dune 1

LA VENEZIA DEI GIUSTI - C’ERA BISOGNO DI UN ALTRO “DUNE”? DOPO TRE ANNI DI LAVORAZIONE, IL FILM PIÙ ATTESO DELLA MOSTRA E DELL’INTERA STAGIONE NON HA NULLA DELLA POESIA DEL FILM DI DAVID LYNCH DEL 1984. E IL VERMONE DI VILLENEUVE NON VALE QUELLO STORICO DI RAMBALDI. QUESTO È UNA SPECIE DI VAGINA DENTATA -  TUTTA LA PRIMA PARTE DEL FILM È NOTEVOLE, TI PRENDE; QUANDO INIZIANO LE BATTAGLIE E I DESERTI SCENDE LA NOIA. MALGRADO LA GRAN REGIA.. - VIDEO

 

Marco Giusti per Dagospia

DUNE 5

 

C’era veramente bisogno di un altro “Dune”?  Comunque la pensiate, era il film più atteso della Mostra e, direi, dell’intera stagione. Tre anni di lavorazione, pronto da un anno e rimandato causa Covid. Uno sforzo che chissà quando Hollywood riuscirà a ripetere. Così, inguainati nelle nostre mascherine, col cellulare incelofanato per non rubare immagini, abbiamo iniziato a far la fila dalle sette e mezzo di stamattina per vederlo.

 

In prima fila, come ai tempi di Ungari e Melani. Certo, il “Dune” di Denis Villeneuve, che in 155’ copre solo la prima parte della storia, ci sarà una seconda parte per evitare che un rimontaggio stringa tutto sacrificando parte della storia come accadde al “Dune” di David Lynch nel 1984, è uno spettacolo, colto, intelligente, ricchissimo, e contemporaneo.

 

DUNE 1

Ci sono fior di attori, a cominciare da due idoli giovanili come Thimotee Chalamet e Zendaya in coppia, eroi del cinema americano di oggi come Oscar Isaac, Josh Brolin, Jason Momoa, Javier Bardem, presenze femminili forti come Rebecca Ferguson e Charlotte Rampling, che già doveva fare la Lady Jessica del “Dune” mai realizzato di Alejandro Jodorowski. C’è la musica di Hans Zimmer che riempie la sala e gioca fin dal trailer con i Pink Floyd e con tutto quello che abbiamo amato negli anni ’70. Non solo.

 

DUNE 11

La guerra scatenata dall’Impero per mano del Barone Harkonnen prima contro gli Atreides poi contro i guerrieri Fremen del pianete Arrakis, dove vivono i vermi lunghi anche 400 metri e si produce la spezie, sorta di superdroga che serve per i viaggi intergalattici, è ancora oggi una guerra che possiamo leggere come attuale per il controllo dei beni primari. L'Afghanistan, l'Iraq insegnano...

 

E Villenueve, assieme ai suoi sceneggiatori, Jon Spahits e Erich Roth, costruisce tutto il pianeta desertico come un pianeta mediorentale dove i personaggi sono avvolti a da veli e mostrano solo gli occhi. Insomma. C'è da discutere. E lo faremo.

DUNE 9

 

Detto che ritengo il vecchio “Dune” di David Lynch un capolavoro, pur se massacrato dal produttore Dino De Laurentiis al montaggio, con attori meravigliosi, per tutti il Barone Arkonnen di Kenneth McMillan pieno di piaghe (“Adoro le vostre piaghe, barone…”), Sting, Kyle McLachlan, scenografie e costumi incredibili, un tema che ancora ricordiamo di Brian Eno, con le più belle creature che Carlo Rambaldi abbia mai realizzato, i vermi, ma non solo,  Villeneuve, colto e moderno, è giustamente rispettoso sia della versione mai realizzata da Jodorowski sia di quella azzoppata, come non finita di Lynch sia del testo originale di Frank Herbert da cui nasce tutto.

 

DUNE 19

Gioca con gran classe sui due modelli cinematografici e sul testo originale come se concentrasse nel suo Dune" tutto il sapere delle opere precedenti, ben sapendo di avere gli occhi di tutti i fan puntati addosso, che già ebbero da dire fin troppo del suo sequel di “Blade Runner”

 

E, ripeto, riporta il tutto alla contemporaneità e alla logica del cinema kolossal di oggi. Vi dico subito che Thimothee Chalamet come Paul Atreides e Zendaya come China sono una delle sue carte vincenti. Come lo sono, quando appaiono, Momoa e Brolin, che portano il film su un piano da grande avventuroso.

 

Isaac è un padre sensibile e commovente, ben cosciente della propria fragilità e della forza del suo onore, e Rebecca Ferguson, la madre di Paul, una Lady Jessica che è sia madre che guerriera, in grado di tener testa a una Charlotte Rampling ancora meravigliosa come grande donna di potere (“Ti avevo detto di fare solo figlie femmine” dice sconsolata a Lady Jessica).

 

DUNE Timothee Chalamet-Venezia-2021-696x383

Tra i cattivi Dave Bautista è costruito a imitazioni di Paul Smith nel “Dune” di Lynch (lo ricordate quando si succhiava il frullatino di mostro con la cannuccia?), mentre Stellan Skarsgaard, con sette ore di trucco e un corpo che non è il suo, è un Barone Harkonnen bellissimo, un rinoceronte in volo continuo, ma forse non quanto quello pustoloso e più schifosamente umano di Kenneth McMillan. Il posto di Max Von Sydow fra i Fremen è preso qui da Sharon Duncan-Brewster.

 

In generale il cast è ottimo. Avrei qualcosa da dire sull’eccesso di sogni premonitori di Paul Atreides che diventano veri e propri spoiler che ci rovinano una serie di scene fondamentali via via che andiamo avanti. Se ci dite tutto prima…

dune denis villeneuve

 

Avrei da dire anche sull’impianto visivo del film, con Paul-Chalamet, eroe romantico, messo in posa come fosse un quadro di Caspar David Friedrich, o Oscar Isaac col barbone illuminato come fosse un Caravaggio.

 

Mi sembrano scelte un po’ ovvie, quando Lynch, e il suo favoloso direttore della fotografia, Freddie Francis, ci avevano regalato un mondo del futuro così profondamente ottocentesco che ci sembrava così originale. Anche il vermone di Villeneuve non vale quello storico di Rambaldi, che abbiamo visto recentemente in una mostra a Roma, e che magari andava proprio recuperato. Perché era vero, pauroso.

 

rambaldi

Questo è una specie di bucone pieno di denti, una vagina dentata che il maschio che doveva nascere femmina, Paul, deve evitare ma da cui è attratto. I costumi, soprattutto le tute, fanno un po’ troppo Prada. Manca solo il logo.

 

Ammetto che tutta la prima parte del film è notevole, ti prende, perché funziona benissimo la costruzione del personaggio di Paul come eletto da formare. Funziona bene anche la costruzione delle trame politiche del film. Che ricalca, mi pare, esattamente la costruzione del “Dune” di Lynch.

 

Quando iniziano le battaglie e i deserti, confesso di essermi un po’ annoiato. Malgrado la gran regia, malgrado la musicona di Zimmer.

 

RAMBALDI DUNE 3

Mi aspettavo l’arrivo del vermone gigante, il tema di Brian Eno. Probabilmente anche il film di Lynch nella seconda parte si ammosciava, perché mancano tutte le trame che lo sostenevano nella prima e la presentazione dei personaggi negativi positivi e traditori compresi.

 

Brolin Momoa e Bardem si alternano come supermaschi. Ma quando Momoa mena tutto il film migliora. Allora. Non so se c’era bisogno di un altro “Dune”. Magari sì, e sicuramente Villeneuve è l’unico regista oggi in grado di sapere fare un film simile dopo “Arrival” e “Blade Runner”. Ma non c’è nulla della poesia del “Dune” di Lynch. E non sapete come mi mancano i vermoni.  

rambaldi dune 19le pustole di barone harkonnen in dune dune alejandro jodorowski 11sting in dune by lynch dune di jodorowski 1zendaya timothee chalamet dune dune alejandro jodorowski 10dune alejandro jodorowski 16

 

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni regionali de luca zaia salvini conte stefani decaro fico

DAGOREPORT: COME SI CAMBIA IN 5 ANNI - PER CAPIRE COME SIA ANDATA DAVVERO, OCCORRE ANALIZZARE I VOTI ASSOLUTI RIMEDIATI DAI PRINCIPALI PARTITI, RISPETTO ALLE REGIONALI DEL 2022 - LA LEGA HA BRUCIATO IL 52% DEI VOTI IN VENETO. NEL 2020 LISTA ZAIA E CARROCCIO AVEVANO OTTENUTO 1,2 MILIONI DI PREFERENZE, QUESTA VOLTA SOLO 607MILA. CONSIDERANDO LE TRE LE REGIONI AL VOTO, SALVINI HA PERSO 732MILA VOTI, IL 47% - TONFO ANCHE PER I 5STELLE: NEL TOTALE DELLE TRE REGIONI HANNO VISTO SFUMARE IL 34% DELLE PREFERENZE OTTENUTE 5 ANNI FA – IL PD TIENE (+8%), FORZA ITALIA IN FORTE CRESCITA (+28,3%), FDI FA BOOM (MA LA TENDENZA IN ASCESA SI È STOPPATA) – I DATI PUBBLICATI DA LUIGI MARATTIN....

luca zaia matteo salvini alberto stefani

DAGOREPORT – DOPO LA VITTORIA DEL CENTRODESTRA IN VENETO, SALVINI NON CITA QUASI MAI LUCA ZAIA NEL SUO DISCORSO - IL “DOGE” SFERZA VANNACCI (“IL GENERALE? IO HO FATTO L'OBIETTORE DI COSCIENZA”) E PROMETTE VENDETTA: “DA OGGI SONO RICANDIDABILE” – I RAS LEGHISTI IN LOMBARDIA S’AGITANO PER L’ACCORDO CON FRATELLI D’ITALIA PER CANDIDARE UN MELONIANO AL PIRELLONE NEL 2028 - RICICCIA CON PREPOTENZA LA “SCISSIONE” SUL MODELLO TEDESCO CDU-CSU: UN PARTITO “DEL TERRITORIO”, PRAGMATICO E MODERATO, E UNO NAZIONALE, ESTREMISTA E VANNACCIZZATO…

luca zaia roberto vannacci matteo salvini

NON HA VINTO SALVINI, HA STRAVINTO ZAIA – IL 36,38% DELLA LEGA IN VENETO È STATO TRAINATO DA OLTRE 200 MILA PREFERENZE PER IL “DOGE”. MA IL CARROCCIO DA SOLO NON AVREBBE COMUNQUE VINTO, COME INVECE CINQUE ANNI FA: ALLE PRECEDENTI REGIONALI LA LISTA ZAIA PRESE DA SOLA IL 44,57% E IL CARROCCIO IL 16,9% - SE SALVINI PIANGE, MELONI NON RIDE: NON È RIUSCITA A PRENDERE PIÙ VOTI DELLA LEGA IN VENETO E IN CAMPANIA È TALLONATA DA FORZA ITALIA (11,93-10,72%). PER SALVINI E TAJANI SARÀ DIFFICILE CONTRASTARE LA RIFORMA ELETTORALE - PER I RIFORMISTI DEL PD SARÀ DURA DARE UN CALCIO A ELLY SCHLEIN, AZZERATE LE AMBIZIONI DI GIUSEPPE CONTE COME CANDIDATO PREMIER - "LA STAMPA": "IL VOTO È LA RIVINCITA DELLA ‘LEGA NORD’ SU QUELLA SOVRANISTA E VANNACCIANA: LA SFIDA IDEOLOGICA DA DESTRA A MELONI NON FUNZIONA. IL PARTITO DEL NORD COSTRINGERÀ SALVINI AD ESSERE MENO ARRENDEVOLE SUI TAVOLI DELLE CANDIDATURE. SUL RESTO È LECITO AVERE DUBBI…”

xi jinping vladimir putin donald trump

DAGOREPORT – L'INSOSTENIBILE PIANO DI PACE DI TRUMP, CHE EQUIVALE A UNA UMILIANTE RESA DELL'UCRAINA, HA L'OBIETTIVO DI  STRAPPARE LA RUSSIA DALL’ABBRACCIO ALLA CINA, NEMICO NUMERO UNO DEGLI USA - CIÒ CHE IL TYCOON NON RIESCE A CAPIRE È CHE PUTIN LO STA PRENDENDO PER IL CULO: "MAD VLAD" NON PUÒ NÉ VUOLE SFANCULARE XI JINPING - L’ALLEANZA MOSCA-PECHINO, INSIEME AI PAESI DEL BRICS E ALL'IRAN, È ANCHE “IDEOLOGICA”: COSTRUIRE UN NUOVO ORDINE MONDIALE ANTI-OCCIDENTE – IL CAMALEONTISMO MELONI SI INCRINA OGNI GIORNO DI PIÙ: MENTRE IL VICE-PREMIER SALVINI ACCUSA GLI UCRAINI DI ANDARE “A MIGNOTTE” COI NOSTRI SOLDI, LA MELONI, DAL PIENO SOSTEGNO A KIEV, ORA NEGA CHE IL PIANO DI TRUMP ACCOLGA PRATICAMENTE SOLO LE RICHIESTE RUSSE ("IL TEMA NON È LAVORARE SULLA CONTROPROPOSTA EUROPEA, HA SENSO LAVORARE SU QUELLA AMERICANA: CI SONO MOLTI PUNTI CHE RITENGO CONDIVISIBILI...")

donald trump volodymyr zelensky vladimir putin servizi segreti gru fsb cia

DAGOREPORT - L’OSCENO PIANO DI PACE SCODELLATO DA TRUMP, CHE EQUIVALE A UNA CAPITOLAZIONE DELL’UCRAINA, ANDAVA CUCINATO BENE PER FARLO INGOIARE A ZELENSKY - E, GUARDA LA COINCIDENZA!, ALLA VIGILIA DELL’ANNUNCIO DEL PIANO TRUMPIANO SONO ESPLOSI GLI SCANDALI DI CORRUZIONE A KIEV, CHE VEDONO SEDUTO SU UN CESSO D’ORO TIMUR MINDICH, L’EX SOCIO DI ZELENSKY CHE LO LANCIÒ COME COMICO - PER OTTENERE ZELENSKY DIMEZZATO BASTAVA POCO: È STATO SUFFICIENTE APRIRE UN CASSETTO E DARE ALLA STAMPA IL GRAN LAVORIO DEI SERVIZI SEGRETI CHE “ATTENZIONANO” LE TRANSIZIONI DI DENARO CHE DA USA E EUROPA VENGONO DEPOSITATI AL GOVERNO DI KIEV PER FRONTEGGIARE LA GUERRA IN CORSO…