ASPIRANTI SUICIDI IMPARATE A FARE I CONTI! SCOPERTO UN ALGORITMO CHE PUO’ PREVEDERE CHI VUOLE TOGLIERSI LA VITA - LO STUDIO DELLA VANDERBILT UNIVERSITY, SU UN CAMPIONE DI 13 MILA PAZIENTI RICOVERATI PER ATTI DI AUTOLESIONISMO, HA UN’ATTENDIBILITA’ QUASI DEL 90%

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Massimiliano Lenzi per “il Tempo”

 

VANDERBILT UNIVERSITY VANDERBILT UNIVERSITY

Una delle frasi preferite di Maurizio Costanzo, maestro di tv, è che «la prevedibilità è la morte della televisione». Sacrosanto. La noia in tv è sempre dietro l' angolo. Figuratevi adesso, per un attimo, se quella prevedibilità venisse traslata alla quotidianità umana, magari alle vicende degli aspiranti suicidi.

 

Incredibile, ma sta accadendo ed a livello di ricerca scientifica dove oggi un algoritmo può prevedere il suicidio. La notizia è di quelle destinate a far discutere ed arriva nientedimeno che dagli Stati Uniti, in dettaglio dalla Vanderbilt University, città di Nashville, Stato del Tennessee. Sì, perché da quelle parti, avrebbero scoperto appunto che un algoritmo basato sui dati che si raccolgono prima di un ricovero in ospedale sarebbe in grado di prevedere il rischio che un paziente si suicidi con un' accuratezza del 90%.

 

SUICIDIO 5 SUICIDIO 5

Una scoperta da brivido. Eppure un test della Vanderbilt University, i cui risultati sono pubblicati su Clinical Psychological Science, lo avrebbe dimostrato. Per 'insegnare' all' algoritmo a riconoscere i possibili suicidi, distinguendoli tra le persone che invece avevano solo compiuto atti di autolesionismo, i ricercatori hanno analizzato i dati disponibili, dalle terapie seguite all' età alla zona di residenza, di oltre 5mila pazienti ricoverati per autolesionismo, di cui 3250 hanno poi tentato di togliersi la vita.

 

L' algoritmo è stato poi testato su un gruppo di 13mila pazienti che non avevano storie documentate di tentato suicidio, e si è rivelato in grado di predire con un' accuratezza tra l' 80 e il 90% il rischio nei due anni successivi, mentre quello a una settimana è stato predetto con una precisione ancora maggiore. Lo scienziato adesso infatti vorrebbe verificare l' efficacia degli algoritmi con un set di dati completamente diverso, proveniente da un altro ospedale.

 

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Dopodiché spera di poter lavorare con un team di ricerca più grande, per sviluppare appieno il proprio metodo. E spera di riuscire a testare un programma d' intervento nel giro dei prossimi due anni. Del resto all' Università Vanderbilt del Tennessee, sulla prevedibilità dei suicidi ci lavorano da anni.

 

Anni fa, ad esempio, era il 2000, lavoravano sui toni di voce. Come? Lo spieghiamo subito. Un tono di voce diverso o un' insolita pronuncia delle vocali avrebbero potuto nascondere intenzioni suicide. E' quanto ipotizzavano i ricercatori della che spiegavano come la voce di chi decide di 'darci un taglio' non è semplicemente più triste o depressa, ma è soggetta a specifici cambiamenti, come un più stretto range di frequenza nella pronuncia delle vocali o un to nodi voce diverso.

 

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"Nei pazienti con tendenza al suicidio spiegava allora l' ingegner Mitchell Wilkes che aveva diretto lo studio -la voce diventa leggermente cupa e vuota. La chiamano la voce dalla tomba". Se la scoperta venisse confermata da ulteriori studi potrebbe essere- sottolineavano all' epoca gli autori- la base da cui sviluppare "un meccanismo vocale utilizzabile dagli operatori telefonici di assistenzaper riconoscere le persone a rischio suicidio".

 

In pochi anni, da allora, si è arrivati addirittura ad un algoritmo. Certo, oltre la scienza e le sue frontiere, una domanda etica si pone con forza: predisporre un programma di intervento per impedire di suicidarsi apersone (in grado di intendere e di volere) che vogliono farlo è giusto oppure no?

 

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