shakespeare

QUANDO LA LETTERATURA DIVENTA VITA - INTERVISTA A HAROLD BLOOM, IL PIÙ FAMOSO CRITICO - ‘’STO MALE LA NOTTE. MI SVEGLIO E HO DOLORE. ALLORA PREGO SHAKESPEARE, PERCHÉ HA INVENTATO L’UMANO. NON È SOLO LA VITA COME PALCOSCENICO, MA LA LETTERATURA CHE DIVENTA VITA” - “L’IDEOLOGIA UCCIDE LA PUREZZA DELLA LETTERATURA. E NON DICO NIENTE DEL NOBEL A DYLAN” 

Antonello Guerrera per Robinson - la Repubblica

 

harold bloomharold bloom

Delle tre cifre del numero civico è rimasto solo il 9. Si sono perse anche loro in questo elegante viale alberato vicino all’università di Yale, ben distante dal triste centro di New Haven, dove le abitazioni sono bianche, gialle, rosa. Casa sua, invece, è di un’antracite livida e austera, tra la freschezza dei tigli, delle querce e delle magnolie. Alla porta, candida come le finestre, non risponde nessuno.

 

Dopo un minuto, dietro la zanzariera prende forma una donna cauta, con un caschetto di capelli bianchi e gli occhi azzurri. Si chiama Jeanne. Non sa dell’appuntamento del marito. «Vado a chiedere, lei entri intanto», dice, sbattendo l’anta. All’ingresso, come in ogni casa anglosassone, c’è subito la rampa per il piano superiore, ma con una poltroncina montascale. Nel soggiorno ligneo illuminato dalle enormi finestre americane, tra un divano rigonfio, una grande credenza, scaffali colmi di libri e un tappeto scuro, c’è un vecchio impianto stereo che diffonde il concerto n. 1 di Wolfgang Amadeus Mozart.

SHAKESPEARESHAKESPEARE

 

Sulla cassa marrone c’è un cd beige di Bach. «Harold», chiede al marito, «c’è un giornalista italiano. L’hai invitato tu?». Harold Bloom, il più famoso critico letterario insieme a George Steiner, l’inventore del “Western Canon” che ha eletto ventisei scrittori occidentali (da Dante a Shakespeare, da Molière a Goethe, da Proust a Joyce) a modello ed essenza della cultura degli Stati Uniti e dell’Europa, colui che ha rivoluzionato lo studio e la bussola della letteratura in America e nel mondo, è lì, di spalle, fermo sulla soglia di una porta, nascosto dalla sedia a rotelle. Bloom non è più paffuto come molti anni fa. Le patologie e l’età l’hanno rimpicciolito, la maglia e il pantalone neri lo smagriscono ancor più ed è attaccato al lungo filo del respiratore. Ripete ossessivamente di avere ottantasette anni e di aver subìto di recente «due difficili interventi chirurgici».

 

bloom coverbloom cover

Ma Harold Bloom non si arrende. Come non ha mai mollato le sue decennali battaglie accademiche. Professore e totem indiscusso a Yale da oramai mezzo secolo, Bloom è stato il celebre teorico dell’Anxiety of Influence, che ha ribaltato la critica mondiale: i poeti che si fanno troppo influenzare dai loro bardi preferiti sono deboli. Quelli forti sono, invece, coloro che si ribellano all’ansia di somigliare ai loro padri letterari.

bloombloom

 

Di qui il concetto e la necessità della “letteratura autoritaria”, altro decennale pallino di Bloom: «Ma oggi la letteratura non sa più esserlo, non sposta più gli equilibri», ammette contrariato, «e diventa sempre più irrilevante». Perché? «Gli studi umanistici sono morti a causa della loro eccessiva politicizzazione, dal marxismo al femminismo. Del resto, tutto ciò che viene politicizzato muore».

 

Da sempre, Bloom detesta quella che lui ha battezzato e poi condannato come la School of Resentment, la “scuola del risentimento”, e cioè i colleghi e accademici che inquinano la purezza della letteratura con le loro ideologie. Questo per il grande intellettuale americano è il male assoluto della critica, l’antiletteratura per eccellenza. Che però, per Bloom, ha vinto purtroppo. «Sì, non sono riuscito a sconfiggerli. Saranno sempre lì, a rovinare tutto».

 

Bloom non ama la contemporaneità. Non chiedetegli del Nobel a Bob Dylan. «Tutto il mondo mi ha chiesto un commento, dal New York Times ai cinesi. Non ho mai risposto. Perché è meglio che taccia». Ma almeno la sua musica le piace? «No».

 

melvillemelville

Accetta invece di aggiornare il “Canone occidentale”. I ventisei eletti di quel capolavoro generazionale della saggistica oggi li cambierebbe? «Certo, potrei sostituirli con altri cinquanta, altri cento. Ma è inutile fare nomi adesso, sono quasi tutti morti». E un Canone contemporaneo quale potrebbe essere? «Mi limito agli americani: Cormac McCarthy con Meridiano di sangue, Il teatro di Sabbath di Philip Roth, Underworld di DeLillo e poi Pynchon con L’incanto del lotto 49 e Mason & Dixon».

 

Intanto, la musica classica veleggia ancora dal soggiorno. “Parigi, o cara, noi lasceremo”, atto terzo della Traviata di Verdi. Bloom ne ascolta molta più del solito, ora che non può andare all’università: «Ma presto starò meglio, a gennaio torno in cattedra», promette. Intanto, il suo regno temporaneo è diventato questa piccola anticamera tra il soggiorno e la cucina, con vista giardino. I muri bianchi, i quadri densi e scuri, l’intonaco consumato dietro la sua sedia. È uno spazio minimo e indiscreto.

HAROLD BLOOMHAROLD BLOOM

 

A destra c’è un sottile divano letto su cui riposa una montagna incantata di libri, soprattutto edizioni inglesi Penguin: Cervantes, Blake, Spencer, Auden, Marlowe, Tolstoj, Shaw, Bellow, Lindsay, Shelley. Al centro un tavolo frastagliato: una pila di giornali e riviste (il New York Times, la London Review of Books, Harper’s), scatole di medicine, un computer portatile Mac, sciroppi, garze, un pulsossimetro da dito, un block notes, matite appuntite, due mele, una banana, pillole rosse e gialle. Seduto al tavolo c’è anche un omone nero, con camicia di jeans e cappellino da baseball blu.

 

I Bloom lo chiamano “Coffee”, caffè. Bada alla salute del grande intellettuale americano. Coffee tace, ma annota misteriosi appunti su un quaderno. Sigle incomprensibili.

harold bloom 001harold bloom 001

«Venga più vicino, non ci sento bene», dice con respiro paterno Bloom mentre le sue parole fluttuano sugli occhi verdeacqua. La sua ultima opera in libreria si chiama Falstaff, dammi la vita. Falstaff, lo smargiasso pingue e irresistibile dell’Enrico IV di Shakespeare e, guarda caso, ultima opera di Verdi, che ancora echeggia dal soggiorno. Non è un caso.

 

Perché Bloom, nonostante tutto, non ha bloccato la sua inesauribile produzione letteraria. Di recente ha pianificato l’uscita di una collezione di cinque libretti sui suoi personaggi preferiti di Shakespeare. Il primo, già pubblicato, è Falstaff, per lui «l’immagine vera e perfetta della vita. Perché il suo spirito esuberante è l’umanità». «Poi a ottobre sarà il turno di Cleopatra Sono aria e fuoco», aggiunge, «ad aprile 2018 Lear La grande immagine dell’autorità e infine Iago e Macbeth».

 

t.s. eliott.s. eliot

Tutto questo perché, secondo Bloom, Shakespeare ha inventato l’umano. Non è solo la vita come palcoscenico, ma la letteratura che diventa vita, come il critico scriveva già in un suo vecchio libro: «Il Bardo è la tripla invenzione», dice. «Montaigne ha inventato un personaggio della letteratura, se stesso; Cervantes due, don Chisciotte e Sancho Panza; mentre Shakespeare decine».

 

Ma Bloom, la cui lucida follia per la letteratura è nata all’età di quattro anni, quando viveva nel Bronx e gli capitarono tra le mani Hart Crane e William Blake nonostante parlasse solo yiddish, sta lavorando anche a un’opera che lui stesso definisce gigantesca: «Si chiamerà, forse, Presenza. Ma è indescrivibile: una sorta di memoir, con le letture di una vita e i miei amici in letteratura. Lo faccio perché Oscar Wilde diceva che la critica è l’unica forma civile di autobiografia».

 

walt whitmanwalt whitman

Già, gli amici. Bloom ne ha pochi. Molti erano poeti che non ci sono più. «Robert Penn Warren, Hart Crane, Mark Strand, James Merrill: mi hanno lasciato tutti. È rimasto solo John Ashbery, un grande poeta anche lui. Ma ha novant’anni oramai, e di salute sta messo male come me». Bloom non è religioso, o almeno non lo è più. Ma per lui almeno la letteratura ora sa essere anche preghiera, laica.

 

E così, quando l’afflizione è insopportabile, i versi e le pagine adorate da Bloom diventano salmi, espiazione, un mistico fiume di parole e speranza: «Sto male la notte. Mi sveglio e ho dolore. Allora cerco sempre conforto recitando Whitman, Shakespeare, ma anche Wallace Stevens, Yeats, García Lorca, Machado, Neruda, Lope de Vega, Calderón de la Barca, Cervantes». Sono la sua religione, professor Bloom? «Sì, ora è così. Ma forse il migliore di tutti è il Dottor Johnson. Con lui mi trovo meglio di tutti. A parte mia moglie, i miei figli e pochi amici, queste sono le persone che mi stanno più a cuore. Ma sono tutte morte ed è questo, a ottantasette anni, l’unico rimpianto della mia vita».

william faulknerwilliam faulkner

 

Harold Bloom e Jeanne Gould si sono incontrati nel 1958, all’università di Yale. Lei era studentessa, lui era al primo anno da professore con un corso tutto suo. «Da allora non ci siamo più lasciati», dice lei, e ritorna subito in cucina. Il fragore dei piatti nel lavello elettrizza La suite española di Isaac Albéniz, nuova colonna sonora dal soggiorno. Harold e Jeanne hanno due figli, grandi. «Sono interessati alla letteratura», dice Bloom, «ma non sono dei “professionisti”».

 

È riuscito a trasmettergli l’amore per la letteratura come fa con i suoi studenti? «No. Non credo», replica con disappunto, fissando il giardino fuori dalla finestra. Nel frattempo, da questa anticamera della coscienza, Bloom continua a fare lezione a un piccolo gruppo di studenti appassionati via Skype: «Non ce la faccio a stare senza di loro, non ce la faccio a stare senza l’università, non ce la faccio a non insegnare e trasmettere quello che so».

 

harold bloom 1harold bloom 1

Bloom ha un unico desiderio adesso. Anzi una certezza: «L’anno prossimo sarò di nuovo a Yale. Ce la farò. Perché sono soprattutto un insegnante, non un critico. È la mia professione, la mia vocazione. Insieme alla letteratura, è l’unico senso della mia vita. Non ho altri interessi. Nessuno. Se proprio devo morire, preferirei accadesse all’università mentre insegno. E sì, uscire di scena in un sacco nero, dall’aula, dal mondo, dal mio mondo». 

Ultimi Dagoreport

jackie kennedy e gianni agnelli a ravello nel 1962

JOHN KENNEDY E’ STATO IL PIÙ INFEDELE PUTTANIERE DEL XX SECOLO MA SUA MOGLIE JACQUELINE S’ATTACCAVA COME UN’IDROVORA A OGNI AUGELLO A PORTATA DI MANO (DAI DUE COGNATI ROBERT E TED PASSANDO PER SINATRA, BEATTY, MARLON BRANDO E VIA CHIAVANDO) - L’8 AGOSTO 1962, TRE GIORNI DOPO LA MORTE DI MARYLIN MONROE, JACKIE (INCAZZATA PER LE INDISCREZIONI SULLA LIAISON TRA IL MARITO E L’ATTRICE) RAGGIUNSE RAVELLO, SULLA COSTIERA AMALFITANA: FU ACCOLTA COME UNA REGINA DALL’ALLUPATISSIMO GIANNI AGNELLI – PER JACKIE, RAVELLO FECE RIMA CON PISELLO E LA VACANZA DIVENNE UN’ALCOVA ROVENTE (“LA VACANZA PIÙ BELLA DELLA SUA VITA”, RIPETEVA) AL PUNTO DA TRATTENERSI PIU’ DEL PREVISTO FINCHÉ NON PIOMBARONO 007 AMERICANI A PRELEVARLA COME UN ALMASRI QUALUNQUE PER RIPORTARLA A WASHINGTON DAL MARITO CORNUTO E INCAZZATO - LA VORACE JACKIE IMPARÒ A FARE BENE I POMPINI GRAZIE ALL'ATTORE WILLIAM HOLDEN: “ALL'INIZIO ERA RILUTTANTE, MA UNA VOLTA PRESO IL RITMO, NON SI FERMAVA PIÙ” –PER RIPICCA CI FU ANCHE UNA LIASON MARELLA AGNELLI-JOHN KENNEDY (CONFIDENZA DI INFORMATISSIMA SOCIALITE) - VIDEO

edmondo cirielli maria rosaria campitiello paolo di maio

“INUTILE FRUSTARE UN CIUCCIO MORTO, CAMBIA SPACCIATORE” – A PARLARE NON È UN HATER ANONIMO MA UN VICEMINISTRO DELLA REPUBBLICA: EDMONDO CIRIELLI, ESPONENTE DI SPICCO DI FRATELLI D'ITALIA E NUMERO DUE DI TAJANI AGLI ESTERI, CHE SBROCCA SU FACEBOOK E INSULTA IL SINDACO DI NOCERA INFERIORE, PAOLO DI MAIO – A FAR ANDARE FUORI GIRI CIRIELLI È STATO UN POST DEL PRIMO CITTADINO SU ALCUNI INCARICHI DELLA COMPAGNA AL MINISTERO DELLA SALUTE, MARIA ROSARIA CAMPITIELLO – LA VIOLENTISSIMA REPRIMENDA DI CIRIELLI: “NELLA VITA PRIVATA NON HAI MAI FATTO NIENTE DI BUONO" - COME MAI CIRIELLI SE L’È PRESA COSÌ TANTO? FORSE SENTE LA SUA CANDIDATURA A GOVERNATORE DELLA CAMPANIA CHE SI ALLONTANA? O TEME UNA SCONFITTA BRUCIANTE, ASSAI PROBABILE SE IL CENTROSINISTRA RITROVA L’UNITÀ?

igor taruffi elly schlein

DAGOREPORT - QUALCUNO DICA A ELLY SCHLEIN CHE STA AFFONDANDO IL PD! - NON SOLO TOSCANA E UMBRIA, DALLA CAMPANIA ALLA SICILIA FINO ALLA PUGLIA, SI MOLTIPLICANO I PROBLEMI SUI “TERRITORI” - A FINIRE NEL MIRINO LO “SPICCIAFACCENDE” DI ELLY, IGOR TARUFFI, RESPONSABILE ORGANIZZAZIONE DEL NAZARENO. DOVE C’È LUI, C’È CASINO, VISTA LA SUA PROPENSIONE A SALVAGUARDARE I CACICCHI FEDELI ALLA MIGLIORE ALLEATA DEL GOVERNO MELONI - IN SUO SOCCORSO È ARRIVATO ANCHE IL BERSANIANO NICO STUMPO CHE NON RIESCE AD EVITARE I PASTICCI CHE "LO STRATEGA IN VERSIONE PIZZICAGNOLO" TARUFFI COMBINA A CAUSA DELLA SCARSA CONOSCENZA DELLE REGOLE E DELLE DIVERSE REALTA’ LOCALI. E PER LA PRIMA VOLTA…

giorgia meloni ursula von der leyen donald trump dazi matteo salvini

DAGOREPORT – LA LETTERINA DELL’AL CAFONE DELLA CASA BIANCA È UNA PISTOLA PUNTATA ALLA TEMPIA DEI LEADER EUROPEI, CUI È RIMASTA UNA SOLA VIA DI USCITA, QUELLA COSIDDETTA “OMEOPATICA”: RISPONDERE AL MALE CON IL MALE. LINEA DURA, DURISSIMA, ALTRIMENTI, ALLE LEGNATE DI TRUMP, DOMANI, ALL’APERTURA DELLE BORSE, SI AGGIUNGERANNO I CALCI IN CULO DEI MERCATI. LA CINA HA DIMOSTRATO CHE, QUANDO RISPONDI CON LA FORZA, TRUMP FA MARCIA INDIETRO - SE LA “GIORGIA DEI DUE MONDI” ORMAI È RIMASTA L’UNICA A IMPLORARE, SCODINZOLANTE, “IL DIALOGO” COL DAZISTA IN CHIEF, NEMMENO LE CIFRE CATASTROFICHE SULLE RIPERCUSSIONI DELLE TARIFFE USA SULLE  AZIENDE ITALIANE, TANTO CARE ALLA LEGA, HA FERMATO I DEMENZIALI APPLAUSI ALLA LETTERA-RAPINA DA PARTE DI MATTEO SALVINI – ASCOLTATE JOSEPH STIGLITZ, PREMIO NOBEL PER L’ECONOMIA: “TRUMP NON AGISCE SECONDO ALCUN PRINCIPIO ECONOMICO, NON CONOSCE LO STATO DI DIRITTO, È SEMPLICEMENTE UN BULLO CHE USA IL POTERE ECONOMICO COME UNICA LEVA. SE POTESSE, USEREBBE QUELLO MILITARE’’

steve witkoff marco rubio sergei lavrov

RUBIO, IL TAJANI STARS AND STRIPES – IL SEGRETARIO DI STATO AMERICANO NON TOCCA PALLA E SOFFRE IL POTERE DI STEVE WITKOFF, INVIATO DI TRUMP IN MEDIO ORIENTE CHE SE LA COMANDA ANCHE IN UCRAINA. IL MINISTRO DEGLI ESTERI USA PROVA A USCIRE DALL’ANGOLO PARLANDO DI “NUOVA IDEA” DELLA RUSSIA SUI NEGOZIATI IN UCRAINA. MA IL MINISTRO DEGLI ESTERI DI PUTIN, LAVROV, SUBITO VEDE IL BLUFF: “CONFERMIAMO LA NOSTRA POSIZIONE” – TRUMP AVEVA OFFERTO DI TUTTO A WITKOFF, MA L’IMMOBILIARISTA NON HA VOLUTO RUOLI UFFICIALI NELL’AMMINISTRAZIONE. E TE CREDO: HA UN CONFLITTO DI INTERESSE GRANDE QUANTO UN GRATTACIELO...