oligarchi russi

CHI FA DANNI, PAGA: USIAMO IL TESORO DEGLI OLIGARCHI RUSSI PER FINANZIARE LA RICOSTRUZIONE UCRAINA - L'UE VUOLE METTERE LE MANI SULLE PROPRIETÀ DEI MAGNATI DI PUTIN, PASSANDO DAL SEQUESTRO ALLA CONFISCA, PER POI VENDERLE IN MODO DA REPERIRE LE RISORSE NECESSARIE A FAR RIPARTIRE KIEV, COME SUCCEDE IN ITALIA CON I BENI STRAPPATI ALLA MAFIA - SI PARLA DI UN BOTTINO DI 350 MILIARDI, MA SULLO STOP AL PETROLIO ARRIVA IL NO DI ORBAN...

Marco Bresolin per "La Stampa"

 

russian oligarch viktor vekselberg s 120 million yacht tango seized in spain 5

L'Unione europea vuole mettere le mani sul tesoro degli oligarchi russi, passando dal sequestro alla confisca delle loro proprietà.

 

Per poi venderle in modo da reperire le risorse necessarie alla ricostruzione dell'Ucraina, esattamente come succede in Italia con i beni strappati alla mafia. Oggi la Commissione metterà sul tavolo una proposta di direttiva che potrebbe infatti aprire la strada alla confisca dei beni sequestrati agli oligarchi, mentre alcuni Paesi chiedono di estendere la misura agli asset della Banca centrale russa.

 

Un tesoro che potenzialmente vale fino a 350 miliardi. Ma diversi governi, tra cui quello tedesco, frenano perché temono incompatibilità con le rispettive leggi nazionali. Intanto la macchina Ue delle sanzioni si è letteralmente inceppata sul petrolio.

 

Viktor Orban, primo ministro Ungheria

Un blocco che a questo punto sembra ormai definitivo, visto che Viktor Orban ha avvertito i suoi colleghi di non voler nemmeno discutere la questione al Consiglio europeo di lunedì e martedì perché ritiene impossibile un accordo.

 

E così, se da un lato l'Ue continua a finanziare la Russia attraverso l'acquisto di gas e petrolio, dall'altro cerca il modo di far pagare a Mosca i costi della ricostruzione dell'Ucraina.

 

ORBAN VON DER LEYEN

«Non dovremmo lasciare nulla di intentato. Incluso, se possibile, l'utilizzo degli asset russi», ha minacciato ieri Ursula von der Leyen dal forum economico di Davos. Per questo la Commissione ha messo a punto un nuovo strumento normativo.

 

vladimir putin alisher usmanov

Il documento - visionato da "La Stampa" - spiega che la direttiva punta a «garantire uno standard minimo comune per le misure di congelamento e confisca in tutti gli Stati membri». Non solo: «In circostanze in cui il bene congelato è deperibile, si deprezza rapidamente o i cui costi di manutenzione sono sproporzionati rispetto al valore previsto al momento della confisca - si legge -, gli Stati membri dovrebbero consentire la vendita di questa proprietà».

 

La questione è estremamente scivolosa perché alcuni Paesi temono rischi di incompatibilità con il diritto internazionale: per far scattare la confisca è necessario che sia stato commesso un reato.

oligarchi russi 2

 

Per questo la Commissione propone di aggiungere ai reati oggetto del provvedimento (terrorismo, riciclaggio, tratta di esseri umani...) anche quello relativo alla «violazione del diritto dell'Unione in materia di misure restrittive» che verrà identificata come «un ambito di criminalità particolarmente grave con una dimensione transfrontaliera».

 

La Germania chiede però di limitarsi agli asset sovrani, per esempio quelli della Banca centrale russa, escludendo i beni dei privati. Il tema sarà oggetto di dibattito al Consiglio europeo della prossima settimana: nell'ultima bozza di conclusioni c'è un'apertura in questo senso.

 

Il documento che sarà approvato dai leader ha un ampio capitolo dedicato all'Ucraina, ma l'Italia si è lamentata perché nel testo non è stato inserito alcun riferimento alla necessità di arrivare a un cessate il fuoco immediato né all'esigenza di garantire una pace duratura nella regione.

 

vladimir putin

Una posizione sostenuta anche dall'Ungheria, che sul fronte delle sanzioni continua a mantenere il veto. Fonti diplomatiche avevano letto questo atteggiamento di Viktor Orban come una chiara strategia per alzare il prezzo del suo "sì" in modo da presentarsi all'incasso al Consiglio europeo della prossima settimana.

 

oleg v. deripaska e vladimir putin

Ma ieri il premier ungherese ha fatto una mossa che per certi versi ha sorpreso molti addetti ai lavori, ormai rassegnati al fatto che il via libera di Budapest potrebbe non arrivare mai: Orban ha scritto a Charles Michel per chiedergli di non inserire nell'ordine del giorno del vertice la discussione sull'embargo petrolifero: «Farlo in assenza di un consenso sarebbe controproducente - si legge nella lettera spedita al presidente del Consiglio europeo - perché evidenzierebbe solo le nostre divisioni interne senza offrire una possibilità realistica di risolvere le differenze».

 

oligarchi

Il messaggio è chiaro: l'Ungheria non intende cedere e quindi per evitare una figuraccia sarebbe più conveniente sorvolare. Ursula von der Leyen, in un'intervista a Politico, ha subito messo le mani avanti: «Non mi aspetto un'intesa al summit. È inutile alimentare false aspettative».

 

Ma è molto probabile che il polacco Mateusz Morawiecki o i leader dei Paesi baltici si facciano avanti al summit per mettere Orban con le spalle al muro.

 

Il punto è che l'Ungheria continua a chiedere compensazioni economiche, ma la soluzione individuata dalla Commissione non scioglie i nodi: con il piano "RePowerEU", l'esecutivo Ue ha messo sul piatto 20 miliardi di sovvenzioni e i 200 miliardi di prestiti del Next Generation EU per investimenti nel settore dell'energia.

 

valentina matvienko 3

Potrebbero essere usati per riconvertire le raffinerie o per costruire nuovi oleodotti, ma questi interventi andranno integrati nei Recovery Plan nazionali e quello ungherese non è stato ancora approvato per via dello scontro sullo Stato di diritto. In sostanza si tratta di fondi ai quali Budapest non avrebbe accesso.

 

A questo punto, per cercare di salvarsi la faccia, l'Ue ha davanti a sé due opzioni: adottare un embargo a 26 oppure stralciare il capitolo petrolio dal sesto pacchetto di sanzioni.

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni ignazio la russa

DAGOREPORT - LA RISSA CONTINUA DI LA RUSSA - L’ORGOGLIOSA  CELEBRAZIONE DELL’ANNIVERSARIO DELLA FONDAZIONE DEL MOVIMENTO SOCIALE, NUME TUTELARE DEI DELLE RADICI POST-FASCISTE DEI FRATELLINI D'ITALIA, DI SICURO NON AVRÀ FATTO UN GRANCHÉ PIACERE A SUA ALTEZZA, LA REGINA GIORGIA, CHE SI SBATTE COME UN MOULINEX IN EUROPA PER ENTRARE UN SANTO GIORNO NELLE GRAZIE DEMOCRISTIANE DI MERZ E URSULA VON DER LEYEN - DA MESI 'GNAZIO INTIGNA A FAR DISPETTI ALLE SORELLE MELONI CHE NON VOGLIONO METTERSI IN TESTA CHE A MILANO NON COMANDANO I FRATELLI D'ITALIA BENSI' I FRATELLI ROMANO E IGNAZIO LA RUSSA – DALLA SCALATA A MEDIOBANCA ALLA RIFORMA DELLA GIUSTIZIA, DAL CASO GAROFANI-QUIRINALE ALLO SVUOTA-CARCERI NATALIZIO, FINO A PROPORSI COME INTERMEDIARIO TRA I GIORNALISTI DI ‘’REPUBBLICA’’ E ‘’STAMPA’’ E IL MAGNATE GRECO IN NOME DELLA LIBERTÀ D’INFORMAZIONE – L’ULTIMO DISPETTUCCIO DI ‘GNAZIO-STRAZIO ALLA LADY MACBETH DEL COLLE OPPIO… - VIDEO

brunello cucinelli giorgia meloni giuseppe tornatore

A PROPOSITO DI…. TORNATORE – CRISI DEL CINEMA? MA QUALE CRISI! E DA REGISTA TAUMATURGO, NOBILITATO DA UN PREMIO OSCAR, CIAK!, È PASSATO A PETTINARE IL CASHMERE DELLE PECORE DEL SARTO-CESAREO CUCINELLI - MICA UN CAROSELLO DA QUATTRO SOLDI IL SUO “BRUNELLO IL VISIONARIO GARBATO”. NO, MEGA PRODUZIONE CON UN BUDGET DI 10 MILIONI, DISTRIBUITO NELLE SALE DA RAI CINEMA, ALLIETATO DAL MINISTERO DELLA CULTURA CON TAX CREDIT DI 4 MILIONCINI (ALLA FINE PAGA SEMPRE PURE PANTALONE) E DA UN PARTY A CINECITTA' BENEDETTO DALLA PRESENZA DI GIORGIA MELONI E MARIO DRAGHI - ET VOILÀ, ECCO A VOI SUI GRANDI SCHERMI IL “QUO VADIS” DELLA PUBBLICITÀ (OCCULTA) SPACCIATO PER FILM D’AUTORE - DAL CINEPANETTONE AL CINESPOTTONE, NASCE UN NUOVO GENERE, E LA CRISI DELLA SETTIMA ARTE NON C’È PIÙ. PER PEPPUCCIO TORNATORE, VECCHIO O NUOVO, È SEMPRE CINEMA PARADISO…

theodore kyriakou la repubblica mario orfeo gedi

FLASH! – PROCEDE A PASSO SPEDITO L’OPERA DEI DUE EMISSARI DEL GRUPPO ANTENNA SPEDITI IN ITALIA A SPULCIARE I BILANCI DEI GIORNALI E RADIO DEL GRUPPO GEDI (IL CLOSING È PREVISTO PER FINE GENNAIO 2026) - INTANTO, CON UN PO’ DI RITARDO, IL MAGNATE GRECO KYRIAKOU HA COMMISSIONATO A UN ISTITUTO DEMOSCOPICO DI CONDURRE UN’INDAGINE SUL BUSINESS DELLA PUBBLICITÀ TRICOLORE E SULLO SPAZIO POLITICO LASCIATO ANCORA PRIVO DI COPERTURA DAI MEDIA ITALIANI – SONO ALTE LE PREVISIONI CHE DANNO, COME SEGNO DI CONTINUITÀ EDITORIALE, MARIO ORFEO SALDO SUL POSTO DI COMANDO DI ‘’REPUBBLICA’’. DEL RESTO, ALTRA VIA NON C’È PER CONTENERE IL MONTANTE ‘’NERVOSISMO’’ DEI GIORNALISTI…

john elkann lingotto fiat juventus gianni agnelli

A PROPOSITO DI… YAKI – CHI OGGI ACCUSA JOHN ELKANN DI ALTO TRADIMENTO NEL METTERE ALL’ASTA GLI ULTIMI TESORI DI FAMIGLIA (“LA STAMPA” E LA JUVENTUS), SONO GLI STESSI STRUZZI CHE, CON LA TESTA SOTTO LA SABBIA, IGNORARONO CHE NEL FEBBRAIO DEL 2019, SETTE MESI DOPO LA SCOMPARSA DI MARCHIONNE, IL NUMERO UNO DI EXOR E STELLANTIS ABBANDONÒ LA STORICA E SIMBOLICA “PALAZZINA FIAT”, LE CUI MURA RACCONTANO LA STORIA DEL GRUPPO AUTOMOBILISTICO. E SOTTO SILENZIO (O QUASI) L’ANNO DOPO C’ERA STATO LO SVUOTAMENTO DEL LINGOTTO, EX FABBRICA EMBLEMA DELLA FIAT – LA PRECISAZIONE: FONTI VICINE ALLA SOCIETÀ BIANCONERA SMENTISCONO QUALSIVOGLIA TRATTATIVA CON SAUDITI...

giorgia meloni matteo salvini

DAGOREPORT – ESSÌ, STAVOLTA BISOGNA AMMETTERLO: SULLA LEGGE DI BILANCIO MATTEO SALVINI HA PIÙ DI QUALCHE SACROSANTA RAGIONE PER IMPEGNARSI A MORTE NEL SUO RUOLO DI IRRIDUCIBILE SFASCIACARROZZE DELLA MARCHESINA DEL COLLE OPPIO (“IL GOVERNO SONO IO E VOI NON SIETE UN CAZZO!’’) - DIETRO UNA FINANZIARIA MAI COSÌ MICRAGNOSA DI 18 MILIARDI, CHE HA AFFOSSATO CONDONI E PENSIONI CARI A SALVINI, L’OBIETTIVO DELLA DUCETTA È DI USCIRE CON UN ANNO IN ANTICIPO DALLA PROCEDURA DI INFRAZIONE PER DEFICIT ECCESSIVO ATTIVATA DALL'EUROPA NEL 2024. COSÌ SARÀ LIBERA E BELLA PER TRAVESTIRSI DA BEFANA PER LA FINANZIARIA 2026 CHE SARÀ RICCA DI DEFICIT, SPESE E "MENO TASSE PER TUTTI!", PROPRIO IN PERFETTA COINCIDENZA CON LE ELEZIONI POLITICHE 2027 – OVVIAMENTE LA “BEFANA MELONI” SI PRENDERÀ TUTTO IL MERITO DELLA CUCCAGNA, ALLA FACCIA DI LEGA E FORZA ITALIA…