luisa ferida osvaldo valenti

FERIDA MORTALE – LA STORIA DI LUISA FERIDA, L’ATTRICE DEGLI ANNI DEL FASCISMO FUCILATA DAI PARTIGIANI PERCHÉ "COLPEVOLE" DI AVER AMATO IL DIVO OSVALDO VALENTI, ACCUSATO DI COLLABORAZIONISMO – MA NON ERA VERO. LUI SAPEVA DI ESSERE INNOCENTE E INFATTI SI CONSEGNÒ NELLA SPERANZA DI SALVARSI INSIEME A LEI – L’ORDINE DI SANDRO PERTINI A VERO MAROZIN: “FUCILALI E NON PERDERE TEMPO” – VIDEO

 

 

Maurizio Acerbi per “il Giornale”

 

osvaldo valenti e luisa ferida 1

Hai detto che volevi seguirmi dovunque, fino alla morte. Questo è il momento». È il 30 aprile 1945, via Poliziano, Ippodromo di San Siro, Milano. A soli 31 anni, con un bambino in grembo, Luisa Ferida, bellissima attrice degli anni del Fascismo, si trova ingiustamente faccia al muro, davanti al plotone di esecuzione comandato da Giuseppe Marozin detto Vero, capo della Brigata partigiana Pasubio.

 

In una mano stringe una scarpina azzurra, che aveva acquistato per il figlio Kim, morto poco dopo la sua nascita e che doveva riscaldare i piedi del futuro bimbo. Al suo fianco, che cerca di farla inutilmente sorridere, pur consapevole del destino ormai segnato, è Osvaldo Valenti, 39 anni, altro divo del grande schermo, con il quale Luisa era legata sentimentalmente. La Ferida è terrorizzata, sa che non ha colpe se non quella di aver amato.

il corpo di luisa ferida

 

L' accusa è quella di collaborazionismo, per aver torturato alcuni partigiani a Villa Triste, sede milanese della famosa banda Koch. Una condanna basata sui «forse» perché non fu mai dimostrato il legame tra la banda e la coppia.

 

Addirittura, sembra che la soubrette Daisy Marchi, amante di Koch, si spacciasse con i detenuti per la celebre Ferida. Valenti, diventato nel '44 tenente della Xa Flottiglia MAS, sa di essere innocente. Per questo motivo si era consegnato ai partigiani insieme alla sua Luisa qualche giorno prima sperando di salvarsi, confidando nella sua famosa arte oratoria (parlava sei lingue). Affidandosi a Nino Pulejo che, però, li destina a Marozin. Il 21 aprile, Vero incontra Pertini che ordina «fucilali; e non perdere tempo. Questo è un ordine tassativo del CLN. Vedi di ricordartene».

luisa ferida e osvaldo valenti 5

 

La loro sorte è segnata. In una cascina di Baggio, subiscono un processo sommario (lei non venne nemmeno interrogata) con inevitabile condanna a morte. Mai comunicata ai due. Tanto che quando vengono fatti salire sul camion che li accompagna al luogo dell' esecuzione, i due sono ignari dell' imminente fine.

 

Nel corso del procedimento penale che lo coinvolse, fu lo stesso Marozin a scagionare la Ferida: «Non aveva fatto niente ma la rivoluzione travolge tutti». Anzi, Marozin andò oltre, puntando il dito, in sede processuale, proprio contro Sandro Pertini. «Quel giorno Pertini mi telefonò tre volte dicendomi: Fucilali, e non perdere tempo!». Addirittura, pare che Pertini si fosse rifiutato di leggere il memoriale difensivo che Valenti aveva preparato durante la prigionia, documento che avrebbe potuto scagionare i due.

 

giuseppe vero marozin

Ad onor del vero, fu solo Marozin a coinvolgere il futuro presidente della Repubblica, forse proprio per alleggerire la sua posizione. È vero anche che Pertini non smentì mai tali fatti. Quanto a Valenti, la sua innocenza venne confermata dalla Corte d' Appello di Milano, la quale sentenziò che la Ferida e Valenti non furono giustiziati, bensì assassinati. Una raffica di mitra mette fine alla vita delle due celebrità. Anzi tre, visto che nel grembo di Luisa stava crescendo il loro futuro figlio. Sul corpo di lui, i partigiani scrivono: «I partigiani della Pasubio hanno giustiziato Osvaldo Valenti».

sandro pertini comizio nella milano appena liberata

 

Su quello della Ferida, invece, entrano nei dettagli: «Giustiziata perché collaboratrice del seviziatore Osvaldo Valenti». Non solo: la casa milanese della coppia viene svaligiata, dopo l' esecuzione. I partigiani, portano via un autentico tesoro (compresi dei cani di razza) di cui non si avrà più traccia. Luisa Ferida, pseudonimo di Luigia Manfrini Farnè, era nata 1l 18 marzo 1914 a Castel San Pietro Terme.

 

Il nome d' arte Ferida trae spunto da uno stemma della casa paterna che raffigurava una mano trafitta, quasi premonitore della sua morte. Fin da subito, la giovane Luigia si distingue per la sua incredibile bellezza. Morto il padre, possidente romagnolo, viene mandata a studiare in un collegio di suore, ma il suo essere ribelle la porterà a fuggire a Milano, dove recita a teatro con Paola Borboni e Ruggero Ruggeri.

luisa ferida e osvaldo valenti 4

 

Ben presto, il cinema si accorge di questa donna dai tratti unici. È il 1935 quando Piero Ballerini e Corrado D' Errico le affidano una parte per La freccia d' oro, grazie alla protezione del produttore Francesco Salvi, suo amante di 14 anni più vecchio, proprietario della Diorama. Dopo vari film, alcuni in coppia con Amedeo Nazzari o con Totò (Animali pazzi), la Ferida esplode letteralmente con Un' avventura di Salvator Rosa, diretto da Blasetti, il regista che sarà determinante per la carriera di Osvaldo Valenti.

 

LUISA FERIDA E AMEDEO NAZZARI

Nella pellicola Luisa interpreta la parte della contadina Lucrezia, della quale, Flaiano scrisse: «Luisa Ferida non è stata inferiore (a Rina Morelli, ndr) e i suoi periodici ruggiti veramente piacevoli». Tanto basta per lanciarla nell' olimpo delle dive dell' epoca. La sua recitazione naturale, mai artefatta, asciutta, grintosa, diversa da quella enfatica delle sue colleghe, la rendono unica. È sul set che conosce e si innamora del suo Osvaldo, di otto anni più grande di lei, con due matrimoni alle spalle, figlio di un barone siciliano e di un' aristocratica greca.

 

luisa ferida e osvaldo valenti nel film 'fatto di cronaca'

Lei, ad onor del vero, in un primo momento mette gli occhi su Blasetti, costretto, fin dal primo giorno sul set, a sfuggire gli sguardi provocanti dell' attrice. Tanto da chiedere allo stesso Valenti di parlarle: «Evidentemente glielo fece capire talmente bene che nel giro di due giorni scattò il rapporto tra loro due», ricordò, ironicamente, il regista. La coppia, ormai di divi, lavora insieme ai film più importanti dell' epoca, come La corona di ferro, La cena delle beffe, La bella addormentata, I cavalieri del deserto, Orizzonte di sangue. I due si amano, fanno scandalo. È lei ad adattarsi agli eccessi (alcol, sesso e droga) della vita di lui, che la ricambiava di un amore perverso.

osvaldo valenti luisa ferida

 

Le malelingue li ricoprono di pettegolezzi, tra lussuria e atteggiamenti disinibiti. A casa, organizzano festini, splendide cene, balli e feste a base di champagne, caviale e cocaina. Finiscono sul lastrico e se fino a quel momento i due non avevano mai fatto riferimento al Fascismo (Valenti, in privato, era famoso per le parodie dei gerarchi fascisti) ecco che Osvaldo decide di aderire alla Repubblica Sociale. Una scelta che per Steno era figlia anche di «una necessità di droga, perché Valenti, fin dall' epoca in cui era un noto divo, si drogava e frequentava un giro di gerarchi fascisti che facevano largo consumo di stupefacenti, dispensandoli a destra e a manca».

osvaldo valenti e alida valli

 

Nel 1944, si recano a Venezia per lavorare al Cinevillaggio, centro cinematografico della Repubblica Sociale Italiana. Qui, la Ferida, insieme a Valenti, gira Un fatto di cronaca, film diretto da Piero Ballerini (1944). È il loro ultimo lungometraggio. Almeno, a Lucia Manfrini, madre di Luisa, viene riconosciuta, dal ministero del Tesoro, dopo una accurata inchiesta dei Carabinieri di Milano, una piccola pensione, motivata dalla «morte per cause di guerra» della figlia.

luisa ferida e osvaldo valenti 2LUISA FERIDA E OSVALDO VALENTILUISA FERIDA E GINO CERVIosvaldo valentisandro pertinivero marozin, che decise la fucilazione di osvaldo valenti e luisa feridaluisa ferida osvaldo valenti 6luisa ferida e osvaldo valentiluisa ferida e osvaldo valenti 1luisa ferida e osvaldo valenti 3

Ultimi Dagoreport

brunello cucinelli giorgia meloni giuseppe tornatore

A PROPOSITO DI…. TORNATORE – CRISI DEL CINEMA? MA QUALE CRISI! E DA REGISTA TAUMATURGO, NOBILITATO DA UN PREMIO OSCAR, CIAK!, È PASSATO A PETTINARE IL CASHMERE DELLE PECORE DEL SARTO-CESAREO CUCINELLI - MICA UN CAROSELLO DA QUATTRO SOLDI IL SUO “BRUNELLO IL VISIONARIO GARBATO”. NO, MEGA PRODUZIONE CON UN BUDGET DI 10 MILIONI, DISTRIBUITO NELLE SALE DA RAI CINEMA, ALLIETATO DAL MINISTERO DELLA CULTURA CON TAX CREDIT DI 4 MILIONCINI (ALLA FINE PAGA SEMPRE PURE PANTALONE) E DA UN PARTY A CINECITTA' BENEDETTO DALLA PRESENZA DI GIORGIA MELONI E MARIO DRAGHI - ET VOILÀ, ECCO A VOI SUI GRANDI SCHERMI IL “QUO VADIS” DELLA PUBBLICITÀ (OCCULTA) SPACCIATO PER FILM D’AUTORE - DAL CINEPANETTONE AL CINESPOTTONE, NASCE UN NUOVO GENERE, E LA CRISI DELLA SETTIMA ARTE NON C’È PIÙ. PER PEPPUCCIO TORNATORE, VECCHIO O NUOVO, È SEMPRE CINEMA PARADISO…

theodore kyriakou la repubblica mario orfeo gedi

FLASH! – PROCEDE A PASSO SPEDITO L’OPERA DEI DUE EMISSARI DEL GRUPPO ANTENNA SPEDITI IN ITALIA A SPULCIARE I BILANCI DEI GIORNALI E RADIO DEL GRUPPO GEDI (IL CLOSING È PREVISTO PER FINE GENNAIO 2026) - INTANTO, CON UN PO’ DI RITARDO, IL MAGNATE GRECO KYRIAKOU HA COMMISSIONATO A UN ISTITUTO DEMOSCOPICO DI CONDURRE UN’INDAGINE SUL BUSINESS DELLA PUBBLICITÀ TRICOLORE E SULLO SPAZIO POLITICO LASCIATO ANCORA PRIVO DI COPERTURA DAI MEDIA ITALIANI – SONO ALTE LE PREVISIONI CHE DANNO, COME SEGNO DI CONTINUITÀ EDITORIALE, MARIO ORFEO SALDO SUL POSTO DI COMANDO DI ‘’REPUBBLICA’’. DEL RESTO, ALTRA VIA NON C’È PER CONTENERE IL MONTANTE ‘’NERVOSISMO’’ DEI GIORNALISTI…

john elkann lingotto fiat juventus gianni agnelli

A PROPOSITO DI… YAKI – CHI OGGI ACCUSA JOHN ELKANN DI ALTO TRADIMENTO NEL METTERE ALL’ASTA GLI ULTIMI TESORI DI FAMIGLIA (“LA STAMPA” E LA JUVENTUS), SONO GLI STESSI STRUZZI CHE, CON LA TESTA SOTTO LA SABBIA, IGNORARONO CHE NEL FEBBRAIO DEL 2019, SETTE MESI DOPO LA SCOMPARSA DI MARCHIONNE, IL NUMERO UNO DI EXOR E STELLANTIS ABBANDONÒ LA STORICA E SIMBOLICA “PALAZZINA FIAT”, LE CUI MURA RACCONTANO LA STORIA DEL GRUPPO AUTOMOBILISTICO. E SOTTO SILENZIO (O QUASI) L’ANNO DOPO C’ERA STATO LO SVUOTAMENTO DEL LINGOTTO, EX FABBRICA EMBLEMA DELLA FIAT – LA PRECISAZIONE: FONTI VICINE ALLA SOCIETÀ BIANCONERA SMENTISCONO QUALSIVOGLIA TRATTATIVA CON SAUDITI...

giorgia meloni matteo salvini

DAGOREPORT – ESSÌ, STAVOLTA BISOGNA AMMETTERLO: SULLA LEGGE DI BILANCIO MATTEO SALVINI HA PIÙ DI QUALCHE SACROSANTA RAGIONE PER IMPEGNARSI A MORTE NEL SUO RUOLO DI IRRIDUCIBILE SFASCIACARROZZE DELLA MARCHESINA DEL COLLE OPPIO (“IL GOVERNO SONO IO E VOI NON SIETE UN CAZZO!’’) - DIETRO UNA FINANZIARIA MAI COSÌ MICRAGNOSA DI 18 MILIARDI, CHE HA AFFOSSATO CONDONI E PENSIONI CARI A SALVINI, L’OBIETTIVO DELLA DUCETTA È DI USCIRE CON UN ANNO IN ANTICIPO DALLA PROCEDURA DI INFRAZIONE PER DEFICIT ECCESSIVO ATTIVATA DALL'EUROPA NEL 2024. COSÌ SARÀ LIBERA E BELLA PER TRAVESTIRSI DA BEFANA PER LA FINANZIARIA 2026 CHE SARÀ RICCA DI DEFICIT, SPESE E "MENO TASSE PER TUTTI!", PROPRIO IN PERFETTA COINCIDENZA CON LE ELEZIONI POLITICHE 2027 – OVVIAMENTE LA “BEFANA MELONI” SI PRENDERÀ TUTTO IL MERITO DELLA CUCCAGNA, ALLA FACCIA DI LEGA E FORZA ITALIA…

moravia mussolini

‘’CARO DUCE TI SCRIVO...’’, FIRMATO ALBERTO MORAVIA - “AMMIRO L'OPERA DEL REGIME IN TUTTI I VARI CAMPI IN CUI SI È ESPLICATA E IN PARTICOLARE IN QUELLO DELLA CULTURA. DEBBO SOGGIUNGERE CHE LA PERSONALITÀ INTELLETTUALE E MORALE DELLA ECCELLENZA VOSTRA, MI HA SEMPRE SINGOLARMENTE COLPITO PER IL FATTO DI AVERE NEL GIRO DI POCHI ANNI SAPUTO TRASFORMARE E IMPRONTARE DI SÉ LA VITA DEL POPOLO ITALIANO” (1938) - LE 998 PAGINE DEI “TACCUINI” DI LEONETTA CECCHI PIERACCINI SONO UNA PREZIOSISSIMA MEMORIA, PRIVA DI MORALISMO E DI SENTIMENTALISMO, PER FICCARE IL NASO NEL COSTUME DELL’ITALIA LETTERARIA E ARTISTICA FINITA SOTTO IL TALLONE DELLA DITTATURA FASCISTA - DAL DIARIO DI LEONETTA PIERACCINI, SPICCANO LA VITA E LE OPERE E LA SERVILE E UMILIANTE LETTERA A MUSSOLINI DEL “SEMI-EBREO” ALBERTO PINCHERLE, IN ARTE MORAVIA – ALTRA NOTA: “SIMPATIA DI MORAVIA PER HITLER. EGLI DICE CHE DEGLI UOMINI POLITICI DEL MOMENTO È QUELLO CHE PIÙ GLI PIACE PERCHÉ GLI PARE NON SIA MOSSO DA AMBIZIONE PERSONALE PER QUELLO CHE FA...”

leonardo maria del vecchio - gabriele benedetto - andrea riffeser monti - marco talarico - luigi giacomo mascellaro

DAGOREPORT - ELKANN NON FA IN TEMPO A USCIRE DALLA SCENA CHE, ZAC!, ENTRA DEL VECCHIO JR: DAVVERO, NON SI PUÒ MAI STARE TRANQUILLI IN QUESTO DISGRAZIATO PAESE - GIÀ L’ACQUISIZIONE DEL 30% DE ‘’IL GIORNALE’’ DA PARTE DEL VIVACISSIMO LEONARDINO DEL VECCHIO, ANTICIPATA IERI DA DAGOSPIA, HA SUSCITATO “OH” DI SORPRESA. BUM! BUM! STAMATTINA SONO SALTATI I BULBI OCULARI DELLA FINANZA E DELLA POLITICA ALL’ANNUNCIO DELL'EREDE DELL VECCHIO DI VOLER ACQUISIRE IL TERZO POLO ITALIANO DELL’INFORMAZIONE, IN MANO ALLA FAMIGLIA RIFFESER MONTI: “LA NAZIONE” (FIRENZE), “IL RESTO DEL CARLINO” (BOLOGNA) E “IL GIORNO” (MILANO) - IN POCHI ANNI DI ATTIVITÀ, LMDV DI DEL VECCHIO HA INVESTITO OLTRE 250 MILIONI IN PIÙ DI 40 OPERAZIONI, SOSTENUTE DA UN FINANZIAMENTO DI 350 MILIONI DA INDOSUEZ (GRUPPO CRÉDIT AGRICOLE) - LA LINEA POLITICA CHE FRULLA NELLA TESTA TRICOLOGICAMENTE FOLTA DELL'INDIAVOLATO LMDV, A QUANTO PARE, NON ESISTE - DEL RESTO, TRA I NUOVI IMPRENDITORI SI ASSISTE A UN RITORNO AD ALTO POTENZIALE ALLO "SPIRITO ANIMALE DEL CAPITALISMO", DOVE IL BUSINESS, ANCHE IL PIU' IRRAZIONALE, OCCUPA IL PRIMO POSTO E LA POLITICA E' SOLO UN DINOSAURO DI BUROCRAZIA…