E CHE GAS: ANCHE LA LIBIA CHIUDE I RUBINETTI ALL’ITALIA! – LE AUTORITÀ DI TRIPOLI STANNO PER TAGLIARE DEL 25% L’EXPORT DI GAS VERSO IL NOSTRO PAESE, PER PROVARE A COLMARE LE CARENZE DEL LORO FABBISOGNO INTERNO – IL PAESE AFRICANO È SCOSSO DA UN’ONDATA DI PROTESTE CONTRO I BLACKOUT E L’AUMENTO DEI PREZZI DI PETROLIO E PANE…

 

 

 

 

 

La Libia taglia il gas all'Italia, Eni ad upday: "Prendiamo atto"

Francesco Petronella per https://news.upday.com/it/

 

gas dalla libia 2

Secondo indiscrezioni pubblicate sulla stampa libica, le autorità di Tripoli si apprestano a tagliare del 25% l'export di gas verso l'Italia. Eni, interpellata da upday, assicura che è in corso un costante monitoraggio dei flussi. L'obiettivo della mossa sarebbe quello di colmare le carenze nel fabbisogno interno libico. Lo scorso fine settimana, infatti, centinaia di persone sono scese in strada per protestare, anche contro i ricorrenti blackout in diverse zone del Paese.

 

La Libia è pronta a tagliare le forniture di gas all'Italia, proprio in un periodo in cui il governo di Roma sta compiendo enormi sforzi per ridurre la dipendenza energetica dalla Russia. Secondo quanto riferisce il quotidiano Libya Herald - che cita fonti del governo di Tripoli - le autorità del Paese arabo sono pronte a ridurre del 25% le esportazioni di gas verso l'Italia tramite Eni.

 

sede del parlamento di tobruk in fiamme

L'Ente nazionale idrocarburi, interpellato da upday, non smentisce l'indiscrezione e fa sapere quanto segue: "Eni prende atto delle dichiarazioni del governo libico e monitora l'andamento dei flussi". Va precisato che, attualmente, l'Italia acquista dalla Libia quantità che si aggirano tra il 2 e il 4% del totale di gas importato dall'estero. Una percentuale che, in un periodo di riconfigurazione del mercato energetico, probabilmente può essere bilanciata da altre fonti. L'obiettivo del taglio alle esportazioni, ipotizzano sull'Herald, sarebbe quello di utilizzare le risorse per far fronte alle carenze interne e sedare il malcontento diffuso.

 

Crisi energetica e proteste in Libia

PROTESTA COI GILET GIALLI A TRIPOLI

Una nuova ondata di proteste, infatti, ha preso il via in Libia il primo luglio scorso, in uno di quelli che nel mondo arabo vengono definiti “venerdì della rabbia”. Accade spesso, infatti, che dopo la preghiera islamica collettiva del venerdì, i cittadini si riuniscano per manifestare ed esprimere il loro dissenso.

 

Nella 'città-Stato' di Misurata, nella capitale Tripoli, in città dell’Est come Bengasi e persino a Sebha – nella regione meridionale del Fezzan – centinaia di persone sono scese in strada lo scorso fine settimana. Le proteste, in alcuni casi, sono sfociate in scontri ed episodi di razzia e saccheggio. L’esito più violento si è avuto a Tobruk, dove i dimostranti hanno dato fuoco alla sede della Camera dei rappresentanti.

 

Perché si manifesta

I motivi delle proteste sono molteplici e vanno dalla delusione per le mancate elezioni – che si sarebbero dovute celebrare a dicembre 2021 -  alle cattive condizioni in cui versa l’economia. Basti pensare all'aumento dei prezzi di petrolio e pane legati alla crisi in Ucraina.

gas dalla libia 1

 

Le autorità libiche hanno registrato, nel giro di un anno, una perdita di oltre 3,5 miliardi di dollari a causa delle chiusure arbitrarie dei terminal petroliferi a seguito delle lotte di potere tra le varie fazioni libiche.

 

Paese al buio nella stagione più calda

ufficiali libici in piazza dei martiri a tripoli

Anche la gestione stessa del settore energetico è stata oggetto di divisioni politiche, che a partire da aprile hanno provocato un'ondata di chiusure forzate degli impianti petroliferi. In altri termini, quello dell’energia è stato probabilmente il comune denominatore delle proteste di piazza. Lo slogan “vogliamo che le luci funzionino” è non a caso uno dei più diffusi tra i manifestanti. Va considerato, inoltre, che in questo periodo le temperature in alcune zone del Paese superano i 40 gradi centigradi.

protesta contro i blackout in libia

 

Le relazioni energetiche tra Italia e Libia

La Libia possiede 48 miliardi di barili di riserve accertate di greggio, le più grandi in tutta l'Africa. L’Italia importa ogni anno 8 miliardi di metri cubi di gas dal Paese arabo, nonché il 12% circa di tutto il suo fabbisogno di petrolio. L’Eni non ha mai abbandonato il Paese, neanche durante i turbolenti anni che hanno seguito la caduta del colonnello Muammar Gheddafi.

 

Dall’inizio della guerra in Ucraina, il governo italiano ha lavorato alla diversificazione delle fonti energetiche per ridurre la nostra dipendenza dagli idrocarburi russi. Nonostante i contatti e le missioni internazionali di Draghi e Di Maio si siano concentrati su altri partner come Algeria, Angola e Congo, la Libia resta il perno centrale della nostra politica energetica. Alla luce di quanto sta accadendo nel Paese, possiamo ancora farvi affidamento?

 

 

sede del parlamento di tobruk in fiamme

 

Mercuri: "Imminente crollo nella produzione libica"

“La risposta più scontata è no: stando così le cose, al momento non possiamo contare sulla Libia”, spiega ad upday Michela Mercuri, esperta di geopolitica del Mediterraneo. “Mustafa Sanallah, il capo dell’autorità petrolifera libica, ha dichiarato lo stato di forza maggiore e quindi l’impossibilità di consegnare il greggio dai giacimenti di Ras Lanuf e Sidra, già bloccati. Arriveremo probabilmente a una Libia che produce 100mila barili al giorno al posto di 1 milione e 200mila di qualche mese fa”, argomenta la studiosa.

MILITARI A TRIPOLI

 

“Come Italia possiamo fare ben poco, a parte risvegliare l’Europa dal suo torpore sulla Libia e sviluppare un piano per ristabilire una situazione istituzionale di maggiore stabilita”, prosegue Mercuri. “In questo momento c’è un conflitto in corso tra i maggiori attori del panorama libico: da un lato il generale Khalifa Haftar e suo figlio Saddam, nell’Est del Paese, dall’altro il governo di Tripoli controllato da Abdulhamid Dabaiba, e infine il grande punto interrogativo rappresentato da Fathi Bashagha, nominato premier dal Parlamento di Tobruk ma che sta perdendo presa sul Paese”, spiega l’esperta.

 

Frammentazione politica e riflessi su gas e petrolio

ASSALTO AL PARLAMENTO DI TOBRUK IN LIBIA

Insomma, si tratta di una situazione fortemente frammentaria, con due governi e vari attori non istituzionali a contendersi fette di potere. Potere con cui, di volta in volta, viene influenzata la capacità di produrre energia. Lo fanno, ad esempio, le milizie, che commerciano petrolio sul mercato nero. “Se non si ripristina una stabilità politica, con una road map sul modello di quella di cui ha parlato anche Biden a Draghi, non si può sperare in una stabilità sul fronte energetico. Bisogna agire anche sul versante della sicurezza, per quello che riguarda le milizie”, aggiunge Mercuri.

scontri a tripoli

 

“Se si ripristina una situazione stabile sul fronte politico e securitario, l’Italia può tornare a dialogare con le autorità libiche. Prima dell’ultima crisi politica, infatti, Sanallah ha concordato con l’ad di Eni, Claudio Descalzi, non solo che le esportazioni sarebbero rimaste stabili, ma anche la collaborazione in progetti per lo sviluppo di energie alternative come il solare”, conclude l’esperta.

fathi bashagha gas dalla libia 3Migranti Libia 2scontri a tripoli

Ultimi Dagoreport

2025scala la russa

DAGOREPORT - LA DOMANDA CHE SERPEGGIAVA NEL FOYER DELLA SCALA, IERI SERA, ERA: “E ‘GNAZIO? DOVE STA LA RUSSA?”. COME MAI LA SECONDA CARICA DELLO STATO NON HA OCCUPATO LA POLTRONA DEL PALCO REALE, DOVE SI È SEMPRE DISTINTO NELLO STRAZIARE L’INNO DI MAMELI CON I SUOI SICULI ACUTI? IL PRESIDENTE DEL SENATO, TRA LA PRIMA DELLA SCALA SANTA E IL FESTIVAL DI SAN ATREJU, HA PREFERITO ATTOVAGLIARSI AL RISTORANTE “EL CAMINETO”, DIMORA DELLA SODALE SANTANCHÈ A CORTINA D’AMPEZZO...

john elkann mirja cartia dasiero theodore kyriakou

DAGOREPORT - DOMANI, FINALMENTE, GLI EMISSARI DI JOHN ELKANN SI DEGNERANNO DI INCONTRARE I CDR DI “REPUBBLICA” E “LA STAMPA” PER CHIARIRE LO STATO DELLA VENDITA DEL GRUPPO GEDI AL GRUPPO ANTENNA DI THEODORE KYRIAKOU. PER IL MAGNATE GRECO, I QUOTIDIANI SONO SOLO UN ANTIPASTO: IL SUO VERO OBIETTIVO SAREBBE ACQUISIRE UN'EMITTENTE TELEVISIVA - YAKI NON VEDE L'ORA DI LIQUIDARE IL GRUPPO EDITORIALE, PER FARE SEMPRE PIÙ AFFARI CON EXOR: LA CARTA RAPPRESENTA NEMMENO L'UN PER CENTO DELLA HOLDING, NON DÀ ALCUN GUADAGNO MA SOLO ROTTURE DI COJONI (E LA LINEA ANTI-TRUMP DEI DUE QUOTIDIANI È UNA ROGNA PER IL SEMPRE PIÙ AMERICANO JOHN) - KYRIAKOU HA SUBITO INIZIATO CON IL PIEDINO SBAGLIATO LA CAMPAGNA D’ITALIA: AVREBBE SCELTO COME ADVISOR NIENTEMENO CHE MIRJA CARTIA D’ASERO, EX AD DEL “SOLE 24 ORE” - RETTIFICA! CARTIA D'ASERO: "NON SONO ADVISOR DI ANTENNA O DI KYRIAKOU E NON MI OCCUPO DI EDITORIA DALL'USCITA DAL 'SOLE'"

francesca albanese carlotta vagnoli valeria fonte

DAGOREPORT - COS’HANNO IN COMUNE L’INDECENTE ASSALTO DEI PRO-PAL ALLA REDAZIONE DELLA “STAMPA” E IL "FEMMINISMO" BY CARLOTTA VAGNOLI E VALERIA FONTE? MOLTISSIMO: LA VIOLENZA, L’IDEOLOGIA TOSSICA, L’ACCONDISCENDENZA DI UNA CERTA STAMPA E DI QUEL MONDO EDITORIAL-GIORNALISTICO CHE HA TOLLERATO E SOSTENUTO, CON IMBARAZZANTE CONFORMISMO, QUALUNQUE NEFANDEZZA - E' UNA SVEGLIA PER CHI HA ALLISCIATO E POMPATO ACRITICAMENTE LA GALASSIA MOVIMENTISTA, CONVINTO CHE FOSSE LA PARTE GIUSTA DELLA STORIA - NON ERA NECESSARIO ARRIVARE ALL’IRRUZIONE DEI PRO-PAL E ALL’INCHIESTA DELLA PROCURA DI MONZA SU VAGNOLI-FONTE, PER CAPIRE QUANTA VIOLENZA SI NASCONDESSE DIETRO CERTI “ATTIVISTI” E I LORO METODI...

caltagirone milleri donnet nagel lovaglio giorgetti generali

DAGOREPORT - A CHE PUNTO È LA NOTTE DEI “FURBETTI DEL CONCERTINO”? IL PRIMARIO OBIETTIVO DI ESPUGNARE IL “FORZIERE D’ITALIA”, ASSICURAZIONI GENERALI, ATTRAVERSO L’OPERAZIONE MPS-MEDIOBANCA, SI ALLONTANA SEMPRE PIÙ - L’ISCRIZIONE NEL REGISTRO DEGLI INDAGATI DI LOVAGLIO, CALTAGIRONE E MILLERI HA INTERROTTO LA TRATTATIVA CHE ERA IN CORSO PER CONVINCERE L’AD DI GENERALI, PHILIPPE DONNET, IL CUI MANDATO SCADE FRA DUE ANNI, A RASSEGNARE LE DIMISSIONI. E L’IPOTESI CHE POSSANO IN CDA SFIDUCIARLO SEMBRA APPARIRE LONTANISSIMA - NEL MIRINO GIUDIZIARIO È FINITO ANCHE IL RUOLO DETERMINANTE DELLE CASSE DI PREVIDENZA, ENPAM (MEDICI), ENASARCO (AGENTI DI COMMERCIO), FORENSE (AVVOCATI), PER LEGGE VIGILATE DAL GOVERNO - ANCHE SE I “CONCERTI OCCULTATI” NON SONO CERTO UNA NOVITÀ PER IL MERCATO, LA SCALATA MEDIOBANCA COLPISCE IN QUANTO È LA PRIMA VOLTA CHE, A SUPPORTO DI PRIVATI, C’È DI MEZZO IL SOSTEGNO DELL'ARMATA BRACAMELONI CHE DOVREBBE OCCUPARSI DELL’INTERESSE PUBBLICO ANZICHÉ RIBALTARE I POTERI DELLA FINANZA ITALIANA...

giorgia meloni matteo salvini vladimir putin

DAGOREPORT - A CHE SERVE QUEL FIGLIO DI PUTIN DI SALVINI? SERVE ECCOME A GIORGIA MELONI PER APPARECCHIARE, AL DI LÀ DELLE FRONTIERE, IL MIRACOLO DEL SUO CAMALEONTISMO - SE, IN CASA, LADY MACBETH DE’ NOANTRI GETTEREBBE QUEL ROMPICAZZO DELLA LEGA OGNI GIORNO DAL BALCONE DI PALAZZO CHIGI, IN POLITICA ESTERA IL COPIONE CAMBIA E IL SUO DISPREZZO SI TRASFORMA IN AMORE - C’È DA VOTARE IN PARLAMENTO IL DECRETO SULLA FORNITURA DI ARMI A KIEV? MANCA SOLO L’ITALIA PER RATIFICARE IL MES PER GARANTIRE I PAESI EUROPEI DAI RISCHI CHE POTREBBERO DERIVARE DALL'UTILIZZO DEGLI ASSET RUSSI CONGELATI? VOILÀ, FIATO ALLE TROMBE! ECCO FARSI AVANTI L’ ANTI-EUROPEISMO DEL ‘’PATRIOTA’’ ORBANIANO SALVINI CHE SI RIVELA UN OTTIMO SCHERMO PER LA MELONA PER PIAGNUCOLARE SULLA SPALLA DI URSULA VON DER LEYEN: ‘’NON È COLPA MIA… PURTROPPO HO UN ALLEATO DI GOVERNO CHE È UN PAZZO IRRIDUCIBILE E NON POSSO CORRERE IL RISCHIO DI FAR CADERE IL GOVERNO…BLA-BLA-BLA…”