LA GRANDE MELA (D’ORO) - A NEW YORK E’ BOOM DI CASE DI LUSSO: LA SPECULAZIONE IMMOBILIARE HA FATTO SALIRE GLI AFFITTI ALLE STELLE - PER IL NUOVO PENTHOUSE TARGATO NORMAN FOSTER CHIESTI 150 MILIONI DI DOLLARI – E COSI’ NEGOZI E GRANDI STORE, STRANGOLATI DA PREZZI FUORI MERCATO E DALLA CONCORRENZA DELLO SHOPPING ONLINE, CHIUDONO PER FARE POSTO A CONDOMINI DA MILIONARI 

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Paolo Mastrolilli per la Stampa

 

upper east side new york upper east side new york

Manhattan sta diventando uno squallido deserto. Non parliamo del darwinismo sociale, o del gelo nei rapporti personali in questa metropoli governata dall' interesse, ma delle centinaia di negozi che chiudono senza essere rimpiazzati. E il paradosso sta nel fatto che questo fenomeno non nasce dalla crisi di New York, ma dal suo straordinario successo. Per notare la tendenza non serve una laurea in sociologia, basta una passeggiata. Di recente la presidentessa del Manhattan Borough, Gale Brewer, ha percorso i 244 blocchi di Broadway da Battery Park a Inwood, e ha contato ben 188 spazi commerciali vuoti al livello del marciapiede.

 

new york horizon new york horizon

In pratica uno a ogni incrocio. Justin Levinson, un ex reporter esasperato dalla desertificazione della sua città, ha deciso di documentarla su Vacant New York, sito interattivo che aggiorna in tempo reale i negozi abbandonati. Dentro ci trovi una mappa di Manhattan che indica in rosso i locali vuoti, e ricorda l' effetto di un bombardamento alla cieca. Cliccando, puoi andare a vedere i caduti strada per strada. A morire sono soprattutto i piccoli alimentari, le librerie, i negozietti di abbigliamento o cianfrusaglie per la casa, i caffè, i ristorantini, gli antiquari. In altre parole, tutto ciò che fa il carattere di una città.

 

new york skyline new york skyline

Sulla trafficatissima Bleecker Street del West Village, però, si sono arresi anche grandi brand della moda come Ralph Lauren, Jimmy Choo e Marc Jacobs. Dati precisi non esistono, perché finora nessuno aveva tenuto le statistiche. La media delle «vacancy» però è stimata al 3,8% in tutta Manhattan, arrivando fino al 20% nelle zone più ricercate tipo Soho. Le ragioni di questa desertificazione sono diverse. Di sicuro ha contribuito il boom del commercio online con le consegne a domicilio, che oltre a svuotare i mall, sta mandando in crisi anche gli esercizi più piccoli. Alcuni proprietari degli edifici, poi, hanno preferito chiudere i negozi che affittavano al livello della strada, usando lo spazio per costruire nuovi servizi da offrire agli inquilini, dalla palestra, al garage, alla lavanderia.

 

new york 1 new york 1

Così hanno potuto alzare l' affitto o la rata condominiale, la costosissima «maintenance», incassando più soldi sicuri. Il motivo più profondo e duraturo, però, sta nel successo di New York e nel boom edilizio in corso. Dopo la crisi del 2008 Manhattan è diventata il parco giochi dei ricchi e famosi, che vengono qui a vivere oppure a investire i loro soldi, come fanno arabi, russi, cinesi. Per soddisfare questa domanda vengono abbattuti i vecchi edifici senza grande valore storico, cioè la maggioranza in città, per rimpiazzarli con grattacieli abitativi di super lusso.

 

new york 3 new york 3

Roba alla Trump, per intendersi. Basti pensare che la penthouse con piscina, disegnata dall' archistar Norman Foster in cima al condominio appena aperto davanti all' Onu, aveva un prezzo di listino di 150 milioni di dollari. E non è la più esosa. Progetti come Hudson Yards, l' enorme area sviluppata sulla West Side, stanno cambiando il volto di New York. Questi edifici fanno salire il prezzo di tutto, incluso l' affitto dei negozi. Secondo un sondaggio informale di Douglas Elliman Real Estate, nel 2016 la media era 1.800 dollari per piede quadrato all' anno. In più, colossi tipo Hudson Yards attirano gli esercizi che vogliono soddisfare le esigenze dei loro ricchi inquilini, svuotando le altre zone.

 

foto new york di dan martland 2 foto new york di dan martland 2

Chi non riesce a stare al passo, accettando il raddoppio dell' affitto o anche peggio, si arrende. I negozietti famigliari sono i primi a saltare, ma patiscono anche i marchi più famosi, e i proprietari non hanno alcuna fretta a rimpiazzarli. Se non trovano il cliente giusto, disposto a garantire contratti almeno decennali con cifre esorbitanti, lasciano lo spazio vuoto per anni. Tanto se lo possono permettere, perché coprono il mancato ricavo con tutti i soldi che incassano con gli affitti residenziali o degli uffici.

 

HUDSON YARDS A MANHATTAN HUDSON YARDS A MANHATTAN

Quando alla fine arrivano, i clienti giusti nella maggior parte dei casi sono grandi catene internazionali dell' abbigliamento, la ristorazione, la farmacia e la cosmetica, o le filiali delle banche. Esercizi anonimi, o standard in tutto il mondo, che fanno perdere ogni originalità a Manhattan. Il problema è grave perché ha un forte impatto economico, ma anche sociale. Justin Levinson, ad esempio, ha costruito Vacant New York per contrastare lo squallore a cui sembra condannata la sua città. Il difficile ora è trovare i rimedi. Il primo sta venendo dal mercato, che aborrisce il vuoto, come si diceva un tempo della natura.

 

L' abbondanza di offerta sta costringendo ad abbassare i prezzi, rendendo nuovamente abbordabili alcuni spazi. Gale Brewer, poi, sta pensando di adottare il tradizionale metodo del bastone e la carota. Da una parte, infatti, vorrebbe penalizzare i proprietari che lasciano i negozi vuoti troppo a lungo, e dall' altra pensa di togliere la tassa sugli affitti commerciali che si applica a chi paga più di 250.000 dollari all' anno. Jack Kerouac, accusando Los Angeles di essere «la più brutale delle città americane», difendeva così la casa dei Beat: «New York può essere di un freddo polare d' inverno, ma in certi angoli, in qualche strada, si ha l' impressione che esista ancora una forma di bizzarro cameratismo». La riconoscerebbe oggi? E ancora fino a quando?

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