coronavirus bergamo bare

BERGAMO E LA FOTO DELLE BARE SUI CAMION MILITARI: SOLO ALLORA GUARDAMMO IN FACCIA IL VIRUS – LAGIOIA: "CI FU CHI GRIDÒ AL FAKE, AL COMPLOTTO. QUELLA FOTO ERA RITOCCATA. E INVECE NO. ERA TUTTO VERO. ERAVAMO STATI DAVVERO TRAVOLTI DALLA PANDEMIA. ORA DRAGHI DEVE METTERCI LA FACCIA SOLLEVANDO IL VELO DI OPACITÀ SULLA SOSPENSIONE DEL VACCINO ASTRA ZENECA.  O I NUMERI CHE SONO A DISPOSIZIONE DEI CITTADINI SONO VERI, E ALLORA È STATO FATTO UN MEZZO PASTICCIO. OPPURE C' È QUALCOSA CHE…"

Nicola Lagioia per "la Stampa"

 

esercito porta via le bare da bergamo

Esattamente un anno fa, il 18 marzo del 2020, una colonna di mezzi militari carica di bare incominciò a sfilare per le vie di Bergamo. Dentro c' erano i morti per covid. Nella camera mortuaria del cimitero monumentale non entravano più, era finita la terra dove dare loro sepoltura, il forno crematorio non riusciva a far fronte all' emergenza. Era stato l'assessore Giacomo Angeloni, insieme con il sindaco di Bergamo Giorgio Gori, a lanciare l'allarme.

 

I camion - fotografati di sera in via Borgo Palazzo, pronti a imboccare l' autostrada - avrebbero dovuto consegnare i cadaveri ai cimiteri e ai forni crematori delle altre regioni.

CORONAVIRUS - BARE A BERGAMO

L' immagine era così tragica, eloquente, potente, inattuale, e al tempo stesso così triste (noi contemporanei siamo abituati a rispondere agli insulti più feroci con violenza raddoppiata, ma la tristezza, proprio come la morte, è il nostro oggetto di rimozione preferito) che qualcuno, semplicemente, sulle prime non riuscì a crederci.

 

Ci fu chi gridò al fake, al complotto: quella foto era ritoccata, postdatata, uno strumento di manipolazione in mano a qualche oscuro agente del caos. E invece no.

esercito a bergamo per portare via le bare 3

 

I camion erano veri, i morti erano appena morti, la situazione negli ospedali era infernale. La differenza tra fuori e dentro risultò per qualche giorno lacerante.

 

Chi era dentro (il personale delle terapie intensive, chi aveva perso un parente, ma anche chi, a livello amministrativo, doveva provare a gestire una cosa mai vista) aveva dovuto credere ai propri occhi. Molti di quelli che stavano fuori, invece, non volevano saperne.

La foto dei mezzi militari cariche di bare riuscì a cambiare qualcosa, fece in poco tempo il giro del mondo, diventò a propria volta virale, e poiché alla riproduzione martellante delle immagini, per quanto cupe o disturbanti, siamo invece sensibili, finalmente ci rendemmo conto di cosa stava succedendo.

 

esercito a bergamo per portare via le bare 4

Eravamo tutti dentro, che lo volessimo o meno. Non soltanto eravamo stati davvero travolti dalla pandemia (questo nemico invisibile che credevamo lontano) ma ne eravamo uno degli epicentri mondiali. Bisognava mettere da parte in fretta e furia i sentimenti a basso costo - diffidenza, cinismo, sospettosità, animosità, irrazionalità - e sfoderare le risorse da cui, sempre di più, dipende la sopravvivenza della specie: solidarietà, razionalità, altruismo, umiltà, coraggio.

 

esercito a bergamo per portare via le bare 2

Da allora a oggi in Italia sono successe molte cose, ma direi che abbiamo spesso oscillato tra i due poli: quello di chi si rende conto della situazione e quello di chi la rimuove, quello di chi vede e quello di chi preferisce non vedere, quello di chi sta dentro e se ne accorge, e quello di chi, pur stando dentro, si crede fuori. Ci sono stati momenti in cui ci siamo sentiti fratelli e sorelle di un unico paese, giorni in cui la ferita di Bergamo, per intenderci, è stata la ferita di Bologna, di Bari, di Palermo, di Torino, lunghi momenti in cui abbiamo saputo soffrire, mesi durante i quali ci siamo armati di una pazienza incredibile, e abbiamo creduto fermamente - a mente fredda, ma con il cuore gonfio - che a tirarci fuori dalla crisi sarebbero stati il buonsenso, la ragione, la solidarietà, e - proprio perché fallibile - la scienza.

 

l esercito porta le bare fuori da bergamo

Sono state, quelle, le volte in cui abbiamo visto. Ci sono stati però anche i momenti in cui abbiamo chiuso gli occhi, le brevi stagioni in cui abbiamo voluto convincerci che il virus fosse scomparso mentre tutto dimostrava il contrario, il sonno della ragione di fronte alla statistica, i cedimenti alla superstizione, la stupida certezza di potersi salvare da soli.

 

Ci sono infine stati i momenti in cui anche i migliori di noi, dopo settimane, mesi tenacemente trascorsi a tenere gli occhi aperti oltre la soglia di sopportazione, sono crollati e hanno sbagliato. Ma questo credo sia comprensibile. Perdonare l' errore altrui (che non significa, ancora una volta, fingere di non vederlo, o passarci sopra) è segno di forza in una comunità.

 

bare a bergamo

Mi rendo conto che ho parlato fin qui delle virtù e dei difetti di un popolo, non delle istituzioni da cui è rappresentato. L' Italia, da ben prima di diventare uno stato unitario, è stata teatro di calamità, tragedie, accecamenti, grandi imprese. La nostra capacità di resistenza è millenaria.

 

Siamo un paese antico, quindi abbiamo futuro. Abbiamo delle istituzioni molto giovani, però. Siamo una democrazia recente. Ai nostri rappresentanti, dunque, il compito di lasciarsi ispirare dal meglio di una tradizione che precede i loro stessi ruoli. E poiché al governo c' è ora Mario Draghi, mi permetto di avanzare una richiesta che sono certo accomuni tanti. Presidente, ci metta un po' più la faccia con gli italiani. Nell' ultima settimana, a livello istituzionale, e a livello di istituzioni europee, un velo di opacità è calato sulla battaglia contro il covid. Mi riferisco alla sospensione del vaccino Astra Zeneca.

nicola lagioia foto di bacco

 

O i numeri che sono a disposizione dei cittadini sono veri, e allora non si spiega molto bene ciò che è successo per come è successo, ossia è stato fatto un mezzo pasticcio. Oppure c' è qualcosa che non sappiamo. Credo alla prima ipotesi. E poiché la politica al suo meglio non è solo efficienza ma anche gestione del compromesso, e qualche volta del ridicolo (bisogna fare pure questo, Presidente), è necessario che agli italiani venga spiegato cosa è accaduto. Siamo un popolo di una saggezza troppo antica per non comprendere, purché ci venga detto a viso aperto.

vaccino astrazenecaesercito porta via le bare da bergamoesercito a bergamo per portare via le bare 1mario draghi a bergamoastrazenecamario draghi a bergamo 3mario draghi a bergamo 6mario draghi a bergamo 1l esercito porta le bare fuori da bergamo

Ultimi Dagoreport

andrea orcel unicredit giorgiia meloni giovanbattista fazzolari giancarlo giorgetti francesco gaetano caltagirone lovaglio milleri

DAGOREPORT - SUL RISIKO BANCARIO, DI RIFFA O DI RAFFA, L’ARMATA BRANCA-MELONI HA FATTO L’ENNESIMA FIGURA DI MERDA - DI SICURO, NON POTRÀ PIÙ FAR RIDERE I POLLI BLATERANDO CHE UNICREDIT È UNA BANCA STRANIERA, QUINDI L’OPA SU BANCO BPM VA STOPPATA PERCHÉ È UNA MINACCIA PER LA ‘’SICUREZZA NAZIONALE’’ - PROSSIMAMENTE IL CEO DI UNICREDIT, ANDREA ORCEL, AVRÀ MANI LIBERE PER SCEGLIERE QUALE BANCA PAPPARSI, MENTRE NEI PROSSIMI DUE MESI I GENI DI ‘’PA-FAZZO” CHIGI AVRANNO I NEURONI MOLTO IMPEGNATI PER RISPONDERE CON UNA MODIFICA DELLA LEGGE (CHISSÀ SE AVRÀ EFFETTO RETROATTIVO) ALLA PROCEDURA D'INFRAZIONE DI BRUXELLES - SE POI ORCEL SARÀ COSTRETTO DAL GOVERNO DI BERLINO A VENDERE LA SUA PARTECIPAZIONE IN COMMERZBANK, UNA VOLTA INTASCATO IL RICCO BOTTINO, LE OPZIONI SULLA SUA SCRIVANIA PER EVENTUALI ACQUISIZIONI SAREBBERO SENZA FRONTIERE. E NULLA VIETEREBBE A UNICREDIT DI LANCIARE UNA RICCA OPA SU MPS DI LOVAGLIO-CALTAGIRONE-MEF, OBIETTIVO GENERALI: SAREBBE LA MASSIMA RIVINCITA DI ORCEL SUL GOVERNO SMANDRAPPATO DEL GOLDEN POWER…

beatrice venezi secolo d italia libero verita italo bochino fenice venezia

DAGOREPORT - DI PIÙ STUPEFACENTE DELLA DESTRA CI SONO SOLO I SUOI GIORNALI MALDESTRI. SULLA VICENDA VENEZI A VENEZIA, PRODUCONO PIÙ BUFALE CHE NELL’INTERA CAMPANIA - SI SORRIDE SULLA RINASCITA DEL TEATRO LA FENICE CON “LIBERO” E “LA VERITÀ” MA LA RISATA (PIU’ PERNACCHIO) ARRIVA COL “SECOLO D’ITALIA”: “BUONA LA PRIMA: 7 MINUTI DI APPLAUSI PER VENEZI”. PECCATO CHE NON DIRIGESSE AFFATTO LEI, LA “BACCHETTA NERA”, MA IVOR BOLTON, COME C’È SCRITTO PERFINO NEL PEZZO. INCREDIBILE MA VERO. PERÒ LÌ SOTTO C’È LA GERENZA DEL GIORNALE, DOVE SI SCOPRE CHE NE È DIRETTORE EDITORIALE TALE BOCCHINO ITALO. E ALLORA TUTTO SI SPIEGA

giuseppe conte rocco casalino marco travaglio roberto fic o todde paola taverna elly schlein

DAGOREPORT - DOVE STA ANDANDO A PARARE QUELL’AZZECCAGARBUGLI DI GIUSEPPE CONTE? ALL’INTERNO DEL M5S SI CONTRAPPONGONO DUE POSIZIONI: LA LINEA MOVIMENTISTA ED EUROSCETTICA SQUADERNATA DAGLI EDITORIALI DI MARCO TRAVAGLIO, CONVINTO COM'È CHE IL "CAMPOLARGO" SIA UNA DISGRAZIA PEGGIORE DELL'ARMATA BRANCA-MELONI; CHE HA UNA CERTA PRESA SULLA BASE DEGLI ELETTORI EX GRILLINI - DALL’ALTRA, LA LINEA DI TAVERNA, FICO, PATUANELLI E TODDE, IN SINTONIA CON LA BASE PARLAMENTARE DEI CINQUE STELLE, FAVOREVOLE A UN ACCORDO PROGRAMMATICO DI GOVERNO CON IL PD, ANCHE AL DI LÀ DEL FATTO CHE CONTE SIA, VIA PRIMARIE, IL CANDIDATO PREMIER DELLA COALIZIONE DI CENTROSINISTRA (GOVERNARE SIGNIFICA CONQUISTARE POTERE, POSTI E PREBENDE) – PERCHÉ CONTE ZIGZAGHEGGIA BARCAMENANDOSI CON SUPERCAZZOLE PRIMA DI STRINGERE UN APERTO ACCORDO PROGRAMMATICO COL PD? - COME MAI TA-ROCCO CASALINO, L’APPRENDISTA STREGONE RASPUTINIANO CHE HA CONFEZIONATO PER ANNI LE MASCHERE DEL CAMALEONTISMO DI “CONTE PREMIER”, HA MOLLATO ''LA POCHETTE DAL VOLTO UMANO'' PER FONDARE UN GIORNALE ONLINE?

giorgia meloni maurizio belpietro francesco saverio garofani sergio mattarella

DAGOREPORT - IL “PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE MELONI” NON ESISTE: LO “SCOOP” DELLA “VERITÀ” È STATO CONFEZIONATO CON L’OBIETTIVO DI PRENDERE DI MIRA SERGIO MATTARELLA, COME MASSIMA RAPPRESENTANZA DI QUEL "DEEP STATE" CHE I CAMERATI DI PALAZZO CHIGI HANNO SUL GOZZO – LA STATISTA DELLA SGARBATELLA SOGNA L’EGEMONIA ISTITUZIONALE: BOCCIATO IL PREMIERATO, VUOLE CAMBIARE CON LA FORZA IL SISTEMA MODIFICANDO LA LEGGE ELETTORALE E INSERENDO IL NOME DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO SULLA SCHEDA (COSI' DA BYPASSARE DI FATTO I POTERI DI NOMINA DEL PREMIER CHE SPETTANO AL COLLE) - MA NON TUTTO FILA LISCIO: LEGA E FORZA ITALIA SI OPPONGONO PERCHE' NON VOGLIONO ESSERE CANNIBALIZZATI DA FDI E IN CAMPANIA E PUGLIA SI PROSPETTA UNA BATOSTA PER IL CENTRODESTA - DA QUESTO DERIVA QUEL NERVOSISMO, CON VITTIMISMO PARACULO ANNESSO, CHE HA SPINTO GIORGIA MELONI A CAVALCARE IL “COMPLOTTO DEL COLLE” – E SE FDI, PER BOCCA DI BIGNAMI E MALAN, NON AVESSE RINCULATO, DAL QUIRINALE SAREBBE PARTITO UN SILURO A TESTATA MULTIPLA...

francesco saverio garofani sergio mattarella giorgia meloni maurizio belpietro

DAGOREPORT - MA QUALE “COMPLOTTO DEL QUIRINALE CONTRO GIORGIA MELONI”! DIETRO ALLA DIFFUSIONE DELLE PAROLE DI FRANCESCO SAVERIO GAROFANI ALLA “VERITÀ” DI BELPIETRO C'E' UNA “GOLA PROFONDA” UN PO’ PASTICCIONA, CHE SI E' FATTA SGAMARE IN MEZZA GIORNATA - DAGOSPIA È IN GRADO DI AGGIUNGERE ALCUNI DETTAGLI SULLA CENA DI GIOVEDÌ 13 NOVEMBRE ALLA TERRAZZA BORROMINI. A TAVOLA C’ERANO SEDICI PERSONE: OLTRE ALL’ORGANIZZATORE, LUCA DI BARTOLOMEI E A FRANCESCO GAROFANI, C’ERANO MANAGER, CONSULENTI, UN AD DI UNA BANCA, DUE CRONISTI SPORTIVI E…UN GIORNALISTA CHE IN PASSATO HA LAVORATO IN UN QUOTIDIANO DI DESTRA, GIA' DIRETTO DA BELPIETRO. SARÀ UN CASO CHE LA MAIL A FIRMA “MARIO ROSSI”, DA CUI È NATO LO “SCANDALO”, SIA STATA INVIATA ANCHE AL MELONIANO "IL GIORNALE" (CHE PERO' L'HA IGNORATA)? - IL CONTESTO ERA CONVIVIALE, SI PARLAVA DI CALCIO E DEL PD, MA GAROFANI NON HA MAI PRONUNCIATO LA PAROLA “SCOSSONE”, CHE INFATTI NELLA MAIL ORIGINALE NON C’È - L’AUDIO? ANCHE SE CI FOSSE, BELPIETRO NON POTREBBE PUBBLICARLO PERCHÉ SAREBBE STATO CARPITO ILLEGALMENTE...