UN FESTIVAL NON FA “PRIMAVERA” - DOPO DUE ANNI DI STOP A CAUSA DELLA PANDEMIA, È TORNATO IL “PRIMAVERA SOUND” UNO DEI PIÙ GRANDI D'EUROPA, IN CORSO IN QUESTI GIORNI A BARCELLONA – MA IL PRIMO WEEKEND DEL FESTIVAL È STATO COLMO DI PROBLEMI: CODE OVUNQUE, DIFFICOLTÀ DI REPERIRE ACQUA, PERSONALE INSUFFICIENTE, DIFFICOLTÀ CON I PAGAMENTI ELETTRONICI E GENTE SCHIACCIATA DURANTE I CONCERTI - L’EVENTO, CHE DURA 12 GIORNI, OSPITA QUASI 80 MILA SPETTATORI... VIDEO

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Luca De Gennaro per “la Stampa”

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I pilastri sui quali si costruisce un festival musicale sono tre: «Line up, location, security». Un cartellone musicale coerente, un luogo bello e funzionale, e il pubblico che deve sentirsi sicuro, protetto, accudito. Su questi presupposti è cresciuto il Primavera Sound, il più importante festival musicale del Mediterraneo e uno dei più grandi d'Europa, in corso in questi giorni a Barcellona.

 

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Nato nel 2001 come appuntamento di nicchia per appassionati di musica indie ed elettronica, si è espanso fino a conquistare pochi anni dopo il modernissimo Parc Del Forum, in riva al mare, che può ospitare fino a 95.000 persone. Dal 2012 ha esportato il formato anche in Portogallo e oggi è una vera multinazionale della musica di qualità. Nei prossimi mesi sbarcherà nelle Americhe con edizioni a Los Angeles, Santiago Del Cile, Buenos Aires e San Paolo in Brasile, e nel 2023 conquisterà anche la capitale spagnola con un weekend di concerti a Madrid.

 

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Intanto, dopo due anni di interruzione causa pandemia, l'edizione numero venti si sta tenendo a Barcellona e dura in totale 12 giorni, divisi in due weekend al Parc Del Forum, e in 14 locali della «ciutat» durante la settimana. 647 concerti. Proprio per la sua forte personalità musicale il Primavera Sound è per molti un appuntamento imprescindibile, quel weekend all'anno in cui si fa il pieno di musica bella, il festival per il quale compri il biglietto sulla fiducia prima ancora di sapere chi suonerà, prenoti case, stanze d'albergo e biglietti aerei di anno in anno. Gli habituè italiani sono tanti, anche perchè con in mezzo la festa nazionale del 2 Giugno le date sono favorevoli, ed esiste anche l'appassionato gruppo facebook «Primavera Sound Italia» con informazioni, consigli e commenti.

 

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Il primo weekend, che si è appena concluso, era il grande ritorno alla libertà di partecipare a un festival dopo due anni, pur digerendo a malincuore le cancellazioni eccellenti di due tra le band più popolari: i Massive Attack avevano dato forfait un mese fa per motivi di salute di un componente, e all'ultimo minuto si era appreso della rinuncia forzata degli Strokes causa Covid (se tutto va bene saranno sul palco il prossimo weekend).

 

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Ma giovedì scorso, giornata inaugurale, chi sperava di rientrare nel proprio nirvana già percepiva dai primi minuti che qualcosa non stava andando nel verso giusto. I sorrisi diventavano espressioni corrucciate. «Che sta succedendo?!?».

 

Code ovunque, difficoltà di reperire acqua, file infinite per i bagni, tre quarti d'ora per avere una birra trovando al bancone personale insufficiente e impreparato ad affrontare la situazione, difficoltà con i pagamenti elettronici, la app con le informazioni sul festival impallata, i concerti sui due palchi principali, con Tame Impala e Pavement, troppo affollati, gente schiacciata che si sentiva male e personale di sicurezza che non aveva idea di cosa fare. «Non è più il mio festival!», commenti iracondi cominciavano a fioccare sui social. «Basta, questo è il mio ultimo Primavera Sound».

 

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Una giornata dove andava tutto male, e in poche ore i media musicali del mondo amplificavano la notizia. Cosa era successo? Forse, dopo tre anni di fermo, essendo nel frattempo cresciuti tanto da aumentare la capienza di ulteriori 15.000 biglietti, tutti venduti, qualcosa era sfuggito. Ma può un festival, alla vigilia della sua espansione nel mondo, avere la reputazione rovinata in un pomeriggio? 

 

La forza di reazione del Primavera si dimostrava immediata ed efficace. La mattina del giorno dopo usciva un messaggio di scuse: «Siamo coscienti dei problemi nel servizi bar ieri, vi chiediamo scusa, stiamo lavorando per risolverli», e il venerdì, malgrado un forte incremento degli ingressi (74.000, rispetto ai 66.000 del giorno prima) tutto era molto più vivibile: più punti di distribuzione di acqua gratuita, più personale ai bar e una organizzazione dei flussi del pubblico che permetteva di godersi i concerti al meglio.

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Beck, The National, i nuovi eroi del british rock Fontaines D.C. e gli altri quattrocento artisti sui quindici palchi del festival (ognuno con il nome di uno sponsor), che dal punto di vista musicale è totalmente trasversale e inclusivo, con una line up che spazia dagli 82 anni della first lady del rhythm and blues Mavis Staples agli 11 di Mila De La Garza, batterista della punk rock band femminile di Los Angeles The Linda Lindas. Si va dalla nuova musica d'autore a quella africana, dall'hard rock al rap, dai dj set al pop, purchè di qualità.

 

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Si cammina tanto, puoi facilmente fare più di 20 chilometri al giorno a piedi all'interno dell'area, i concerti cominciano nel pomeriggio e vanno avanti fino alle 6 di mattina. E' un mondo fatato di musica che, al netto dei disagi di giovedì, ha come maggior problema quello dei cosiddetti «clash», le contemporaneità dei concerti che inducono a saltabeccare da un palco all'altro per vedere più band possibili negli stessi orari ma poi sentirti dire che ti sei perso il concerto più bello della storia.

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In orari sovrapposti, venerdì notte, anche i tre artisti italiani presenti quest' anno nel programma, tutti di area elettronica, con forte reputazione internazionale: il cesenate Lorenzo Senni, il sardo Iosonouncane, e il dj produttore romano Lory D. Con la sua techno music estrema. Sabato, con una affluenza che ha superato gli ottantamila ma senza i problemi di due giorni prima, il primo weekend si è concluso con il sontuoso show di Nick Cave And The Bad Seeds, la esaltante celebrazione ritmica dei Gorillaz di Damon Albarn con una sfilata di ospiti sul palco, e il rapper americano Tyler The Creator, che si è esibito in una scenografia spettacolare che ricostruiva una montagna. 

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Per i fortunati rimasti, i concerti proseguono nella «ciutat» e il prossimo weekend sono attesi Dua Lipa, Lorde, Megan Thee Stallion, Interpol, e altri beniamini della «Alternative Nation», per i quali non esistono preclusioni di stile musicale ed è sempre valida la massima di Duke Ellington: «Esistono due generi di musica: bella e brutta. Io suono quella bella».

 

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