pier paolo pasolini massimo recalcati dacia maraini

"DACIA MARAINI TRITURA IL CADAVERE DI PASOLINI IN PAPPA DI CAVIALE, USA IL MORTO PER I PROPRI FINI, PROMOZIONALI" – DAVIDE BRULLO STRONCA GLI OMAGGI LETTERARI PUBBLICATI IN OCCASIONE DEI CENT’ANNI DALLA NASCITA DI PIER PAOLO PASOLINI: “IL LIBRO PIÙ BRUTTO, PIÙ TRISTE, PIÙ INSULSO LO HA SCRITTO MASSIMO RECALCATI, CHE COMPILA UN BIGINO SFASATO, DA MISERO MINIATORE DEL PROPRIO EGO”

Davide Brullo per mowmag.com

 

PIER PAOLO PASOLINI

Ha la statura di un vincolo, l’implacabile dell’illecito: che del corpo di Pier Paolo Pasolini, dico, si faccia massacro, caustico banchetto, osceno mercimonio. Si sono inghiottiti gli occhi di PPP, la lingua forcuta, scartavetrato la mascella claustrale; funesto mercato si fa del suo cazzo, il cazzo pasoliniano, in irrimediabili copie, calchi di calchi, nudità svenduta a peso d’oro, che schifo.

 

Tra i libri immondi che celebrano il secolo di Pasolini, nato a Bologna nel marzo del 1922, scopertosi poeta – e dunque, ovunque, scandalo – a Casarsa della Delizia, in Friuli, intellettuale a Roma, morto all’idroscalo di Ostia nel giorno dei morti del ’75, per lo più apolide, apocrifo al proprio tempo, uomo a parte, il più brutto, il più triste, il più insulso lo ha scritto Massimo Recalcati, s’intitola Pasolini. Il fantasma dell’origine (stampa Feltrinelli).

MASSIMO RECALCATI LIBRO SU PASOLINI

 

Sessanta pagine in formato microscopico, da microonde editoriale, in cui lo psicoanalista telegenico “tra i più noti d’Italia” (così la bio) s’incarica, che infamia, di ‘normalizzare’ Pasolini, di fagocitare “le posizioni francamente reazionarie di Pasolini” in yogurt polemico e buonista – ma Pasolini era innocente, mica giusto; e l’innocenza è feroce, ferina, non risparmia nessuno –, d’altronde, “la sua non è una critica puritana al potere, ma la visione della necessità di un ricambio generazionale che impone si abbia il potere per modificare gli assetti del potere”. Insomma, il Pasolini di Recalcati non è la pietra d’angolo, il poeta lapidario, l’uomo che lapida il potere: è un pio riformatore che lavora per stimolare a “mettersi davvero in gioco per trasformare le istituzioni”. Petting partitico, patetico.

 

davide brullo

Perso in un fitto fottio di concetti marci, macilenti, anemici – del tipo: “Più in generale, Pasolini coglie con grande lucidità quel processo di dissoluzione della funzione simbolica del padre... che caratterizza il nichilismo della società dei consumi” –, di citazioni ritrite (dall’articolo “dedicato alla scomparsa delle lucciole” a quello Contro i capelli lunghi), Recalcati compila un bigino sfasato, da misero miniatore del proprio ego, sottolineando – che autoinzuccamento del cazzo – che a Pasolini “nel 1979 dedicai la mia tesi di maturità intitolata Popolo e religione nell’opera di Pasolini”. Eccolo, il fine psicoanalista, che infine piscia in bocca al cadavere di Pasolini sbraitando, con anale protervia, esisto anch’io nel centenario pasoliniano, mi unisco anch’io al fiero pasto dei cannibali, dei vili.

 

Pasolini e Maraini

DACIA MARAINI IL LIBRO SU PASOLINI

Piuttosto, i ricordi – retrivi, superficiali, vani – degli amici di PPP ci danno l’idea della sonora solitudine in cui viveva il poeta, schiacciante, agghiacciante, sfrenata – e verrebbe voglia, prima che ci prenda a morsi, di accarezzarlo, il cadavere di PPP, di baciarlo, di renderlo all’amore. Forse, ricorrendo all’elusione e al provocante, Pasolini mirava a essere frainteso. Di certo, non lo ha capito Dacia Maraini, che in Caro Pier Paolo (stampa Neri Pozza) vanta un’amicizia idilliaca con Pasolini, dando di lui l’idea di un mero pupazzo, un miserabile fantoccio, dominato dal destino del desiderio, prono a tutte le interpretazioni, a novanta, adatto al comodino, comodo, accomodante, un Pasolini aggiogato al guinzaglio, addestrato, che dice ciò che vuoi sentirti dire, inutile spettro, inerme, inerte.

 

Gente altolocata, passanti chiarificati dalla prestanza di Pasolini, che ora, con esasperata vendetta – inconsapevole? – lo sputtanano. In particolare, il testo della Maraini dimostra chiari segni di demenza stilistica, è scritto male (“Vorrei acchiapparti per un braccio, Pier Paolo, e chiederti: ma tu che corri sempre, dove vai?”), declassato in una nostalgia senza lignaggio, serva. Non è neppure sacrilego (magari lo fosse, ne godremmo per alterigia del grottesco, protervia in bestemmie): è biecamente inerte, beato nella propria fiera inutilità.

ALBERTO MORAVIA - DACIA MARAINI - PIER PAOLO PASOLINI

 

Di fatto, la Maraini tritura il cadavere di Pasolini in pappa di caviale, usa il morto per i propri fini, promozionali: l’autrice, figlia di cotanto Fosco, ci rammenta che con Piera degli Esposti ha scritto Storia di Piera (p.22), che a Pasolini piaceva il suo Memorie di una ladra (“L’hai giudicato un ‘romanzo picaresco’”, p. 67), che ha “fatto ricerche su Chiara di Assisi” (da cui, va da sé, è scaturito un libro; p.101), che ha scritto “un testo teatrale su suor Juana Inés de la Cruz (p.197). Ci avvisa, la scaltra Dacia, che “amo molto le case museo.

 

Ricordo la casa di Tolstoj che ho visitato a Mosca...” (p.117), e chissenefrega; rivanga l’era femminista fatta di “albergucci economici”, “panino col formaggio” e ribellismo al dettaglio (“Il personale è politico, era la nostra ricetta prediletta”). In effetti, nell’anno in cui muore Pasolini la Maraini licenzia un dramma ad alta densità ideologica, Reparto speciale antiterrorismo, reperto di un’era fa, fasullo, da idolatria sessantottina, dove le forze dell’ordine calzano nomi parlanti (Cane, Muscolo, Furbo, Italo) e latrano frasi di militare idiozia: “Fare domande non è segno di intelligenza... Devi ubbidire e basta... Al lavoro in silenzio, senza fiatare”. Più che un segno di contraddizione, i testi della Maraini rispondono ai comandi dell’egemonia dominante, da lotta di classe in salotto, contenta lei.

PASOLINI

 

Di Caro Pier Paolo, più che altro, va elogiata la copertina: Pasolini e la giovane Dacia, di apollinea bellezza, assediati dal cielo abbacinante d’Africa. Il breve ricordo di Ezra Pound, “un grande poeta compromesso col nazismo”, capace di poesie “che, a parte quelle deliranti legate al periodo nazista, sono bellissime” (quale sarebbe il “periodo nazista” di Ez?), è acido, stupido, imbarazzante.

PASOLINI OMICIDIO 1

 

Probabilmente, ex amici, compagni di via, smaliziati esegeti tentano di fare di Pasolini un’icona da talk, una specie di lassativo culturale, appianando aporie, apostasie, eversioni. Sono loro, costoro, incatenati allo show editoriale, che con sarcastica gioia ammazzano Pasolini nella sacrestia delle buone intenzioni, ne fanno pasto, lo sbudellano, lo evirano, felici di sventolarne lo scalpo, bravi, l’avete svaginato. Ancora e ancora e ancora.

DAVIDE BRULLO PIER PAOLO PASOLINI DACIA MARAINI PASOLINI 14PASOLINI OMICIDIO 22

 

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni ignazio la russa

DAGOREPORT - LA RISSA CONTINUA DI LA RUSSA - L’ORGOGLIOSA  CELEBRAZIONE DELL’ANNIVERSARIO DELLA FONDAZIONE DEL MOVIMENTO SOCIALE, NUME TUTELARE DEI DELLE RADICI POST-FASCISTE DEI FRATELLINI D'ITALIA, DI SICURO NON AVRÀ FATTO UN GRANCHÉ PIACERE A SUA ALTEZZA, LA REGINA GIORGIA, CHE SI SBATTE COME UN MOULINEX IN EUROPA PER ENTRARE UN SANTO GIORNO NELLE GRAZIE DEMOCRISTIANE DI MERZ E URSULA VON DER LEYEN - DA MESI 'GNAZIO INTIGNA A FAR DISPETTI ALLE SORELLE MELONI CHE NON VOGLIONO METTERSI IN TESTA CHE A MILANO NON COMANDANO I FRATELLI D'ITALIA BENSI' I FRATELLI ROMANO E IGNAZIO LA RUSSA – DALLA SCALATA A MEDIOBANCA ALLA RIFORMA DELLA GIUSTIZIA, DAL CASO GAROFANI-QUIRINALE ALLO SVUOTA-CARCERI NATALIZIO, FINO A PROPORSI COME INTERMEDIARIO TRA I GIORNALISTI DI ‘’REPUBBLICA’’ E ‘’STAMPA’’ E IL MAGNATE GRECO IN NOME DELLA LIBERTÀ D’INFORMAZIONE – L’ULTIMO DISPETTUCCIO DI ‘GNAZIO-STRAZIO ALLA LADY MACBETH DEL COLLE OPPIO… - VIDEO

brunello cucinelli giorgia meloni giuseppe tornatore

A PROPOSITO DI…. TORNATORE – CRISI DEL CINEMA? MA QUALE CRISI! E DA REGISTA TAUMATURGO, NOBILITATO DA UN PREMIO OSCAR, CIAK!, È PASSATO A PETTINARE IL CASHMERE DELLE PECORE DEL SARTO-CESAREO CUCINELLI - MICA UN CAROSELLO DA QUATTRO SOLDI IL SUO “BRUNELLO IL VISIONARIO GARBATO”. NO, MEGA PRODUZIONE CON UN BUDGET DI 10 MILIONI, DISTRIBUITO NELLE SALE DA RAI CINEMA, ALLIETATO DAL MINISTERO DELLA CULTURA CON TAX CREDIT DI 4 MILIONCINI (ALLA FINE PAGA SEMPRE PURE PANTALONE) E DA UN PARTY A CINECITTA' BENEDETTO DALLA PRESENZA DI GIORGIA MELONI E MARIO DRAGHI - ET VOILÀ, ECCO A VOI SUI GRANDI SCHERMI IL “QUO VADIS” DELLA PUBBLICITÀ (OCCULTA) SPACCIATO PER FILM D’AUTORE - DAL CINEPANETTONE AL CINESPOTTONE, NASCE UN NUOVO GENERE, E LA CRISI DELLA SETTIMA ARTE NON C’È PIÙ. PER PEPPUCCIO TORNATORE, VECCHIO O NUOVO, È SEMPRE CINEMA PARADISO…

theodore kyriakou la repubblica mario orfeo gedi

FLASH! – PROCEDE A PASSO SPEDITO L’OPERA DEI DUE EMISSARI DEL GRUPPO ANTENNA SPEDITI IN ITALIA A SPULCIARE I BILANCI DEI GIORNALI E RADIO DEL GRUPPO GEDI (IL CLOSING È PREVISTO PER FINE GENNAIO 2026) - INTANTO, CON UN PO’ DI RITARDO, IL MAGNATE GRECO KYRIAKOU HA COMMISSIONATO A UN ISTITUTO DEMOSCOPICO DI CONDURRE UN’INDAGINE SUL BUSINESS DELLA PUBBLICITÀ TRICOLORE E SULLO SPAZIO POLITICO LASCIATO ANCORA PRIVO DI COPERTURA DAI MEDIA ITALIANI – SONO ALTE LE PREVISIONI CHE DANNO, COME SEGNO DI CONTINUITÀ EDITORIALE, MARIO ORFEO SALDO SUL POSTO DI COMANDO DI ‘’REPUBBLICA’’. DEL RESTO, ALTRA VIA NON C’È PER CONTENERE IL MONTANTE ‘’NERVOSISMO’’ DEI GIORNALISTI…

john elkann lingotto fiat juventus gianni agnelli

A PROPOSITO DI… YAKI – CHI OGGI ACCUSA JOHN ELKANN DI ALTO TRADIMENTO NEL METTERE ALL’ASTA GLI ULTIMI TESORI DI FAMIGLIA (“LA STAMPA” E LA JUVENTUS), SONO GLI STESSI STRUZZI CHE, CON LA TESTA SOTTO LA SABBIA, IGNORARONO CHE NEL FEBBRAIO DEL 2019, SETTE MESI DOPO LA SCOMPARSA DI MARCHIONNE, IL NUMERO UNO DI EXOR E STELLANTIS ABBANDONÒ LA STORICA E SIMBOLICA “PALAZZINA FIAT”, LE CUI MURA RACCONTANO LA STORIA DEL GRUPPO AUTOMOBILISTICO. E SOTTO SILENZIO (O QUASI) L’ANNO DOPO C’ERA STATO LO SVUOTAMENTO DEL LINGOTTO, EX FABBRICA EMBLEMA DELLA FIAT – LA PRECISAZIONE: FONTI VICINE ALLA SOCIETÀ BIANCONERA SMENTISCONO QUALSIVOGLIA TRATTATIVA CON SAUDITI...

giorgia meloni matteo salvini

DAGOREPORT – ESSÌ, STAVOLTA BISOGNA AMMETTERLO: SULLA LEGGE DI BILANCIO MATTEO SALVINI HA PIÙ DI QUALCHE SACROSANTA RAGIONE PER IMPEGNARSI A MORTE NEL SUO RUOLO DI IRRIDUCIBILE SFASCIACARROZZE DELLA MARCHESINA DEL COLLE OPPIO (“IL GOVERNO SONO IO E VOI NON SIETE UN CAZZO!’’) - DIETRO UNA FINANZIARIA MAI COSÌ MICRAGNOSA DI 18 MILIARDI, CHE HA AFFOSSATO CONDONI E PENSIONI CARI A SALVINI, L’OBIETTIVO DELLA DUCETTA È DI USCIRE CON UN ANNO IN ANTICIPO DALLA PROCEDURA DI INFRAZIONE PER DEFICIT ECCESSIVO ATTIVATA DALL'EUROPA NEL 2024. COSÌ SARÀ LIBERA E BELLA PER TRAVESTIRSI DA BEFANA PER LA FINANZIARIA 2026 CHE SARÀ RICCA DI DEFICIT, SPESE E "MENO TASSE PER TUTTI!", PROPRIO IN PERFETTA COINCIDENZA CON LE ELEZIONI POLITICHE 2027 – OVVIAMENTE LA “BEFANA MELONI” SI PRENDERÀ TUTTO IL MERITO DELLA CUCCAGNA, ALLA FACCIA DI LEGA E FORZA ITALIA…