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COMPRATE SENZA PROVARE SICURI DI POTER FARE IL RESO? SAPPIATE CHE LA PACCHIA È FINITA. NUMEROSI RETAILER HANNO INTRODOTTO UNA COMMISSIONE PER LA RESTITUZIONE - IN GRAN BRETAGNA IL GRUPPO SPAGNOLO INDITEX, A CUI FA CAPO ANCHE ZARA, CHIEDE UN CONTRIBUTO FISSO DI 2 STERLINE. IDEM DA UNIQLO E ASOS. TUTTI SI NASCONDONO DIETRO IL COSTO PER L’AMBIENTE, MA OVVIAMENTE SI TRATTA DI…

Anna Zinola per www.corriere.it

 

Le commissioni

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L’era dei resi gratuiti sembra volgere al termine. Numerosi retailer hanno, infatti, introdotto una commissione per la restituzione degli acquisti. Così, per esempio, in Uk da qualche mese il gruppo spagnolo Inditex, a cui fa capo tra gli altri Zara, chiede un contributo fisso, pari a quasi 2 sterline, per il reso presso i punti di raccolta o a domicilio. Una politica intrapresa anche, in alcuni paesi, dal colosso giapponese Uniqlo e dall’etailer britannico Asos

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Un costo per le aziende

La motivazione alla base del cambiamento è chiaramente di carattere economico. Per le aziende i resi sono un costo: comportano un dispendio di tempo e denaro. E negli ultimi due anni, con la diffusione dell’ecommerce, il loro numero è aumentato in maniera significativa. Proprio contando sul free return, molti consumatori acquistano più varianti di taglia e di colore dello stesso capo, li provano e, poi, decidono quali restituire.

 

La pratica è così diffusa che i video in cui si chiede consiglio su cosa conservare sono diventati, su TikTok e Instagram, un vero e proprio genere. Altri consumatori comperano più abiti sapendo già che li restituiranno. L’obiettivo è indossarli una volta per fare una foto da postare sui social network

 

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Un costo per l’ambiente

I resi hanno anche un enorme impatto ambientale. Come ha raccontato Sophie Benson in un articolo comparso su The Guardian, spesso i vestiti restituiti non vengono rimessi in vendita ma buttati poiché, per le aziende, risulta economicamente più conveniente. Ciò si traduce – oltrechè in un enorme spreco – in un incremento vertiginoso delle emissioni di anidride carbonica prodotte dalla combustione dei rifiuti. Anche quando non finiscono in discarica, gli abiti resi hanno comunque un impatto sull’ambiente. Occorre, infatti, considerare le spedizioni extra e gli imballaggi (sacchetti di plastica, scatole di cartone etc).

 

L’effetto sul comportamento dei consumatori

Quali saranno, in concreto, le conseguenze della fine del free return sui comportamenti di acquisto? E’ probabile che diventino più oculati. Sapendo di dover pagare una cifra, seppur limitata, per il reso, molti consumatori ci penseranno due volte prima di comperare 3 alternative di taglia dello stesso capo.

 

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Anche lo shopping d’impulso, che sinora è stato legittimato e sostenuto dalla possibilità del reso gratuito, rischia di essere ridimensionato. Insomma, da questo punto di vista la nuova politica di reso dovrebbe rendere i consumatori un po’ più attenti ai loro acquisti e, dunque, seppur indirettamente, più attenti all’ambiente

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