Valeria Di Corrado per il Messaggero - Estratti
«I parcheggi son tanta roba eh! Gliel'ho fatto prendere io l'appalto... il sottoscritto è stato. Come il sottoscritto è stato, se piglia Roma e tutti gli altri». Il gruppo criminale-imprenditoriale che gestiva i parcheggi allo stadio di San Siro voleva espandersi anche nella Capitale.
D'altronde, come si evince dalle intercettazioni dell'indagine della Guardia di Finanza coordinata dalla Procura di Milano, «la ndrangheta che vuole entrare in Curva è per il business che c'ha della roba (droga, ndr)», «ma anche dei parcheggi! Tutto! Allora - spiega il calabrese Giuseppe Caminiti, uno degli arrestati - dietro lo stadio c'è un business della madonna! È una carta d'identità, è una carta, un passepartout per qualsiasi altra cosa.
Hai capito? Poi loro cosa fanno... dal parcheggio pigliano i servizi delle pulizie... dalle pulizie pigliano la gestione ristoranti... dai ristoranti si pigliano la Curva...pigliano tutto!». Un business talmente redditizio che Caminiti è pronto a tutto pur di tagliare fuori la concorrenza: «Li ammazzo come i cani se mi toccano... io ho fatto la guerra per prendere lo stadio».
Caminiti «si occupava dei parcheggi presenti nel territorio meneghino - si legge nell'ordinanza di custodia cautelare - e, tra questi in particolare, la gestione di quelli presso lo stadio Meazza di Milano della società calcistica Inter, in forza di un appalto ottenuto dalla famiglia Zaccagni», con l'intervento anche di gruppi ultras di fede interista.
L'obiettivo è replicare lo stesso modello nella Capitale. «Se noi riusciamo, noi abbiamo fatto bingo con Roma... abbiamo fatto centodieci e lode», spiega Caminiti a Luigi Mendolicchio e Daniele Bizzozzero, il 7 gennaio 2021, presso il ristorante Bisbistecca di Milano. «Nel corso dell'incontro - precisa il gip - nasceva il progetto di una possibile acquisizione della gestione dei parcheggi dello stadio di Roma».
Terminato il pranzo i tre si recano presso lo studio dell'imprenditore Gherardo Zaccagni (indagato), «dove venivano poste le basi del progetto "parcheggi Roma"». Cinque mesi dopo, Caminiti intercettato in un'ambientale «sottolineava che col suo intervento, Zaccagni si era garantito anche la gestione dei parcheggi di Roma, operazione resa possibile anche grazie a Mendolicchio
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Le presunte millanterie proseguono anche quando Caminiti pensa di poter avvicinare il presidente della Federcalcio Gabriele Gravina per sponsorizzare i suoi imprenditori di "fiducia": «Gli dici a Gravina "ascoltami deve vincere la Pegaso, la gara d'appalto deve vincerla la Pegaso... stop"».
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GABRIELE GRAVINA GIUSEPPE MAROTTA
Bizzozero lo tranquillizza: «Andiamo giù a Roma insieme da Gravina», ma Caminiti ha fretta: «No, ma dobbiamo farlo subito, adesso sono le gare d'appalto, questa settimana». Bizzozero, poi, aggiunge: «Adesso ha tanti ca... per la testa Gabriele che non ti dico... io giù lunedì prossimo, lo chiamo, gli fisso un appuntamento perché queste cose vanno parlate a voce... mi siedo su al quinto piano in via Allegri (sede della Figc, ndr) e ne discuto direttamente».
«Non conosco la vicenda - precisa Gravina - Apprendo solo ora che, tra i vari nomi che hanno fatto, alcune persone parlavano di me a sproposito. Confermo che mai nessuno mi ha fatto richieste di alcun tipo, né direttamente né indirettamente, e che ovviamente sono persone che non ho mai incontrato».
“CI PIGLIAMO ROMA”.
Marco Carta e Andrea Ossino per repubblica.it - Estratti
“Ci pigliamo Roma”. All’ombra della Madonnina gli ultras nerazzurri scimmiottavano la Banda della Magliana, ricascando nei clichè della malavita. Stesse frasi, in chiave lombarda, con relativo accento.
Nell’inchiesta milanese sulle modalità mafiose con cui si muovevano i tifosi dell’Inter e del Milan emerge infatti un sostanzioso versante romano. Perché con l’aiuto delle cosche di San Luca gli ultras puntavano alla capitale. Lo facevano mirando al controllo dei parcheggi ai piedi dell’Olimpico, stringendo accordi con gli ultras della Lazio, aggredendo i tifosi della Roma e intervenendo nella lite tra Fedez e il personal trainer Christian Iovino. Sempre attenti a non rompere gli equilibri: “Roma non è casa di nessuno…sono selvaggi… Roma non è come Milano…è più cattiva...Roma ha cani sciolti”.
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Il gemellaggio Lazio-Inter
I collegamenti con Roma sono diversi. Anche perché tra gli ultras dell’Inter e quelli della Lazio c’è un gemellaggio che va avanti da oltre 35 anni. Un patto di ferro che si interrompe nel 2023 quando gli interisti, invitati a cena dagli alleati, si presentano con «i bulgari», gli ultras del Botev Plovdiv, nemici dei laziali.
L’affronto è evidente. E già il giorno dopo l’incontro emerge la spaccatura. Gli ultras dell’Inter hanno tenuto da parte per i laziali alcuni biglietti per la finale di coppa Italia all’Olimpico tra Inter e Fiorentina. Nessuno degli Ultras della Lazio, però, si fa vedere allo stadio. L’alleanza è praticamente finita. Ma a luglio alcuni ex Irriducibili partono per Milano e raggiungono l’Officina 2.0 di Cernusco sul Naviglio. «Adesso siete voi a comandare – dice l’ultras interista Andrea Beretta al laziale “Franchino” – tu, Momme, Claudio e il Cinese».
Si tratta di Franco Costantino, Claudio Corbolotti, Alessandro Marongelli e Simone De Castro. Costantino e Marongelli sono diventati leader della curva nord dopo l’omicidio di Fabrizio Piscitelli. Corbolotti, che faceva parte dello staff del sindaco Gianni Alemanno, ad aprile venne arrestato durante gli scontri prima del derby.
Simone De Castro, invece, è sotto indagine per l’assalto dello scorso gennaio al Clover Pub di viale Angelico dove venne accoltellato Francesco Leuzzi, tifoso della Roma. Nessuno di loro è indagato in questo procedimento. Vengono citati perché monitorati in tutti gli spostamenti milanesi.
Anche quando il 27 luglio escono da un bar di Pioltello ed esultano con gli interisti per la pace ritrovata: “Adesso siamo attaccati bene e vedrai che facciamo le cose fatte bene. Non costa niente e siamo fratelli. Chi rema contro si deve levare dai co..ni”.
Fedez, Iovino e gli amici di Diabolik
"Il gemellaggio tra gli ultras interisti e laziali costituisce la prima necessaria premessa per comprendere” l’aggressione subita dal personal trainer Cristiano Iovino. “La seconda premessa – proseguono gli atti - concerne il rapporto tra Fedez e Lucci Luca”, capo degli ultras milanisti. Il rapper, durante una telefonata in cui cita anche il rapper Tony Effe, si sarebbe rivolto a loro dopo uno screzio con Iovino.
Lo chiama “l’amico Jimmi Palestra”. Del caso però, si interessa anche l’interista Beretta “su diretta richiesta del noto Orial Kolaj”. A Roma è un nome che conta: pugile professionista, elemento di spicco della mala albanese, laziale e amico di Diabolik. Lui è morto 5 anni fa. Il suo mondo è ancora attivo.