we are who we are luca guadagnino

L’AMORE E L’ADOLESCENZA SECONDO LUCA (GUADAGNINO) – DAL 9 OTTOBRE SU SKY ATLANTIC E NOW TV ARRIVA “WE ARE WHO WE ARE”, LA SERIE EVENTO DEL REGISTA ITALIANO - I PROTAGONISTI SONO DUE RAGAZZI, ENTRAMBI FIGLI DI SOLDATI, CHE ABITANO IN UNA BASE MILITARE AMERICANA VICINO CHIOGGIA E STANNO PER VIVERE L’ESTATE DELLA LORO VITA -  L’AMORE MATERNO, L’ODIO DEI FIGLI, IL TRADIMENTO E LE VITE DI GIOVANI E ADULTI INTRECCIATE - VIDEO

 

 

 

 

 

Gianmaria Tammaro per www.lastampa.it

 

we are who we are 20

La vita dei giovani è una vita complicata, perché è una vita in divenire, senza certezze, senza appigli, confusa e nebbiosa come una mattina d’inverno, spoglia e allo stesso tempo rigogliosa, fatta di promesse, false speranze, di sogni infranti e di sogni irrealizzabili. Ma la vita dei giovani è anche semplice, perché ai giovani si perdona tutto, gli errori fanno parte delle controindicazioni dell’età, e una parola fuori posto è una parola inconsistente come fumo nel vento. La vita degli adulti, invece, è terribile, paurosa, vigliacca: è una prigione, non una strada da percorrere; è sempre uguale, sempre identica, più amara che dolce, ed è bugiarda, infame, piena di lacrime e di insensatezze, già fatta, già decisa, già scritta.

 

luca guadagnino lorenzo mieli sul set di we are who we are

We are who we are, scritta a sei mani da Francesca Manieri, Paolo Giordano e da Luca Guadagnino, diretta e co-creata dallo stesso Guadagnino, racconta una storia a metà: tra la vita dei giovani e quella degli adulti, tra quello che possiamo diventare e che siamo già diventati; tra quello che vogliamo essere, e quello che, come dice il titolo, siamo già. Perché siamo quello che siamo, la nostra natura è dentro di noi, e così il mondo, quello che accade attorno a noi, persino la Storia, con la maiuscola, non ci cambiano, ma ci rivelano: i nostri gusti, le nostre passioni, le nostre stranezze; e poi il sesso, l’amore, l’amicizia.

 

we are who we are 9

I due protagonisti sono due ragazzi: Fraser, interpretato da Jack Dylan Grazer, e Caitlin, interpretata da Jordan Kristine Seamón. Entrambi sono figli di soldati, abitano in una base militare americana vicino a Chioggia, e stanno per vivere l’estate della loro vita: quella in cui capiranno finalmente chi sono, che non appartengono ad altri se non a sé stessi, e che non c’è nessun manuale da consultare per amare: c’è solo da fare, da provarci, da fallire, da sperimentare.

 

Siamo alla fine del 2016, e l’Italia è un’Italia meravigliosa, immersa nel nord, tra i canali e i ponti di pietra, circondata dall’acqua e calda, caldissima, come in un deserto. È un’Italia antica e allo stesso tempo moderna, sempre divisa, sempre festosa, un po’ grigia, spesso approssimativa, ma libera: libera come sono liberi i bambini.

we are who we are 1

 

Gli americani che vivono nella base militare, dove la mamma di Fraser (Chloë Sevigny) è la comandante e il papà di Caitiln (Richard Poythress) addestra le nuove reclute, sono rumorosi, sporchi, eccessivi; urlano, strepitano, sono sempre pronti a menare le mani, adorano avere ragione, odiano essere contestati e perdere, sono l’essenza del nuovo mondo e faticano, faticano profondamente, a trovare il loro equilibrio in un paese – in un continente – che ha già visto, fatto e detto tutto, che sa raccontare la violenza con le parole, e che nella poesia (quanta poesia c’è, in We are who we are) ha una spiegazione per ogni cosa.

 

we are who we are 13

Anche loro sono come i bambini. Ma sono più insicuri, più bigotti, convinti di avere la risposta pronta ma sempre prossimi al fallimento. Il mondo di fuori, e quindi l’Italia, Chioggia, le strade asfaltate, gli autobus traballanti, si riversa in continuazione nel mondo di dentro, e quindi la base, l’America, la politica; e si insinua come un serpente, scivola via tra le regole, tra il giuramento alla bandiera, tra cose che non hanno nessun senso, ma che ci ostiniamo a seguire comunque (onore, eroismo, «America first»).

 

In un quadro così complicato e contemporaneamente così semplice, Fraser e Caitlin si conoscono, si riconoscono, stringono amicizia e trovano l’uno nell’altra uno specchio in cui guardarsi e rivedersi, un compagno con cui giocare e perdere, con cui imparare o semplicemente oziare, e da cui farsi riprendere («Non hai mai baciato qualcuno», dice Caitlin a Fraser, quando lui le parla del suo amore per la poesia). Nell’estate italiana, che è diventata una cifra, un punto fisso, nella cinematografia di Guadagnino, amano, lasciano, capiscono; si scontrano con i loro genitori e con i loro amici, e imparano qualcosa di più su sé stessi.

we are who we are 17

 

E nella loro sessualità, nel rumore risucchiato, viscido e morbido dei loro baci, muovono i passi più importanti: fanno quello che fanno tutti quando non conoscono qualcosa; si mettono in discussione, in prima linea, si interrogano. Intanto, attorno a loro, Trump vince le elezioni, gli americani si convincono di aver ritrovato un certo orgoglio e amor proprio, l’Italia rimane la stessa, con le sue feste e le sue ricorrenze, e i loro amici partono, vanno in guerra, muoiono, il massacro diventa un gioco, e a giocarlo sono gli adulti, mentre i più giovani subiscono.

 

we are who we are 12

We are who we are conserva la delicatezza e la dolcezza dell’adolescenza, e riesce a mescolarle con l’agrodolce delle cose che sappiamo già sull’amore (le delusioni, la violenza, il sentirsi violati e traditi); e in otto episodi, mette in scena l’amore materno, l’odio dei figli, il tradimento, due donne che si incontrano e che si liberano insieme, e che poi, sempre insieme, tornano a confinarsi nelle loro vite; e soprattutto due ragazzi che scivolano tra le dita delle etichette, tra le costrizioni castranti delle scelte, e che semplicemente vivono.

 

luca guadagnino we are who we are

Nella musica, We are who we are trova un alleato fondamentale e riconosce l’importanza del ritmo e del tono, e nelle immagini – i singoli frame, le fotografie che a un certo punto riempiono lo schermo – riscopre l’essenzialità del racconto. Perché basta un’espressione per immortalare uno stato d’animo, e basta un sorriso per rappresentare la felicità, o un urlo soffocato, come quello di Fraser, per dipingere la disperazione. Non è una vita disinibita, quella che conducono i personaggi di We are who we are: è una vita vera, credibile, una vita piena di scorciatoie, di fossi, di buche, piena di quelle cose che ci piace dimenticare – errori, problemi, incomprensioni – e che però resistono, sono ancora lì anche dopo che abbiamo chiuso e riaperto gli occhi.

trailer we are who we are 4

 

Guadagnino vuole mettere in scena un racconto di formazione e lo fa splendidamente. Nelle pulsioni più estreme e veraci diamo il meglio di noi, lasciamo uscire fuori la nostra vera anima. E un’amicizia può essere silenziosa come piena di parole, può essere fatta di tanti dubbi quanto di sicurezze. E siamo quello che siamo sempre: è nei nostri geni, nella nostra natura, nel modo in cui parliamo, nelle canzoni che ascoltiamo, nei vestiti che indossiamo; è una forza primordiale che non si può contenere, che non si può frenare, e che prima o poi finisce per venire fuori, per eruttare come un vulcano. Guardi Fraser e Caitlin e guardi buona parte dei ragazzi di oggi: non per quello che condividono, per quello che ciascuno di loro sogna e vuole diventare; ma per quello che non hanno, che non riescono a trovare, e che li mette tutti insieme in questo enorme purgatorio che sembra non finire mai.

 

luca guadagnino we are who we are

We are who we are, su Sky Atlantic e NowTv dal 9 ottobre, prodotta da The Apartment e Wildside con Small Forward, è un romanzo sulla crescita fatto d’immagini, è una playlist infinita dove David Bowie incontra Calcutta, ed è un affresco di colori, di occhi, di capelli corti e capelli rasati, di tinte, di unghie smaltate, in cui non ci sono regole su chi essere, e in cui l’unica cosa che conta, e conta davvero, è ascoltarsi, ascoltare l’altro, sentirsi a vicenda. Guadagnino non rifugge la carnalità dei rapporti, non nasconde i corpi, non ha paura di mettere in scena l’amore per quello che è (e perché, poi, dovrebbe?). L’adolescenza è un limbo, un girone infernale, ma è anche il paradiso in Terra, tutte le possibilità che abbiamo e che non avremo mai più raccolte in un unico posto, nello stesso momento, per una quantità di tempo limitatissima.

trailer we are who we are

 

Quando si è giovani si ha paura, ma si ha pure la forza per trovare il coraggio; da adulti è tutto passato, è tutto andato, non ci si riconosce più, e i rimpianti hanno superato le gioie. We are who we are è un invito a vivere l’attimo, a vivere il momento, è un documentario – perché lo è nella sua verità, nell’onestà del suo tono – dell’adolescenza. Che è l’età più bella e, allo stesso tempo, più brutta. Perché è doppia, molteplice, inafferrabile. E però c’è, e finiamo per apprezzarla solo quando, paradossalmente, è finita. “We are who we are” non è perfetta, e in alcuni momenti lo stile prende il sopravvento sul contenuto e la forma si fa arte, pura arte, e in scena vanno danze tribali e scatenate.

we are who we are 19

 

In questa serie, le parole, spesso, sono solo parole, e tutto quello che c’è da dire viene lasciato alla musica. Perché essere giovani significa anche questo: cercare un ritmo nelle cose, non un ordine; e seguirle per istinto, come in un ballo, e non perché in esse abbiamo riconosciuto la bontà di uno scopo superiore. Siamo quello che siamo: ancora, di nuovo, per l’ennesima volta.

 

Uomini e donne, soprattutto persone. Viviamo sopravvivendo, e sopravviviamo cercando negli altri un’ancora di salvezza. Ma la verità è che stiamo tutti annegando, e che non possiamo fare altro che rifugiarci nell’istante del presente, in un bacio rubato tra i colonnati di Bologna o in quell’occhiata che ci ha lanciato la barista dall’altra parte della sala e che ci è sembrata piena come sono piene le vite vissute.

we are who we are 2we are who we are 4we are who we are 3luca guadagnino we are who we arewe are who we are di luca guadagnino 4we are who we are di luca guadagnino we are who we are di luca guadagnino 5we are who we are castwe are who we are di luca guadagnino 1trailer we are who we are 7we are who we are di luca guadagnino 2trailer we are who we are 2trailer we are who we are 3trailer we are who we are 1trailer we are who we are 5we are who we are 14trailer we are who we are 6we are who we are 15we are who we are 11we are who we are 10we are who we are 16we are who we are 6we are who we are 8we are who we are 7we are who we are 5we are who we are 18

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni donald trump al sisi

FLASH! - LA BOCCIATURA DEL PONTE SULLO STRETTO DA PARTE DELLA CORTE DEI CONTI HA FATTO SALTARE I NERVI NON SOLO A SALVINI MA SOPRATTUTTO ALLA MELONA – LA PREMIER, CHE SI ERA SPESA MOLTO IN EUROPA PER LA REALIZZAZIONE DEL PONTE, SI È TALMENTE INCAZZATA (“E’ L’ENNESIMO ATTO DI INVASIONE DE GIUDICI SULLE SCELTE DEL GOVERNO”) CHE HA CANCELLATO IL VIAGGIO AL CAIRO DI SABATO PER L’INAUGURAZIONE DEL MUSEO GEM - ALLA NOTIZIA CHE AL POSTO DELLA STATISTA, SBARCA IL FARAONE GIULI, ANCHE AL SISI NON L’HA PRESA PER NIENTE BENE…

giorgia meloni giampaolo rossi antonino monteleone laura tecce antonio preziosi monica giandotti pierluigi diaco

PRIMA O POI, AFFONDE-RAI! - MENTRE IN CDA SI TRASTULLANO SUGLI ASCOLTI DECLINANTI DI “TG2 POST”, SI CHIUDONO GLI OCCHI SULLO STATO ALLA DERIVA DI RAI2 E DI RAI3 - UN DISASTRO CHE NON VIENE DAL CIELO. LA TRASFORMAZIONE DELLA PRODUZIONE DEI PROGRAMMI DALLE TRE RETI A DIECI DIREZIONI IN BASE AL "GENERE" (INTRATTENIMENTO, INFORMAZIONE, FICTION, ECC.), AVVIATA DA FUORTES NEL 2021 MA IMPLEMENTATA DALL’AD GIAMPAOLO ROSSI (CON LA NOMINA DELLA DIREZIONE DEL "COORDINAMENTO GENERI" AFFIDATA A STEFANO COLETTA), HA PORTATO ALLA PERDITA DI IDENTITÀ DI RAI2 E DI RAI3 MA ANCHE AL TRACOLLO DEGLI ASCOLTI (E DELLE PUBBLICITÀ) - LO SCIAGURATO SPACCHETTAMENTO HA PORTATO A UNA CENTRALIZZAZIONE DECISIONALE NELLE MANI DI ROSSI E A UN DOVIZIOSO AUMENTO DI POLTRONE E DI VICE-POLTRONE, CHE HA FATTO LA GIOIA DEI NUOVI ARRIVATI AL POTERE DI PALAZZO CHIGI - PURTROPPO IL SERVILISMO DI UNA RAI SOTTO IL TALLONE DELL'ARMATA BRANCA-MELONI NON PAGA. LE TRASMISSIONI CHE DOPO UNA MANCIATA DI PUNTATE FINISCONO NEL CESTINO ORMAI NON SI CONTANO PIÙ. TANTO CHE I DUE CANALI SONO STATI RIBATTEZZATI ‘’RAI2%’’ E ‘’RAI3%’’...

fabio pinelli soldi csm

DAGOREPORT – ALTRO CHE SPENDING REVIEW AL CSM TARGATO FABIO PINELLI – IL VICEPRESIDENTE DI NOMINA LEGHISTA SEMBRA MOLTO MENO ATTENTO DEL PREDECESSORE NELLA GESTIONE DELLE SUE SPESE DI RAPPRESENTANZA – SE NEL 2022, QUANDO ERA IN CARICA DAVID ERMINI, ERANO STATE SBORSATI APPENA 4.182 EURO SU UN BUDGET TOTALE DI 30 MILA, CON L’ARRIVO DI PINELLI NEL 2023 LE SPESE DI RAPPRESENTANZA PER TRASFERTE E CONVIVI SONO LIEVITATE A 19.972 EURO. E NEL 2024 IL PLAFOND DISPONIBILE È STATO INNALZATO A 50 MILA EURO. E PER LEGGE IL VICEPRESIDENTE DEL CSM NON DEVE DETTAGLIARE LE PROPRIE NOTE SPESE DI RAPPRESENTANZA...

giovambattista giovanbattista fazzolari vitti

FLASH – ROMA VINCE SEMPRE: IL SOTTOSEGRETARIO FAZZOLARI, DA SEMPRE RISERVATISSIMO E RESTÌO A FREQUENTARE I SALOTTI, ORA VIENE PIZZICATO DA DAGOSPIA NEL “SALOTTO” DI PIAZZA SAN LORENZO IN LUCINA, SPAPARANZATO AI TAVOLI DI “VITTI”, DOVE POLITICI, GIORNALISTI E POTENTONI AMANO ATTOVAGLIARSI (DENIS VERDINI FACEVA LE RIUNIONI LI' E CLAUDIO LOTITO AMA GOZZOVIGLIARE DA QUELLE PARTI, SPILUCCANDO NEI PIATTI ALTRUI) – ANCHE “FAZZO” È ENTRATO NELLA ROMANELLA POLITICA DE “FAMOSE DU’ SPAGHI”: L’EX DIRIGENTE DI SECONDA FASCIA DELLA REGIONE LAZIO CHIACCHIERA CON UN CANUTO SIGNORE DI CUI VORREMMO TANTO CONOSCERE L’IDENTITÀ. I DAGO-LETTORI POSSONO SBIZZARIRSI: HANNO QUALCHE SUGGERIMENTO PER NOI?

giampaolo rossi rai report sigfrido ranucci giovanbattista fazzolari francesco lollobrigida filini

DAGOREPORT – RAI DELLE MIE BRAME: CHIAMATO A RAPPORTO L'AD GIAMPAOLO ROSSI ALLA CAMERA DEI DEPUTATI DOVE SI E' TROVATO DAVANTI, COL DITO ACCUSATORIO, I PLENIPOTENZIARI RAI DEI TRE PARTITI DI MAGGIORANZA: GASPARRI (FI), MORELLI (LEGA) E FILINI (FDI) CHE, IN CORO, GLI HANNO COMANDATO DI TELE-RAFFORZARE LA LINEA DEL GOVERNO - IL PIÙ DURO È STATO IL SOTTOPANZA DI FAZZOLARI. FILINI SPRIZZAVA FIELE PER L’INCHIESTA DI “REPORT” SUI FINANZIAMENTI DI LOLLOBRIGIDA ALLA SAGRA DEL FUNGO PORCINO - ROSSI, DELLE LORO LAMENTELE, SE NE FOTTE: QUANDO VUOLE, IL FILOSOFO CHE SPIEGAVA TOLKIEN A GIORGIA NELLE GROTTE DI COLLE OPPIO, PRENDE IL TELEFONINO E PARLA DIRETTAMENTE CON LA PREMIER MELONI... - VIDEO