Luigi Ferrarella per il “Corriere della Sera”
Accusato nel luglio 2019 dall'indagato ex avvocato Eni Piero Amara d'aver cercato con il numero uno Eni Claudio Descalzi di depistare il processo Eni-Nigeria, «le prove nei confronti» del capo della Sicurezza Eni, Alfio Rapisarda, «non hanno trovato riscontro, e questo è sicuramente sufficiente per escluderne ogni responsabilità, ma di per sé non configura a carico di Amara il reato di calunnia», giacché «non vi è prova che i fatti riferiti da Amara siano falsi né che abbia agito con il dolo di calunniarlo»: può finire così, pari e patta?
Sì per l'aggiunto della Procura della Repubblica milanese Laura Pedio con i pm Stefano Civardi e Monia Di Marco, la cui richiesta il 26 aprile di archiviare Amara era in agenda oggi davanti al gip Magelli. No, invece, per la Procura Generale guidata da Francesca Nanni: che, come di rado accade, l'ha avocata (cioè tolta) ai pm, assegnandola alla pg Celestina Gravina affinché ne rivaluti la fondatezza nel merito (come insisteva il legale di Rapisarda, Paolo Tosoni) e la competenza (Brescia).
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