENERALI - DOPO LE GOLDEN MANGANELLATE PRESE SU BPM, ORCEL AVRÀ DI CERTO COMPRESO CHE SENZA IL SEMAFORO VERDE DI PALAZZO CHIGI UN’OPERAZIONE DI TALE PORTATA NON VA DA NESSUNA PARTE, E UN’ALLEANZA CON I FILO-GOVERNATIVI ALL’INTERNO DI GENERALI COME MILLERI (10%) E CALTAGIRONE (7%) È A DIR POCO FONDAMENTALE PER AVVOLGERLA DI “ITALIANITÀ” - CHISSÀ CHE COSA ARCHITETTERÀ IL CEO DI BANCA INTESA-SANPAOLO, CARLO MESSINA, QUANDO DOMENICA IL SUO COMPETITOR ORCEL ANNUNCERÀ IL SUO RISIKO DI RIVINCITA…