ENIGMA ALEJANDRO: DIFFUSO IL VIDEO DELLA FUGA DEL KILLER DEI DUE POLIZIOTTI A TRIESTE – LE DUE PISTOLE, LE URLA IN QUESTURA (IL FRATELLO: “MI CHIAMAVA, DICEVA CHE VOLEVANO AMMAZZARLO E ANDAVA AVANTI E INDIETRO PER IL CORRIDOIO”) - I PM: SERVE UNA PERIZIA PSICHIATRICA – PRESENTATA UNA SERIE DI RICHIESTE DI INFORMAZIONI ALLA GERMANIA, PAESE DOVE L’OMICIDA HA AMICI (IN BAVIERA) - L’IPOTESI CHE L’UOMO SIA LEGATO A QUALCHE GANG VIOLENTA – VIDEO

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Giusi Fasano per Corriere.it

 

Alejandro Augusto Stephan Meran Alejandro Augusto Stephan Meran

Sono le 16,56. Le telecamere di sicurezza interne alla questura di Trieste riprendono Alejandro Augusto Stephan Meran. Il dominicano ha appena ucciso gli agenti Pierluigi Rotta e Matteo Demenego. Cerca una via di fuga.

 

«Avanti e indietro per il corridoio»

Suo fratello Carlysle — barricato nella stanza delle volanti dopo aver sentito i colpi e aver capito che Alejandro aveva colpito i poliziotti — dirà poi a verbale che «mi chiamava, urlava che volevano ammazzarlo e andava avanti e indietro per il corridoio». In quell’«avanti e indietro» sono comprese le immagini riprese nella stanza che si usa per le persone sottoposte a fermo.

pierluigi rotta matteo demenego 1 pierluigi rotta matteo demenego 1

 

Si trova in fondo al corridoio e, a differenza del punto in cui sono stati uccisi i due agenti, ha occhi elettronici che registrano. È lì dentro che Alejandro va più di una volta, appunto, nel suo andirivieni in cerca del fratello. Le immagini diffuse ieri dalla Questura lo mostrano soltanto in una delle sue incursioni. Entra. Ha con sé una sola pistola, controlla che dietro la porta non ci sia nessuno ed esce dalla stanza e dalla scena. Le inquadrature successive lo riprendono mentre arriva nell’atrio ma a quel punto le armi che maneggia sono due.

Alejandro Augusto Stephan Meran Alejandro Augusto Stephan Meran

Il cinturone

Significa che, tornando indietro dalla stanza dei fermati e passando accanto ai corpi dei due poliziotti si è fermato a strappare la fondina con la pistola dal cinturone di Matteo Demenego, ucciso con l’arma di Pierluigi Rotta di cui si era impossessato mente l’agente lo accompagnava in bagno. Quando arriva nell’atrio, quindi, Alejandro ha nelle mani tutte e due le pistole, la seconda ancora nella fondina. Colpisce vedere con quanta freddezza alza le armi ad altezza d’uomo e spara in direzione della guardiola. Non si vede ma davanti a lui c’è il piantone che viene ferito a una mano. Le scene all’esterno lo riprendono mentre prova inutilmente ad aprire una delle volanti parcheggiate. Non ci riesce e allora fugge verso la strada che costeggia la Questura. Ma da lì arriva una Fiat Panda con quattro poliziotti della Squadra Mobile. Gli agenti arretrano, lui (sempre con due pistole in mano) avanza verso di loro passando accanto a un uomo che sembra non accorgersi di nulla. Si nasconde fra le auto parcheggiate. La Panda esce dall’inquadratura e si vede lui nascondersi dietro le auto.

trieste, due agenti uccisi in una sparatoria 3 trieste, due agenti uccisi in una sparatoria 3

 

15 colpi

trieste, il video dove si vede alejandro stephan meran che spara 1 trieste, il video dove si vede alejandro stephan meran che spara 1

Il video diffuso ieri si conclude qui, ma nelle immagini agli atti lo si vede che spara ancora e finisce i 15 colpi della prima pistola, la butta via, poi apre la fondina dell’altra. Un agente lo sente «scarrellare» per far finire il colpo in canna. Le telecamere lo filmano mentre riprende a sparare verso gli agenti della Mobile che aprono le portiere e si buttano a terra rispondendo al fuoco. Lo colpiscono all’inguine. La sua fuga finisce in quel momento. Ieri mattina è stato trasferito dall’ospedale al carcere di Trieste.

 

Matteo Demenego Pierluigi Rotta Matteo Demenego Pierluigi Rotta

La procura ha fissato per domani le autopsie sui corpi dei due agenti, ha annunciato di voler chiedere una perizia psichiatrica e ha presentato una serie di richieste di informazioni alla Germania, Paese dove l’omicida ha amici (in Baviera) e dove andava spesso. Fra le richieste anche quella finalizzata alla ricerca di eventuali tracce di problemi di salute mentale affrontati nelle strutture sanitarie tedesche. Gli investigatori stanno inoltre valutando l’ipotesi (finora senza riscontri) che l’uomo sia legato a qualche gang violenta e che magari per questo abbia già avuto a che fare con le pistole data la sua «familiarità», come scrive il gip, con le armi.

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